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Vecchio 24-08-2013, 16.18.51   #1
CVC
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Dubbi sull'irrazionalismo

Dubbi sull'irrazionalismo

C'è una cosa di cui non riesco a capacitarmi riguardo alla cosiddetta filosofia irrazionalista.
Se la ragione è la facoltà di pensare in modo corretto per mezzo di deduzione e induzione, in che modo un irrazionalista, che svilisce il ruolo della ragione, può tenere insieme il suo pensiero?

Ultima modifica di CVC : 25-08-2013 alle ore 08.24.49.
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Vecchio 25-08-2013, 07.31.14   #2
acquario69
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Dubbi sull'irrazionalismo

C'è una cosa di cui non riesco a capacitarmi riguardo alla cosiddetta filosofia irrazionalista.
Se si tiene buono l'enunciato kantiano, ossia che la ragione è la facoltà di pensare regole, in che modo un irrazionalista, che svilisce il ruolo della ragione, può tenere insieme il suo pensiero?


ciao..vorrei,dal mio punto di vista,provare a dare il mio piccolo contributo all'argomento.
non credo che qualificare l'irrazionale sia in se' svilente al ruolo della ragione (piuttosto a me sembra che finora sia successo il contrario)
ma questa dell'irrazionalita' e' un altra forma di conoscenza semplicemente diversa..altri tipi di esperienze e altri modi di concepire,che meritano pari dignità…tutto cio' che e' "altro" doveva essere scartato come qualcosa che non va bene,che non c'entra,che non trova collocazione…(e perche mai dovremmo per forza trovare una precisa collocazione alle cose e in qualsiasi ambito della nostra vita?..perche scartare l'ipotesi di altri parametri?) in generale mi sembra una pretesa arrogante e al quanto assurda non trovi?!…

come se andando a visitare altri paesi con altri costumi,altre tradizioni ritenessimo inconcepibile che a loro non piace mangiare la pasta,preferendo il riso….dunque sono "loro" che sbagliano e non capiscono niente...raramente emerge il dubbio che l'altro potrebbe pensare lo stesso di noi o che addirittura questi paragoni che a noi verrebbe cosi facile formulare magari non vengano nemmeno considerati..

l'irrazionale ha un suo "pensiero" non e' vero che non ce lha,piuttosto e' tenuto insieme dalla prerogativa del sentire che ricollega le cose in maniera completamente diversa a quella analitica,tende ad unire e a "perdersi" in esso per poi ritrovarsi,e' un astrazione che al contrario di quello che di solito si crede,porta alla comprensione

diciamo che abbiamo finito per concentrarci solo su quello che si può' vedere,eliminando a priori e non considerando affatto che al fianco della luce segue sempre l'ombra..compagna inseparabile.

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Vecchio 25-08-2013, 20.38.32   #3
CVC
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l'irrazionale ha un suo "pensiero" non e' vero che non ce lha,piuttosto e' tenuto insieme dalla prerogativa del sentire che ricollega le cose in maniera completamente diversa a quella analitica,tende ad unire e a "perdersi" in esso per poi ritrovarsi,e' un astrazione che al contrario di quello che di solito si crede,porta alla comprensione

diciamo che abbiamo finito per concentrarci solo su quello che si può' vedere,eliminando a priori e non considerando affatto che al fianco della luce segue sempre l'ombra..compagna inseparabile.

Ma il sentire dovrebbe essere una cosa legata al senso, esterno o interno che sia. E sembra piuttosto chiaro che i sensi sono ingannevoli, in estate il riverbero del sole sull'asfalto da l'impressione di vedere pozze d'acqua, tanto da trarre in inganno gli uccelli
Il pensiero razionale poggia sull'obbiettività e sull'organizzazione, il sentire è soggettivo e incostante
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Vecchio 26-08-2013, 00.01.19   #4
acquario69
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Ma il sentire dovrebbe essere una cosa legata al senso, esterno o interno che sia. E sembra piuttosto chiaro che i sensi sono ingannevoli, in estate il riverbero del sole sull'asfalto da l'impressione di vedere pozze d'acqua, tanto da trarre in inganno gli uccelli
Il pensiero razionale poggia sull'obbiettività e sull'organizzazione, il sentire è soggettivo e incostante

be' io l'ho spiegato,sono due cose diverse,tra l'altro certe cose si possono esporre (quantomeno provare a farlo) solo attraverso immagini..come mi sembrava molto chiara quella della luce e la sua ombra.

ad ogni modo essendo così convinto delle tue idee,non capisco allora quali sarebbero stati i tuoi dubbi
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Vecchio 26-08-2013, 09.17.08   #5
jador
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come se andando a visitare altri paesi con altri costumi,altre tradizioni ritenessimo inconcepibile che a loro non piace mangiare la pasta,preferendo il riso….dunque sono "loro" che sbagliano e non capiscono niente...raramente emerge il dubbio che l'altro potrebbe pensare lo stesso di noi o che addirittura questi paragoni che a noi verrebbe cosi facile formulare magari non vengano nemmeno considerati..

