Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Riflessioni sulla Filosofia Iniziatica
di Michele Sole
La distinzione tra cultura accademica e la filosofia iniziatica
La Filosofia Iniziatica nel passato
La distinzione tra cultura accademica e la filosofia iniziatica
Alcuni
esempi concreti possono essere di ausilio per
chiarire la differenza tra la filosofia
iniziatica e la cultura accademica che è poi
quella ufficiale.
Ad esempio, nell'opera "Alcibiade Primo" di Platone,
Socrate afferma alcune cose molto importanti
relativamente alla famosa massima "conosci te
stesso", scritta su una colonna del tempio di
Delfi:
1) "Solo
chi conosce se stesso è giusto e temperante";
2) "Per
conoscere noi stessi dobbiamo guardare al
divino che è in noi";
3) "Solo
chi conosce se stesso è giusto e temperante e
può governare la Città".
Socrate nel dialogo con Alcibiade sopra
riportato afferma una cosa straordinaria: per
governare bene una collettività occorre
conoscere se stessi e cioè il lato divino che
è in ognuno di noi!
L'accademico, rispetto a questa importante
affermazione, leverà l'essenziale in quanto si
limiterà a fare analisi esegetiche,
etimologiche, comparazioni con altri autori o
filosofie... non penserà di comprendere con
l'anima e con lo spirito, ovvero, a differenza
di colui che ricerca la comprensione
iniziatica, non cercherà di sperimentare e
verificare nei propri sentimenti, pensieri e
comportamenti, la conoscenza del divino a cui
allude Platone.
Osserva O. M. Aïvanhov, prendiamo un frutto,
un'arancia, ad esempio: una cosa è misurarne
le dimensioni, il peso, studiarne i colori,
altra cosa è gustarla, mangiarla, assaporarla,
sentirne la forza che essa trasmette. La
conoscenza esteriore, intellettuale si ferma
allo studio esteriore dell'arancia ma non
arriva mai a sapere come è effettivamente
l'arancia perché dimentica di mangiarla.
"Immaginate
che un uomo si trovi all'interno di una sfera
e un altro al suo esterno. Colui che si trova
all'interno, naturalmente la vede concava,
mentre colui che è all'esterno, convessa. I
due discutono e si azzuffano: è impossibile
metterli d'accordo. Interpretiamo ora questa
immagine. Colui che è all'interno della sfera
è il cuore; egli osserva la vita dal dentro,
soggettivamente, ovvero attraverso l
'emozione, il sentimento e la sensazione.
Colui che è all'esterno, è l' intelletto che
osserva le cose dal fuori, obiettivamente,
razionalmente. Per questo fra cuore e
intelletto, o fra religione e scienza
continuano a perpetuarsi discussioni
interminabili e scontri secolari. Chi dice il
vero? Tutti e due, ma ciascuno al cinquanta
per cento. Se ora arrivasse un terzo
osservatore che dicesse: "La sfera è sia
concava che convessa", i primi due, a questo
punto, si inquieterebbero e lo
considererebbero un insensato. In realtà, quest'ultimo è un saggio che contempla la
verità nella sua interezza. Egli rappresenta
l'intuizione che ha la capacità di riunire
pensiero e sentimento per vedere le cose
contemporaneamente dall'interno e
dall'esterno. Per conosce la vera realtà delle
cose, bisogna essere contemporaneamente
oggettivi e soggettivi, porsi
contemporaneamente all'interno e all'esterno"
(estratto da: "Pensieri Quotidiani" -
www.prosveta.it)
.
Anche l'uomo della strada, indotto dalla
cultura ufficiale a vivere separato dal
proprio "sé superiore" non riterrà normale
conoscere e vivere il divino e giammai riterrà
normale che l'uomo politico debba compiere, in
via preventiva, un percorso spirituale nel
senso indicato da Platone. Eppure Platone è
collocato nei programmi scolastici e tutt'ora
a distanza di secoli è oggetto di studio e di
ammirazione.
Quanto appena rilevato può essere esteso ad
altre fondamentali idee, molto note alla
cultura occidentale, espresse da Platone
sull'amore e la sessualità, sull'anima e la reincarnazione (trasmigrazione delle anime).
Però questo Sapere (alla stessa stregua dei
Valori espressi da altri grandi personaggi
dell'umanità) così grandemente apprezzato è
stato scisso dalla vita interiore, esso ha
alimentato esclusivamente un tipo di
conoscenza esteriore, intellettuale la quale,
bene inteso, è necessaria e naturale ma non
esaustiva. Ed è questo il punto fondamentale:
non fermarsi alla conoscenza esteriore (cfr.cap. "L'evoluzione umana e
lo sviluppo degli organi spirituali nel volume
"Centri e corpi sottili" ;cap VIII "
Dall'intelletto all'intelligenza nel volume
"La vita psichica elementi e strutture di O.
