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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 09-05-2008, 19.48.57   #41
Anakreon
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Elucubrazioni ed allucinazioni.

Caro Nesso.

annoti:

"Non avete risposto alle mie domande: decide il “governo” attualmente il mestiere che ogni singolo deve fare? Avete avuto bisogno di un governo per la scelta del vostro percorso lavorativo e di vita? E per le vostre amicizie o amori? E per quello che fate nel tempo libero? Avete bisogno di un governo che vi dica che è sbagliato ammazzare le persone? ".

Distinguiamo i fatti pubblici o d'utilità comune, da quelli strettamente privati, quali amicizie od amori.

Circa il lavoro, considera che spesso, massimamente in Italia, ma non solo qui, si nota che innumeri giovani vorrebbero esercitare alcuni ufficii, ma disprezzano tanto altri, che questi sono solo cura degli immigrati:
quindi, in futuro, ma in parte già accade ora, potrebb'essere necessario porre impedimenti all'accesso ad alcune professioni, affinché non siamo sommersi di medici, letterati ed avvocati, mancando d'ingegneri o d'agricoltori.

Comunque sia, non mi pare che il nucleo dell'anarchia stia tanto nella distinzione tra amministrazione e governo, quanto nell'elucubrazione d'un consorzio umano perfettamente ordinato per virtù di tutti e d'ognuno di coloro, i quali ne siano parte.

Ora, io non nego che possiamo congetturare un tempo futuro, più o meno prossimo, quando gli uomini tutto sapranno e potranno comporsi in un tale ordinatissimo e perfettissimo consorzio:
congetturare è pur lecito...

Ma perché non vedo donde s'argomentino, da quali prove ovvero al meno indizii si deducano queste congetture audacissime, perciò inclino a dubitare ch'esse altro non siano, che pur fulgentissime allucinazioni.

E veramente, se leggo quel che scrivi:

"Eppure generalmente non ci ammazziamo tra di noi, a parte la trentina di guerre presenti nel mondo (proprio a causa degli stati nazionali), anche nelle sperdute zone dove di sbirri ve ne sono pochi (e l’Italia ha un alto rapporto sbirri/cittadini rispetto ad altri paesi europei, altro che “emergenza sicurezza”!"

mi pare Tu trascorra troppo facilmente sopra gl'innumeri delitti gravi che ogni giorno sono denunziati; sopra gl'innumeri conflitti cruenti che affliggono i popoli dell'orbe terracqueo; sopra quelli ferocissimi per numero d'uccisi e ampiezza di rovine, onde fu deturpato il secolo passato; sopra una memoria di gesta umane che non è solo memoria d'amori e d'allori, ma anche d'odii e di sangue.

Domandi:

"Avete bisogno di un governo per comprendere che è incivile e pericoloso parcheggiare in terza fila? Avete bisogno di un governo che vi imponga col giudice di cosa dovete essere responsabili e di cosa potete disinteressarvi? Avete bisogno della legge sull’omissione di soccorso per soccorrere una persona in difficoltà? La lascereste morire, forse?";

ed io domando a Te:
le carceri sono piene d'innocenti ed i sepolcri di morti per vecchiaia ?.

Sia pure; ma donde nascono dunque i governi, le città, le repubbliche, i regni ?:
dal nulla ?;
da un nume esterno e maligno che pone istituti per tormentarci ?;
sono esperienze di tempi passati, quando gli uomini erano peggiori, che siano ora o potranno essere in futuro ?.

Concesso anche questo.

Ma quali indizii hai di questo singolare ed improvviso migliorare dell'ingegno umano ?:
io ne vedo assai pochi; anzi, non ne vedo alcuno.

E dunque ?:
se la natura umana non pare sia mutata di molto, su che si fondano codeste Tue elucubrazioni ?;
che hanno di verisimile, che non debbano sopportare essere irrise quali mere allucinazioni ?.

Affermi:

"Se si riconosce un dato comportamento negativo sarà la comunità che organizzerà i mezzi per scongiurarlo.".

Ecco, appunto:
se qualche cosa turba l'ordine, il consorzio umano provvede alla correzione.

Ma questo non è l'ufficio assegnato alle società civili ?:
correggere i turbamenti dell'ordine causati da alcuni ?.

In somma, se supponiamo che tutti gli uomini sappiano regolarsi spontaneamente, partecipando al consorzio umano, nell'ottimo modo possibile per sé stessi e per gli altri, si potrebbe pur concedere l'elucubrazione dell'anarchia; ma se lo neghiamo e concediamo che alcuni tal volta deviino dalla via retta e che quindi la correzione ed il correttore siano necessarii, allora l'anarchia mi pare precipitare nel dirupo delle allucinazioni.

Che se poi vogliamo appellare anarchia un governo meno opprimente, leggi meno numerose, istituti meno costringenti, allora è un'altra cosa; ma già Tacito ammoniva:
"plvrimae leges, corrvptissima respvblica", cioè "moltissime leggi, corrottissima repubblica",
perché senza dubbio non le leggi sole, non i governi soli sono per sé stessi presidio del vivere civile; anzi, tal volta, ne rivelano l'assenza.