Ma forse il paragone non calza.

Mettiamo che io abbia una avversione per i serpenti.
Se vado a visitare un paese che abitualmente mangia serpenti, io ritengo inconcepibile tale cosa.
Ma l’inconcepibilità poggia esclusivamente sulla mia avversione, che è cosa diversa dalla semplice preferenza di gusto tra un cibo e un altro.

Perché razionalmente, che differenza fa uccidere un vitello o un serpente per mangiarli?
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Vecchio 26-08-2013, 15.31.52   #6
Soren
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razionale e irrazionale sono due facce della stessa medaglia, "ragione" indica rapporto di causalità, razionale è ciò di cui l'effetto si può dedurre dalle cause, nel pensiero è sia questo che la progettazione per scopi. Irrazionale significa senza causa ( cioé appunto senza ragione, che non rientra in essa in quanto è la semplice comprensione del processo di causazione ). Va da sé come in natura l'irrazionale apparte in matematica ha poca applicazione, comunque nella filosofia moderna mi pare che la parola sia stata anche usata ( grazie alla confusione di qualcuno, credo ) per stabilire le premesse entropiche della natura cioè non tanto per definire quei processi senza causa ma senza causa finale ( quella specialmente umana ). Per cui per definire l'irrazionale sono necessari più concetti, uno in senso filosofico è di sottrazione al rapporto causa-effetto, l'altro come nella corrente dell'irrazionalismo come negazione del principio finalistico.

Edit, per meglio rispondere al primo post: il problema che ti poni per me nasce dal secondo concetto che ti ho proposto cioè dal vedere la negazione del finalismo come una negazione della ragione, in realtà è una negazione del razionalismo applicato alla natura. Il ruolo della ragione di comprendere il rapporto causale resta intatto ( a parità degli altri fattori... che nella corrente non sono, forse ), quello che viene meno è il perché del rapporto stesso che a questo punto sparisce, lasciando chi cercava il -senso- a piedi. Inoltre come diceva Acquario normalmente per chi si accosta a visioni più vitalistiche la coerenza di pensiero è secondaria, mentre la dimensione sensitiva ha più importanza, inoltre la ragione può negare sè stessa, nel senso che io ragionando posso tranquillamente concludere che sia meglio smettere di ragionare e concentrarmi sul guardare un film ad esempio. Inoltre la coerenza non è il requisito primario della sopravvivenza, per cui non occupa il primo posto tra le preoccupazioni umane.

Ultima modifica di Soren : 26-08-2013 alle ore 22.09.36.
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Vecchio 26-08-2013, 23.40.11   #7
maral
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Dubbi sull'irrazionalismo

C'è una cosa di cui non riesco a capacitarmi riguardo alla cosiddetta filosofia irrazionalista.
Se la ragione è la facoltà di pensare in modo corretto per mezzo di deduzione e induzione, in che modo un irrazionalista, che svilisce il ruolo della ragione, può tenere insieme il suo pensiero?
La ragione è la facoltà che consente di costruire modelli linguistici intrinsecamente coerenti della realtà che ci accade, rappresentandola alla luce dei principi di identità e di non contraddizione, nonché dell'implicazione causale. Tuttavia l'evento che ci accade e su cui si appoggia la costruzione razionale non è mai riducibile alla pura razionalità che poi lo rappresenta. Basti pensare al divenire delle cose che resta una radicale contraddizione logica (un non essere che è insieme essere, un essere che è in quanto non è) eppure ci appare quanto mai evidente e il cui controllo è oggetto di indagine fondamentale per qualsiasi scienza tecnicamente impostata e presupposto fondamentale di ogni volontà di potenza.
Tutto quanto ci accade si manifesta originariamente nella sua fondamentale irrazionalità su cui la ragione tenta di modellare una permanenza non ambigua ed evanescente basata su rapporti stabili permanenti di matrice linguistico rappresentativo. Più che di una filosofia irrazionalista che rinuncia definitivamente alla verità epistemica a lungo vanamente inseguita si tratta forse di trovare e sperimentare nuovi accordi tra le antitesi della pura astrazione logica con le sue pretese di riduzione della realtà a caricatura oggettiva e l'accadere fenomenico che si dà solo nella sua immediata e dirompente evidenza soggettiva.
Una tendenza filosofica completamente irrazionalista non può dire nulla in quanto ammette tutto e il suo contrario, mentre una tendenza filosofica che insegui una razionalità di tipo matematico finisce con il non saper comprendere più nulla dell'oggetto del suo dire così rigoroso e in entrambi i casi la rappresentazione immediata o mediata che sia prevale sul significato dell'esistere.
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Vecchio 26-08-2013, 23.50.27   #8
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be' io l'ho spiegato,sono due cose diverse,tra l'altro certe cose si possono esporre (quantomeno provare a farlo) solo attraverso immagini..come mi sembrava molto chiara quella della luce e la sua ombra.

