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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 08-05-2007, 03.36.27   #11
Flow
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Riferimento: in pace con "dio"

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Originalmente inviato da Mirror
Se si vuole stare in pace con "Dio" bisogna accettare queste contraddizioni concettuali, questi paradossi logici apparentemente inconciliabili.
Come?
Uscendo dalla mente standoci dentro...

Questi giochini servano solo a trattenere e sopportare la pena.
la pena se ne vuole andare e voi fate un sacco di cose per trattenerla.
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Vecchio 08-05-2007, 09.12.57   #12
Mirror
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Riferimento: in pace con "dio"

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Originalmente inviato da Flow
Questi giochini servano solo a trattenere e sopportare la pena.
la pena se ne vuole andare e voi fate un sacco di cose per trattenerla.

Veramente non faccio nessun giochino... la pena se n'è già andata.

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Vecchio 08-05-2007, 11.08.45   #13
maxim
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Riferimento: in pace con "dio"

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Originalmente inviato da Yam
Solo la mente si puo' esprimere cosi....come se ci fosse separazione tra la sorgente e l'acqua che da essa scaturisce. Non vi e' separazione alcuna, ne' vi e' mai stata.


Sono stranamente d'accordissimo con il pensiero di Yam...
Non v'è separazione tra la sorgente e l'acqua che da essa scaturisce, così come non v'è separazione alcuna tra la mente e qualsiasi pensiero o visione che da essa scaturisce (ivi compreso il silenzio).

Vogliate peraltro prendere in considerazione che spesse volte, l’inizio di un percorso spirituale e la conseguente realizzazione dello stesso, nel senso di credere d’aver afferrato un qualcosa di particolare, è dettato dall’umano impulso di valorizzare il proprio sé/IO rispetto a quello dei nostri simili. Se ad un certo punto della nostra vita ci si sente insoddisfatti, non realizzati e poco appagati a livello di autostima, la spiritualità/l’incontro con il divino/il possedere quel qualcosa di “magico” che altri non hanno, offre un’opportunità di riscatto nei confronti del mondo. Il nostro io, che qualcuno qui chiama ego e che non è mai “vero io”, colma, attraverso lo sfogo spirituale, le mancanze e le sconfitte di una scarsa valorizzazione nella vita materiale e l’insuccesso nei rapporti con gli altri.
Guru e guretti che impongon le mani, maestri di vita e potenti sciamani, santoni e stregoni di scintillante filosofia (scusate la rima ma faceva molta magia), trovano appaganti metodi di valorizzazione del proprio io/ego/sé a bassissimo costo e validi anestetizzanti al dolore che la vita non ha mancato di riservargli (in tal senso dio è stato corretto distribuendola più o meno a tutti).
Questa voglia di comunicare la propria spiritualità, le proprie esperienze…quel sentirsi in pace con dio e la brama di manifestare e condividere le proprie vittorie spirituali, altro non è che quell’umano sentimento di sopravvivenza e di elevazione del proprio sé che accresce l’autostima con la raccolta di consensi o meglio di adepti cui imporsi.
Per ritornare alla frase di Yam… non v'è separazione tra la sorgente e l'acqua che da essa scaturisce, così come non v'è separazione alcuna tra l’ego e l’io che da esso scaturisce.

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Vecchio 08-05-2007, 21.59.11   #14
gyta
______
 
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Riferimento: in pace con "dio"

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Originalmente inviato da maxim
Vogliate peraltro prendere in considerazione che spesse volte, l’inizio di un percorso spirituale e la conseguente realizzazione dello stesso, nel senso di credere d’aver afferrato un qualcosa di particolare, è dettato dall’umano impulso di valorizzare il proprio sé/io[...]

Se ad un certo punto della nostra vita ci si sente insoddisfatti, non realizzati e poco appagati a livello di autostima, la spiritualità/l’incontro con il divino/il possedere quel qualcosa di “magico”[...] offre un’opportunità di riscatto nei confronti del mondo.

Il nostro io, [...]colma, attraverso lo sfogo spirituale, le mancanze e le sconfitte di una scarsa valorizzazione nella vita materiale e l’insuccesso nei rapporti con gli altri.

Questa voglia di comunicare la propria spiritualità, le proprie esperienze…quel sentirsi in pace con dio e la brama di manifestare e condividere le proprie vittorie spirituali, altro non è che quell’umano sentimento di sopravvivenza e di elevazione del proprio sé che accresce l’autostima con la raccolta di consensi o meglio di adepti cui imporsi.


Sono pienamente d'accordo Maxim!
Ed infatti spesso l'inizio di un percorso ed il credere poi di aver conseguito/ raggiunto una sorta di realizzazione è trappola del falso percorso, è appagamento compensativo dovuto alla mancanza di reale serietà nel prendere a cuore una strada che è solo superata la fase superficiale delle esperienze..!

