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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 11-04-2014, 15.39.21   #1
Davide M.
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Come è possibile un pensiero metafisico?

Salve a tutti. Mi è venuto un dubbio leggendo Kant. Il dualismo gnoseologico kantiano ha de facto demolito la pretesa dell'uomo di poter giungere a conoscenze metafisiche. Tutta l'indagine svolta nella Critica della ragion pura, sfocia nella constatazione che l'unico oggetto di conoscenza oggettiva, e quindi universale e necessario, per l'uomo non può che essere il fenomeno, limitando così a quest'ultimo tutta la scienza, che in quanto tale deve essere fondata su proposizioni necessarie e universali. La mia constatazione vuole rimanere ancorata all'interno dello stesso criticismo kantiano, la successiva critica alle contraddizioni della "cosa in sé", comunque plausibili, sarebbero troppo scontate. Ebbene, un errore grossolano che si potrebbe fare nell'analisi della dicotomia gnoseologica kantiana, potrebbe essere quello di confondere il noumeno con la cosa in sé. Ora la cosa in sé, come dice la parola stessa, è la «res», l'oggetto reale, fisico, che si trova "dietro" il fenomeno e di cui ne è causa; mentre il noumeno, come dice la parola stessa è il «solo pensabile», cioè è il pensiero che intuiamo della cosa in sé. Con la Dialettica trascendentale Kant dimostra come per l'uomo è impossibile conoscere il noumeno, è possibile solo postularne l'esistenza, ma non conoscerlo. Ora, per Kant pensare significa giudicare, e gli unici pensieri scientificamente validi per l'uomo, sono dei particolari giudizi, che chiama sintetici a priori.
Su questi giudizi si fonda l'aritmetica: 2 + 2 = 4, è un giudizio sintetico a priori, cioè possiamo conoscerlo, certamente, prima di ogni intuizione empirica.
Mentre il noumeno, essendo un pensiero che non proviene da una nostra intuizione, non è conoscibile. Ma come è possibile, che non possiamo conoscere il pensiero che non provenga da qualche nostra intuizione, e poi pretendere di fondare la scienza su giudizi aventi per oggetto comunque enti metafisici? Non sono forse il 2 e il 4 oggetti metafisici? Che nel reale non esistono, dove esistono solo due oggetti, ma non il numero 2?
È possibile un pensiero metafisico, cioè un pensiero che non derivi da una nostra intuizione empirica?
Davide M. is offline  
Vecchio 11-04-2014, 17.55.52   #2
SinceroPan
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

Hegel direbbe a Kant che nn soltanto il ponte dei giudizi a priori e delle intuizioni pure a priori spazio/tempo/causa/sostanza, ma anche l'approdo del fenomeno e del noumeno (che x me è la cosa in sè.. nn capisco la distinzione) è pensiero.. ovvero tutto è pensiero.. quindi conosciamo il noumeno allo stesso modo con cui conosciamo 2+2=4.. alias il pensiero e l'essere son la stessa cosa come diceva Parmenide..

per Kant 2+2=4 è Giudizio A-Priori perchè nessuno ha mai visto ne contato 14399903744 eppure crediamo che esista.. e Sintetico (non Analitico cioè Non Mera Tautologia Non Ampliative della Conoscenza) perchè sappiamo pure che 3+1=4 e 10-6=4.. cioè Pensiamo Di Più di un mero 4=4 (PDI o PDNAC)..

rispetto a Parmenide ed a Hegel/Fitch (Io Assoluto) Kant, come il Common Sense vissuto da tutti noi, rifiuta di pensare che in fin dei conti anche le immagini ed i colori son SOLO pensiero.. andando indietro nel tempo Cartesio quando diceva che unica cosa certa è Cogito/Dubito Ergo Sum aveva teoricamente ragione (tralasciamo la sua demo del Dio Buono che nn ci inganna così siam sicuri che sensi nn ci ingannano che è troppo artificiale e copia S.Anselmo)..
ma in pratica NESSUNO ci CREDE al SOLO PURO PENSIERO.. tutti, anche quelli che amano Hegel/Fitch, si comportano come se l'esterno esistesse realmente.. anche se a rigore è un postulato..

concludendo : A RIGORE il PENSIERO è SOLO METAFISICO.. ed è SOLO LA FEDE NEI SENSI CHE CI INDUCE TUTTI A CREDERE CHE I SENSI NON SIANO METAFISICI.. ovvero.. direi che a rigore ribalterei il titolo del tuo interessante post..
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Vecchio 11-04-2014, 23.28.27   #3
Koli
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

Invito gentilmente a non scrivere in maiuscolo e ad evitare le abbreviazioni (nn, x).

