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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 17-12-2012, 21.06.53   #41
0xdeadbeef
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

@ Lunatika (dal post originario)
E perchè mai angustiarsi con domande alle quali non può esservi risposta?
Personalmente penso che la vita sia essenzialmente casualità, e che quindi non abbiamo né un ruolo né una
missione da compiere; ma la mia è, e non può essere altro che, una misera opinione senza alcuna pretesa di
"verità". Null'altro che una percezione che ricavo, forse, dalle mie passate esperienze.
A mio parere, la "vita filosofica" è quella già descritta dai Cinici: seguire la virtù ed essere felici.

@ Sgiombo (vai sempre in bici?)
Toglimi una curiosità: perchè di definisci ateo, e non magari agnostico?
mauro
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Vecchio 18-12-2012, 21.07.09   #42
ulysse
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Lunatika (dal post originario)
E perchè mai angustiarsi con domande alle quali non può esservi risposta?
Il sapere è originato da un susseguirsi di domande e risposte!
D'altra parte se non poni la domanda, non avrai mai la risposta...quindi direi che il porsi o porre domande sia costruttivo...purchè non siano i soliti odiosi quesiti esistenziali che ogni filosofo in erba cita credendo di fare bella figura: chi siamo? dove andiamo? di dove veniamo? ecc...

Certo che nemmeno ci si deve angustiare se le risposte non ci sono oggi...forse non ci sarannio mai ...o forse domani ci saranno!

Forse l'angustia deriva da una illusione o da un pregiudizio che ci si era fatti, quando ci si accorge che le risposte non sono quelle sperate...o non ci sono affatto: dopo tutto il mondo è quello che è... e ad esso ci dobbiamo adattare...fino ad un certo punto.

Si puo' anche tentare di adattere qualcosa a noi: al limite, il perseguire una fede, il credere in una religione o negli extraterrestri,...magari in un partito, lo interpreto come un estremo tentativo di adattare il mondo a noi...ed a volte ci si riesce anche...o , almeno lo si crede!
Del resto, ad esempio, nel nostro piccolo, quando accendiamo il riscaldamento invernale adattiamo a noi una infima parte di universo: ma lo paghiamo caro con la bolletta.
Infatti niente è gratis!
Citazione:
Personalmente penso che la vita sia essenzialmente casualità, e che quindi non abbiamo né un ruolo né una
missione da compiere; ma la mia è, e non può essere altro che, una misera opinione senza alcuna pretesa di
"verità". Null'altro che una percezione che ricavo, forse, dalle mie passate esperienze.
Ma non credo che la vita sia proprio casualità: ad essa possiamo prepararci e preparare i nostri figli.
D'accordo che non c'è ruolo o missione assegnato da un ente superiore o da un imperscrutabile destino, ma siamo consequenziali a ciò che è avvenuto prima di noi o avviene in contemporanea: l'ambiente ci condiziona o noi lo condizioniamo: per qualcosa possiamo intervenire...ad es., un voto singolo crea un disturbo nell'universo che esso sia o meno nella direzione giusta.
In ogni caso il ruolo ce lo diamo sempre noi, noi decidiamo o non decidiamo col nostro agire più o meno coerente...eticamnte o aeticamente ...o antieticamente.
Citazione:
A mio parere, la "vita filosofica" è quella già descritta dai Cinici: seguire la virtù ed essere felici.
Certo che seguire le virtù potrebbe aiutare, ma ci vuol altro!
Il mondo dei Cinici non era così complicato!
ulysse is offline  
Vecchio 18-12-2012, 22.33.14   #43
Tempo2011
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

Citazione:
lunatika.

