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Indice

 

La dottrina esoterica

Introduzione di “I grandi iniziati

di Edouard Schuré

Storia segreta delle religioni. Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù".

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La prima, la storia ufficiale, quella che si legge ovunque, si svolge alla luce del sole; ma non per questo è meno oscura, ingarbugliata, contraddittoria. La seconda, che io chiamo la tradizione esoterica o la dottrina dei Misteri, è assai difficile da dipanare. Essa si svolge infatti all'interno dei templi, nelle confraternite segrete, e i suoi drammi più avvincenti si snodano nell'animo dei grandi profeti che non affidarono a pergamene o a discepoli il racconto delle loro crisi supreme, delle loro estasi divine. Bisogna intuirla. Ma, una volta arrivati a scorgerla, essa appare luminosa, organica, costantemente in armonia con se stessa. La si potrebbe definire storia della religione eterna e universale. In essa appare il retroscena delle cose, il diritto della coscienza umana, di cui la storia non ci offre che il tormentoso rovescio. In essa cogliamo l'epicentro generatore della Religione e della Filosofia che, all'altro estremo dell'ellisse, si ricongiungono attraverso la sapienza integrale; questo epicentro corrisponde alle verità trascendenti; in esso troviamo la causa, il principio e la fine del prodigioso lavorìo dei secoli. Questa è l'unica storia di cui mi occupo nel presente libro.
Per quanto riguarda la razza ariana, il germe e il nocciolo si trovano nei Veda. La sua prima cristallizzazione storica appare nella dottrina trinitaria di Krishna che conferisce al Bramanesimo la sua forza e la sua impronta indelebile alla religione indiana. Buddha, che secondo la cronologia braminica sarebbe di duemila quattrocento anni posteriore a Krishna, non fa che portare in luce un altro lato della dottrina occulta, quello della metempsicosi e della serie successiva di esistenze incatenate dalla legge del Karma. Quantunque il buddismo sia stato una rivoluzione democratica, sociale e morale contro il bramanesimo aristocratico e sacerdotale, la sua base metafisica è la stessa, ma incompleta.
L'antichità della sacra dottrina è non meno sorprendente in Egitto, le cui tradizioni risalgono a una civiltà di gran lunga anteriore alla comparsa della razza ariana sulla scena storica. Fino a non molto tempo fa era lecito supporre che il monismo trinitario esposto nei testi greci di Ermete Trimegisto fosse un prodotto della scuola di Alessandria, elaborato sotto la duplice influenza del cristianesimo giudaico e del neo platonismo. Credenti o increduli, questo affermavano di comune accordo storici e teologi. Oggi, questa teoria cade di fronte alle scoperte della epigrafia egizia. La fondamentale autenticità dei libri di Ermete come documenti dell'antica sapienza egiziana emerge trionfalmente dai geroglifici decifrati. Le iscrizioni sulle stele di Tebe e di Menfi non solamente confermano tutta la cronologia di Manetone ma dimostrano come i preti di Amon-Ra professassero l'alta metafisica che, sotto altre forme, si insegnava sulle rive del Gange. Si può affermare, in questo caso, con il profeta ebreo che «la pietra griderà dalla parete». Come il «sole di mezzanotte» che, si dice, risplendeva sui misteri di Iside o di Osiride, così l'antica dottrina del verbo solare si è riaccesa nelle tombe dei Re e illumina i papiri del Libro dei Morti che le mummie custodiscono da quattromila anni.
In Grecia più che altrove, il pensiero esoterico è più visibile e più celato a un tempo; più visibile, in quanto si dipana attraverso una mitologia umana e affascinante che scorre come nettare o sangue nelle vene di quella civiltà e zampilla da ogni poro dei suoi Dèi come profumo o rugiada celeste. D'altro canto, il pensiero profondo e scientifico che presiedette al concepimento di tutti quei miti è spesso più difficile da penetrare a causa della loro seduzione e degli abbellimenti aggiunti dai poeti: ma i sublimi principi della teosofia dorica e della sapienza delfica sono iscritti a lettere d'oro sia nei frammenti orfici e nella sintesi pitagorica che nella volgarizzazione dialettica e alquanto fantasiosa di Platone. Preziose chiavi di lettura, infine, ci vengono dalla scuola di Alessandria che per prima pubblicò, in parte, e commentò il significato dei Misteri, quando la religione greca cominciò a scadere e salì alla ribalta un cristianesimo sempre più diffuso.
La tradizione occulta che deriva dall'Egitto, dalla Caldea e dalla Persia, ci è stata tramandata sotto forme bizzarre e oscure, ma in tutta la sua profondità e la sua estensione, dalla Kabala, o tradizione orale, dallo Zohar e il Sépher Yézirah, attribuiti a Simon Ben Jochai, fino ai Commentari di Maimonide. Misteriosamente racchiusa nella Genesi e nella simbologia dei profeti, essa emerge in misura sorprendente dal mirabile lavoro di Fabre d'Olivet su La Langue hébraique restituée, che cerca appunto di ricostruire la veridica cosmogonia mosaica secondo il metodo egiziano, basandosi sul triplice significato di ciascun versetto e quasi di ciascuna parola nei primi dieci capitoli della Genesi.