Grazie

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Vecchio 12-04-2014, 08.57.25   #4
sgiombo
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

Citazione:
Originalmente inviato da Davide M.
Salve a tutti. Mi è venuto un dubbio leggendo Kant. Il dualismo gnoseologico kantiano ha de facto demolito la pretesa dell'uomo di poter giungere a conoscenze metafisiche. Tutta l'indagine svolta nella Critica della ragion pura, sfocia nella constatazione che l'unico oggetto di conoscenza oggettiva, e quindi universale e necessario, per l'uomo non può che essere il fenomeno, limitando così a quest'ultimo tutta la scienza, che in quanto tale deve essere fondata su proposizioni necessarie e universali. La mia constatazione vuole rimanere ancorata all'interno dello stesso criticismo kantiano, la successiva critica alle contraddizioni della "cosa in sé", comunque plausibili, sarebbero troppo scontate. Ebbene, un errore grossolano che si potrebbe fare nell'analisi della dicotomia gnoseologica kantiana, potrebbe essere quello di confondere il noumeno con la cosa in sé. Ora la cosa in sé, come dice la parola stessa, è la «res», l'oggetto reale, fisico, che si trova "dietro" il fenomeno e di cui ne è causa; mentre il noumeno, come dice la parola stessa è il «solo pensabile», cioè è il pensiero che intuiamo della cosa in sé. Con la Dialettica trascendentale Kant dimostra come per l'uomo è impossibile conoscere il noumeno, è possibile solo postularne l'esistenza, ma non conoscerlo. Ora, per Kant pensare significa giudicare, e gli unici pensieri scientificamente validi per l'uomo, sono dei particolari giudizi, che chiama sintetici a priori.
Su questi giudizi si fonda l'aritmetica: 2 + 2 = 4, è un giudizio sintetico a priori, cioè possiamo conoscerlo, certamente, prima di ogni intuizione empirica.
Mentre il noumeno, essendo un pensiero che non proviene da una nostra intuizione, non è conoscibile. Ma come è possibile, che non possiamo conoscere il pensiero che non provenga da qualche nostra intuizione, e poi pretendere di fondare la scienza su giudizi aventi per oggetto comunque enti metafisici? Non sono forse il 2 e il 4 oggetti metafisici? Che nel reale non esistono, dove esistono solo due oggetti, ma non il numero 2?
È possibile un pensiero metafisico, cioè un pensiero che non derivi da una nostra intuizione empirica?

Sono perfettamente d' accordo su fenomeni e noumeno (ma mi piace rilevare che nella sostanza in questo Kant non supera ma semplicemente accoglie il berkeleyano e humiano "esse est percipi": ciò che é constatabile e direttamente conoscibile è reale solo in quanto -fintanto che, nei casi, le circostaze e i tempi in cui viene- fenomenicamente percepito).

Non concordo invece con Kant che le verità logiche e matematiche siano sintetiche a priori; per me sono analitiche a priori (2 + 2 = 4 deriva semplicemente come deduzione esplicitabile dalle definizioni di "2", "4" 2 "=" nelle quali é implicito).

