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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-05-2004, 20.09.07   #51
r.rubin
può anche essere...
 
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sono d'accordo con visechi e con le scoperte della psicologia cognitiva, comunque, per tornare in tema di causalità;

sempre dando per buona questa causalità che è reazione e a sua volta azione per una nuova reazione...

il futuro è già scritto, noi dobbiamo portarlo all'evidenza nel presente

se al tempo X che possiamo anche dire "presente", al mondo sono presenti un numero limitato (per quanto vasto) di cause, saranno queste nelle loro interazioni a determinare l'assetto futuro del mondo: il futuro si trova in potenza già nel passato.

se "nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma", e quindi non esiste la possibilità che un nuovo essere sbuchi dal nulla per inserirsi, e modificare le interazioni, tra gli esseri già presenti, allora si può dire che il futuro è già scritto, e che il nostro ruolo, e quello di ogni essere, altro non è che quello di passare, durante il suo passaggio su questa terra, l'inchiostro nei solchi ancora trasparenti che già definiscono le lettere e le parole e le frasi e i paragrafi e i capitoli e i libri dell'esistenza.

affascinante ruolo di operai.
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Vecchio 29-05-2004, 22.25.06   #52
binosoma
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Messaggio originale inviato da r.rubin
sono d'accordo con visechi e con le scoperte della psicologia cognitiva, comunque, per tornare in tema di causalità;

sempre dando per buona questa causalità che è reazione e a sua volta azione per una nuova reazione...

il futuro è già scritto, noi dobbiamo portarlo all'evidenza nel presente

se al tempo X che possiamo anche dire "presente", al mondo sono presenti un numero limitato (per quanto vasto) di cause, saranno queste nelle loro interazioni a determinare l'assetto futuro del mondo: il futuro si trova in potenza già nel passato.

se "nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma", e quindi non esiste la possibilità che un nuovo essere sbuchi dal nulla per inserirsi, e modificare le interazioni, tra gli esseri già presenti, allora si può dire che il futuro è già scritto, e che il nostro ruolo, e quello di ogni essere, altro non è che quello di passare, durante il suo passaggio su questa terra, l'inchiostro nei solchi ancora trasparenti che già definiscono le lettere e le parole e le frasi e i paragrafi e i capitoli e i libri dell'esistenza.

affascinante ruolo di operai.
Il mondo non è dato dall'interazione di cause tra di loro nell'infinito determinarsi di effetti che a loro volta divengono cause.
Non vi è una causa A dalla quale ne consegue un effetto B che a sua volta diviene causa di un effetto C e così via all'infinito.
Ma la causa B contiene al suo interno, o meglio in un certo senso è essa stessa, anche la causa A. Così come in B è gia compresa l'effetto C almeno quale possibilità d'essere, e quindi nello stesso senso è anche C.
Ora la questione della libertà si pone nel seguente modo:è già determinato in B la possibilità stessa di essere di C? cioè dato B deve necessariamente conseguire C?O C non è altro che solo una possibilità d'essere di B?
Io propengo per quest'ultima versione, e credo che dato B ne vengono infiniti possibili C.
Noi possiamo liberamente muoverci in questi infiniti C, ed in questo senso siamo liberi di scegliere tra infinite possibilità, anche se alla fine scegliamo solo una di queste infinite possibilità.
Siamo solo noi che fissiamo una di queste infinite possibilità d'essere e la portiamo ad essere.
Il mondo in sè consiste in infinite possibilità d'essere, è una apertura di senso, siamo noi che determiniamo e delimitiamo le cause tra infinite cause e gli effetti tra infiniti effetti, così da sembrare che a determinate cause seguono necessariamente determinati effetti.
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Vecchio 30-05-2004, 00.40.49   #53
r.rubin
può anche essere...
 
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Messaggio originale inviato da binosoma
Noi possiamo liberamente muoverci in questi infiniti C, ed in questo senso siamo liberi di scegliere tra infinite possibilità, anche se alla fine scegliamo solo una di queste infinite possibilità.
Siamo solo noi che fissiamo una di queste infinite possibilità d'essere e la portiamo ad essere.

