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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 20-05-2014, 12.03.37   #21
chlobbygarl
Lance Kilkenny
 
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

Troppo gentile vanina !
Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Ma...ho messo in evidenza le due frasi conclusive, perchè in quelle mi perdo, però cerco di spiegarmi.

Una coppia è fatta sinteticamente da stima, attrazione e complicità.
Qui mi ripeti lo stesso concetto che mi arriva dalla "psicologia" corrente. E che è quello che io contesto perchè questa compresenza di fattori...nè l'ho mai vissuta , nè soprattutto l'ho mai vista vivere in altre coppie, mai.
Credo che il mix di stima, attrazione e complicità, nelle sue molteplici declinazioni possibili, sia quello desunto dai fatti, solo poi codificato ed enucleato in modi diversi dalle molte teorie psicologiche sulla coppia, teorie che però non hanno carattere prescrittivo, ma direi descrittivo. Che tu abbia conosciuto nessuna o poche coppie che avessero i caratteri descritti non significa che non ce ne siano. Che tu rilevi nella coppia la rara compresenza dei fattori 'trofici' al suo funzionamento è a mio avviso fisiologico, proprio perchè 'costruire' coppie durature è oggettivamente difficile. Ma a volte lo è più di quanto lo sarebbe comunque. E lo è a mio avviso per i presupposti più o meno 'consapevoli' con i quali creiamo coppie.
Uno di questi è l'idealizzazione dell'altro, un altro è la sacralizzazione dell'amore come obiettivo definitivo e permanente di vita. Un terzo, e rispondo anche a Nikelise, è la mitizzazione dei sentimenti e la stigmatizzazione che la cultura umanistica ha sempre operato dei meccanismi biochimici che regolano (non da soli) la nostra vita sociale. In estrema sintesi noi non accettiamo di essere il frutto dell'evoluzione, che certo ci vede assurti al rango di specie eletta dal punto di vista delle elaborazioni neurocognitive e degli annessi 'culturali', che d'altra parte hanno una inequivocabile matrice biochimica intesa come vantaggio evolutivo acquisito.

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
E' sufficiente non aver bisogno di (ed esserne in grado) sovrastimare nessuno per poi non doverlo ridimensionare da re a embrione.
Qui , invece, entro in crisi (razionale) totale.
Perchè l'assunto è di logica adamantina.
Però...appunto...è Logica!!!
E che l'amore passionale non abbia nulla di logico ...più che essere un dogma teoretico...per me è realtà fisiologica e sempiterna (confortata deo gratias dalla famosa letteratura immortale senza la quale andrei volontariamente in TSO).
Proverei a riassumere in questo quesito :
se non idealizzassi nulla potrei ottenere un soddisfacente equilibrio, e ok!
ma...( e pure "però") ...potrei mai dirmi (davvero) innamorata e amante se riuscissi - RAGIONANDO - a non idealizzare ???
Qui non si tratta quindi vanina di cosa fare o non fare, acclarato che l'autoinganno e l'idealizzazione dell'altro predispongono a vantaggi evolutivi di specie e che per questo sono fisiologici in ognuno di noi. Si tratta di moderare l'ampiezza e l'intensità della distorsione promossa da queste forme di adattamento. Questo facciamo quando siamo, anche, esseri 'culturali'. Questo ha senso fare secondo me, accettare la bellezza, la dignità e la irriducibile difficoltà del rapporto tra la nostra biologia evolutiva e la storia del pensiero.

chlobbygarl is offline  
Vecchio 22-05-2014, 10.04.00   #22
nikelise
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da chlobbygarl
Troppo gentile vanina !

. Un terzo, e rispondo anche a Nikelise, è la mitizzazione dei sentimenti e la stigmatizzazione che la cultura umanistica ha sempre operato dei meccanismi biochimici che regolano (non da soli) la nostra vita sociale. In estrema sintesi noi non accettiamo di essere il frutto dell'evoluzione, che certo ci vede assurti al rango di specie eletta dal punto di vista delle elaborazioni neurocognitive e degli annessi 'culturali', che d'altra parte hanno una inequivocabile matrice biochimica intesa come vantaggio evolutivo acquisito.