Ritengo inoltre che le scienze naturali astraggano le quantità (statiche; stabilendo proporzioni o rapporti ritenuti costanti) degli oggetti fisici e le leggi (dinamiche) del loro divenire (ritenute pure universali e costanti), dagli elementi particolari concreti del divenire naturale stesso; dunque non si occupano di entiti e/o eventi metafisici (del noumeno o cosa in sé; anch' io non vedo differenze fra queste nozioni), bensì di aspetti del mondo naturale o fisico (fenomeni): di quei suoi aspetti che sono ritenuti universali e costanti, e che ne permettono previsioni e postvisioni, cioé calcoli e conoscenze indirette circa il "prima", il "dopo" e anche l' "altrove" particolare concreto, rispetto a diverse circostanze particolari concrete direttamente osservate; e conseguentemente determinate, limitate applicazioni tecniche pratiche utili al conseguimento di scopi limitati e realistici).
E inoltre che questi elementi costanti, statici e dinamici, della natura (fenomenica) non siano dimostrabili essere reali ma solo postulabili, assumibili, credibili arbitrariamente (in sostanza e per dirlo in po' provocatoriamente -verso gli scientisti- per fede), conseguentemente all' analisi critica humeiana della causalità (in sostanza non credo affatto che Kant, come molti sostengono a partire da lui stesso, abbia superato Hume in alcun modo).
sgiombo is offline  
Vecchio 12-04-2014, 11.17.52   #5
Davide M.
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

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Originalmente inviato da SinceroPan
Hegel direbbe a Kant che nn soltanto il ponte dei giudizi a priori e delle intuizioni pure a priori spazio/tempo/causa/sostanza, ma anche l'approdo del fenomeno e del noumeno (che x me è la cosa in sè.. nn capisco la distinzione) è pensiero.. ovvero tutto è pensiero.. quindi conosciamo il noumeno allo stesso modo con cui conosciamo 2+2=4.. alias il pensiero e l'essere son la stessa cosa come diceva Parmenide..

per Kant 2+2=4 è Giudizio A-Priori perchè nessuno ha mai visto ne contato 14399903744 eppure crediamo che esista.. e Sintetico (non Analitico cioè Non Mera Tautologia Non Ampliative della Conoscenza) perchè sappiamo pure che 3+1=4 e 10-6=4.. cioè Pensiamo Di Più di un mero 4=4 (PDI o PDNAC)..

rispetto a Parmenide ed a Hegel/Fitch (Io Assoluto) Kant, come il Common Sense vissuto da tutti noi, rifiuta di pensare che in fin dei conti anche le immagini ed i colori son SOLO pensiero.. andando indietro nel tempo Cartesio quando diceva che unica cosa certa è Cogito/Dubito Ergo Sum aveva teoricamente ragione (tralasciamo la sua demo del Dio Buono che nn ci inganna così siam sicuri che sensi nn ci ingannano che è troppo artificiale e copia S.Anselmo)..
ma in pratica NESSUNO ci CREDE al SOLO PURO PENSIERO.. tutti, anche quelli che amano Hegel/Fitch, si comportano come se l'esterno esistesse realmente.. anche se a rigore è un postulato..

