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Vecchio 12-01-2008, 14.50.22   #41
veraluce
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Da Atisha:
mmmhhh.. questa secondo me è un po' una favoletta che ci hanno passato per farci comprendere appunto la strada da seguire..

(Ciao Atisha!)
Vuoi dire che è un messaggio subliminale... ma comunque attendibile?

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Da Atisha:
per me può pure puntare il dito, perchè no? puntare il dito è pur sempre un indicare..
è lo Spirito di chi indica e di chi riceve l'indicazione che fa la differenza!

Appunto... il fatto è che se ci si indica tra chi riesce a "vedere" abbastanza allora sicuramente la comunicazone, anche se possono capitare degli "intoppi" ogni tanto, si superano, perché si comprende che, aiutati dalla consapevolezza, stiamo andando nella stessa Direzione... ma quando invece, si sta andando sempre nella stessa Direzione (perché essa è Una), ma che l'altro non è consapevole di questo, il nostro atteggiamento (ipotizzando che noi vediamo) non sboccia in un'apertura nei suoi confronti... tipo atteggiamento "materno"...? Non so come spiegarmi ma penso che sai comprendermi benissimo nonostante i miei limiti...

veraluce is offline  
Vecchio 12-01-2008, 15.00.59   #42
Yam
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Originalmente inviato da RAPHAEL
Ho comunicato a Yam la mia attuale inaguatezza nel vivere lo spirito con l'intento di empatizzare e ricevere "insights". Concludo dicendo che cerchero' di essere piu' allerta e di mitigare(eliminare?) l'espressione delle emozioni negative.

Credo che si debba partire da li, anzi penso che la chiave per aprire la porta di una serena accettazione di se stessi sia proprio il riconoscere quella inadeguatezza. Quale dono piu' grande che un perfetto fallimento: ho fallito come praticante Zen, ho fallito come Vedantin, ho Fallito come Yamchenonlebuska, ho fallito come uomo....beh direi proprio che possiamo essere amici:
qua la mano!

p.s.: ..per gli altri interventi ...purtroppo..tanti sono i chiamati...ma pochi gli eletti.

Una bella lettura: Adyashanti :

Stephan Bodian: Questa consapevolezza di cui parli viene tradizionalmente chiamata illuminazione. Come sai, in occidente quest’ultima è stata allo stesso tempo idealizzata e banalizzata. Tu come la definiresti?

Adyashanti: L’illuminazione è il risveglio dal sogno di essere un io separato alla realtà universale. Non è un’esperienza o una percezione che accade a una persona per effetto di una pratica spirituale o di una consapevolezza coltivata. Non va e viene, né devi fare alcunché per mantenerla. Non riguarda l’essere centrati, estatici, sereni o qualsiasi altra esperienza. In realtà, l’illuminazione è una nonesperienza permanente che non accade a nessuno. Il singolo individuo viene visto attraverso la realtà suprema e universale, e allora comprendi che esiste solo essa, e che tu sei quella.
La cosa divertente è che sei, e sei sempre stato, ciò che stai cercando. Tutti sono già la natura suprema, la natura del Buddha o la consapevolezza di Cristo, ma la maggior parte di noi non lo sa.

Stephan Bodian: Qual è il rapporto, secondo te, tra tutti i tuoi anni di zazen e questa esperienza di kensho? Essi hanno innescato il risveglio? Sono stati gradini verso quest’ultimo? Oggi sembri non credere al concetto di “stadi lungo il cammino”, eppure tra la pratica di meditazione zen e il tuo risveglio pare esserci una relazione causale.