M. Aïvanhov
www.prosveta.it
).
Viene anche da pensare alla relazione
intercorrente tra la filosofia occidentale e
quella orientale rispetto alla quale si è
affermato: "Con un certo schematismo si
potrebbe osservare che nella nostra storia
della filosofia non si trovano che
occasionalmente pensatori disposti a tradurre
nella pratica i loro principi. Per usare una
metafora essi progettano edifici sontuosi, per
poi vivere in catapecchie fatiscenti. I
filosofi indiani, al contrario, esibiscono una
perfetta corrispondenza tra teoria o prassi,
cioè conoscenza e azione. Il loro scopo
primario è la realizzazione di sé."
(Arena in La filosofia indiana
- Tascabli newton-pag.9)
Appare paradossale, effettivamente, che si
stimino notevolmente
Santi, artisti e geni e
nel contempo non si approfondiscano a livello
di vita interiore quei valori di cui gli
stessi sono portatori.
L'anima e lo spirito componenti essenziali del
nostro essere, non sono spesso toccati e
influenzati dalle culture accademiche, mentre
essi sono posti al centro della filosofia
iniziatica.
Questa separazione tra conoscenza
intellettuale da un lato, e la vita della
propria anima, del proprio spirito e la
condotta di vita, dall'altro, genera grandi
sofferenze nell'individuo e ha caratterizzato,
purtroppo, in occidente, in negativo, anche la
comprensione e l'adesione alle Verità dei
Vangeli (con l'espressione
"Chiesa di Giovanni", in contrapposizione alla
Chiesa di Pietro, si evidenzia il vero
Insegnamento iniziatico dei Vangeli:cfr. il
volume " In Spirito e in Verità" di Aïvanhov -
edizioni Prosveta).
A causa di questa attitudine, l'uomo si
ritrova ad aver sviluppato in modo
disarmonioso il lato intellettuale a scapito
delle proprie risorse interiori collegate
invece all'anima e allo spirito e si trova
quindi vulnerabile rispetto alle difficoltà
della vita e ai suoi aspetti effimeri ed
illusori.
Egli conosce sempre meglio sotto il profilo
esteriore la realtà oggettiva, la terra
esteriore e sempre meno la terra interiore
rispetto alla quale egli dovrebbe essere
simbolicamente il Re.
Questo approccio intellettualistico può
ovviamente riguardare anche la stessa
filosofia iniziatica se si dimentica che "l'esoterismo
resta innanzitutto un modo di vivere,
un'educazione dello sguardo che permette di
scorgere la presenza ineffabile del Sacro nel
quotidiano" (M.Mirabail in
"Dizionario dell'esoterismo" pag.118 e segg.-
Oscar Mondadori).
Ricorda Aïvanhov a tal proposito che gli atti
della vita quotidiana, sono il vero punto di
partenza del cammino di perfezionamento
individuale, e quindi sono alla base della
vera spiritualità.
"Certe scienze quali l'alchimia, la
magia,
l'astrologia e la
Cabala, poiché penetrano in
profondità i grandi misteri della creazione,
possono aiutarci ad avanzare più rapidamente
sulla via dell'evoluzione. Ma queste scienze
sono di difficile approccio e per capirle bene
è consigliabile iniziare a studiarle
nell'uomo, nelle sue attività quotidiane.
Infatti nel cibo troviamo l'alchimia, nella
respirazione l'astrologia, nella parola e nel
gesto la magia e nel pensiero la Cabala. Non
bisogna cercare di studiare la Scienza
esoterica separandola dalla vita. Imparate
perciò a mangiare, respirare, agire, parlare,
pensare e verrete così a possedere le basi di
queste quattro scienze fondamentali."
"Per troppe persone la spiritualità consiste
nel leggere libri di esoterismo. Non ne
comprendono molto, non possono farci nulla,
perché non si tratta che di teorie, ma che
cosa importa? Continuano a rimpinzarsi di tali
letture. Quando comprenderanno che la
spiritualità consiste nello scegliere un
metodo, nello studiarlo bene e nel metterlo in
pratica? Poiché la sola cosa che conta
veramente è la vita, la vita divina che l'uomo
deve vivere, è lei che apporterà tutte le
conoscenze del cielo e della terra. Colui che
si accontenta di leggere dei libri, perde il
suo tempo; anche se è capace di esporne
perfettamente il contenuto, gli altri sentono
perfettamente che dietro questa esposizione
c'è il vuoto, poiché non trasmette alcun
amore, alcuna luce, alcuna comprensione
profonda. Le conoscenze sono in pratica
inutili se non sono vivificate dall'amore e
dalla luce. L'amore e la luce non si ottengono
leggendo, ma applicando ogni giorno le regole
della Scienza iniziatica".