concludendo : A RIGORE il PENSIERO è SOLO METAFISICO.. ed è SOLO LA FEDE NEI SENSI CHE CI INDUCE TUTTI A CREDERE CHE I SENSI NON SIANO METAFISICI.. ovvero.. direi che a rigore ribalterei il titolo del tuo interessante post..
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Ciao SinceroPan, e grazie per l'attenzione. Concordo con te, infatti Hegel (e tutti gli idealisti in genere) rinfacciarono a Kant il fatto che se una cosa la si può pensare allora la si può anche conoscere. Peccato che la Fenomenologia dello Spirito uscì solo nel 1807, tre anni dopo la morte di Kant, o forse Hegel tardò la pubblicazione del suo scritto non a caso, perché ciò che non è scritto nei libri di storia della filosofia e di storia in generale, è che Hegel ammirava Kant, era l'unico filosofo al quale si riteneva degno di essere accostato, lo ammirava a tal punto da chiamare il suo secondogenito Immanuel. Torno un attimo sulla questione della distinzione di noumeno e cosa in sé, perché questo è un equivoco sul quale sono scivolati in molti; la cosa in sé (Ding an sich) è la realtà dietro i fenomeni; fenomeni sono tutti gli oggetti di un'esperienza possibile; ma i noumeni non sono la cosa in sé, bensì gli oggetti «meramente pensati dall'intelletto al di fuori di ogni intuizione empirica». Chi si accosta alla filosofia oppure vuole farla, non può esimersi dal tenere in considerazione l'opera di Kant, se vuole essere preso sul serio. Ebbene, Kant ritiene provato che l'uso delle categorie «non ha alcuna possibilità di venir spinto oltre i limiti del mondo fenomenico», e pertanto un pensiero metafisico è impossibile.
Io penso di aver rilevato una contraddizione interna allo stesso criticismo, della quale però non ho trovato riscontro alcuno in tutti i libri, siti o manuali di storia della filosofia che finora ho letto; se viene attestata l'esistenza di giudizi sintetici a priori, ovvero di pensieri che vengono prima di qualsiasi nostra intuizione empirica, allora come giustificare l'impossibiltà di una conoscenza metafisica? Cioè dello stesso noumeno?
Sulla questione di fatto Kant non ha dubbi, i sintetici a priori, quindi i pensieri al di fuori di qualsiasi nostra esperienza, esistono: 5 + 7 = 12, è uno di questi. Così come lo è quest'altro: «la somma degli angoli interni di un triangolo è equivalente a un angolo piatto»; oppure «ogni fenomeno rimanda a una causa», perché il predicato di causa non è contenuto nel soggetto di fenomeno. Ma se allora possiamo intuire il concetto di fenomeno oppure di triangolo prima di ogni nostra intuizione empirica, non sono forse questi dei noumeni? Allora perché non dovrebbe essere valido anche il pensiero metafisico: «l'insieme delle cose condizionate rimanda a un principio assoluto»? Io mi chiedo semplicemente come sia possibile avere un concetto (come per esempio quello di triangolo) prima di ogni nostra possibile intuizione empirica... In effetti lo stesso Platone ha detto che in natura il triangolo non esiste, eppure noi ne abbiamo un'idea, quindi sarebbero possibili pensieri metafisici? Vale a dire pensieri indipendenti da qualsiasi nostra esperienza? E come sono possibili?
Grazie ancora per l'attenzione, ciao
Davide M. is offline  
Vecchio 12-04-2014, 13.04.43   #6
Davide M.
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

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Originalmente inviato da sgiombo
Sono perfettamente d' accordo su fenomeni e noumeno (ma mi piace rilevare che nella sostanza in questo Kant non supera ma semplicemente accoglie il berkeleyano e humiano "esse est percipi": ciò che é constatabile e direttamente conoscibile è reale solo in quanto -fintanto che, nei casi, le circostaze e i tempi in cui viene- fenomenicamente percepito).

Non concordo invece con Kant che le verità logiche e matematiche siano sintetiche a priori; per me sono analitiche a priori (2 + 2 = 4 deriva semplicemente come deduzione esplicitabile dalle definizioni di "2", "4" 2 "=" nelle quali é implicito).

Ritengo inoltre che le scienze naturali astraggano le quantità (statiche; stabilendo proporzioni o rapporti ritenuti costanti) degli oggetti fisici e le leggi (dinamiche) del loro divenire (ritenute pure universali e costanti), dagli elementi particolari concreti del divenire naturale stesso; dunque non si occupano di entiti e/o eventi metafisici (del noumeno o cosa in sé; anch' io non vedo differenze fra queste nozioni), bensì di aspetti del mondo naturale o fisico (fenomeni): di quei suoi aspetti che sono ritenuti universali e costanti, e che ne permettono previsioni e postvisioni, cioé calcoli e conoscenze indirette circa il "prima", il "dopo" e anche l' "altrove" particolare concreto, rispetto a diverse circostanze particolari concrete direttamente osservate; e conseguentemente determinate, limitate applicazioni tecniche pratiche utili al conseguimento di scopi limitati e realistici).
E inoltre che questi elementi costanti, statici e dinamici, della natura (fenomenica) non siano dimostrabili essere reali ma solo postulabili, assumibili, credibili arbitrariamente (in sostanza e per dirlo in po' provocatoriamente -verso gli scientisti- per fede), conseguentemente all' analisi critica humeiana della causalità (in sostanza non credo affatto che Kant me molti sostengono a partire da
Lui stesso, abbia superato Hume in alcun modo).