Parlavo di "ruolo" a livello più spirituale che concretamente terreno o che ti dà la società....poi certo vivendo qui un ruolo bene o male l'abbiamo tutti....
Dal Manager,al Medico,alla Badante,Studente,Barbone....et c......
...forse nel mio post non mi sono espressa bene....
Invece, secondo me, ti sei espressa in modo adeguato e comprensibile; solo che la domanda è la stessa che si pongono i filosofi di tutti i tempi, senza che siano giunti, purtroppo, alla verità. Prima però, a mio modo di vedere, se vogliamo dare il nostro contributo, dovremmo separare le varie teorie o massimi sistemi esistenti, sulla questione. Ovvero: se la stessa domanda la poni sotto un profilo religioso, giacché parli di spiritualità, con riferimento alla religione Ebraica, Cristiana o Musulmana, la risposta già esiste, poiché il massimo sistema che le rappresenta, indica chi ha creato l'uomo e l'Universo, come ci dobbiamo comportare e quale sarà il finale. La questione diventa un po' più complicata se ci rivolgiamo alla scienza, la quale afferma che la nostra presenza deriva dalla materia e dalla casualità che ha agito su di essa, ma senza che alla fine si siano trovati tutti gli anelli di congiunzione che portano fino a noi. Anni or sono, uno stuolo di astrofisici americani, ha elaborato una teoria denominata: Principio antropico. Una teoria che sta tra lo spirituale e lo scientifico. Ovvero, essi affermano che se l’uomo è stato creato con la materia dell’universo, è perché lo stesso vuole che noi lo studiamo. Un astrofisico più acido degli altri, ha fatto notare che la materia ha creato anche gli elefanti e i trichechi. Allora qualcuno ha obbiettato un po’ quello che ha affermato femmenafatale, citando A'isha Arna'ut, la quale ha dichiarato “Che noi non siamo altro che una delle probabilità dell'esistenza.
La nostra vita...un equivoco di possibilità concesse". Ovvero; tra tutte le realtà che la materia ha prodotto, la nostra ha il primato per poterlo studiare. A questo punto, però, si presenterebbe una nuova domanda; ovvero: ma perché l’universo vuole che la vita da lui prodotta lo debba studiare? Forse che l’Universo ha bisogno di noi per una ragione che ancora non conosciamo? Se le cose stessero veramente in questo modo, lo scopo della nostra vita sarebbe di tirare avanti nel migliore dei modi, per giungere a comprendere che cosa vuole da noi l’Universo. Allora ecco che, una volta compresa la famosa richiesta, anche per la versione scientifica si formerebbe un Massimo Sistema indicante: chi ci ha creato e perché l’ha fatto.
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Vecchio 19-12-2012, 08.29.59   #44
sgiombo
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

@ Sgiombo (vai sempre in bici?)
Toglimi una curiosità: perchè di definisci ateo, e non magari agnostico?
mauro[/quote]

Ben ritrovato, Mauro!
Certo che vado ancora in bici! (Anche se in questo forum ho ripetutamente parlato -o forse é meglio dire: brontolato- circa i miei sessant' anni, non mi sento ancora del tutto decrepito).
E tu?

Ti faccio i migliori auguri per il 2013 (che estendo a tutti gli altri partecipanti al forum).

So bene che del Dio dei deisti non si può dimostrare né che esiste né che non esiste (mentre del Dio delle religioni abramitiche si può facilmente dimostrare che non esiste, data l' esistenza reale del male che mi pare innegabile e che é logicamente inconciliabile con la sua onnipotenza e infinita bontà; che ci siano molti che ciononostante ci credono é innegabile e per parte mia lo spiego col fatto che logica e razionalità umane sono relative, come tutte le caratteristiche umane).
Però (a parte la sua totale irrilevanza pratica per noi uomini) preferisco trattarlo come Biancaneve e i sette nani, nembo Kid ed i più svariati tipi di omini verdi con le antenne ed eventualmente sei o più arti e/o la coda, entità che in teoria potrebbero esistere da qualche parte nell' universo e alle quali non credo.
sgiombo is offline  
Vecchio 19-12-2012, 14.08.14   #45
0xdeadbeef
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