In quanto all'esoterismo cristiano, esso ha una luce sua propria che s'irradia nei Vangeli illuminati dalle tradizioni esseniche e gnostiche; scaturisce dalla viva sorgente della parola del Cristo, dalle sue parabole, dal fondo stesso di quell'anima incomparabile e veramente divina.
Al tempo stesso, il vangelo di Giovanni ci offre le chiavi dell'insegnamento recondito e sublime di Gesù, con il significato e la portata della sua promessa. Vi ritroviamo quella dottrina della Trinità e del Verbo divino insegnata, già da millenni, nei templi dell'Egitto e dell'India ma ribadita e personificata dal principe degli iniziati, dal più eccelso fra i figli di Dio.
Applicando alla storia delle religioni quello che io ho definito l'esoterismo comparato, arriviamo a un risultato di estrema importanza che si può così riassumere: l'antichità, la continuità e l'essenziale unità della dottrina esoterica; il che, bisogna riconoscerlo, è un fatto di non poco conto in quanto presuppone che sapienti e profeti delle epoche più diverse siano giunti a conclusioni identiche nella sostanza, pur se diverse nella forma, circa le verità prime ed ultime e sempre attraverso la stessa strada dell'iniziazione interiore e della meditazione. Per di più quei sapienti e quei profeti furono i maggiori benefattori dell'umanità, i salvatori la cui forza redentrice salva l'uomo dalla voragine della natura inferiore e della negazione.
Non è quindi giusto affermare che, secondo l'espressione di Leibniz, esiste una sorta di filosofia eterna, perennis quaedam philosophia, che costituisce il vincolo primigenio fra sapienza e religione e la loro unicità ultima?
L'antica teosofia professata in India, in Egitto o in Grecia, costituiva una vera e propria enciclopedia, suddivisa in quattro categorie:
1. La Teogonia, o scienza dei principi assoluti, identica alla mantica dei Numeri applicata all'universo, o matematica sacra;
2. la Cosmogonia, la realizzazione dei principi eterni nello spazio e nel tempo, o involuzione dello spirito nella materia - periodi cosmici;
3. la Psicologia, la costituzione dell'uomo; evoluzione dell'anima attraverso la successione delle esistenze;
4. la Fisica, scienza dei regni della natura terrena e delle loro proprietà. - Metodo induttivo e metodo sperimentale si controllavano a vicenda in questi diversi ordini sapienzali, a ciascuno dei quali corrispondeva un'arte. Partendo dalle scienze fisiche e procedendo inversamente:
1. una Medicina speciale, basata sulla conoscenza delle proprietà occulte di minerali, vegetali e animali; l'Alchimia, o trasmutazione dei metalli, disintegrazione e reintegrazione della materia mediante l'agente universale ­ arte praticata nell'antico Egitto secondo Olimpiodoro che la chiamò crisopeia o argiropeia, cioè fabbricazione dell'oro o dell'argento;
2. le Arti Psicurgiche, corrispondenti alle forze dello spirito - magia e divinazione;
3. l'Oroscopia celeste o astrologia, l'arte di scoprire il rapporto fra il destino dei popoli o degli individui e i movimenti dell'universo segnati dalle rivoluzioni astrali;
4. la Teurgìa, l'arte magica per eccellenza, tanto rara quanto pericolosa e difficile, vale a dire l'arte di porre l'anima in contatto cosciente con i diversi ordini spirituali e di agire su di essi.
Come si vede, in quella teosofia rientravano scienze ed arti, tutte derivanti da un unico principio che, con termini moderni, chiamerò monismo intellettuale, spiritualismo evolutivo e trascendente. I principi essenziali della dottrina esoterica si possono formulare come segue: L'unica realtà è lo spirito. La materia non ne è che l'espressione inferiore, mutevole, effimera, il suo dinamismo nel tempo e nello spazio. - La creazione è eterna e incessante come la vita. - Il microcosmo-uomo, per la sua struttura ternaria (essenza, sostanza e vita) è immagine e specchio del macrocosmo-universo (mondo divino, mondo umano, mondo della natura), a sua volta strumento del Dio ineffabile, dello Spirito assoluto il quale, per sua natura, è Padre, Madre e Figlio (essenza, sostanza e vita). - Per questo l'uomo, immagine di Dio, può diventarne il verbo vivente. In ogni tempo la gnosi, o mistica razionale, è l'arte di scoprire Dio dentro di sé sviluppando le profondità occulte, le facoltà latenti della coscienza. Per sua stessa natura, l'anima umana, l'individualità dell'essere umano, è immortale. La sua evoluzione si attua su un piano volta a volta discendente e ascendente, attraverso esistenze alternativamente spirituali e corporee. - La sua evoluzione è regolata dalla legge della reincarnazione. Una volta raggiunta la perfezione, l'anima è libera e ritorna allo Spirito puro, a Dio nella pienezza della sua coscienza. Così l'anima si innalza al di sopra della legge nella lotta per la vita quando acquista consapevolezza della propria umanità, così s'innalza al di sopra della legge della reincarnazione quando prende coscienza della propria divinità.