Ciao Sgiombo. Io vorrei aggiungere solo una cosa molto importante al tuo presupposto, e cioè che Kant non ha mai negato l'esistenza della cosa in sé; anzi, questa è alla base di qualsiasi fenomeno, e senza la quale non sarebbe possibile alcuna conoscenza. Per come la vedo io l'essere di Berkeley è comunque un essere ontologico, e non fenomeno; o meglio non esiste nulla al di fuori del mio pensiero, che è causa di tutti i fenomeni. Anche su Hume, benché lo stesso Kant abbia scritto che sia stato proprio questi a «risvegliarlo dal sonno dogmatico», penso che il suo scetticismo empirico sia stato superato dal criticismo kantiano, che in effetti ammette una qualche conoscenza certa, possibile, seppur limitata alle rappresentazioni fenomeniche. L'essere di Berkeley è un essere reale, di cui si può avere reale conoscenza, perché è un prodotto della nostra mente, mentre l'essere reale per Kant è inconoscibile. Ma io vorrei chiedere a Berkeley, se non avessimo alcuna esperienza a posteriori del mondo fenomenico, sarebbe comunque possibile formulare un giudizio dotato di significato? Oppure c'è qualcosa oltre il mondo fenomenico?... Per esempio io penso che anche le persone sordocieche sognino, e potrebbero essere dei sogni dotati di senso, non frutto di semplici immaginazioni. Allora, se come disse Parmenide, si può pensare solo ciò che esiste, cosa ci rende consapevoli a priori, cioè a prescindere dal mondo e da noi stessi che ne siamo parte?
Grazie!
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Vecchio 12-04-2014, 14.52.58   #7
maral
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

Concordo con Sgiombo, anche a me non pare che 2+2=4 sia un giudizio sintetico a priori, quanto una conseguenza analitica del concetto astratto di numerabilità che appare nella fenomenologia dei numeri naturali (secondo la definizione che ne danno gli assiomi di Peano o la teoria degli insiemi) pure forme astratte, pensabili a mezzo di un giudizio che ne valuta la sola corrispondenza definitoria (per cui è vero con riferimento ai postulati di Peano, che 2 è un numero e 4 è un numero dato dalla somma di 2+2 secondo la definizione operativa del segno +) e non evidentemente in ragione di alcuna corrispondenza empirica.
Il numero naturale mi pare quindi possa essere considerato a ragione noumeno e le operazioni che si fanno a mezzo dei numeri naturali una vera e propria metafisica confermata solo dalla sua analisi tautologica formale, per quanto tale conferma si riveli incompleta (come dimostrerà il teorema di Godel) e che pertanto mantiene il rimando alla cosa in sé: forse l'idea platonico pitagorica di numero (come ente in sé esistente che si degrada mostrandosi nella sua fenomenologia empirica di cose razionalmente numerabili) o forse la realtà empirica delle cose di per sé del tutto autosufficiente e di cui la numerabilità è tangibile espressione.
Il pensiero puro espresso dal noumeno come forma a priori, originaria e intuitiva non può quindi non ricondurre a un'ancora più originaria idealizzazione metafisica platonica (da cui Kant voleva staccarsi) o al puro empirismo dell' esse est percipi che costituisce a sua volta una metafisica di segno opposto. La negazione del pensare metafisico dichiarata da Kant credo che in realtà sia data dall'emergenza dell'impossibilità logica di superare questa antinomia di giudizio aperta proprio dalla sua critica della ragion pura ed Hegel, dopo di lui, si impegnerà proprio in questa direzione a mezzo del pensiero dialettico.
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Vecchio 12-04-2014, 22.19.58   #8
Davide M.
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

