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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 05-07-2007, 00.07.08   #31
cassiopea
Ospite abituale
 
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 50
Riferimento: Schiarimenti?

[quote=visir]A pallina: per quello che vale ti posso dire che concordo con il tuo sentire, la felicità è un sogno, ma nondimeno siamo chiamati a viverlo a realizzarlo nella nostra esistenza.
La felicità accade quando non hai più paura.
QUOTE]

Felicità come sogno ma allo stesso tempo un qualcosa da cercare di realizzare tu dici...dunque è più un "agire" che un "pensare"?
...di mio condivido il parere di nevealsole..traslato nei miei piccoli momenti in cui sto bene con me stessa...e lì posso dire di "sentire" quiete, pace...è felicità?
..esempio: una camminata in mezzo alla natura per degli scatti fotografici...in quei momenti devi "sentire" l'ambiente circostante, entrare in contatto con gli elementi che ti circondano..cercarne gli aspetti più belli...attimi in cui ti dimentichi e allo stesso tempo sei pienamente consapevole di te stesso...tanto che non ti stai a chiedere "sono felice?" lo sei..o non lo sei, ma non stai a pensare..
...situazione inversa: sono giorni no...sicuramente non i peggiori che abbia vissuto, né paragonabili alle dolorose esperienze che qui narrate...ma emotivamente non è un momento esaltante..nel week end dovevo restituire delle cose a una persona con cui ho chiuso ogni rapporto..l'incontro è avvenuto nel mutismo più totale..pensavo al forum e mi chiedevo: "posso trovare qualcosa di buono in questa chiusura?" "certo" mi diceva il mio lato razionale, continuando con osservazioni logiche e banali quali "lo sai che è meglio, passato il momento troverai un'altra persona con cui forse potrai essere felice"..Pensiero indotto, pensiero positivo..per farsi coraggio..ma quanto suona falso!!!
eppure..eppure l'altro giorno, nel mio assoluto mutismo, ho guardato quella persona e ho evitato l'impulso di voler ancora provare a spiegare, chiedere, parlare..Lo sforzo su me stessa ha però sortito il suo effetto: la quiete derivante dall'accettazione dello stato delle cose..e in quell'attimo ho anche sorriso..piccolo barlume di felicità?
cassiopea is offline  
Vecchio 05-07-2007, 10.59.07   #32
visir
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Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
Certezze, no grazie.

Dolce Pea, penso che ti sei domandata e anche risposta.

Quando la mente è centrata nel presente sorge spontanea la nostra vera natura.
La tua esperienza è l'esperienza di ogni essere umano, ma spesso non comprendiamo che è solo una distrorsione della nostra mente (per altro talmente diffusa da essere scambiata per normalità), il non riuscire a zittire il continuo parlare interiore.
Si pensa al passato, si programma il futuro e intanto il sole tramonta alle nostre spalle in un rosso meraviglioso.

Siamo distratti, ci facciamo vivere pensando a chi sa che.

Non ci sono certezze su questo stano pianeta.

Bisogna solo badare a dove si mettono i piedi, un passo dopo l'altro.

Vedi tu stessa che il tuo ex amore, ti strappa, nel momento che sei presente a te stessa, anche un sorriso.
In un altro momento magari ti scenderà una lacrima, chissà...la vita è bella per questo.

Quando chiedevo a mia figlia se avesse paura di tuffarsi lei mi diceva: Io rido di fronte al pericolo.
Facciamoci una bella risata e drizziamo la nuca, il mondo è nostro.
visir is offline  
Vecchio 05-07-2007, 12.39.28   #33
vagabondo del dharma
a sud di nessun nord
 
Data registrazione: 28-08-2006
Messaggi: 245
Riferimento: Schiarimenti?

[quote=visir]

A vaga: concordo su quanto scrivi, anche se, forse sembro il solito presuntuoso.
Penso che tu debba fare particolare attenzione su un punto: non è mai una questione di felicità di serie A e una di serie B.
E' tutto lo stesso campionato.
Cioè noi umani siamo chiamati a vivere la ricerca del soddisfacimento e del desiderio, cogliendo anche e soprattutto la vacuità di un simile comportamento.
E' armonizzando dentro di noi, attraverso l'osservazione di questi fenomeni, questi elementi dicotomici che si creano le condizioni necessarie, del tutto automatiche, spontanee e naturali che possono far fiorire questo "gelsomino".