La Filosofia Iniziatica nel passato
La ricerca filosofica non contemplava nel
passato la scissione propria della cultura
occidentale a cui abbiamo prima accennato.
Infatti, affermava Giamblico, in "La vita
pitagorica" (cap, XII, 58-59) "Si dice che Pitagora sia stato il primo a
chiamare se stesso filosofo, non limitandosi a
introdurre questo nuovo nome, ma spiegandone
l'effettivo significato... La Sapienza è un
reale sapere intorno al Bello, al Primo e al
Divino sempre identici a se stessi, di cui le
altre cose partecipano. La filosofia è invece
desiderio di siffatta contemplazione
speculativa. Bello è pertanto anche questo
sforzo interiore di formazione spirituale, che
per Pitagora contribuisce alla purificazione
degli uomini".
Non a caso,
Pitagora, come altri greci, era stato in
India e aveva appreso importanti conoscenze.
Scrive
Schopenhauer «Secondo Apuleio,
Pitagora sarebbe addirittura giunto fino in
India, e sarebbe stato istruito dagli stessi brahmani.
Pertanto, io ritengo che la filosofia e la
conoscenza di Pitagora, certo altamente
apprezzabili, non sono consistite tanto in ciò
che egli ha pensato, quanto in ciò che egli ha
imparato.» (Frammenti sulla
storia della filosofia in Parerga e
paralipomena). Schopenhauer scriverà
ancora, a proposito dei viaggi in India dei
filosofi suoi contemporanei «Voi andaste colà
come maestri e ne ritornaste come discepoli
dell'ascoso senso. Là caddero per voi i veli»
(Sull'etica, in Parerga e
paralipomena, VIII, 115)
La ricerca filosofica non era sapere
accademico, ma ricerca iniziatica destinata
però non a tutti. Questa limitata destinazione
non si riconduceva ad un carattere orgoglioso
o aristocratico del sapere iniziatico ma alla
diversa ricettività delle persone, determinata
dal diverso grado evolutivo, posto che diverse
sono le esperienze individuali liberamente
vissute nel ciclo delle reincarnazioni. In
ragione di ciò, S. Paolo nel rivolgersi ai
suoi discepoli, al fine di spiegare che alcune
cose non potevano esser rivelate, utilizzò la
famosa metafora sui cibi liquidi destinati ai
bambini e sui cibi solidi destinati agli
adulti.
"Ho ancora molte cose da dirvi, ma non le
potete sopportare per ora" (Vangelo di Giovanni VI,12).
"Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici
lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse
loro: "A voi è stato confidato il mistero del
regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto
viene esposto in parabole" (Vangelo di Marco 4-10).
"Con molte parabole di questo genere
annunziava loro la parola secondo quello che
potevano intendere. Senza parabole non parlava
loro; ma in privato, ai suoi discepoli,
spiegava ogni cosa". (Vangelo
di Marco 4-34).
"Non date le cose sante ai cani e non gettate
le vostre perle davanti ai porci, perché non
le calpestino colle loro zampe e poi si
rivoltino per sbranarvi" (Matteo, 7, 6).
"Su questo argomento abbiamo molte cose da
dire, difficili da spiegare perché siete
diventati lenti a capire. Infatti, voi che
dovreste essere ormai maestri per ragioni di
tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno
v'insegni i primi elementi degli oracoli di
Dio e siete diventati bisognosi di latte e non
di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di
latte è ignaro della dottrina della giustizia,
perché è ancora un bambino. Il nutrimento
solido invece è per gli uomini fatti, quelli
che hanno le facoltà esercitate a distinguere
il buono dal cattivo ( S.
Paolo, Lettere agli Ebrei).
"Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma
di una sapienza che non è di questo mondo, né
dei dominatori di questo mondo che vengono
ridotti al nulla; parliamo di una sapienza
divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e
che Dio ha preordinato prima dei secoli per la
nostra gloria. Nessuno dei dominatori di
questo mondo ha potuto conoscerla; se
l'avessero conosciuta, non avrebbero
crocifisso il Signore della gloria
(S. Paolo, Lettere ai Corinzi
2-6).