Adyashanti: Sono profondamente grato alla mia pratica zen. Essa mi ha portato al fallimento completo. Ho fallito come buddista, ho fallito nel seguire i dieci precetti e certamente ho fallito nella meditazione. Tutti i miei sforzi per abbattere la “porta senza porta” verso il risveglio, di cui parla lo zen, sono falliti. Ma arrivare al fallimento totale e completo si è rivelato proficuo. Lo zen mi ha dato l’opportunità di fallire, e ne avevo bisogno. In realtà, direi che il mio processo non è consistito tanto nel lasciarmi andare, quanto nel fallire completamente. Lo zen è stato ottimo per farmi cadere a faccia in giù.
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Vecchio 12-01-2008, 16.50.16   #43
Noor
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Originalmente inviato da veraluce
non viene spontanea la compassione per l'altro? Per questo motivo chiedo se non si capisca dalla caratteristica del"non-puntare-il-dito" il fatto che una persona "vede"...???
Concordo,anche perchè ,come si diceva qui,le vie sono infinite..
Certo, la compassione sorge spontaneamente,anche se è meno eclatante e tangibile di quello sembra dover esser,secondo me
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Vecchio 12-01-2008, 17.02.27   #44
Noor
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Originalmente inviato da Yam
"Lo zen mi ha dato l’opportunità di fallire, e ne avevo bisogno. In realtà, direi che il mio processo non è consistito tanto nel lasciarmi andare, quanto nel fallire completamente. Lo zen è stato ottimo per farmi cadere a faccia in giù."
Adyashanti
Faccio un po' di teoria ..
Lo zen ,la sua pratica serve appunto a questo...a farti cadere.
L'Advaita invece,può essere utile ad accettare questo fallimento,a riconoscere nell'abbandono di qualsiasi approccio,la Via del Ritorno.
Lo dice pure Maytreia Ishewara che l'approccio zen (maschile) unito a quello Advaita (femminile) sia potente e risolutore
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Vecchio 12-01-2008, 17.37.58   #45
Mirror
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Il risveglio non è per gente speciale

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...purtroppo..tanti sono i chiamati...ma pochi gli eletti

A proposito della bella lettura proposta da Yam, voglio inserire anche questo estratto dell'intervista allo stesso Adyashanti in quanto, seconde me, è inerente al tema e può essere un contributo al dialogo.

La tradizione di parlare di certe esperienze solo in privato con l’insegnante fa dell’illuminazione un’attività segreta, riservata a pochi iniziati. Ovviamente, so che esistono degli inconvenienti nell’essere più aperti. Qualcuno può cominciare a sproloquiare di quanto è illuminato, accrescendo il proprio ego. Ma quando tutto resta aperto all’indagine, persino la tendenza dell’ego a fingersi illuminato diventa evidente, alla luce penetrante del discorso pubblico. A lungo andare, entrambi i cammini hanno i loro lati positivi e negativi, ma ho scoperto che se gli studenti pongono in pubblico le domande, si spezza quell’isolamento avvertito da molte persone spirituali. Mi riferisco alla sensazione che nessuno possa capire ciò che ci sta accadendo, che siamo stufi della pratica o che nessuno si stia sforzando come noi. E quando la gente ha delle esperienze e ne parla in pubblico, il risveglio perde la sua aura sacrale. Tutti gli altri possono vedere che il risveglio non è per gente speciale, ma può riguardare anche chi ci sta accanto o il migliore amico.

da: http://www.innernet.it/geoxml/getcon...677A312%7D.htm

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Vecchio 12-01-2008, 17.48.04   #46
atisha
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Originalmente inviato da veraluce
(Ciao Atisha!)
Vuoi dire che è un messaggio subliminale... ma comunque attendibile?

intendo che tra il percepire un messaggio iniziatico ed esperirlo, ci passa quel qualcosa.. ed ognuno dovrà vederlo da sè (accoglierlo)... .. quel qualcosa



Citazione:
Appunto... il fatto è che se ci si indica tra chi riesce a "vedere" abbastanza allora sicuramente la comunicazone, anche se possono capitare degli "intoppi" ogni tanto, si superano, perché si comprende che, aiutati dalla consapevolezza, stiamo andando nella stessa Direzione...

esatto

Citazione:
ma quando invece, si sta andando sempre nella stessa Direzione (perché essa è Una), ma che l'altro non è consapevole di questo, il nostro atteggiamento (ipotizzando che noi vediamo) non sboccia in un'apertura nei suoi confronti... tipo atteggiamento "materno"...? Non so come spiegarmi ma penso che sai comprendermi benissimo nonostante i miei limiti...