Anakreon.
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Vecchio 10-05-2008, 13.03.06   #42
nexus6
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Ancora... Anarchia...

Ho sempre meno risposte, caro Frollo, sempre meno lidi sicuri in cui approdare i miei affanni. Che risposta mi sarei atteso da te? Già me l’avevi fornita spontaneamente («il ladro è un delinquente e non mi interessa sapere altro») ed avevi affermato che uno dei principi degli anarchici era il “fregarsene del prossimo”; beh, a me sembra tu sia sulla buona via per definirti tale.

Che risponderei io, anche per quanto riguarda l’assassino? Semplicemente «non lo so», ma mi piacerebbe che la società civile (e noi che la formiamo) glielo domandassimo e cercassimo di comprenderlo, prima di sbatterlo in una prigione sovraffollata ed al collasso (come sono tutte quelle italiane, in testa proprio Bologna) e poi buttare la chiave. E’ frutto di chi? Di che? Sicuramente è una persona, un essere umano, su questo non credo concorderai, né lo farà Anakreon, dato che tirate fuori Hobbes e l’«homo homini lupus», coerentemente però, in quanto ammetti, Frollo, saresti disposto anche ad una forma di tirannia illuminata ed Hobbes, non c’è che dire, è considerato il filosofo dell’assolutismo. Eppure pare viviamo in una democrazia! Mah! Sempiternamente ci riferiamo ad Hobbes, come se avessimo una sorta di debito nei suoi confronti, una sorta di riverenza e questo la dice lunga su quanto le nostre presunte democrazie, liberali, “libere”(-?-) e liberiste, non nascondano altro che l’idea di Hobbes, onnipresente, ovvero che l’uomo, il singolo è essenzialmente un selvaggio nei confronti degli altri, una massa informe ed immorale, da governare ed irreggimentare, non degna, poiché ignorante di fatto ed in potenza sulle questioni sociali, personali, politiche, mondiali. Le carceri sono piene d’esseri immondi, quasi alieni, non sono il “prossimo”; il prossimo che ruba l’auto perde ai nostri occhi automaticamente la qualità d’essere “prossimo”, d’essere uomo; è un oggetto, non da comprendere (in quanto vive accanto a noi), da curare, da riabilitare, ma da sbattere in gattabuia (ovvero da allontanare), anche se è cosa risaputa, e già Tacito ammoniva nel svo stvdio svlla res pvblica, che la prigione (almeno gli inferni attuali) in molti casi di reati lievi non è altro che un’ottima maestra per creare criminali molto peggiori.

Che il singolo fosse selvaggio ed incapace, Frollo, lo pensavano i prìncipi nel feudalesimo e potevano mettere a morte le persone senza fornire alcuna spiegazione. Questo è il pensiero proprio dei totalitarismi ovvero di Stati che hanno fagocitato in sé la società civile o non l’hanno mai avuta e nel novecento ne abbiamo conosciuto qualcuno e molti operano ancora nel mondo attuale. Questa immagine del singolo, l’accolgono gran parte dei nostri politici che dovrebbero essere invece figli dei Lumi, appunto, figli dei Greci, che siano di sinistra, di destra, socialisti o liberali o quant’altro. Sicuramente no, non sono anarchici, non sanno nemmeno cosa voglia dire «anarchismo» e non lo sei neanche tu, Frollo (dirai, eh meno male ). Anarchia (ed anarchismo, che vorrebbe essere la sua realizzazione o declinazione nella realtà), ci tengo a ribadire, sopra ogni cosa sono insofferenza e rifiuto verso ogni forma di autorità costituita, verso ogni forma di dominio dell’uomo sull’uomo, verso ogni forma di potere che imponga coercitivamente le proprie azioni sull’uomo, su qualsiasi uomo.

Anarchia è il perseguire libertà ed uguaglianza, questi i suoi fini (così come d’altronde il socialismo ed il liberalismo), senza separarli dai mezzi e, per intenderci, la «dittatura del proletariato» era e si è rivelata la stronzata che proprio Proudhon e Bakunin misero in luce criticando Marx, il quale l’unica cosa che fece fu quella di espellere la frangia anarchica dalla Prima Internazionale (e così nacque sostanzialmente l’anarchismo). La storia diede ragione al rivoluzionario anarchico Bakunin, come tutti sappiamo. Poi potremo parlare di come questi principi siano stati discussi, di anarchismo classico, moderno, delle sue tante forme, etc. di proposte, giuste critiche e lotte, ma per piacere non confondiamo più “l’essere un po’ anarchici”, perché sì, vabbè, in fondo a volte sono passato con il rosso o l’anno scorso ho deciso io (pensa per una volta!) dove andare in ferie per la settimana d’aria annuale che l’umano progresso mi ha concesso.

O si è anarchici, o si è altro, che anarchismo non è. Sì, è un aut aut, è un’esagerazione, un’esaltazione, una follia, ma è anarchia. Per quanto utopica, ingenua o allucinante possa essere o la consideriate, è anarchia.
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Vecchio 10-05-2008, 13.04.44   #43
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Breve riepilogo.