Platone parlava di filosofia trasmessa dagli
dèi, di tradizione antica, di dottrina antica
"bisogna sempre credere a queste sante e
antiche dottrine". Questa dottrina è distinta
dalla filosofia destinata a "i non iniziati"
(Teeteto 155) ai "i
figli della Terra" (Sofista,
247) i quali sostengono ostinatamente
che tutto ciò che che non sono in grado di
stringere fra le mani in fin dei conti non
esiste assolutamente". Invece, la filosofia
trasmessa dagli dèi si rivolge agli iniziati,
agli Amici delle Idee, a poche persone
(Politica,297; Repubblica IV
428). "Un Dio in persona facendoci
questo dono ha fatto anche la nostra salvezza"
(Epinomis 977).
Afferma Eraclito "Ad essi è rivolto
l'insegnamento dell'Efesio, non agli altri
uomini, che non sono animati dal desiderio di
conoscere la verità, di cui non comprendono il
valore ed il significato, indifferenti ed
inconsci, quasi dormienti. Agli altri uomini
sfuggono le cose che fanno quando sono desti,
come non sanno quanto compiono dormienti".
Nella Teologia Mistica, Dionigi Areopagita
scrive " Bada a che nessuno dei non iniziati
ascolti: mi riferisco a coloro che rimangono
prigionieri delle realtà, che pensano che
nulla esista in modo sovraessenziale al
disopra degli esseri, che ritengono di
conoscere con la loro scienza colui che "ha
fatto della tenebra il suo nascondiglio"
[Salmi 17,12]. Se le
divine iniziazioni vanno al di là delle
capacità di costoro, che cosa si dovrebbe dire
a proposito di coloro che sono ancor meno
iniziati, che definiscono la causa
trascendente di tutto anche per mezzo degli
esseri più bassi, e che dicono che essa non è
affatto superiore alle empie e svariate
raffigurazioni forgiate da loro?
"Una certa filosofia religiosa nacque
mirabilmente concorde fra i Persiani e con Ermete fra gli Egizi; si alimentò poi con
Orfeo e Aglaofemo presso i Traci per crescere
subito con Pitagora fra i Greci e gli Italici
e giungere, infine, a compimento in Atene con
Platone. Era costume degli antichi teologi
nascondere i divini misteri sotto formule
matematiche e metafore poetiche, perché non
venissero diffusi al volgo" (Ficino
nell'Introduzione alle Enneadi di Plotino).
C'è quindi una dottrina antica, un sapere antico che non ha mai abbandonato l'uomo sin dalle origini che ha permeato con manifestazioni diverse tutti i popoli e tutte le religioni. A questo sapere originario attinge la filosofia iniziatica, ed anche l'Insegnamento dei Vangeli, ed a questo stesso sapere si riconduce l'Insegnamento contemporaneo di Peter Deunov e O.M. Aivanhov.
Anche S. Agostino riconosce l'esistenza di questo antico sapere. Egli afferma nelle Ritrattazioni (cap.13.3): Ho anche detto: Questa è, ai nostri tempi, la religione cristiana conoscendo e seguendo la quale si ottiene la salvezza col massimo di sicurezza e di certezza. Mi sono espresso così, facendo riferimento al nome e non alla realtà ch'esso designa. In effetti quella che ora prende il nome di religione cristiana, esisteva già in antico e non fu assente neppure all'origine del genere umano, finché venne Cristo nella carne. Fu allora che la vera religione, che già esisteva, incominciò ad essere chiamata cristiana. Quando, dopo la risurrezione e l'ascensione in cielo, gli Apostoli incominciarono a predicare il Cristo e moltissimi divennero credenti, fu ad Antiochia che per la prima volta, come è scritto, i suoi discepoli furono chiamati "Cristiani". Per questo ho detto: Questa è ai nostri tempi la religione cristiana, non perché un tempo non esistesse, ma perché più tardi prese questo nome."
Il custode di questa sapere divino, di questa àncora di salvezza per l'uomo, è l'Ordine di Melkisedec manifestazione dello Spirito del Cristo, il cui ruolo è evidenziato nei Vangeli, nella Genesi e nelle lettere di S.Paolo, e nell'Apocalisse, nonché, sotto diverso nome, in altre grandi religioni. Egli è il garante della continuità di questo Sapere, di questa filosofia divina in tutti i tempi e può svolgere questo ruolo in quanto,come sottolinea S.Paolo, Egli " è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno". Per tali ragioni è il Maestro di tutti i Maestri. Al suo Ordine (Fratellanza Bianca Universale) infatti apparteneva lo stesso Gesù.