Insomma la trappola del "fermarsi" all'ingresso della porta di un reale "cambiamento", di fermarsi alla superficie della ricerca è scoglio importante della personalità (od "io"), scoglio, obbligata parte del percorso, ma essenziale fase da superare per poter accedere alla reale ricerca: si cerca la conoscenza che "non muta", si cerca la pulizia mentale di tutto ciò che è visione di superficie, si fa conoscenza con tutto ciò che vi è di mutevole per ritrovarsi prima o poi nella cosiddetta "Realtà", attraverso la dimestichezza con tutto ciò che nella mente e nei sensi appare.

Il fermarsi alla superficie è trappola, scoglio obbligato, è la notte prima della chiarezza, è l'uscita dalla caverna conosciuta della superficie dell'io verso i campi sconosciuti della sua luce, non solo una prospettiva diversa ma la complementarietà che fa la completezza della scoperta dell'essere, del riconoscerci Vita [oltre gli schemi mentali e dentro gli stessi; la scoperta del labirinto è porta alla sua stessa sortita].
Tutto è mentale, è vero, ma non ogni visione è "tutto il mentale", oltrepassati i conflitti della personalità e degli istinti o per meglio dire conosciuti i conflitti che sottostanno alla personalità ed agli istinti si giunge alla porta attraverso cui poter accedere alla visione completa, dove le contraddizioni intellettuali trovano la sottostante unità in un sapere che non ha oggetto eppure è differente dal non sapere - è differente dal sapere e dal non sapere - è la porta della scoperta di sé, dell'essere.

Non si "realizza" l'unità, si realizza la coscienza della discriminazione, ci si interroga sul sentire e sul pensare, su ciò che non si è; cadendo le identificazioni più superficiali, le confusioni di ruoli e pensieri, si accede a quella tabula rasa da dove solo è possibile partire a saggiare la coscienza completa di essere.

Come rammenta Fallible "ci vuole un io ben strutturato": ovvero è indispensabile una buona conoscenza dei propri modelli mentali per poterne fare, metaforicamente e non, tabula rasa!

Senza una mente "sana" (io) non è possibile giungere a fare luce sulla sua radice!
Senza la scoperta mentale dei suoi labirinti non è possibile giungere ad alcuna chiarezza mentale e senza alcuna chiarezza mentale non è possibile giungere ad alcuna mentale "tabula rasa", poiché la radice è proprio quella conoscenza senza oggetto che trae "forma" proprio dalla dimestichezza con quella 'tabula rasa' che oltrepassa i labirinti della mente proprio nella loro visualizzazione.
Come dire.. Per uscire dalla mente bisogna entravi.. e procedervi per tutto il percorso.. Allora la via di "uscita" sarà possibile poiché si è conosciuta la porta dalla quale siamo entrati.



Gyta
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Vecchio 09-05-2007, 10.29.33   #15
fallible
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Riferimento: in pace con "dio"

Salve e buon giorno!
avevo già letto ieri sera il post del nostro caro amico che tanto ha a cuore lo stato psicofisico dei "ricercatori" che partecipano a questo forum e ho aspettato che la risposta lievitasse nel mio "io" , e poi giunto l'impareggiabile pensiero della nostra cara gyta che ,con l'amorevolezza con cui solo Lei è capace, credo abbia chiarito perfettamente i dubbi che tanto attanagliano lo spirito del nostro impareggiabile amico...quello che semplicemente nel mio piccolo "io" (piccolo per la sua limitatezza) posso aggiungere è che solo facendo quella "tabula rasa" ,a cui allude la nostra amica ,si può giungere a quella visione ed accettazione del "reale" in cui c'è posto per tutti...anche per quelli che vivono di caccia e di pesca e che pagano la bolletta della luce con una quaglia e l'assicurazione con un camoscio claudio
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Vecchio 09-05-2007, 10.30.23   #16
turaz
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già
occorre entrarvi e vivere
(come vale per tutto per conoscerlo fino in fondo)

l'ego è un mezzo di manifestazione.
va saputo utilizzare e non esserne "schiavi"

parola sacra a mio sentire: equilibrio
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Vecchio 09-05-2007, 11.01.45   #17
maxim
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Originalmente inviato da gyta

Sono pienamente d'accordo Maxim!


Nessuno prima d’ora era mai stato d’accordo con me e se questo fatto non renderà certamente onore alla tua autostima, il mio mentale egoico (del quale a volte ne vado pure fiero) ne ha tratto enorme giovamento….solita questione d’equilibri.