Che, mi è chiaro, ancora non avete compreso. Anakreon, il dare una definizione (falsa e fuorviante) di anarchismo come società perfetta composta da individui perfetti che si regolano perfettamente e poi considerarla come un’allucinazione poiché l’uomo pare non sia perfetto, non credi sia artificio dialettico che possa offendere la mia intelligenza, come quella di coloro che leggono? Ed orsù, offende pure un poco la tua, che di tale artifizio ne sei il creatore.

Spenderò ancora un po’ per tentare di porre luce sulle basi dell’anarchismo (su cui si innestano i vari pensatori), ma probabilmente sono io che non sono chiaro, dunque vi rimando a testi specifici, reperibili anche su internet, che specificherò in caso aveste voglia di discuterne sul serio, senza fermarvi ai pre-giudizi.

L’anarchismo, come detto, insieme anche a socialismo e liberalismo, tenta di proporre una teoria sociale che possa perseguire i due valori fondamentali: libertà ed uguaglianza. Quest’aspirazione etica è presente anche nelle altre due ideologie, ma l’anarchismo tenta di portarla sino in fondo, non facendo nessun compromesso, dunque in questo senso è massimamente etico ovvero vorrebbe sciogliere totalmente la politica nell’etica. Semplificando, nel liberalismo vi è la supremazia dell’individuo sulla società, nel socialismo il contrario, dunque in questo senso sono dottrine parziali della libertà (il liberalismo) e dell’uguaglianza (il socialismo). L’anarchismo vorrebbe proporre, se glielo consentite, una sintesi di entrambe: non vi può essere libertà senza uguaglianza, né uguaglianza senza libertà, questo è imprescindibile per l’anarchico ed in questo l’anarchismo è indubbiamente “esagerato” poiché questi due valori sono inscindibili e non indipendenti.

Il compromesso e le contraddizioni delle attuali democrazie tra contingenza e principi vengono rifiutati alla radice; la conseguente negazione di ogni potere esistente come dominio dell’uomo sull’uomo e di ogni potere -possibile- è totale negazione morale, etica. Questo è il punto fondamentale! Ed in questo l’anarchismo è una dottrina massimamente etica ed “esagerata”, in quanto vorrebbe configurarsi come teoria politica (intesa come scienza dei rapporti e dei modi per risolverli), cancellando di fatto la politica e sostituendola completamente con l’etica. Ripeto, alla base dell’anarchismo sta l’infondatezza, l’assenza di ogni giustificazione morale del dominio, del potere (come azione di un uomo o gruppo su un altro uomo o gruppo) e di ogni principio di autorità. Il privilegio, il dominio, l’autorità, la coercizione di un soggetto su un altro sono categoricamente «non giusti», su questo principio, forse, potrete chissà pure convenire. Non vi è nessun dirupo e nessun precipizio, nessun pensiero da allucinati, anzi.

L’anarchismo però non è solo negazione, anche se sembra storicamente sia stato così e per questo è anche travisato, ma si propone di realizzare costruttivamente il suo ideale, l’Anarchia come società libera e di uguali (e questo distinguo tra anarchia e anarchismo è proprio di Malatesta), tramite progressivamente la creazione di esperienze di società libertarie autonome, autogestite, ovvero funzionanti senza coercizione, in modo il più possibile armonico, ma soprattutto perfettibile ovvero in continua innovazione, poiché tali società non avrebbero poteri che tendono alla loro conservazione temporale ed in ogni caso sarebbero scongiurati con la pratica. Perfettibili poiché l’uomo, le sue priorità, le sue possibilità tecniche sono in mutazione e dunque società libertarie sarebbero flessibili, al contrario dei pesanti monoliti che sono le attuali esperienze democratiche. Ed uguali non vuol dire uniformi, non vuol dire appiattimento della società, ma uguali nella libertà esteriore ed interiore e nei mezzi e nelle opportunità di realizzarla compiutamente, ognuno secondo il proprio essere. Dunque arricchimento e preservazione delle diversità e differenze come motore della società, laddove uniformità e conformismo al pensiero dominante sono i propositi e gli strumenti su cui si reggono gli Stati.

Società non gerarchiche, dunque, non autoritarie, autogestite con partecipazione collettiva, decentrate (come pare siano anche gli indirizzi politici attuali), orizzontali, organizzate per l’individuo direttamente dall’individuo alla società e federate tra loro in aree geografiche sempre più grandi. L’anarchismo non nega la società! Non facciamo l’altra confusione società – Stato, oltre quella amministrazione - governo! Anzi sa bene che il pieno sviluppo della libertà individuale si attua solo nel rapporto con altri esseri, nella relazione con altri uomini, cui sono state date uguali possibilità di sviluppare il proprio essere, le proprie attitudini. Ancora una volta, la libertà del singolo è strettamente connessa e necessaria alla libertà di tutti gli altri e quest’ultima a quella del singolo. Sono libero se tutti gli altri hanno la possibilità di esserlo.
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Vecchio 10-05-2008, 13.06.12   #44
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Questo brevemente il quadro di base dell’anarchismo che poi ogni pensatore anarchico sviluppa secondo il suo pensiero, portando talvolta ad anarchismi anche molto differenti tra loro: imponente è il lavoro di analisi teso a proporre realisticamente come forme di società del genere, esistenti in linea di principio, possano declinarsi nelle realtà prossime future; e, credo, tale lavoro non vada deriso, ma anzi apprezzato in quanto porta frutti concreti e “altri” a problemi pressanti che le attuali esaurite ideologie sembra non riescano più a fornire. Qui per evidenti limiti, non posso dilungarmi oltre, anche se scopo della discussione sarebbe proprio questo.