Sono due cose contradditorie che devo parlare tra loro, costantemente.

QUOTE]

Ok, la vera felicità, la più autentica, non ha una gradazione. Ci siamo. Io volevo dire che ci sono persone che, senza osservasi affatto, hanno un modo di pensare e di vivere più "felice" di altri e non colgono affatto (anzi, non si pongono proprio il problema) la vacuità che c'è nella ricerca spasmodica di soddisfare i desideri.

Secondo me, anche in questa discussione bisogna mettersi d'accordo con le parole e le definizioni, altrimenti non ne veniamo a capo (vedi, anch'io sono presuntuoso).

La felicità di chi col pensiero ( e con tante vocine interiori positive si dice che il mondo è una gran meraviglia) riesce a porsi in uno stato d'animo positivo non saprei definirla (mi viene "automatica", ma non ne sono convinto). Fatto sta che ci sono individui che più di altri riescono a vivere in questo stato d'animo anche di fronte a condizioni esterne non proprio fortunate.

La felicità dell'attimo, di cui molti stanno fornendo esempi (io mi ritrovo molto in quello della passeggiata senza scopo in bici), la potremmo definire "naturale", simile a quella vissuta dagli animali, che, a differenza nostra, riescono a prolungarla nel tempo perchè non dotati di coscienza;

L'altra cosa che stiamo cercando di definire, secondo me, è una felicità di altro tipo rispetto a quella animale, perchè l'uomo è caratterizzato dalla coscienza, causa principale dell'allontamento dalla felicità "naturale" ma anche grossa opportunità di conoscere un tipo di felicità più elevata, continuativa, prolungata. Questa è raggiungibile attraverso l'auto-osservazione, mentre viviamo la vita inseguendo desideri e delusioni relative, senza rinunciare a niente, accettando e osservando allo stesso modo cose belle e cose brutte, senza mai perdere di vista il centro, il nostro vero sè, quello che ci dobbiamo guadagnare.

L'altro elemento in gioco è il tempo. Siccome il tempo della felicità è sempre il presente: questi tre tipi di felicità, nel presente, coincidono. Ma siccome la qualità del presente non è sempre la stessa (e noi siamo alla ricerca di mettere in fila quanti più "presenti" possibili felici) ecco che si pone la distinzione di "metodo" (forzatura, me ne rendo conto, ma le parole sono un gran casino.

La verità, forse, è che la felicità non si può spiegare a parole e già il tentativo di farlo contiene in nuce il fallimento.
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 05-07-2007, 13.29.07   #34
pensierolibero
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Riferimento: Diario della felicità

Ma siamo schiavi della felicità?
Quando perdi un partner, un parente, un amico... son momenti duri, talvolta molto duri. Anche perché hai passato con loro dei momenti felici e sai che quei momenti non potrai più passarli. E la felicità passata che ti causa l'infelicità del presente. E come al solito felicità e infelicità sono strettamente legate.

Ma la vita è questa, riso e pianto si mescolano, si confondono. Mi resta il dubbio se valga la pena ripensare ai momenti felici dopo averli vissuti. Sono fonte di consolazione o di tristezza? Mah, non ho una risposta certa, ma parimenti non riesco a non rivivere col pensiero il passato. Se ce la facessi vivrei meglio o peggio?
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Vecchio 05-07-2007, 16.31.30   #35
vagabondo del dharma
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Data registrazione: 28-08-2006
Messaggi: 245
Riferimento: Schiarimenti?