Citazione:
Originalmente inviato da gyta

si cerca la conoscenza che "non muta", si cerca la pulizia mentale di tutto ciò che è visione di superficie, si fa conoscenza con tutto ciò che vi è di mutevole per ritrovarsi prima o poi nella cosiddetta "Realtà", attraverso la dimestichezza con tutto ciò che nella mente e nei sensi appare.
………

Tutto è mentale, è vero, ma non ogni visione è "tutto il mentale", oltrepassati i conflitti della personalità e degli istinti o per meglio dire conosciuti i conflitti che sottostanno alla personalità ed agli istinti si giunge alla porta attraverso cui poter accedere alla visione completa, dove le contraddizioni intellettuali trovano la sottostante unità in un sapere che non ha oggetto eppure è differente dal non sapere - è differente dal sapere e dal non sapere - è la porta della scoperta di sé, dell'essere.


Ma chi l’ha detto che dobbiamo trovare (il cercare presuppone il trovare) una conoscenza che non muta?
C’è una bellissima discussione in filosofia riguardante il “veritare” e della vocazione umana alla verità che per noi si ferma sempre alla “verosimiglianza”. Se è umanamente comprensibile la ricerca di una verità assoluta, della separazione del bene dal male, il vero dal falso, come può l’uomo arrivare a mentirsi al punto di credere nell’esistenza di un “non mutevole” se non prevedendo (ed il prevedere è operazione mentale) l’esistenza di un’entità esterna, frutto di quell’operazione?
Non esiste nulla che possa essere oltrepassato al mentale e non c’è nessuna porta di accesso alla realtà (pardon…Realtà) perché se questa porta esistesse, ad essa ci si accede solo ed esclusivamente attraverso il mentale…ella, la mente, ci guida alla ricerca di ciò che che per me è verosimiglianza, per altri è l’assoluto.
Hembè?...quanta paura dovrebbe fare questa mente qualora il ricercatore, che obbligatoriamente deve affidarsi ad essa, fosse consapevole che lei e solo lei conduce i giochi nella ricerca di una verità che non c’è? Perché tutto questo denigrare l’egregio lavoro di colei che ci permette di essere e che risponde alle domande sulla creazione dell’essere-vita e perfino sulla creazione di dio?
A volte mi chiedo quanto potrebbe essere sufficiente per l’uomo la semplice ricerca di una verità che sia un po’ più vera di un’altra ma senza la pretesa di rendere questa Assoluta, Reale, Unità!
Ritornando al titolo della discussione, essere in pace con dio è la fine della ricerca di quella “verosimiglianza” in sostituzione della più comoda, facile, tranquillizzante assolutezza. La mente è riuscita egregiamente a portare a termine il suo lavoro di annullamento di se stessa, in sostituzione dell’avvenuta scoperta di un non-mutevole in quanto, sempre la mente, è convinta di esserne in antitesi. Questo è il grossissimo problema esistenziale che l'uomo deve risolversi…o meglio…deve far risolvere sempre a colei che è e ci fa essere. Mente e Verità non sono in antitesi tra loro ma sono indissolubilmente legate l’una con l’altra…anzi…l’una è l’altra.
E’ falso (nel senso di meno vero) credere che i frutti della mente di un uomo non siano, per quell’uomo, l’Assoluto. Non v’è nulla di male nel pensare che lo stato di non-mente coincida esattamente con lo stato di mente ed è assurdo questo voler fuggire a tutti i costi dalla mente perché senza essa noi non saremo!

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Vecchio 09-05-2007, 11.40.23   #18
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Originalmente inviato da maxim
Non v’è nulla di male nel pensare che lo stato di non-mente coincida esattamente con lo stato di mente ed è assurdo questo voler fuggire a tutti i costi dalla mente perché senza essa noi non saremo!


Non è che coincide. E' compresente.
La mente è la dimensione periferica, mentre la non-mente è il centro.
Nella periferia noi siamo, nel centro 'non siamo', oppure, detto in altri termini: siamo impersonali.

Trenta raggi convergono nel mozzo,
ma è il vuoto del mozzo l'essenziale della ruota.
I vasi sono fatti di argilla,
ma è il vuoto interno che fa l'essenza del vaso.
Mura con finestre e porte formano una casa,
ma è il vuoto di essi che ne fa l'essenza.
In genere: l'essere serve come mezzo utile,
nel non essere sta l'essenza.


dal Tao te Ching di Lao Tze
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Vecchio 09-05-2007, 11.52.06   #19
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Questa cosa che entrando nella mente l'illusione scompare all'istante funziona, si entra nella vita e finalmente si vive, tabula rasa di tutto, la questione e finita una volta per tutte.... forse.

Il vivere e' ancora insoddisfacente,
quindi si riesce e si continua a indagare
indagare e' insoddisfavente, quindi si rientra a vivere ecc.

si prende una baccata d'aria e si entra nell'oceano della vita.
poi l'aria finisce e dobbiamo tornare in superfice.