Anakreon, ogni pensatore risponde a proprio modo alle domande che hai posto poiché l’anarchismo non è una ideologia definita una volta per tutte, un sistema filosofico conclusivo o una deduzione teorica, come il marxismo, ma per Malatesta è piuttosto una somma aspirazione, è un costante ed insofferente voler essere. Dunque non detta norme prestabilite o che perdureranno nel tempo, ma è un qualcosa che si rinnova ed è pronto ad assumere sempre nuove forme, tante quante saranno le nuove domande che il futuro porrà all’uomo ed a cui vecchie ideologie non potranno più fornire risposte, in quanto ancorate ad un quadro ideologico superato, seppur ben definito. Comunque l’anarchismo classico risponde alle tue questioni in questo modo: è il governo degli uomini sugli altri uomini l’impostura artificiale e nefasta, che crea antagonismi, crea egoismi, crea criminalità, delitti e guerre proprio perché istituzionalizza l’odio, il dominio e l’alienazione, a scapito della solidarietà e della fratellanza. Allo Stato ed al governo l’uomo delega la sua capacità di scelta e coscienza, divenendo sì, in società lupo ed alieno agli altri uomini, quando in realtà non si può sostenere che l’uomo non sia pronto progressivamente per essere un autonomo cittadino di una società libertaria, poiché poteri antichi e nel passato pare necessari, ora potrebbero rappresentare solo inutili e nefaste imposizioni.

Quando questi artifizi, questo giogo verrà progressivamente eliminato, l’uomo scoprirà da sé il proprio modo autonomo di armonizzarsi con gli altri nelle società libere che ogni anarchico immagina possibili. Sarà l’uomo ad essere differente poiché si autoregolerà via via in modo responsabile. In modo responsabile, riflettete su queste parole. Alla critica la quale afferma che in realtà l’uomo pare non sia mutato e non sia pronto ai vaneggiamenti anarcoidi, molti anarchici rispondono che, certo, è poco probabile che l’uomo muti se non può, se non gli si dà l’opportunità di sperimentare progressivamente differenti (e possibili!) modi di associarsi, differenti modi di percepirsi responsabile di sé e degli altri, differenti modi di vivere. Questo dovrebbe concedere uno Stato veramente maturo, come sottolineava Henry David Thoreau, ma non la fa e perché? La risposta l’ho già data in precedenza, a proposito dell’adorazione di Hobbes, ma vediamo ciò che dice Noam Chomsky:

«I teorici della democrazia del ventesimo secolo consigliano che “Il pubblico deve essere messo al suo posto,” in modo che gli “uomini responsabili” possano “vivere liberi di calpestare il ruggito di una mandria disorientata,” “ignoranti e meddlesome outsider” la cui “funzione” è quella di essere “interessati spettatori dell’azione,” non partecipanti, prestando il loro peso periodicamente a uno o un altro dei leaders che vorrebbe essere eletti, per poi ritornare alle loro preoccupazioni private. (Walter Lippman). La grande massa della popolazione, “ignoranti e mentalmente deficienti”, devono essere tenuti al loro posto per il bene comune, alimentato con “necessarie illusioni” e “supersemplificazioni emotivamente potenti” (Segretario di Stato, Robert Lansing). La loro controparte conservatrice è solo più estrema nell’adulazione dei Saggi che sono i “legittimi” governanti - a servizio dei ricchi e potenti, una piccola nota a piè di pagina regolarmente dimenticata.»
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Vecchio 10-05-2008, 13.11.20   #45
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Conclusioni e bibliografia

Ti dirò che alcuni anarchici moderni mi paiono più progressisti e realisti di altri pensatori, per esempio comunisti o liberisti: affermano, per esempio, che l’anarchismo si debba rinnovare e liberarsi dal classico “spontaneismo”, ma proporre norme positive che esplicitano il funzionamento di una società libertaria e questo mi dà modo di ripetere ancora una volta che anarchia non è “assenza di regole”, né “assenza di amministrazione”, né caos, né disordine. Semplificando, le leggi, il diritto pubblico proprio di enti statali andrebbe sostituito con contratti, come nel diritto privato, il governo sostituito con amministrazione ed organizzazione diretta ed il potere economico con le varie e multiformi forze economiche che concorrono al bene comune. Inoltre i moderni anarchici, insieme a tanti altri pensatori, portano avanti le loro critiche alle democrazie attuali, alla burocrazia, alla società consumistica preda del mito del progresso, all’alienazione dell’uomo. Ed altre proposte riguardano l’ecologia, col noto anarchico Michail Bookchin ed il federalismo (non quello della Lega), come priorità a breve termine per sperimentare società libertarie.