Ma non e' la cultura a mitizzare i sentimenti .
La cultura non puo' che limitarsi a registrare l'esistente , non puo' inventare nulla .
Il mito fa parte di quel complesso olistico che e' l'uomo , fatto di biochimica e di mistero detto anche divino , partecipazione al TUTTO , chiamiamolo come vogliamo .
E cosa sarebbero quei meccanismi ulteriori rispetto ai fattori biochimici che regolano non solo la vita sociale direi ma anche la nostra vita interiore , cui accenni ?
Non siamo assolutamente distanti in quello che diciamo ma anche una piccola differenza porta a conseguenze rilevanti .
Perché partecipiamo ad un mito che condiziona la nostra esistenza?
Da dove viene questa struttura che favorisce o impedisce la vita di coppia idealizzando l'altro per poi detronizzarlo col tempo ?
Ti sembrano corrette queste domande?
nikelise is offline  
Vecchio 24-05-2014, 02.15.42   #23
vanina
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da nikelise
Non siamo assolutamente distanti in quello che diciamo ma anche una piccola differenza porta a conseguenze rilevanti .

Appunto.

Chobbygarl e Nikelise...siete così magicamente nel cuore del cuore di ciò che davvero mi chiedevo ...che posso soltanto sperare di continuare a leggervi in religioso quanto ammiratissimo silenzio...

GRAZIE
vanina is offline  
Vecchio 25-05-2014, 02.16.11   #24
chlobbygarl
Lance Kilkenny
 
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da nikelise
Ma non e' la cultura a mitizzare i sentimenti .
La cultura non puo' che limitarsi a registrare l'esistente , non puo' inventare nulla .
Il mito fa parte di quel complesso olistico che e' l'uomo , fatto di biochimica e di mistero detto anche divino , partecipazione al TUTTO , chiamiamolo come vogliamo .
Il mito è in origine narrazione del rito religioso (e di storie ad esso afferenti) al fine di consolidarlo e strutturarlo nella prassi della vita comunitaria. Nasce quindi come strumento, creato nientemeno che da noi stessi, per sviluppare codici e linguaggio metaforico, in seguito non solo religiosi, quali presupposti del vivere etico. Il divino è indimostrabile, ma certo ha funzionato, bisogna ammetterlo. Il mito è perfettamente funzionale all'evoluzione biologica dell'uomo, i darwinisti bestemmieranno magari, ma è così. La creazione del mito esprime la necessità psichica di:
- condividere il vissuto interiore.
- proiettare ad infinito paure e difficoltà.
- rendere all'uomo la consapevolezza della propria dimensione/ impotenza rispetto al corso naturale delle cose.

In tale scenario non sorprende che il bisogno di riconoscere (dunque di giudicare prima) il buono dal cattivo, abbia decretato la necessità ontologica di dare un valore condiviso ai sentimenti. E di caricare gli stessi di significati parimenti funzionali. La stabilità, quindi la fedeltà all'interno della coppia (con tutte le sue implicazioni) è stata, è, uno di questi. Evolvendo ci si è accorti che crescere la prole in due era meglio che da soli. Per fare in modo che ciò accadesse però non sarebbero bastate le scariche ormonali in grado di farci desiderare tra sessi e riprodurre, nè l'aiuto materiale contro le difficoltà offerto dal partner. Ci volevano modelli in grado di ispirarci, e allora nulla di meglio di quelli religiosi ed umanistici, spesso legati a doppio filo. Non c'è sarcasmo nelle mie parole, credo davvero che questi modelli abbiano funzionato perfettamente e in quanto tali fossero indispensabili. La mente evolve assieme al corpo.
In epoca moderna ai modelli di comportamento basati sull'appartenenza a nuclei (coppie;gruppi) si affianca sempre più la focalizzazione sull'identità del singolo, sulla sua centralità come chiave alternativa di lettura della società rispetto all'io di coppia. In epoca contemporanea il fenomeno esplode, rimaniamo in balìa 'tra' una coppia eticamente svincolata dall'esserlo e un singolo che cerca la sua dimensione a due. Abbiamo capito cioè di non aver più bisogno di modelli religiosi e umanistici per stare assieme a qualcuno, l'autoinganno a mezzo di quei modelli è finito. Non abbiamo capito però che per stare con qualcuno dei 'modelli' credibili ci vogliono comunque, perchè tolti quelli noi siamo ancora sangue e ormoni. In realtà lo abbiamo capito benissimo e ne stiamo elaborando di nuovi. A suo di testate nel muro, abbagli, miraggi, retaggi di credenze e chissà cos'altro.