Le prospettive che si spalancano alla soglia della teosofia sono immense, specie se paragonate all'angusto e squallido orizzonte entro cui il materialismo confina l'uomo, e agli enunciati puerili e inaccettabili della teologia clericale. Percependole per la prima volta, si prova lo sbigottimento, il brivido dell'infinito. Gli abissi dell'Inconscio si spalancano dentro di noi, ci mostrano la voragine dalla quale usciamo, le altezze vertiginose cui aspiriamo. Affascinati da questa immensità, ma intimoriti dal viaggio, invochiamo l'annullamento del nostro essere, ci appelliamo al Nirvana! Poi, ci rendiamo conto che quella debolezza non è che la spossatezza del marinaio, sul punto di abbandonare il remo in mezzo alla burrasca. Qualcuno ha detto: l'uomo nasce nel cavo di un'onda e nulla sa del vasto oceano che si stende alle sue spalle o di fronte a lui. Ed è vero; ma la mistica trascendente sospinge la nostra barca sulla cresta dell'onda e qui, sempre squassati dalla furia della tempesta, ne cogliamo il ritmo grandioso; e l'occhio, contemplando la volta del cielo, si riposa nella calma dell'azzurro.
Tornando al pensiero moderno, è ancor più sorprendente constatare che, dopo Bacone e Descartes, esso tende involontariamente, ma altrettanto decisamente, a fare ritorno ai dettami dell'antica teosofia. Senza abbandonare l'ipotesi degli atomi, la fisica moderna è giunta poco a poco, impercettibilmente, a identificare il concetto di materia con il concetto di forza - un passo avanti verso il dinamismo spirituale. Per spiegare la luce, il magnetismo, l'elettricità, gli scienziati sono stati costretti ad ammettere l'esistenza di una materia sottile e assolutamente imponderabile che riempie lo spazio penetrando in tutti i corpi; materia che hanno chiamato etere, che richiama l'antica concezione teosofica dell'anima cosmica. In quanto all'impressionabilità, all'intelligente docilità di questa materia, essa appare da un recente esperimento che dimostra come il suono si trasmetta attraverso la luce. Fra tutte le scienze, quelle che sembrano avere maggiormente compromesso lo spiritualismo sono la zoologia comparata e l'antropologia. In realtà, esse gli avranno reso un servizio, dimostrando in quale modo e secondo quale legge il mondo intellegibile intervenga nel mondo animale. Darwin ha messo fine al puerile concetto di una creazione secondo la primitiva teologia, altro non facendo se non tornare ai concetti dell'antica teologia. Già Pitagora aveva detto: «l'uomo è parente dell'animale». Darwin ha evidenziato le leggi cui obbedisce la natura per realizzare il piano divino; leggi strumentali, che sono la lotta per la sopravvivenza, l'ereditarietà e la selezione naturale. Egli ha dimostrato la variabilità delle specie, ne ha ridotto il numero, ne ha stabilito il livello evolutivo inferiore. Ma questi discepoli, teorici del trasformismo assoluto, non contenti di far derivare tutte le specie da un unico prototipo, ne attribuiscono la comparsa sulla terra unicamente a fattori di influenze ambientali, forzando i fatti a favore di una concezione puramente esteriore e materialistica della natura. No. L'ambiente non spiega le specie; non più di quanto le leggi della fisica spieghino le leggi della chimica, e non più di quanto la chimica spieghi il principio evolutivo del vegetale; o questo spieghi a sua volta il principio evolutivo dell'animale. Quanto alle grandi famiglie del regno animale, esse corrispondono agli eterni prototipi della vita, firme dello Spirito che segnano i gradini della coscienza. La comparsa dei mammiferi dopo i rettili e gli uccelli non ha una propria ragion d'essere nel mutamento ambientale della terra il quale non ne rappresenta che la condizione. Quella comparsa presuppone una nuova embriogenesi; e quindi una nuova forza intellettuale e spirituale che agisce all'interno e nel profondo della natura, e che noi chiamiamo Aldilà, rispetto alla percezione dei nostri sensi. Senza questa forza intellettuale e spirituale non si spiegherebbe nemmeno la comparsa di una cellula vivente nel mondo inorganico. E infine l'Uomo, che riassume e corona la serie degli esseri viventi, rivela tutto il pensiero divino con l'armonia degli organi e la perfezione della forma, effige vivente dell'Anima universale, dell'Intelletto attivo. Concentrando nel suo corpo tutte le leggi dell'evoluzione e tutta la natura, l'uomo la domina e la sovrasta per entrare, attraverso la coscienza e attraverso la libertà, nell'infinito regno dello Spirito.

 

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