«Se è vero, come credo sia, che un elemento fondamentale della natura umana è la necessità di un lavoro e di investigazioni creative, per la libera creazione, senza gli arbitrari limitanti effetti di istituzioni coercitive, naturalmente seguirà che una società giusta dovrebbe massimizzare le possibilità di questa umana fondamentale caratteristica di essere realizzata. Ora, un sistema federale, decentrato di libere associazioni che incorporano istituzioni economiche e quelle sociali sarebbe quello a cui mi riferisco come anarco-sindacalismo. E mi sembra che sia la forma appropriata di organizzazione sociale per una società tecnologica avanzata, in cui gli esseri umani non devono essere costretti in posizione di strumenti, di ingranaggi di una macchina.» (Noam Chomsky)

Ricerca del realismo, mi sembra dunque, più di certi comunisti che ancora vagheggiano «dittature del proletariato» e «coscienze e lotte di classe» (ed alcuni sono stati fortunatamente stangati dalle scorse elezioni) e pure più realisti di certi liberisti che paiono fuori dal mondo quando seguitano a vaneggiare, qui sì in modo totalmente allucinato, che il capitalismo sarà la necessaria panacea per l’eliminazione delle guerre e della fame nel mondo e per l’estensione a tutti dei diritti umani. Questo mi pare il massimo dell’allucinazione, dell’utopia e del -crimine-, altro che anarchia. E l’anarchismo dice solo attualmente: proviamo altro, senza alcuna paura di essere irriso da chicchessia, caro Anakreon.

Io irriderei tanti altri, ovvero gli allucinati neoliberisti che stanno gestendo la globalizzazione, a porte chiuse, come nel medioevo. Quali indizi mi dai che l’ideologia neoliberista, quella in cui siamo costretti a vivere, abbia attualmente qualcosa di verisimile, tale da non provocare il mio riso, o meglio il mio pianto? Perché mi sembra giunto il momento che si risponda a queste domande invece di continuare a tacciare ogni alternativa come utopica.

Anakreon, stacca un attimo gli occhi dal televisore che ti fa bere che siamo in un girone infernale con delitti efferati innumeri, con emergenza sicurezza, con stupri, violenze, abomini, morti ammazzati, suicidi, violentatori di ogni sorta e risma che magari t’attendono proprio lì, dietro l’angolo di casa (getta l’occhio, si sa mai). I dati sugli omicidi e sui reati di stupro (la maggior parte dei quali avvengono entro le mura domestiche), per esempio, sono -in calo!- e sotto la media europea e di altri paesi, eppure la gente percepisce l’esatto contrario! Altro che “innumeri” delitti gravi. Questo è terrorismo mass-mediatico! E sono il primo a denunciare le catastrofi e le guerre che affliggono l’orbe terracqueo... ma me ne fornisci le cause? Quali le cause, Anakreon, delle guerre che si affastellano ogni giorno nelle cronache in cerca di popolarità? E’ l’anarchismo la causa? O forse il continuare, da parte degli Stati nazionali, a considerare l’uomo essenzialmente uno schiavo d’altri, non autonomo, non responsabile, selvaggio a priori? Ed a questa domanda ti ho risposto proprio nei precedenti scritti, dunque, se vuoi... sono lì.

A questo punto questi, con tutti gli scritti precedenti e con i riferimenti bibliografici, credo siano un buon punto di partenza per approfondire le critiche, ma soprattutto seriamente informarsi sull’anarchismo: a me le parole tanto per passare un’ora di tempo mi interessano sempre meno e cercherò di non farne altre, poiché evidentemente sono io che non mi spiego, anche se ricordo che la perentoria argomentazione “serve questo, perché è sempre stato così!” è già stata criticata più volte ed in varie forme in questa discussione ed a ciò dovreste rispondere (sennò non si va avanti) e non proporre in diverse salse sempre le stesse domande, proprio per “ampliare i punti di vista”, come dice Frollo. E Frollo, su, non siamo ipocriti: io tento di persuadere te che hai delle idee sbagliate sull’anarchia e tu e Anakreon di persuadere me che ho delle idee ingenue e allucinate sulla società; chi si cura di sottolineare più volte che “non vuol convincere nessuno” per me è il primo che coscientemente o no, vuol convincere a forza tutti quanti, a suon di principio di autorità.

Bene, ora che magari hai compreso un po’ meglio cos’è l’ideale etico dell’Anarchia, come conciliazione senza compromessi di libertà ed uguaglianza, a parte la supposta irrealizzabilità, lo consideri ancora da “evitare”?

Buon weekend (anarchico, mi raccomando ).