1) un vegetariano si trova ad un banchetto, sul tavolone c'è pollo, arrosti, maiale, vitello e altre mille e poi mille vivande di carne ... e dei ravanelli.... cosa sceglie?

2) perchè è vegetariano?
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Vecchio 30-05-2004, 01.30.18   #54
binosoma
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Messaggio originale inviato da r.rubin
1) un vegetariano si trova ad un banchetto, sul tavolone c'è pollo, arrosti, maiale, vitello e altre mille e poi mille vivande di carne ... e dei ravanelli.... cosa sceglie?

2) perchè è vegetariano?
Il tuo esempio mi pare poco consono, perchè nel tuo caso si presuppone una essenza(l'essere vegetariano) che condiziona la possibilità di scelta(lo scegliere altro piuttosto che i ravanelli).
Io credo invece che non via sia una essenza (il mio essere così e non altro) che condizionerebbe ogni mia scelta, tanto da obbligarmi ad andare in una direzione pittosto che in una altra.
L'uomo stesso è un continuo farsi, non è ma diviene, e quindi l'essenza stessa è già frutto di una scelta, di un porre fermo ciò che invece è in continuo movimento.
Ritornando al tuo esempio, il mio essere vegetariano è già esso stesso una scelta, la causa è essa stessa un effetto.
Non nel banale senso che ho semplicemente scelto di essere un vegetariano piuttosto che un carnivoro, ma nel senso che io interpreto e pongo in essere, quale carattere determinante della mia persona l'essere vegetariano.
Dò insomma un senso ben definito (l'essere vegetariano) escludendo le altre infinite possibilità di senso.
Come vedi anche quella che tu suppongo ponessi come causa alla fine in realtà si è rivelata un effetto del mia incompiutezza intrinseca.
Paradossalemente sono in realtà condannato ad essere libero, quelle che sarebbero la mie esperienze precedenti, e che dovrebbero condizionarmi nelle mie scelte, sono invece esse stesse scelte, frutto del mio dargli un senso piuttosto che un altro tra gli infiniti possibili.
Al che tu potresti obbiettarmi, che al di là del senso che io dò al mio bagaglio d'esperienze, comunque questo "prima" della mia vita mi condizionerà per il futuro.
Un tipo di obiezone di questo tipo a mio modo di vedere non regge, perchè in realtà quello che sembra un prima in realtà è un adesso, un ora;io infatti nel presente conferendo al passato un determinato senso l'ho posto in essere anche;esso è grazie a me. Non ci sono le esperienze precendentie poi in seguito un mio modo di interpretarle, esse stesse non sono altro che un mio preciso modo di interpretarle.
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Vecchio 30-05-2004, 11.33.50   #55
r.rubin
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Il tuo esempio mi pare poco consono, perchè nel tuo caso si presuppone una essenza(l'essere vegetariano) che condiziona la possibilità di scelta(lo scegliere altro piuttosto che i ravanelli).
Io credo invece che non via sia una essenza (il mio essere così e non altro) che condizionerebbe ogni mia scelta, tanto da obbligarmi ad andare in una direzione pittosto che in una altra.
L'uomo stesso è un continuo farsi, non è ma diviene, e quindi l'essenza stessa è già frutto di una scelta, di un porre fermo ciò che invece è in continuo movimento.


vabbè, se vuoi dire che l'uomo non è rigidamente sempre uguale a se stesso siamo d'accordo


Ritornando al tuo esempio, il mio essere vegetariano è già esso stesso una scelta, la causa è essa stessa un effetto.
Non nel banale senso che ho semplicemente scelto di essere un vegetariano piuttosto che un carnivoro, ma nel senso che io interpreto e pongo in essere, quale carattere determinante della mia persona l'essere vegetariano. Dò insomma un senso ben definito (l'essere vegetariano) escludendo le altre infinite possibilità di senso.
Come vedi anche quella che tu suppongo ponessi come causa alla fine in realtà si è rivelata un effetto del mia incompiutezza intrinseca.