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Originalmente inviato da maral
Concordo con Sgiombo, anche a me non pare che 2+2=4 sia un giudizio sintetico a priori, quanto una conseguenza analitica del concetto astratto di numerabilità che appare nella fenomenologia dei numeri naturali (secondo la definizione che ne danno gli assiomi di Peano o la teoria degli insiemi) pure forme astratte, pensabili a mezzo di un giudizio che ne valuta la sola corrispondenza definitoria (per cui è vero con riferimento ai postulati di Peano, che 2 è un numero e 4 è un numero dato dalla somma di 2+2 secondo la definizione operativa del segno +) e non evidentemente in ragione di alcuna corrispondenza empirica.
Il numero naturale mi pare quindi possa essere considerato a ragione noumeno e le operazioni che si fanno a mezzo dei numeri naturali una vera e propria metafisica confermata solo dalla sua analisi tautologica formale, per quanto tale conferma si riveli incompleta (come dimostrerà il teorema di Godel) e che pertanto mantiene il rimando alla cosa in sé: forse l'idea platonico pitagorica di numero (come ente in sé esistente che si degrada mostrandosi nella sua fenomenologia empirica di cose razionalmente numerabili) o forse la realtà empirica delle cose di per sé del tutto autosufficiente e di cui la numerabilità è tangibile espressione.
Il pensiero puro espresso dal noumeno come forma a priori, originaria e intuitiva non può quindi non ricondurre a un'ancora più originaria idealizzazione metafisica platonica (da cui Kant voleva staccarsi) o al puro empirismo dell' esse est percipi che costituisce a sua volta una metafisica di segno opposto. La negazione del pensare metafisico dichiarata da Kant credo che in realtà sia data dall'emergenza dell'impossibilità logica di superare questa antinomia di giudizio aperta proprio dalla sua critica della ragion pura ed Hegel, dopo di lui, si impegnerà proprio in questa direzione a mezzo del pensiero dialettico.

Ciao maral, non posso non essere d'accordo con te e Sgiombo, il numero naturale può a ragione essere considerato un noumeno. Non mi trovo tanto d'accordo sulla natura sintetica dello stesso, tuttavia, perché in quanto noumeno, dovrebbe necessariamente
essere a priori, e non analitico; infatti ho un concetto di qualsiasi numero naturale ancor prima di qualsiasi mia intuizione empirica. In questo senso mi chiedo da dove salti fuori un pensiero che non abbia come causa una mia intuizione del mondo. Potrei ipotizzare una giustificazione filosofica dello stesso richiamando il concetto di anima (perché no?) come generatrice di un pensiero metafisico, del quale altrimenti non si dovrebbe avere coscienza, perché una cosa è formulare un giudizio dopo aver avuto dei dati ricevuti dall'esterno, un'altra è formulare un giudizio, e quindi un pensiero, indipendentemente dal nostro rapportarci con gli enti del mondo. Penso ad esempio ai sogni, oppure all'ascesi, che come diceva Plotino è una pratica spirituale in grado di far giungere l'intelletto alla più alta manifestazione fenomenica dell'Assoluto, ovvero alla contemplazione dell'Uno.
Anche se nella vita di tutti i giorni non si pratica certo alcun tipo di ascetismo inconsapevole, non posso negare che ci potrebbe essere una realtà più "alta" dietro le nostre rappresentazioni, e che possa essere causa del nostro modo di pensare metafisicamente, che altrimenti io non riterrei possibile, per il semplice fatto che posso avere coscienza, e quindi giudicare, solo i fenomeni. Grazie.
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Vecchio 13-04-2014, 00.30.24   #9
and1972rea
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