Antonio


Bibliografia (per riflettere )

Libri.
“Un’idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico.” – Gianpietro Berti – Eleuthera. (introvabile nelle librerie, rivolgetevi alle biblioteche o ai mercatini).
“L’anarchia” – Colin Ward – Eleuthera (piccolo libro, consigliato poiché minimamente introduttivo, ma che fornisce anche prospettive future)
“L’anarchia” – Errico Malatesta – Datanews (imprescindibile e contenente anche il programma anarchico del 1920 e gli stralci della difesa di Malatesta ad uno dei tanti processi che lo vedeva come imputato)
“Dizionario di Politica” - Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino – UTET
“I nuovi mandarini. Gli intellettuali ed il potere in America” – Noam Chomsky – NET
Il saggio “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky presente su più libri della NET

Siti web.
Il buon senso della rivoluzione di Errico Malatesta edito Eleuthera e libero da copyright (consigliata la lettura di questo, poiché probabilmente troverete le risposte che vi state ponendo sull’anarchismo).
La libertà degli uguali di Michail Bakunin edito Eleuthera e libero da copyright

Archivio libero su Noam Chomsky che consiglio a Pipoca ed a tutti
da cui: otto domande sull’anarchismo

e non vi fate spaventare dal logo (no, non è quello dell’anticristo ): Archivio di importanti scritti anarchici, tra cui l’Anarchia di Malatesta e Note sull’anarchismo di Chomsky

Sì, avrete capito che il buon Noam mi piace.
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Vecchio 10-05-2008, 13.15.29   #46
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x Pipoca e gli altri

Tenterò un minino ora di dedicarmi alle domande di Pipoca, anche se lo farò con più tempo prossimamente, invitandola magari ad aprire, anche non contemporaneamente per seguirle meglio, altre discussioni parallele (opinione pubblica, proposte pratiche dell’anarchismo e gli altri concetti appena abbozzati, etc. poiché sono ognuno argomento che andrebbe ben sviscerato, seppur è chiaro i thread siano anarchicamente collegati).

Una definizione chiara e condivisibile da tutti di governo ed amministrazione? Beh, quale migliore occasione per usare un bel Dizionario di Politica? Quello scritto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (ad altri):

Def. minima di Governo: «compagine di uomini che ha il potere di scegliere, di decidere e di fare attuare le politiche pubbliche.»

Def. minima di Amministrazione (pubblica): «procedimento di messa in esecuzione di norme, ovvero quel procedimento grazie al quale determinate regole sono tradotte in decisioni specifiche per casi singoli.»

E’ molto interessante sfogliare anche le pagine del dizionario di Politica alle voci (fatte molto bene), alcune scritte da Norberto Bobbio (e dunque non proprio un anarchico, ma un partigiano della democrazia): “Potere”, “Stato Moderno”, “Pluralismo”, “Opinione pubblica”, “Multiculturalismo” e naturalmente “Anarchia”. Non ce l’ho qui con me, dalla biblioteca centrale non può uscire, ma ho trascritto una minima parte della voce “Potere”: «capacità di operare, capacità dell’uomo di determinare la condotta di un altro uomo o gruppo, [...] il potere è potere dell’uomo sull’uomo.»

Beh, data l’attenta lettura di queste definizioni minime può essere ancor più chiaro contro cosa si batte l’anarchismo e la sua ragionevolezza al di là di ogni derisione. Le domande, ora e sempre, sono: posto che eticamente, secondo l’anarchismo, l’autorità è immorale in ogni sua forma, è possibile realizzare praticamente forme di società che approssimano l’ideale morale dell’Anarchia, ovvero riunire libertà ed uguaglianza? E’ possibile, cioè, amministrare senza governare, secondo le suddette definizioni? Sono possibili società di liberi ed uguali (uguali secondo il senso detto nei precedenti scritti)?

Gli anarchici ritengono di sì, poiché pensano che l’uomo possa autonomamente da sé determinare la propria condotta e conciliarsi progressivamente ed armonicamente con gli altri, vivendo e sperimentando nuovi esempi di società; il lavoro teorico consiste proprio nel proporre molteplici soluzioni per realizzare tali forme di società, oltre ad agire costantemente per porre in luce i meccanismi occulti con cui il potere attuale, in ogni sua forma, si maschera e si trasforma.

Io che ritengo? Brevemente, comprendo ed accolgo pienamente l’eticità dell’Anarchia, trovo che molte delle analisi e critiche sulla società odierna fatte dagli anarchici (ma proprie anche di altri pensatori) colgano nel segno, ma ho molto da domandare anch’io: non sono critiche di principio, ma riguardano principalmente i metodi per smuovere le coscienze addormentate ed alienate delle persone ed il fatto che in società anarchiche federate tra loro si potrebbe comunque rischiare un congelamento della propria cultura e modo di vivere, evitando la contaminazione e la revisione da parte delle altre e dunque un antagonismo tra culture e modi di vita differenti. So già come risponderebbe un anarchico (“le varie società non sarebbero affatto isolate ed il potere si continuerebbe a combattere laddove si presenterà”), ma questa risposta non mi convince lo stesso, per il momento. E’ l’uomo a doversi prima di tutto emancipare e liberare da sé, senza alcun esercizio di coercizione esterno, come nella miglior tradizione anarchica che a volte, ho visto, non è stata e non viene tenuta molto in conto da anarchici del passato e del presente.