Ovviamente quegli archetipi originari di coppia sono stati poi centrifugati nei bilioni di letture che ognuno ne ha dato grazie anche all'ambiente nel quale è cresciuto. L' esperienza di vanina traduce a mio avviso una di tali letture, raffigurando il bisogno di credere ad un superuomo per accumulare un'inerzia di coppia forse altrimenti introvabile. Una memoria biologica ? Un annesso della sua cultura di appartenenza ?

Non lo so e forse non c'interessa. Quello che dovremmo a mio avviso sapere oggi è che la umanità intesa come carattere precipuo della nostra specie in raffronto alle altre esistenti non è tanto l'intelligenza, perchè ciò è con evidenza opinabile, ma la consapevolezza. Noi non stiamo più con l'altro/a per necessità, per paura, per solitudine (o meglio, molti di noi non lo fanno). Ci stiamo spesso in ossequio di quello che veneriamo in quanto 'amore', salvo poi dover tornare sui passi perchè 'non era vero amore', 'non era grande amore'. Quando probabilmente è finita una chimica ed è finita perchè altro non abbiamo da offrire ad un rapporto, una volta spiazzati dalla 'fine' di un amore.

Ultima modifica di nevealsole : 25-05-2014 alle ore 11.19.12.
chlobbygarl is offline  
Vecchio 26-05-2014, 10.17.16   #25
nikelise
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da chlobbygarl
In tale scenario non sorprende che il bisogno di riconoscere (dunque di giudicare prima) il buono dal cattivo, abbia decretato la necessità ontologica di dare un valore condiviso ai sentimenti. E di caricare gli stessi di significati parimenti funzionali. La stabilità, quindi la fedeltà all'interno della coppia (con tutte le sue implicazioni) è stata, è, uno di questi. Evolvendo ci si è accorti che crescere la prole in due era meglio che da soli. Per fare in modo che ciò accadesse però non sarebbero bastate le scariche ormonali in grado di farci desiderare tra sessi e riprodurre, nè l'aiuto materiale contro le difficoltà offerto dal partner. Ci volevano modelli in grado di ispirarci, e allora nulla di meglio di quelli religiosi ed umanistici, spesso legati a doppio filo. Non c'è sarcasmo nelle mie parole, credo davvero che questi modelli abbiano funzionato perfettamente e in quanto tali fossero indispensabili. La mente evolve assieme al corpo.
In epoca moderna ai modelli di comportamento basati sull'appartenenza a nuclei (coppie;gruppi) si affianca sempre più la focalizzazione sull'identità del singolo, sulla sua centralità come chiave alternativa di lettura della società rispetto all'io di coppia. In epoca contemporanea il fenomeno esplode, rimaniamo in balìa 'tra' una coppia eticamente svincolata dall'esserlo e un singolo che cerca la sua dimensione a due. Abbiamo capito cioè di non aver più bisogno di modelli religiosi e umanistici per stare assieme a qualcuno, l'autoinganno a mezzo di quei modelli è finito. Non abbiamo capito però che per stare con qualcuno dei 'modelli' credibili ci vogliono comunque, perchè tolti quelli noi siamo ancora sangue e ormoni. In realtà lo abbiamo capito benissimo e ne stiamo elaborando di nuovi. A suo di testate nel muro, abbagli, miraggi, retaggi di credenze e chissà cos'altro.

Ovviamente quegli archetipi originari di coppia sono stati poi centrifugati nei bilioni di letture che ognuno ne ha dato grazie anche all'ambiente nel quale è cresciuto. L' esperienza di vanina traduce a mio avviso una di tali letture, raffigurando il bisogno di credere ad un superuomo per accumulare un'inerzia di coppia forse altrimenti introvabile. Una memoria biologica ? Un annesso della sua cultura di appartenenza ?

Non lo so e forse non c'interessa. Quello che dovremmo a mio avviso sapere oggi è che la umanità intesa come carattere precipuo della nostra specie in raffronto alle altre esistenti non è tanto l'intelligenza, perchè ciò è con evidenza opinabile, ma la consapevolezza. Noi non stiamo più con l'altro/a per necessità, per paura, per solitudine (o meglio, molti di noi non lo fanno). Ci stiamo spesso in ossequio di quello che veneriamo in quanto 'amore', salvo poi dover tornare sui passi perchè 'non era vero amore', 'non era grande amore'. Quando probabilmente è finita una chimica ed è finita perchè altro non abbiamo da offrire ad un rapporto, una volta spiazzati dalla 'fine' di un amore.