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Originalmente inviato da Davide M.
Salve a tutti. Mi è venuto un dubbio leggendo Kant. Il dualismo gnoseologico kantiano ha de facto demolito la pretesa dell'uomo di poter giungere a conoscenze metafisiche. Tutta l'indagine svolta nella Critica della ragion pura, sfocia nella constatazione che l'unico oggetto di conoscenza oggettiva, e quindi universale e necessario, per l'uomo non può che essere il fenomeno, limitando così a quest'ultimo tutta la scienza, che in quanto tale deve essere fondata su proposizioni necessarie e universali. La mia constatazione vuole rimanere ancorata all'interno dello stesso criticismo kantiano, la successiva critica alle contraddizioni della "cosa in sé", comunque plausibili, sarebbero troppo scontate. Ebbene, un errore grossolano che si potrebbe fare nell'analisi della dicotomia gnoseologica kantiana, potrebbe essere quello di confondere il noumeno con la cosa in sé. Ora la cosa in sé, come dice la parola stessa, è la «res», l'oggetto reale, fisico, che si trova "dietro" il fenomeno e di cui ne è causa; mentre il noumeno, come dice la parola stessa è il «solo pensabile», cioè è il pensiero che intuiamo della cosa in sé. Con la Dialettica trascendentale Kant dimostra come per l'uomo è impossibile conoscere il noumeno, è possibile solo postularne l'esistenza, ma non conoscerlo. Ora, per Kant pensare significa giudicare, e gli unici pensieri scientificamente validi per l'uomo, sono dei particolari giudizi, che chiama sintetici a priori.
Su questi giudizi si fonda l'aritmetica: 2 + 2 = 4, è un giudizio sintetico a priori, cioè possiamo conoscerlo, certamente, prima di ogni intuizione empirica.
Mentre il noumeno, essendo un pensiero che non proviene da una nostra intuizione, non è conoscibile. Ma come è possibile, che non possiamo conoscere il pensiero che non provenga da qualche nostra intuizione, e poi pretendere di fondare la scienza su giudizi aventi per oggetto comunque enti metafisici? Non sono forse il 2 e il 4 oggetti metafisici? Che nel reale non esistono, dove esistono solo due oggetti, ma non il numero 2?
È possibile un pensiero metafisico, cioè un pensiero che non derivi da una nostra intuizione empirica?

Il 2 e il 4 non sono enti metafisici, poiche' sono conoscibili ,e in Kant tutta la conoscenza, e con essa la fisica,rimane confinata nel soggetto, il noumeno e' il substrato inconoscibile e materia che prende la forma della conoscenza attraverso il soggetto senziente; Kant mantiene questa misteriosa ed ineffabile distinzione fra reale e razionale ( fra fenomeno e noumeno, fra soggetto ed oggetto ,fra io e non io) che cadra' del tutto in Hegel e nell'idealismo puro; allora il razionale diventera' l'unico reale possibile e viceversa ,tutto il reale diventera' interamente razionalizzabile, pensabile; nell'idealismo purgato dall'ultimo residuo di natura imperfetta ,perche' inconoscibile, si concludera' il lungo itinerario della teoria della conoscenza iniziato con Platone. Personalmente , per certi versi, convengo con Hegel nell'ammettere logicamente l'esistenza di uno ed un solo universo reale di cui noi , in quanto soggetto (i), non solo facciamo parte, ma riempiamo in tutta la sua vera ed assoluta “estensione”; le barriere fra l'”io” ed il “non io” divengono , da questo punto di vista, sempre piu' labili ( se io non fossi io ,o non fossi piu' io, non smetterei di esistere , ma sarei , e non potrei che essere ineluttabilmente ed evidentemente “te” e gli “altri” , anzi, persino “tutto il resto” cioe' il “non io”) , il soggetto diventa in questo modo logicamente l'intero oggetto e viceversa , l'oggetto intero passa interamente attraverso ogni singolo soggetto, in questa visione della conoscenza ogni singola parte verrebbe a coincidere con l'intero, e attraverso questa coincidenza, ogni singola parte esiste in relazione profonda con ogni altra singola parte dell'intero. Evidenze apparenti di questa teoria gnoseologica e' difficile ritrovarle nella nostra vita quotidiana, il fatto che ogni singolo punto materiale dello spazio tempo sia in relazione diretta ed immediata ,sia nello spazio che nel tempo, con ogni altro punto materiale del Tutto Esistente, fino a poco tempo addietro era considerata una eresia scientifica... pero' qualcosa sta cambiando … ...chissa' che cio' che ha fatto Cesare 2000 anni e 1 femtosecondo or sono a Roma, non sia in relazione diretta con cio' che sta accadendo ( “ accadde”) “adesso” in un punto lontano di un pianeta abitato da vita intelligente nella galassia di Andromeda... ...
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Vecchio 13-04-2014, 09.50.36   #10
sgiombo
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?