[quote=cassiopea]
Citazione:
Originalmente inviato da visir
A pallina: per quello che vale ti posso dire che concordo con il tuo sentire, la felicità è un sogno, ma nondimeno siamo chiamati a viverlo a realizzarlo nella nostra esistenza.
La felicità accade quando non hai più paura.
QUOTE]

Felicità come sogno ma allo stesso tempo un qualcosa da cercare di realizzare tu dici...dunque è più un "agire" che un "pensare"?
...di mio condivido il parere di nevealsole..traslato nei miei piccoli momenti in cui sto bene con me stessa...e lì posso dire di "sentire" quiete, pace...è felicità?
..esempio: una camminata in mezzo alla natura per degli scatti fotografici...in quei momenti devi "sentire" l'ambiente circostante, entrare in contatto con gli elementi che ti circondano..cercarne gli aspetti più belli...attimi in cui ti dimentichi e allo stesso tempo sei pienamente consapevole di te stesso...tanto che non ti stai a chiedere "sono felice?" lo sei..o non lo sei, ma non stai a pensare..
...situazione inversa: sono giorni no...sicuramente non i peggiori che abbia vissuto, né paragonabili alle dolorose esperienze che qui narrate...ma emotivamente non è un momento esaltante..nel week end dovevo restituire delle cose a una persona con cui ho chiuso ogni rapporto..l'incontro è avvenuto nel mutismo più totale..pensavo al forum e mi chiedevo: "posso trovare qualcosa di buono in questa chiusura?" "certo" mi diceva il mio lato razionale, continuando con osservazioni logiche e banali quali "lo sai che è meglio, passato il momento troverai un'altra persona con cui forse potrai essere felice"..Pensiero indotto, pensiero positivo..per farsi coraggio..ma quanto suona falso!!!
eppure..eppure l'altro giorno, nel mio assoluto mutismo, ho guardato quella persona e ho evitato l'impulso di voler ancora provare a spiegare, chiedere, parlare..Lo sforzo su me stessa ha però sortito il suo effetto: la quiete derivante dall'accettazione dello stato delle cose..e in quell'attimo ho anche sorriso..piccolo barlume di felicità?


Ciao Cassiopea,

Una domanda (non ho capito bene): a quel sorriso ci sei arrivata perchè eri presente a te stessa in quel momento o perchè ti sei indotta a pensare positivamente anche in una situazione come quella?

Perchè magari essere presente a te stessa, in quel caso, ti avrebbe comunque visto soffrire tantissimo, ma con la capacità di osservarti, di stare con quel dolore, avresti cambiato la qualità di quell'attimo...ma non il tuo atteggiamento verso la situazione...

Spero sia chiara la domanda...
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 05-07-2007, 21.30.05   #36
alfetta
Ospite
 
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 16
Riferimento: Diario della felicità

Citazione:
Originalmente inviato da vagabondo del dharma
Salve a tutti,
...
Ho pensato di aprire un topic positivo, solare, che coinvolga in una discussione salutare, terapeutica, ottimista.

In questo spazio mi piacerebbe che gli utenti postassero i loro "fatti di felicità", ma anche i "pensieri di felicità", le spinte emotive, le sensazioni, i progetti, le piccole conquiste quotidiane che aiutano il cervello a produrre endorfine e a trovarsi in uno "stato di benessere senza spiegazioni". ...

L'altra sera ho visto il cielo stellato: c'era la luna e tutto quanto, forse mi e' parso piu' bello perche' avevo gli occhiali -di solito la sera esco senza e non ci vedo poi cosi' bene- e, incredibile, era la prima volta che vedevo quel cielo urbano cosi' surreale, quasi un allestimento teatrale di immobile imperturbabilita', di una freschezza potente nell'aria notturna...era strano, ero felice eppure piangevo, non potevo in nessun modo staccare gli occhi da quella profonda immensita', da quell'assoluto di bellezza in cui persino i piu' concreti lumi del '700 vedevano il rispecchiarsi della nostra grandezza interiore...e rimanevo cosi', sul terrazzo con la brocca e l'acqua per le piante, a bocca aperta...ed e' cosi' ogni volta che mi emoziono.
Forse la felicita' e' il riuscire a provare ancora lo stupore dell'immensamente grande e dell'immensamente piccolo, la tenerezza in un piccolo insetto, la potenza nel mare e nelle montagne, il senso di oblio e sottile piacere e dolore di quando sei solo e cammini in un'enorme citta' sconosciuta, e nulla sei, ma senti tutto...quando leggi una poesia che ti smuove l'animo, e la comprendi anche se sembrava ostica, quando vedi un film che ti strazia...il dolore e' cosi' vicino al piacere, a volte, quando senti l'opera, e ogni volta si compie lo stesso dramma da cento anni, ed e' come se riaccadesse per la prima volta, la morte del protagonista, sempre rinnovata, ogni volta risofferta, ma e' questa morte a tenerlo in vita, con la tua partecipazione, quando ricordi e tieni vive le persone e non le lasci andare giu' nel nulla...sapersi ancora emozionare e' un po' di felicita', ma forse nella mia vita di felicita' non ce ne sta molta, e, forse, ho detto solo sciocchezze.
alfetta is offline  
Vecchio 09-07-2007, 18.36.55   #37
pallina
...il rumore del mare...
 