Vero quello che dici ma a mio parere vale soprattutto per le epoche piu' recenti in cui la morale delle religioni monoteistiche ha preso il sopravvento procurando una vera e propria scissione tra la coppia ed il singolo.
Nel senso che si imopone l'idea che l'evoluzione della coppia possa prescindere dall'evoluzione del singolo , come fosse un dato a sé inconfutabile dal quale partire , intangibile .
Le cose stanno cambiando non c'e' dubbio .

Il problema , pero' , la saggezza degli antichi l'aveva gia' affrontato nei termini corretti cioe' senza contaminazioni di natura religiosa o morale .

Basta leggere quel meraviglioso dialogo tra Diotima e Socrate nel Convivio di Platone .
E' una lettura entusiasmante nella quale si trova anche la chiave di lettura '' biochimica '' che non e' il nucleo centrale del dialogo pero' ( v. il mito narrato da Aristofane sull'uomo a forma di palla tagliato a meta' da Zeus e alla ricerca della completezza con spostamento dei genitali sul davanti per rendere possibile la procreazione e piu' gradevole , diciamo , la vita di quest'essere diviso ) .
Il nucleo centrale del dialogo e' l'iniziazione che Diotima descrive in modo esemplare da un eros tra corpi ad un eros tra anime fino alla contemplazione della bellezzain sé .
Da leggere per chi non lo conosce .
Comunque e' un esempio di trattazione del problema dell'amore in chiave legata all'evoluzione dell'uomo .

Ma un altro grande scritto nel quale , senza cedere ad alcun tema morale od etico della coppia come nucleo di base ma solo al dramma psicologico del rapporto tra Amore e Psiche e' lo scritto di Apuleio .
In questo scritto si tratta proprio del drammatico momento di passaggio tra un Eros che gode delle bellezze di Amore ma senza vederlo ( IDEA DELL'ALTRO )al momento della caduta quando cede alla volonta' di conoscere l'Amato .
Dall'idea dell'altro alla sua detronizzazione .
Dunque MITI aventi ad oggetto il nostro tema staccati da alcun impianto religoso ed etico : tutto era gia noto e discusso dunque .
Mi fermo .
nikelise is offline  
Vecchio 31-05-2014, 00.34.58   #26
chlobbygarl
Lance Kilkenny
 
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da nikelise
Il problema , pero' , la saggezza degli antichi l'aveva gia' affrontato nei termini corretti cioe' senza contaminazioni di natura religiosa o morale .
Basta leggere quel meraviglioso dialogo tra Diotima e Socrate nel Convivio di Platone .
E' una lettura entusiasmante nella quale si trova anche la chiave di lettura '' biochimica '' che non e' il nucleo centrale del dialogo pero' ( v. il mito narrato da Aristofane sull'uomo a forma di palla tagliato a meta' da Zeus e alla ricerca della completezza con spostamento dei genitali sul davanti per rendere possibile la procreazione e piu' gradevole , diciamo , la vita di quest'essere diviso ) .
Il nucleo centrale del dialogo e' l'iniziazione che Diotima descrive in modo esemplare da un eros tra corpi ad un eros tra anime fino alla contemplazione della bellezzain sé .
Da leggere per chi non lo conosce .
Comunque e' un esempio di trattazione del problema dell'amore in chiave legata all'evoluzione dell'uomo .
Ma un altro grande scritto nel quale , senza cedere ad alcun tema morale od etico della coppia come nucleo di base ma solo al dramma psicologico del rapporto tra Amore e Psiche e' lo scritto di Apuleio .
In questo scritto si tratta proprio del drammatico momento di passaggio tra un Eros che gode delle bellezze di Amore ma senza vederlo ( IDEA DELL'ALTRO )al momento della caduta quando cede alla volonta' di conoscere l'Amato .
Dall'idea dell'altro alla sua detronizzazione .
Dunque MITI aventi ad oggetto il nostro tema staccati da alcun impianto religoso ed etico : tutto era gia noto e discusso dunque .
Mi fermo .
Il mito preesiste ai classici che tu citi, risalendo come origine agli albori della cultura, quindi orale, nè direi che quei classici possano essere considerati esterni all'ambito etico.