Beh, per ora mi fermo qui, anche se sono interessanti le tue considerazioni sull’opinione pubblica, Pipoca.

Buon weekend.

Antonio
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Vecchio 10-05-2008, 17.42.53   #47
frollo
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Riferimento: Sull' anarchismo : riflessioni sparse

Troppo lungo e troppo faticoso, Antonio. Ho letto tutto, ma stento a focalzzare. D'accordo per il "quadro generale" dell'anarchismo, chi non vorrebbe "libertà e uguaglianza"? E in effetti sono due tra le parole più inflazionate nell'Italia post fascista, in cui tutti vogliamo essere e crediamo di essere liberi e uguali. Francamente anche io penso di essere sia libero che uguale a tutti gli altri: in fondo posso fare quello che voglio (anche infrangere una legge, sopportandone le conseguenze) e l'insieme delle convenzioni sociali non mi discrimina rispetto a nessuno. Devo dire che tutto sommato sono abbastanza soddisfatto della mia situazione come singolo cittadino italiano e che, per proiezione, direi che in Italia non si vive male, quanto a libertà e uguaglianza. Certo, tutto è perfettibile, ma sicuramente, anche se staremo peggio degli svedesi, stiamo molto meglio dei Tibetani.
Ma grazie alle tue parole, mi sono scoperto un po' "Leviatano" e persino fan di Hobbes, quando da sempre pensavo di essere un Cartesiano in salsa di Locke con contorni Rousseauniani ma con forte predisposizione Kant-ista. E quindi mi viene il dubbio che il mio giudizio sulla mia/nostra situazione non sia offuscato da quel mostro che vuole farmi vedere lucciole per lanterne e mi costringe a pensare che il tuo argomentare sull'anarchismo sia, in fondo, tempo perso.
Intanto io non ha mai scritto che l'individuo è "stupido". Semmai ho detto che anche le persone più intelligenti, quando sono nel branco, perdono ogni capacità di sintesi razionale. Comunque, a me piace fare casi concreti, perchè parlare in astratto, può allontanare chi non ha la pazienza di leggere i nostri sofismi. Non mi hai detto per esempio chi dovrebbe decidere in una società anarchica del caso Alitalia e ora, stante il (tuo) rifiuto dell'autorità precostituita, mi piacerebbe sapere cosa mi succederebbe se, in una società anarchica, io decidessi di evadere le tasse o di rapinare una banca, o molto più banalmente sferrassi un cazzotto in faccia al mio vicino di casa che alle 3 di notte vuole fare una gara di karaoke con tutti i suoi cugini di campagna venuti dal cugino di città.
Il ragionamento che fai è singolare: l'uomo delinquerebbe perchè ci sono le leggi che lo vietano e i poliziotti che reprimono, se questo non ci fosse, l'uomo, raggiungendo una consapevolezza superiore, non delinquerebbe più! Mi sembra una pia illusione, senza offesa e senza l'intenzione di convincerVi (a te e a Pipoca) che lo sia.
Io mi sento più tranquillo con le regole, i tribunali, le prigioni e i corpi di pubblica sicurezza che vigilano.
Sulla "punizione" senza "rieducazione".
Io non butterei mai la chiave della cella se non in casi gravi, per i quali il valore della "punizione" per il crimine commesso supera di gran lunga che l'essere umano in quanto tale possa essere recuperato. Devo molto onestamente dire che ci sono casi in cui a me, del recupero del criminale, non me ne può fregare di meno e il mio Leviatano si sentirebbe molto più soddisfatto nel sapere quel criminale privato per sempre della libertà.
Cartamente, invece, ove la pena esaurisca il debito che il criminale ha con la società, che quella persona torni a vivere in pace con tutti.
Il dubbio che mi dovresti sciogliere è come farebbe una società anarchica che comprenderebbe persone che la pensano esattamente come me (e molte) a reggere per più di due settimane...
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Vecchio 10-05-2008, 19.51.04   #48
Anakreon
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Nomi e cose.

Caro Nesso,

mi consigli:

"Anakreon, stacca un attimo gli occhi dal televisore che ti fa bere che siamo in un girone infernale con delitti efferati innumeri, con emergenza sicurezza, con stupri, violenze, abomini, morti ammazzati, suicidi, violentatori di ogni sorta e risma che magari t’attendono proprio lì, dietro l’angolo di casa (getta l’occhio, si sa mai)."

In verità, se ho un difetto, è proprio questo, che quella cassetta luminosa e sonora, sia che comunichi notizie sia che offra spettacoli varii, pochissimo m'alletta e pochissimo tempo le concedo.

Per altro, so bene che le notizie, riferite da coloro che esercitano la professione di narratori dei casi quotidiani, debbano essere così pesate considerando i numeri di tutti gli abitanti d'una regione, che un omicidio truculento, fosse pur quotidiano, non farebbe di quella regione la patria degli omicidi truculenti.