quell'atteggiamento "materno" (virgolettato) deve sbocciare..(è com-Passione)
ma come ogni atteggiamento pulito e "materno" che si rispetti, dovrebbe avere in sè la freschezza della carezza (al momento giusto) che la rudezza della sberla (sempre al momento giusto)..

come dire "genitori" (o "materni") si diventa..
non si nasce (tranne pochi famosi .. )

atisha is offline  
Vecchio 12-01-2008, 17.51.54   #47
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Originalmente inviato da Noor
Faccio un po' di teoria ..
Lo zen ,la sua pratica serve appunto a questo...a farti cadere.
L'Advaita invece,può essere utile ad accettare questo fallimento,a riconoscere nell'abbandono di qualsiasi approccio,la Via del Ritorno.
Lo dice pure Maytreia Ishewara che l'approccio zen (maschile) unito a quello Advaita (femminile) sia potente e risolutore

centrato il tuo dire secondo me... condivido tutto anche come Esperienza..

(poi.. si riparte... )
atisha is offline  
Vecchio 13-01-2008, 01.09.57   #48
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Originalmente inviato da Mirror
E quando la gente ha delle esperienze e ne parla in pubblico, il risveglio perde la sua aura sacrale. Tutti gli altri possono vedere che il risveglio non è per gente speciale, ma può riguardare anche chi ci sta accanto o il migliore amico.


E non solo..ma colui che si sta risvegliando o che si e' risvegliato puo' anche non saperlo.
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Vecchio 13-01-2008, 09.24.01   #49
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Originalmente inviato da Mirror
A proposito della bella lettura proposta da Yam, voglio inserire anche questo estratto dell'intervista allo stesso Adyashanti in quanto, seconde me, è inerente al tema e può essere un contributo al dialogo.

La tradizione di parlare di certe esperienze solo in privato con l’insegnante fa dell’illuminazione un’attività segreta, riservata a pochi iniziati. Ovviamente, so che esistono degli inconvenienti nell’essere più aperti. Qualcuno può cominciare a sproloquiare di quanto è illuminato, accrescendo il proprio ego. Ma quando tutto resta aperto all’indagine, persino la tendenza dell’ego a fingersi illuminato diventa evidente, alla luce penetrante del discorso pubblico. A lungo andare, entrambi i cammini hanno i loro lati positivi e negativi, ma ho scoperto che se gli studenti pongono in pubblico le domande, si spezza quell’isolamento avvertito da molte persone spirituali. Mi riferisco alla sensazione che nessuno possa capire ciò che ci sta accadendo, che siamo stufi della pratica o che nessuno si stia sforzando come noi. E quando la gente ha delle esperienze e ne parla in pubblico, il risveglio perde la sua aura sacrale. Tutti gli altri possono vedere che il risveglio non è per gente speciale, ma può riguardare anche chi ci sta accanto o il migliore amico.

da: http://www.innernet.it/geoxml/getcon...677A312%7D.htm


Ho letto l'intervista, davvero bella...parlarne qui o altrove dell'esperienza spirituale personalmente lo trovo privo di interesse , assolutamente privo di interesse per chiunque. Trovo che sia splendido che alcuni si sentano chiamati a discuterne pubblicamente, ma altrettanto splendido che altri non ne parlino affatto. Ma hai ragione sull'aurea del risveglio che forse personalmente manifesto nel silenzioso ascolto. Un silenzio che porta in superficie tutto il mio rovistare nei cassetti per vedere se ho dimenticato qualcosa in fondo all'armadio, se mi sono persa qualcosa per strada. Ecco capire questo rende quell'intervista ancora più splendida...non avrà mai fine la mia intervista con Dio
crepuscolo is offline  
Vecchio 13-01-2008, 12.10.08   #50
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E non solo..ma colui che si sta risvegliando o che si e' risvegliato puo' anche non saperlo.

Secondo il mio punto di vista,non é possibile che chi abbia avuto l'esperienza dell'illuminazione non se ne sia accorto.Il solo percepire tale stato modifica la percezione della realtà all'istante,la dualità continua ad esistere solo per comodità d'uso,per interagire con il mondo illusorio.Dopo una simile esperienza si diventa testimoni,magari ancora con uno ego vivo e vegeto ma consapevole del suo nuovo stato.
daniele75 is offline  

 



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