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Originalmente inviato da Davide M.
Ciao Sgiombo. Io vorrei aggiungere solo una cosa molto importante al tuo presupposto, e cioè che Kant non ha mai negato l'esistenza della cosa in sé; anzi, questa è alla base di qualsiasi fenomeno, e senza la quale non sarebbe possibile alcuna conoscenza. Per come la vedo io l'essere di Berkeley è comunque un essere ontologico, e non fenomeno; o meglio non esiste nulla al di fuori del mio pensiero, che è causa di tutti i fenomeni. Anche su Hume, benché lo stesso Kant abbia scritto che sia stato proprio questi a «risvegliarlo dal sonno dogmatico», penso che il suo scetticismo empirico sia stato superato dal criticismo kantiano, che in effetti ammette una qualche conoscenza certa, possibile, seppur limitata alle rappresentazioni fenomeniche. L'essere di Berkeley è un essere reale, di cui si può avere reale conoscenza, perché è un prodotto della nostra mente, mentre l'essere reale per Kant è inconoscibile. Ma io vorrei chiedere a Berkeley, se non avessimo alcuna esperienza a posteriori del mondo fenomenico, sarebbe comunque possibile formulare un giudizio dotato di significato? Oppure c'è qualcosa oltre il mondo fenomenico?... Per esempio io penso che anche le persone sordocieche sognino, e potrebbero essere dei sogni dotati di senso, non frutto di semplici immaginazioni. Allora, se come disse Parmenide, si può pensare solo ciò che esiste, cosa ci rende consapevoli a priori, cioè a prescindere dal mondo e da noi stessi che ne siamo parte?
Grazie!


Non sono un conoscitore professionale della filosofia (alquanto presuntuosamente mi definisco "un filosofo", diversa cosa da "professore di filosofia": sarà mica un filosofo Cacciari!?), ma ho letto Berkeley e soprattutto Hume sia al liceo che dopo, e di Kant i soli Prolegomeni al tempo del liceo (35-40 anni fa!).
Però Berkeley afferma che le percezioni nelle coscienze (umane; "a la Kant": i fenomeni) sono causati da Dio.
E Hume si limita ad affermare che dei soli fenomeni puà aversi certezza: la realtà intera potrebbe anche limitarsi al flusso delle sensazioni coscienti senza che esistano "cose" oltre ad esse che le determinino nè un io che percepisca le "cose" come sensazioni ("a la Kant" un noumeno in qualità di oggetti, né di soggetto delle sensazioni).
Poi Kant propone esplicitamente una conoscenza del noumeno attraverso la Ragion pratica e quindi non "per via teoretica pura", mentre Hume a mio avviso più correttamente e conseguentemente si astiene dall' affermare qualcosa cui si può credere in quanto (presunto, postulato) fondamento delle volizioni e degli imperativi morali che si avvertono ma che non si può dimostrare con certezza.

Quindi le percezioni per Berkeley, che pure usa una diversa terninologia, sono puri fenomeni, per dirlo "a la Kant", e le uniche entità reali non solo in quanto sensazioni ma "in sé" sono Dio "per la parte oggettiva" e le menti umane "per la parte soggettiva" (e l' essere percepito -reale in quanto tale e non "in sé": fenomeni- non é un prodotto della nostra mente ma casomai di Dio -reale in sé- sulla nostra mente -reale in sé-).

Dunque é Hume e non Kant a limitare la certezza della conoscenza possibile ai fenomeni (usando un termine diverso per significarli), mentre é Kant ad affermare conoscenze circa le "cose in sé", sia pure attraverso la ragion pratica e non per puro ragionamento teoretico.

Così la vedo io (senza escludere che la mia limitatissima e remota conoscenza di Kant mi induca a travisarne in maggiore o minor misura il pensiero).

Concordo che anche le persona sordocieche sognano (sensazioni oniriche tattili, olfattive, gustative); ma come tutti sogni, anche di chi vede e ode, si tratta di immaginazioni.

Contro Parmenide penso che si possano benissimo pensare cose inesistenti: da personaggi letterari a chimere e centauri, fino a divinità, uniche o mulltiple).

E con gli empiristi penso che alla nascita si sia "tabulae rasae" non consapevoli di alcunché: la prima "cosa" -fenomenica- di cui si é consapevoli (probabilmente prima del parto) é la prima sensazione cosiente che accade di avvertire.
sgiombo is offline  

 



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