Non di meno, perché conosco le gesta del genere umano, non solo quelle compiute in questi anni in cui viviamo, ma anche quelle compiute nei secoli trascorsi, mi pare difficile negare che gli uomini, se pur non sono lupi gli contro gli altri, come ammoniva un proverbio antico, neppure sono tali agnelli, che possano stare senza leggi e senza custodi di leggi.

Che se poi la proposta dell'anarchia si riduce tutta, come mi pare Tu voglia farci intendere, a diminuire ovvero ad annullare la potestà del governo sulla società civile, concedendo ai cittadini stessi facoltà d'elezione che raramente hanno avute ed hanno; allora veramente mi pare che si possa evitare d'invocare l'anarchia, se non per altro, perché, come Tu stesso noti, il concetto pare assai evanescente.

Ma Tu dichiari:

"Anarchia è il perseguire libertà ed uguaglianza, questi i suoi fini (così come d’altronde il socialismo ed il liberalismo)".


In somma, chi professa l'anarchia vuole quello che vogliono un po' tutti:
libertà, egualità, fraternità, amore, equità, giustizia.

Non mi pare nulla di nuovo né per fini né per mezzi:
molti oggi propugnano un'amplissima riduzione delle potestà civili e delle provvidenze pubbliche verso i cittadini, se non per altro, perché spesso ne godono coloro che ne hanno meno bisogno.

Se dunque Ti piace appellare anarchia tutto ciò, fallo pure, benché mi paia sia abusare di quel nome e di quel concetto:
come appelleremmo chi vuol estirpare non solo ogni governo, ma anche ogni amministrazione civile, perché confida nella bontà naturale del genere umanao ?

In verità io, che forse indulgo troppo all'investigazione dell'origine dei vocaboli, avevo notizie, dell'anarchia come d'una proposta d'eversione amplissima e radicale d'ogni autorità e potestà umana, fondata sull'opinione che la natura nostra, un tempo remoto intimamente buona, fosse stata corrotta nei secoli da casi varii.

Ma veramente, leggendo quello, che scrivi:

"Semplificando, le leggi, il diritto pubblico proprio di enti statali andrebbe sostituito con contratti, come nel diritto privato, il governo sostituito con amministrazione ed organizzazione diretta ed il potere economico con le varie e multiformi forze economiche che concorrono al bene comune.",

s'io fossi anarchico m'indignerei, intendendo che si mutano i nomi, ma non le cose; che s'invoca il diritto privato, gettando quello pubblico; che si sostituisce l'amministrazione al governo; che si concede a questi l'autorità e la potestà che si tolgono a quelli.

Ma chi dice che il genere umano universalmente costituito in società civile diffusa regga sé stesso meglio, che sappiano reggerlo singolarmente alcuni uomini che presiedano al governo ?:
è una concettura e neppure fondata su indizii.

Dunque, eversione per eversione, temerità per temerità, perché repellere la proposta estrema dell'anarchia ?.

Anakreon.






Tu iil nome sia Tu stesso conceda che gli anarchici non consentirebbero:
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Vecchio 11-05-2008, 00.19.12   #49
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Riferimento: Sull' anarchismo : riflessioni sparse

... Ma già molto prima di me (anche se pure lui un po' dopo di Hobbes), il mio poeta preferito aveva intuito qualcosa sulla libertà...

La Libbertà

La Libbertà, sicura e persuasa
d’esse’ stata capita veramente,
una matina se n’uscì da casa:
ma se trovò con un fottìo de gente
maligna, dispettosa e ficcanasa
che j’impedì d’annà’ libberamente.

E tutti je chiedeveno: - Che fai? -
E tutti je chiedeveno: - Chi sei?
Esci sola? a quest’ora? e come mai?...
- Io so’ la Libbertà! - rispose lei -
Per esse’ vostra ciò sudato assai,
e mò che je l’ho fatta spererei...

- Dunque potemo fa’ quer che ce pare... -
fece allora un ometto: e ner di’ questo
volle attastalla in un particolare...
Però la Libbertà che vidde er gesto
scappò strillanno: - Ancora nun è affare,
se vede che so’ uscita troppo presto!

La poesia era di Trilussa, il pensiero è lo stesso che ho io.
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Vecchio 11-05-2008, 00.23.57   #50
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Riferimento: Sull' anarchismo : riflessioni sparse

opsss...
chiedo scusa, ho citato la "libbertà" e ho dimenticato di mettere anche "L'uguajanza"... Rimedio subito:

L'uguajanza

Fissato ne l’idea de l’uguajanza
un Gallo scrisse all’Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo ‘sta distanza:
perchè nun è nè giusto nè civile
ch’io stia fra la monnezza d’un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive’ ner medesimo livello. -

L’Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa’ amicizzia? So’ disposta:
ma nun pretenne’ che m’abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l’ale e viettene per aria:
se nun t’abbasta l’anima de fallo
io seguito a fa’ l’Aquila e tu er Gallo.


direi... parole sante!
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