Tornando a noi, a mio avviso la mitizzazione dei sentimenti effettuata in epoca moderna e contemporanea ha avuto come corollario la loro trasformazione in categorie vuote di significato, allo stesso tempo in traguardi irraggiungibili se non a fatica, sempre un pelo più in alto di dove ci troviamo. La prospettiva del sentimento assoluto quale punto ideale dal quale proiettare la nostra vita di relazione ha creato aspettative assurde e confusione emozionale. Con la conseguenza che molte/i passano la vita a cercare il grande amore, in attesa di sensazioni letteralmente... inimmaginabili, come tali impossibili da desiderare e raggiungere, distruttive e fuorvianti. Questa dissoluzione dell'io di coppia nel peggior ego "romantico" e narcisistico getta le premesse, sempre a mio avviso, delle difficoltà di relazione attuali. Ovvero da quando al conformismo tabuistico che teneva unita la coppia al prezzo dell'omertà sulle peggiori nefandezze si sono sostituiti teoria e prassi della gratificazione edonistica. Io credo che la relazione più solida sia fatta di consapevolezza, ma soprattutto di volontà, di scelta responsabile, assai più che di affinità e di emozioni 'uniche'.
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Vecchio 03-07-2014, 15.23.56   #27
FMJ
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da vanina
Provo a condividere questo interrogativo che non mi porrei se non mi venisse ...affettuosamente....posto dal mio prossimo.

Pensate possa essere patologico il non credere assolutamente nella relazione sentimentale di coppia, e vivere come una sciocchezza indesiderabile e impercorribile qualunque ipotesi di essa, senza per questo sentirsi affatto "male"?

Provo ad accennare i fondamentali.
Un po' più giovane di una Gianna Nannini da poco mamma , o di una Madonna Ciccone show-girl evergreen... credo di aver vissuto con passionalità autentica e forse eccessiva i miei rapporti di coppia. Mai brevi, sempre intensi e coinvolgenti per entrambi.
Mi sono sempre trovata a doverne uscire con la morte nel cuore ma per la impossibilità di non chiuderli, se non al prezzo di cominciare a recitare.
La ragione delle chiusure...sembra diversa di caso in caso, ma non lo è.
Io ho sempre chiuso in esito allo stesso processo mentale, che è questo in sintesi : essermi innamorata della (immaginata) grandezza adulta del lui quasi fossi io una bimbetta e lui il vero uomo; aver dolorosissimamente scoperto nel tempo che il vero uomo era un bimbetto e anche fragile, malgrado le apparenze socialmente avallate; aver io inconsciamente mutato gli equilibri per trasformarmi in mamma, anche con successo; aver dovuto rendermi conto che non era assolutamente quello di mamma il ruolo a cui aspiravo; chiudere con dolore e sensi di colpa, gli stessi di chi abbandonasse un figlio (unica micro-consolazione razionale e solo razionale : sapere che non fosse mio figlio, nè avrebbe dovuto esserlo).

Ciò premesso torno al punto: ho chiuso l'ultima relazione importante dopo anni di impegno appassionato in funzione della reciprocità.
Mi accorgo anche di essermi data un tempo estenuantemente lungo per riflettere.
Il risultato della riflessione, come sempre, è stato quello della chiusura con qualche senso di colpa (da mamma fuori luogo) e nessun rimpianto.

Ma questa volta, a differenza di quanto avveniva in passato, non ho soltanto chiuso una relazione importante: ho chiuso (senza accorgermene nell'immediato) con l'idea stessa della relazione sentimentale di coppia.

In realtà e se ci rifletto....non credo di aver mai visto una coppia che realmente realizzi quella unione che per il mio immaginario corrispondeva al Concetto di Coppia.
Per cui...mi veniva (mi viene) del tutto spontaneo dire "ok...se non c'è non c'è, facciamocene una ragione, e la vita è comunque interessante!"...

Mi sembra un assunto semplice, elementare, anche modesto in fondo...

E invece scopro di non poterlo pronunciare senza ricevere amorevoli diagnosi e consigli (magari da chi vive una coppia che...darei di matto per claustrofobia , se dovessi viverla io), perchè il coro è "ma come? sei giovane, hai ancora tanta vita davanti, è importante non chiudersi e avere un compagno!".

Modestamente...sarei tutt'altro che chiusa (oltre a svolgere felicemente professione del tutto incompatibile con la chiusura al prossimo) ...