L'impossibilta' di continuare a entrare o uscire e' equilibro,
non la possibilta', la possibilita' fa continuare il giochino
che e' molto bellino, ma alla lunga si rivela un investimento sbagliato.


questo giochino di entrare e uscire e' un'immaginazione e si mantiene giocandoci.
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Vecchio 09-05-2007, 15.57.04   #20
maxim
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Originalmente inviato da turaz
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occorre entrarvi e vivere
(come vale per tutto per conoscerlo fino in fondo)

l'ego è un mezzo di manifestazione.
va saputo utilizzare e non esserne "schiavi"

parola sacra a mio sentire: equilibrio

Ri-prendo l’amico Turaz perché è da un po’ che non ho l’onore di colloquiarci assieme e mi scuso con lui se lo cito come esempio per tutto…per il Tutto!

Quanto sopraquotato starebbe (uso il condizionale a causa delle mie non-certezze) ad indicare alcuni aspetti del “sentire” e del modo di essere della persona Turaz. Nel condannare l’infame ego, egli afferma che esso va saputo utilizzare per non esserne schiavi.
Orbene…io, attento lettore e ricercatore della “verosimiglianza”, recepisco dalle parole dell’uomo Turaz che egli, nel suo intimo sentire ed essere, sappia utilizzare l’infame e non ne sia assolutamente schiavo.
Peraltro io, nel percorrere la strada verso la meta della verità più vera, sono arrivato al punto di credere che l’ego sia essenziale alla vita e non lo distinguo affatto (a proposito di Unità) da tutte le spezzettature metafisiche operate dai vivisezionatori dell’anima. Io, ego, sé, corpo astrale, corpo fisico o… aerodinamico coincidono e confluiscono in quell’unica cosa che compone l’essere e non possono essere distinti l’un dall’altro…esiste una cosa sola e quella cosa è l’essere. A mio sentire, l’ego non può e non deve essere debellato…nemmanco incanalato (per usare termini noti)! Va lasciato così com’è perché tutto ciò che si vorrebbe essere, non potendo essere, è una tremenda forzatura dell’essere…uff…che fatica mi fate fare!
Per come concepisco io la parte “egoica” di una persona, leggendo degli spirituali che scrivono le loro esperienze, che si ritengono depositari di verità assolute scritte ad iniziali maiuscole, che credono di aver scoperto qualcosa che altri non hanno ancora scoperto ergendolo ad assoluto, stanno manifestando in maniera palese il loro marcatissimo tratto egoico, le quali cause scatenanti sono state da me descritte nel precedente post relativamente all’insoddisfazione nei confronti della vita e alla tremenda voglia di riscatto nei confronti del mondo. Questa mia personalissima, e forse sbagliatissima (nel senso di meno vera) visione sull’ego, mi ha sempre fatto pensare che “sparlare” dell’ego, sia direttamente proporzionale al grado di egoicità insito nella persona che lo sta denigrando. Viceversa, mi è stato spessissime volte fatto notare (dalle stesse persone) come la mia materialità nell’affrontare le cose, sia indice di egoicità allo stato brado …tsè!…ed io che ero sicuro, in cuor mio, di aver (spontaneamente) debellato l’infame!

Ritorniamo all’orbene…non è forse questo differente modo di percepire le cose (nell’esempio succitato è addirittura opposto) un chiaro, limpido, scintillante segno che chi ci guida è la nostra cara ed affascinante-mente e non c’è nulla che possa accomunarci sotto la luce di un'unica stella che qualcuno di noi crede assoluta?
Se qualcuno che non paga bollette ed assicurazioni a suon di quaglie e camosci si sente in pace con dio (con il suo dio), significa che ha saputo costruirsi in funzione degli eventi che la vita gli ha riservato, un percorso ove la sua mente l’ha condotto dove gli pareva più congeniale per la sua esistenza ed ho la certezza (nel senso di più vero) che quel dio esiste…anche se non fa per me, o per altri!
Se menti abili e geniali riescono a trovare lo sfogo per annullarsi e far scoprire un centro assoluto al loro ignaro detentore, riuscendo a far miracoli come quello letto qui tempo fa che parlava addirittura di uno stato di malessere subito da una persona a causa della recente morte di un guru del quale a malapena ne conosceva l’esistenza, significa che le “egregore” esistono veramente (nel senso di più vero )…anche se non fanno per me, o per altri!
Quando Mirror afferma che esiste un centro ove la mente non esiste in quanto essa sta vagando spensieratamente per la periferia dell’essere, significa che quel centro senza mente esiste veramente…ed ho ragione pur’io quando affermo che la non-mente è impensabile in quanto viene anch’essa pensata dalla mente e che le nostre baggianate (per noi vere nel senso di più vero) sono tutte di origine mentale ....anche se ciò non fa per mirror, turaz e yam…
Quindi…quale senso in questo bisogno di comunicare la propria spiritualità e le proprie personalissime scoperte?

maxim is offline  

 



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