"effetto della mia incompiutezza intrinseca" , ossia?

Paradossalemente sono in realtà condannato ad essere libero, quelle che sarebbero la mie esperienze precedenti, e che dovrebbero condizionarmi nelle mie scelte, sono invece esse stesse scelte, frutto del mio dargli un senso piuttosto che un altro tra gli infiniti possibili.
Al che tu potresti obbiettarmi, che al di là del senso che io dò al mio bagaglio d'esperienze, comunque questo "prima" della mia vita mi condizionerà per il futuro.
Un tipo di obiezone di questo tipo a mio modo di vedere non regge, perchè in realtà quello che sembra un prima in realtà è un adesso, un ora;io infatti nel presente conferendo al passato un determinato senso l'ho posto in essere anche;esso è grazie a me. Non ci sono le esperienze precendentie poi in seguito un mio modo di interpretarle, esse stesse non sono altro che un mio preciso modo di interpretarle.

molto bene, è un punto estremamente interessante quello che sottolinei: è il significato che diamo alle cose ciò che ci influenza, e questo significato è dato da noi;
ma adesso prova a spiegarmi in che modo conferisci senso alle tue esperienze...

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Vecchio 30-05-2004, 11.35.17   #56
r.rubin
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scusate c'è mezzo mio messaggio confuso con quello quotato, è quello scritto non in grassetto
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Vecchio 30-05-2004, 14.19.34   #57
binosoma
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molto bene, è un punto estremamente interessante quello che sottolinei: è il significato che diamo alle cose ciò che ci influenza, e questo significato è dato da noi;
ma adesso prova a spiegarmi in che modo conferisci senso alle tue esperienze...

prima occorre che mi spieghi cosa intendi con quel "in che modo"...
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Vecchio 30-05-2004, 15.30.19   #58
r.rubin
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prima occorre che mi spieghi cosa intendi con quel "in che modo"...

cioè, cos'è che ti fa conferire un dato significato e non un altro ad un esperienza
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Vecchio 30-05-2004, 17.14.32   #59
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cioè, cos'è che ti fa conferire un dato significato e non un altro ad un esperienza
nulla semplicemente per il fatto che lo scelgo...
ogni istante è come se io reinterpretassi il tutto come se fosse la prima volta.
Ti ripeto che non c'è prima l'esperienza e poi il mio dargli un senso, ma è il mio solo dargli un senso che fa l'esperienza.
Quindi non puoi domandarmi perchè quel significato piuttosto che un altro, perchè non c'è solo l'esperienza senza significato, a cui poi in seguito scelgo di dargli un senso piuttosto che un altro.
L'esperienza è nient'altro che il senso che io gli ho dato.
Paradossalmente se vi fosse la possibilità di dare un senso piuttosto che un altro all'esperienza, io non sarei libero, perchè sarei limitato dall'esperienza stessa, che sarebbe qualcosa indipendente da me alla quale io poi attribuirei un particolare significato.
Invece l'esperienza stessa non si scinde da me, e quindi in un certo senso è "posta" da me.
Non però ancora una volta, nel senso che essa c'è indipendentemente da me, è in un secondo momento io la faccio mia dandogli un senso(la pongo).
L'esperire è un mio fare, e il mio esperire consiste in nient'altro che in una apertura di senso.
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Vecchio 30-05-2004, 17.48.28   #60
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Invece l'esperienza stessa non si scinde da me, e quindi in un certo senso è "posta" da me.
Non però ancora una volta, nel senso che essa c'è indipendentemente da me, è in un secondo momento io la faccio mia dandogli un senso(la pongo).
L'esperire è un mio fare, e il mio esperire consiste in nient'altro che in una apertura di senso.

io non riesco a vedere dov'è la libertà, se l'esperire è un attribuzione di senso che scatta automaticamente, e che tu non puoi modificare; ovvero se non hai alcuna possibilità di scegliere il come esperire.

scusa ma sono di fretta, torno in un altro momento
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