E' proprio (e soltanto) che nella relazione di coppia non ci credo proprio più e temo che non riuscirò a crederci mai più.

Questo non mi rende sofferente (per nulla).
Ma (questo era il senso del quesito) perchè questo sembra, ai più, insano e bisognevole di soccorso ?



Un devoto grazie a chi avesse avuto la bontà di leggere.

Hai una costruzione del rapporto di coppia abbastanza precisa e chiara e la ritieni perfettamente percorribile per te: "non credo più nel rapporto di coppia". Cosa lecitissima, nemmeno particolarmente rara. Eppure, soffri, soffri non per questa costruzione ma per la costruzione che gli altri hanno di te che costruisci in questo modo il rapporto di coppia. Quindi, il tuo problema, in fonso, sta nel giudizio che gli altri hanno di te. A me, per esempio, la tua costruzione, non mi sembra né insana, né bisognevole di soccorso. E' la TUA costruzione, la tua "idea" di coppia e va bene a te. Giusto? Siamo sicuri di questo? :-)))) Ti sei guardata bene dentro? Hai focalizzato? Facciamo finta che ti vada bene, ma allora, il tuo cruccio, è quel che pensano gli altri. Allora, è questo il tuo problema e non la tua idea di coppia. Soffri per il GIUDIZIO degli altri, per le costruzioni degli altri che sono DIVERSE dalle TUE.
Lavora su questo.

FMJ
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Vecchio 03-07-2014, 19.26.11   #28
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

** scritto da FMJ:

Citazione:
Hai una costruzione del rapporto di coppia abbastanza precisa e chiara e la ritieni perfettamente percorribile per te: "non credo più nel rapporto di coppia". Cosa lecitissima, nemmeno particolarmente rara. Eppure, soffri, soffri non per questa costruzione ma per la costruzione che gli altri hanno di te che costruisci in questo modo il rapporto di coppia. Quindi, il tuo problema, in fonso, sta nel giudizio che gli altri hanno di te. A me, per esempio, la tua costruzione, non mi sembra né insana, né bisognevole di soccorso. E' la TUA costruzione, la tua "idea" di coppia e va bene a te. Giusto? Siamo sicuri di questo? :-)))) Ti sei guardata bene dentro? Hai focalizzato? Facciamo finta che ti vada bene, ma allora, il tuo cruccio, è quel che pensano gli altri. Allora, è questo il tuo problema e non la tua idea di coppia. Soffri per il GIUDIZIO degli altri, per le costruzioni degli altri che sono DIVERSE dalle TUE.
Lavora su questo

Sarà pure certo, ma a volte si soffre per il giudizio della propria coscienza ("casualmente" mai in errore!), e con lei, se le costruzioni sono le più convenienti e solo opportuniste, non la si vince, per quanto uno ci voglia lavorare.
L'unica cosa per coincidere serenamente e allegramente con essa è il cambio dei desideri del cuore (la mente per te), e per far questo si necessita la trasformazione del fondamento che dirige le nostre scelte e le nostre relative opinioni.


Pace&Bene
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Vecchio 13-07-2014, 23.38.35   #29
vanina
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da FMJ
ma allora, il tuo cruccio, è quel che pensano gli altri. Allora, è questo il tuo problema e non la tua idea di coppia. Soffri per il GIUDIZIO degli altri, per le costruzioni degli altri che sono DIVERSE dalle TUE.
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FMJ

Grazie, sei andato molto vicino a qualcosa che trovo vero.
Hai detto benissimo : sicuramente io soffro per la diversità tra alcune mie costruzioni e quelle altrui. E' così.
Ma non perchè queste comportino un "giudizio", no.
Su questo argomento come su altri che comportano "diversità" - credimi - se mi ponessi il problema del "giudizio altrui sulla mia persona" esso mi tornerebbe in gratificazione, nel senso che ho prova della stima e del rispetto, e anche dell'affetto, del mio prossimo e non il contrario.

Però è verissimo che mi intristisce la non condivisione del sentire, e mi intristisce tanto più quanto più sento la mia "costruzione" come ...sensata al punto da essere pressochè priva di alternative sensate (dal mio punto di vista, naturalmente).