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
Riferimento: la felicità...dove abita?

Citazione:
Originalmente inviato da visir
A pallina: per quello che vale ti posso dire che concordo con il tuo sentire, la felicità è un sogno, ma nondimeno siamo chiamati a viverlo a realizzarlo nella nostra esistenza.
La felicità accade quando non hai più paura.
Non aver paura non è solo questione di coraggio (quello fisico, quello psicologico, quello dell'anima) è una questione di abbondono che però non è mai una resa, ma una condivisione.
A te è successo così, ma è così per tutti.

.............................. .

Il problema (se così lo posso chiamare) è che molti vivono le stesse esperienze ma, di questi, quanti riescono a trarne davvero insegnamento? Problema che non mi pongo pensando agli altri ma a me stessa: infatti ho appurato, perchè vissuto veramente sulla mia pelle, che, p.e., pur affrontando la stessa "prova" con altri (e per altri intendo familiari strettissimi per cui, sulla carta, molto simili a me) nonostante la condivisione, il "risultato" a livello personale, è stato molto diverso.
Non basta.
Mi sono resa conto, dopo qualche tempo, di avere fatto dei percorsi andando talmente "avanti", rispetto a loro, da ritrovarmi sola. Io ovviamente sempre piena di mille dubbi e domande (ma a quel punto con chi confrontarmi?), loro arroccati in castelli di (secondo me) finte certezze da non mettere mai in discussione.
E allora condividere a cosa serve?

La paura che io ho conosciuto non è stata quella data dal "vivere pericolosamente" ma quella causata dal dover affrontare nuovamente il dolore e la sofferenza.
Visir, fino ad ora le prove le ho superate tutte ma quanto cinici si diventa? Ed è sempre più difficile mantenere dentro di noi zone incontaminate nelle quali la felicità possa tornare ad abitare... Ad ogni nuova prova possiamo dirci forse più forti, perciò meno paurosi ovvero più felici? Io non credo, io sono solo più rassegnata all'idea che questa è la mia vita e l'unica cosa che posso fare è viverla fino in fondo, almeno sino a quando ne avrò voglia, con sempre più disincanto e tanta tanta leggerezza.....
pallina is offline  
Vecchio 10-07-2007, 12.15.17   #38
visir
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Protesi per uomini sani.

Ci si fa forti per sopportare i pesi.

Ogni uomo è chiamato dalla vita a bruciare le sue illusioni e per camminare lesti sulle proprie gambe dobbiamo buttare le stampelle.

La condizione naturale di un essere umano è la serenità, essere felici inteso come ebrezza momentanea è un episodio come essere completamente disperati.
Bisogna, per vivere veramente, considerare che spesso ciò che da felicità porta il nostro male e ciò che porta sofferenza invece il nostro vero bene, ma in nostro centro non deve mai essere disturbato dalle voci di questi due signori.

Condividere, per rispondere alla tua domanda, serve a noi stessi, ma per condividere bisogna essere su piani contigui, gli umani vivono spesso in maniera molto grezza.
Una mente raffinata ha una sensibilità inimagginamile per un uomo comune.
Più si aumenta la nostra sensibilità più si è soli, tuttavia si diventa forti, forti abbastanza da non aver più paura di questa condizione.