ad ogni modo essendo così convinto delle tue idee,non capisco allora quali sarebbero stati i tuoi dubbi
I miei dubbi sarebbero che, dato che per l'irrazionalismo la ragione non è sufficiente a spiegare la realtà, non vedo perchè l'irrazionalismo dovrebbe spiegarla meglio della ragione.

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razionale e irrazionale sono due facce della stessa medaglia, "ragione" indica rapporto di causalità, razionale è ciò di cui l'effetto si può dedurre dalle cause, nel pensiero è sia questo che la progettazione per scopi. Irrazionale significa senza causa ( cioé appunto senza ragione, che non rientra in essa in quanto è la semplice comprensione del processo di causazione ). Va da sé come in natura l'irrazionale apparte in matematica ha poca applicazione, comunque nella filosofia moderna mi pare che la parola sia stata anche usata ( grazie alla confusione di qualcuno, credo ) per stabilire le premesse entropiche della natura cioè non tanto per definire quei processi senza causa ma senza causa finale ( quella specialmente umana ). Per cui per definire l'irrazionale sono necessari più concetti, uno in senso filosofico è di sottrazione al rapporto causa-effetto, l'altro come nella corrente dell'irrazionalismo come negazione del principio finalistico.

Edit, per meglio rispondere al primo post: il problema che ti poni per me nasce dal secondo concetto che ti ho proposto cioè dal vedere la negazione del finalismo come una negazione della ragione, in realtà è una negazione del razionalismo applicato alla natura. Il ruolo della ragione di comprendere il rapporto causale resta intatto ( a parità degli altri fattori... che nella corrente non sono, forse ), quello che viene meno è il perché del rapporto stesso che a questo punto sparisce, lasciando chi cercava il -senso- a piedi. Inoltre come diceva Acquario normalmente per chi si accosta a visioni più vitalistiche la coerenza di pensiero è secondaria, mentre la dimensione sensitiva ha più importanza, inoltre la ragione può negare sè stessa, nel senso che io ragionando posso tranquillamente concludere che sia meglio smettere di ragionare e concentrarmi sul guardare un film ad esempio. Inoltre la coerenza non è il requisito primario della sopravvivenza, per cui non occupa il primo posto tra le preoccupazioni umane.
Ma io credo che la ragione sia lo strumento che ha dato all'uomo la convinzione di poter avere il controllo sulle cose e sugli eventi. L'irrazionalismo lo intendo come la rinuncia alla possibilità di avere il controllo. E la conseguenza più importante della negazione del potere della ragione è l'abbandono della morale. Perchè se non si può avere controllo sulle cose, allora non c'è nemmeno la possibilità di tendere al bene piuttosto che al male.
Si obbietterà: si ma cos'è il bene? Io credo che sia la buona coscienza, la coscienza in accordo con la propria ragione, l'accordo fra pensiero e parole e fra parole e azione.
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Vecchio 27-08-2013, 06.21.09   #9
acquario69
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razionale e irrazionale sono due facce della stessa medaglia, "ragione" indica rapporto di causalità, razionale è ciò di cui l'effetto si può dedurre dalle cause, nel pensiero è sia questo che la progettazione per scopi. Irrazionale significa senza causa ( cioé appunto senza ragione, che non rientra in essa in quanto è la semplice comprensione del processo di causazione ). Va da sé come in natura l'irrazionale apparte in matematica ha poca applicazione, comunque nella filosofia moderna mi pare che la parola sia stata anche usata ( grazie alla confusione di qualcuno, credo ) per stabilire le premesse entropiche della natura cioè non tanto per definire quei processi senza causa ma senza causa finale ( quella specialmente umana ). Per cui per definire l'irrazionale sono necessari più concetti, uno in senso filosofico è di sottrazione al rapporto causa-effetto, l'altro come nella corrente dell'irrazionalismo come negazione del principio finalistico.