C'è un parallelo banalissimo che faccio volentieri , anche per alleggerire: io non amo affatto i viaggi-vacanza, e me lo spiego con il fatto che sto bene nella mia città e tra i miei luoghi (casa inclusa) in cui riesco a rilassarmi o a divertirmi molto di più di quanto mi sia mai riuscito di fare in vacanza, sia da bambina con la famiglia e sia da ragazza e poi da adulta con amici e poi marito o compagno. So bene che viaggiando si scoprono anche visuali o emozioni mozzafiato, però... ... la sola idea di adeguarmi agli orari dell'hotel e alle abitudini degli amici in comitiva....che devo dire???? A me fa passare la fantasia (e lo dico per averlo sperimentato mille volte, sia chiaro!).
Aggiungo (e forse questo non è irrilevante, anche in riferimento al discorso coppia) che io ho sempre molto chiaro quel che a me piacerebbe davvero, però ...con gli amici come con i familiari e compagni... forse troppo spesso mi adeguo col sorriso ai loro desiderata, anche quando non collimano con i miei. E forse questo nel tempo pesa moltissimo, anche se nessuno può accorgersene).

Ok, torno al punto : lasciam da parte i veri Esploratori Avventurosi (non parlo di loro) e anche i Vacanzieri a livello Dubai (non parlo neanche di loro), ma ...Dio mio...quando vedo padri o madri di famiglia, lavoratori, a cui gioverebbe chi sa quanto poter stare finalmente in pace, fermi, indisturbati, e li vedo faticare più di quando lavorano per farsi la vacanza stentatella da cui torneranno più stanchi e stremati di prima....per me è inevitabile chiedermi stranita "ma cosa pensano?" (= ma quale "costruzione" può portarli a questa scelta che per me è assurda?) . E anche in questo caso : quel che mi intristisce è la mancanza di fondamentali in comune, non altro.
vanina is offline  
Vecchio 14-07-2014, 00.42.11   #30
vanina
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Riferimento: Sarà sano (non credere nel rapporto di coppia e sentirsi bene) ?

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Originalmente inviato da FMJ
Ti sei guardata bene dentro? Hai focalizzato? Facciamo finta che ti vada bene....

FMJ

Perdonami se prendo in prestito questo tuo dubbio : in realtà sono un po' conturbata da Duc (di cui però stimo tantissimo il saluto Pace&Bene) per le granitiche certezze.

Grazie del dubbio, intanto.

Però...avrei da suggerire un dubbio nel dubbio, e cioè :

poichè qui nessuno conosce la realtà e la vita vera della maggior parte degli altri...sarà o non sarà doveroso porsi il dubbio metodologicamente d'obbligo (prima di tutti gli altri dubbi e ancor più di tutte le altre certezze) che ciascuno è prodotto della propria indole E della propria esperienza, e che ...se l'indole del Boninconti (tanto per dirne uno: è il marito della povera Elena Ceste) non ha nulla in comune con quella di Odifreddi.... c'è poi da aggiungere che ...magari il Boninconti resta più o meno uguale a se stesso malgrado tutto, ma ...ci potremmo scommettere che Odifreddi a 15 anni era solo lontano parente di Odifreddi oggi (perchè Esperienza e Cultura son cresciuti in una Testa che poteva crescere) ?

Davvero parlo per rigore metodologico, in un ambiente che mi sembra tanto votato al rigore... e poi....sembra perdersi in fondamentali come questo!

Io non sono Odifreddi , ma non sono neanche una sedicenne alle prese con la prima delusione d'ammmmore....

Io chiedo "ma vi pare strano non credere nella coppia?" e trovo un esercito che risponde alla domanda mai fatta (perchè la risposta deo gratias ritengo di averla) "ma sei sicura che la pensi davvero così? Proprio proprio vero vero vero vero?"....

Insomma: avrei capito (o meglio avrei accettato, sostanzialmente non condividendola) la risposta "bah..no, non è sano, perchè blablabla...".
Non capisco, invece, chiedere se "sono proprio sicura"!

Sono più che sicura (qui ed ora, poi la Vita va) di quel che ho affermato.
E non voglio assolutamente personalizzare , ma ...saprò io quanti tomi utili alla Psichiatria potrei scrivere di TUTTE le relazioni di coppia che ho sia vissuto personalmente e sia osservato da distanza ravvicinatissima (e perchè richiesta amicalmente o professionalmente di farlo)!!! NON HO SEDICI ANNI....

vanina is offline  

 



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