La Filosofia Iniziatica oggi
La
filosofia iniziatica per molti secoli ha
operato con grande riservatezza, rivolgendosi
a pochi ed ispirando grandi Maestri, Santi,
geni. Non rare volte, come è noto a tutti, i
suoi sostenitori sono stati anche
perseguitati.
Il discepolo doveva osservare nel passato un
precetto fondamentale " Sapere - Volere-Osare
-Tacere". Le famose iniziazioni avvenivano nei
templi o in luoghi particolari.
Nell'epoca contemporanea, la scienza
iniziatica che è sempre l'insegnamento della
Fratellanza Bianca Universale, con l'opera,
soprattutto, di Peter Deunov e d' O. M.
Aïvanhov, riappare in una forma nuova con
metodi nuovi (cfr. La nuova
Terra) ma aderente ai Principi che
hanno trovato la massima manifestazione nei
Vangeli.
Deunov stesso, dirà " relativamente
all'Insegnamento che io trasmetto, non dite
che è stato inventato da un qualsiasi Deunov,
ma dite che è l'insegnamento della fratellanza
della Luce". La Fratellanza Bianca Universale
è l'unione di tutti gli spiriti che vivono
nella bontà, nella saggezza, nell'amore, nella
verità al servizio di Dio. La sua sede non è in qualche luogo della terra presso un certo
popolo ma dappertutto dove le anime sentono di
appartenere a questa immensa famiglia divina e
umana.
Anche Aïvanhov dirà: "Quanti ve ne sono che
lavorano alla creazione di condizioni
favorevoli per i figli di Dio? Quando ve ne
saranno in quantità sufficiente, le forze
tenebrose che per il momento agiscono
liberamente a causa delle ambizioni umane,
saranno imprigionate e assorbite dal centro
della terra. Questo concetto è rappresentato
nell'Apocalisse dall'Arcangelo Michele che
sottomette il drago. L'Arcangerlo Michele è
un'entità reale e sarà lui il capo dell'egregore
formata dagli iniziati e dai discepoli della
Fratellanza Bianca Universale e quando dico
"discepoli della Fratellanza Bianca
Universale" intendo tutti coloro che lavorano
per la luce, a qualunque religione o movimento
spirituale essi appartengano" (conferenza del 16 aprile 1960 riportata in I
Frutti dell'Albero della Vita - opera omnia).
La filosofia iniziatica a partire dall'epoca
contemporanea si rivolge esplicitamente a
tutta l'umanità, utilizza un linguaggio chiaro
e semplice ed offre un braccio fraterno a
tutti, trasmettendo metodi e regole adatte a
tutti (cfr. cap. I in "Lo Yoga
del Sole - gli Splendori diTipheret" ed.
Prosveta), quale che siano le diverse
caratteristiche evolutive di ciascuno,
affinché ognuno possa ritrovare la casa
paterna.
Afferma O.M. Aïvanhov infatti che " Il fine di
un insegnamento iniziatico è quello di
insegnare agli esseri umani come ritornare
verso la casa del Padre, "l'alto rifugio"
menzionato nel Salmo 91: "Mio rifugio e mia
fortezza, mio Dio in cui confido". Una volta
giunti in quella fortezza si sentiranno al
sicuro, e le forze del male non potranno più
venire a sorprenderli. Si direbbe invece che
gli uomini facciano di tutto per allontanarsi
da quell'alto rifugio in cui potrebbero
dimorare sotto la protezione di Dio. Vogliono
vivere la loro vita allontanandosi dal Signore
e trasgredendo le sue leggi. Ebbene, ciò prova
che essi dovranno ancora soffrire molto perché
non vogliono entrare nella luce divina, dove
sarebbero protetti. Sì, hanno la tendenza ad
allontanarsi, a disobbedire, semplicemente
perché è scritto nel loro destino che debbono
soffrire, mentre coloro che hanno già sofferto
molto e hanno capito, fanno di tutto per
ritornare presso il Padre e la Madre celesti".
Ed è altresì importante sottolineare che " Ai
nostri giorni le prove dell'iniziazione, non
hanno più luogo nei templi, ma nella vita. E'
nella vita di tutti i giorni che si devono
attraversare le prove dei quattro elementi,
che sono le prove della materia. Quando l'uomo
fu cacciato dal Paradiso per aver disobbedito
al Signore, perse il potere che aveva sulla
materia, di cui i quattro elementi sono la
rappresentazione simbolica e per ritrovarlo
deve imparare a dominare il corpo psichico (la
terra) i sentimenti (l'acqua) i pensieri
(l'aria) e dominare la forza sessuale (il
fuoco).
Michele Sole
Libri pubblicati da Riflessioni.it
365 MOTIVI PER VIVERE RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA |
|