Non dobbiamo lamentarci mai di aver perso i pantaloni corti e gli orsetti di peluche che ci facevano tanto felici.
visir is offline  
Vecchio 10-07-2007, 13.36.25   #39
nevealsole
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Essere e rappresentare

Citazione:
Originalmente inviato da marco gallione
...Leggendo le parole di Neve, che mi sembra una persona perbene e con chiarezza di idee, mi son chiesto perchè quelle robe lì, che a lei piacciono tanto, le faccio anche io, ma con risultati assai differenti? Nervosismo, anzichè felicità.


Me lo sono chiesto anche io, perché per me siano attimi di felicità e per te momenti di nervosismo.
Non ho una risposta. Mi è però venuto in mente che potrebbe aver qualcosa a che fare con il "rappresentare".

Cerco di spiegarmi: per me il gelsomino "è", semplicemente... ma se guardo bene, un po' anche "rappresenta".
Rappresenta la mia indipendenza, la mia scelta, e la mia capacità di prendermi cura. Tutte cose nuove raggiunte da poco, che prima non conoscevo.
Quando lo curo in un certo senso è come se dicessi "dai piccolino, se ce la fai tu ce la faccio anche io".
Ed infatti, prima seccavo tutte le piante, lui invece cresce che è una bellezza: si deve sentire amato.
Lo stesso vale per i quadri, lo stesso vale per il cielo (che per me è libertà).
Magari, invece, dico per fare un esempio, il gelsomino a casa tua lo ha voluto la tua ex, e tu mettiamo non fossi d'accordo, perché ti seccavi a dover star dietro alle piante.
In tal caso, in un certo modo, il gelsomino rappresenterebbe un progetto comune incompiuto, oppure la prevaricazione della tua ex, oppure magari che so, ti farebbe venire in mente i rimproveri di lei sul fatto di non essere attento alle piante... nel qual caso il nervosismo sarebbe giustificato.
Ecco, insomma, io mi sono fatta questa idea, che una cosa qualsiasi o è neutra, semplicemente "è" e quindi il rapporto è contemplativo, e aiuta ad astrarsi dalla realtà e dai pensieri, oppure "rappresenta", nel qual caso la felicità dipende dalla rappresentazione, che sarà diversa per ognuno di noi.
nevealsole is offline  
Vecchio 10-07-2007, 14.33.42   #40
vagabondo del dharma
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Riferimento: Essere e rappresentare

Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Me lo sono chiesto anche io, perché per me siano attimi di felicità e per te momenti di nervosismo.
Non ho una risposta. Mi è però venuto in mente che potrebbe aver qualcosa a che fare con il "rappresentare".

Cerco di spiegarmi: per me il gelsomino "è", semplicemente... ma se guardo bene, un po' anche "rappresenta".
Rappresenta la mia indipendenza, la mia scelta, e la mia capacità di prendermi cura. Tutte cose nuove raggiunte da poco, che prima non conoscevo.
Quando lo curo in un certo senso è come se dicessi "dai piccolino, se ce la fai tu ce la faccio anche io".
Ed infatti, prima seccavo tutte le piante, lui invece cresce che è una bellezza: si deve sentire amato.
Lo stesso vale per i quadri, lo stesso vale per il cielo (che per me è libertà).
Magari, invece, dico per fare un esempio, il gelsomino a casa tua lo ha voluto la tua ex, e tu mettiamo non fossi d'accordo, perché ti seccavi a dover star dietro alle piante.
In tal caso, in un certo modo, il gelsomino rappresenterebbe un progetto comune incompiuto, oppure la prevaricazione della tua ex, oppure magari che so, ti farebbe venire in mente i rimproveri di lei sul fatto di non essere attento alle piante... nel qual caso il nervosismo sarebbe giustificato.
Ecco, insomma, io mi sono fatta questa idea, che una cosa qualsiasi o è neutra, semplicemente "è" e quindi il rapporto è contemplativo, e aiuta ad astrarsi dalla realtà e dai pensieri, oppure "rappresenta", nel qual caso la felicità dipende dalla rappresentazione, che sarà diversa per ognuno di noi.

Wow, che intuizione: la distinzione fra ciò che "è" e cio che "rappresenta": nella seconda c'è tutta la nostra immaginazione che spesso finisce per modificare, in peggio, la realtà. Sono d'accordo...
vagabondo del dharma is offline  

 



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