Edit, per meglio rispondere al primo post: il problema che ti poni per me nasce dal secondo concetto che ti ho proposto cioè dal vedere la negazione del finalismo come una negazione della ragione, in realtà è una negazione del razionalismo applicato alla natura. Il ruolo della ragione di comprendere il rapporto causale resta intatto ( a parità degli altri fattori... che nella corrente non sono, forse ), quello che viene meno è il perché del rapporto stesso che a questo punto sparisce, lasciando chi cercava il -senso- a piedi. Inoltre come diceva Acquario normalmente per chi si accosta a visioni più vitalistiche la coerenza di pensiero è secondaria, mentre la dimensione sensitiva ha più importanza, inoltre la ragione può negare sè stessa, nel senso che io ragionando posso tranquillamente concludere che sia meglio smettere di ragionare e concentrarmi sul guardare un film ad esempio. Inoltre la coerenza non è il requisito primario della sopravvivenza, per cui non occupa il primo posto tra le preoccupazioni umane.


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inoltre la ragione può negare sè stessa, nel senso che io ragionando posso tranquillamente concludere che sia meglio smettere di ragionare e concentrarmi sul guardare un film ad esempio. Inoltre la coerenza non è il requisito primario della sopravvivenza, per cui non occupa il primo posto tra le preoccupazioni umane.

ciao...se posso chiederti,potresti spiegare in altri termini cosa si intende,per "negazione della ragione" come mi sembra di aver capito sopra?

premetto che il mio non vuole essere un appunto che vuole affermare il contrario o per confermare quello che dici (uscendo dallo schema giusto-sbagliato) ma solo per un ulteriore aggiunta alla comprensione del tema in questione..

ad esempio a me leggendo mi e' venuto in mente che guardare un film,puo avere diverse connotazioni,come pure mi sembra di aver capito nel tuo intervento ma non per questo (almeno credo) si smetta di ragionare..magari lo si fara' in maniera differente..a meno che tu non intenda dire nel "smettere di ragionare" riferito solo all'atto specifico,trascurando pero in questo modo che il pensiero può "spaziare" su piu termini di paragone che non siano solo riferiti al rapporto di causa-effetto...dunque diciamo che si puo guardare un film senza un apparente coerenza ma non per questo ne sia priva.
se cosi avrei capito..
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Vecchio 27-08-2013, 11.46.02   #10
maral
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Originalmente inviato da CVC
Ma io credo che la ragione sia lo strumento che ha dato all'uomo la convinzione di poter avere il controllo sulle cose e sugli eventi. L'irrazionalismo lo intendo come la rinuncia alla possibilità di avere il controllo. E la conseguenza più importante della negazione del potere della ragione è l'abbandono della morale. Perchè se non si può avere controllo sulle cose, allora non c'è nemmeno la possibilità di tendere al bene piuttosto che al male.
Si obbietterà: si ma cos'è il bene? Io credo che sia la buona coscienza, la coscienza in accordo con la propria ragione, l'accordo fra pensiero e parole e fra parole e azione.
A questo punto ci si potrebbe però chiedere se questa volontà di controllo razionale che assume se stessa a proprio fine indiscutibile sia un bene o non piuttosto un male. Il problema del razionalismo è quello di rendersi cieco all'evento che origina il suo percorso pretendendo di fondare quell'evento a proprio uso e consumo ai fini di un controllo a cui nulla sfugge, per cui eccoci a chiedere che cosa è il bene pensando che il tentativo di definizione verbale coerente secondo ragione del bene sia il bene stesso, mentre in realtà è il bene vissuto che detta l'immagine del bene analizzato dal linguaggio, di ogni tentativo di definirlo e perseguirlo, dunque di ogni percorso morale. L'accadimento che precede il razionale è forse proprio quel giudizio sintetico a priori privo di oggetto definibile che Kant introduce nella "Critica alla ragion pratica", esso non è propriamente irrazionale, ma oltre il razionale (antecedente la razionalità e non da essa creato) e solo da questa oltre-razionalità può discendere un percorso morale.
Non vi è dubbio che la realizzazione morale necessiti di una coerenza armonica tra pensiero, parola e azione, ma questo non è sufficiente, occorre che pensiero, parola e azione siano preceduti da un sentire che lasci apparire nella dimensione concreta del soggetto senziente la qualità sovra razionale dell'oggetto del suo pensare, parlare e agire.
maral is offline  

 



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