@ Ulysse
Vedo che sei molto ottimista...
Io trovo invece che quelli che tu definisci "odiosi quesiti esistenziali" siano in realtà le vere domande.
Quelle domande per cui molti filosofi (ad es. Wittgenstein) che inizialmente hanno creduto di potervi prescindere
hanno, in seguito, dovuto ammetterne la radicalità (e, naturalmente, l'irrisolvibilità).
A cos'altro si riferisce il "non sapere" socratico? E che altra risposta dà la Critica della Ragion Pura?
Naturalmente non che io pretenda di ridurre l'intera filosofia a quelle domande. La filosofia, dal mio punto
di vista, è anche "interpretazione del mondo"; è anche un paziente e certosino lavoro di relazione fra i vari
saperi (per questo oggi, nel mondo dell'iperspecializzazione, essa è tanto trascurata se non vituperata); ma,
appunto, è "anche" questo, senza che con ciò io pensi di stabilirne una qualche gerarchia per ordine di importanza.
A mio avviso, il mondo dei Cinici era lo stesso nostro mondo, così come noi lo vediamo e lo interpretiamo oggi.
Se, come sosteneva Nietzsche, la filosofia è nata come risposta "laica" alle medesime domande che ha posto,
prima di essa, la religione (e alle quali ha dato le "sue" risposte), allora non possiamo immaginarci un mondo
diverso, se non nella quantità dei "segni" (nel senso semiotico del termine), da quello nel quale si muovevano
i Cinici.
Ovviamente avrei bisogno di ben altro che queste quattro righe per spiegare compiutamente il mio punto di vista.
Diciamo, in estrema sintesi, che chi come me non crede al "progresso" (se non a quello tecnologico) ben difficilmente
riesce ad immaginare mondi "diversi".
un saluto
mauro
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Vecchio 19-12-2012, 20.14.32   #46
freedom
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

Citazione:
Originalmente inviato da lunatika
CREDETE CHE SIAMO QUI PER....PURO CASO....SENZA META NE DOMANDE NE RISPOSTE..?
Per puro caso?
Difficile pensare che la Vita sia frutto di un caso. E le leggi che governano l'Universo, un caso anch'esse?
Sarà.........
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Vecchio 19-12-2012, 20.59.41   #47
ulysse
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Ulysse
Vedo che sei molto ottimista...
Io trovo invece che quelli che tu definisci "odiosi quesiti esistenziali" siano in realtà le vere domande.
Riconosco che l'espressione ("odiosi quesiti esistenziali") è un pò provocatoria!
Ma deriva principlamente da due fatti che ritengo eclatanti:

1)- Ognuno che arriva bel bello ti pone la domanda "perchè viviamo"? ...quando già tutti sappiamo che "non lo sappiamo"...ma ancor di più....un perchè non c'è! ...ma se non soddisfa, lo possiamo chiedere al prete!

2)- Quanto alle cosiddette "odiose domande" esse sono irresolvibili... se vogliamo che siano irresolvibili...in realtà molte ipotesi e molti studi in proposisito si sono fatti e si fanno...cercando di risolvere.

Ma, a parte le tante complicazioni che la scienza moderna mette in atto per individuare l'origine della vita... (la "panspermia" sembra prevalere)...per il come siamo potremmo riferirci a Darwin, al Neodarwinismo, alla genetica, alla biologia, ecc.. alle varie psicologie oggi in auge: certo non tutti gli esperti concordano...ma non sono così sprovveduti...da continuare con la vecchia litania ...chi siamo... dove andiamo... di dove veniamo... ecc...

Comunque ho giusto sotto mano un interessante libro di Iris Fry: "L'origine della vita sulla terra" (ed Garzanti 2002). Certo non risolve, ma qualcosa dice.
Citazione:
Quelle domande per cui molti filosofi (ad es. Wittgenstein) che inizialmente hanno creduto di potervi prescindere
hanno, in seguito, dovuto ammetterne la radicalità (e, naturalmente, l'irrisolvibilità).
Ecco appunto: l'rrisolvibilità!...ma non è la filosofia che può risolvere!
Citazione:
A cos'altro si riferisce il "non sapere" socratico? E che altra risposta dà la Critica della Ragion Pura?
Purtroppo mi trovi impreparato, ma, con tutto il rispetto, ripeto, non è lì che si debba o possa cercare.
Citazione:
Naturalmente non che io pretenda di ridurre l'intera filosofia a quelle domande. La filosofia, dal mio punto di vista, è anche "interpretazione del mondo"; è anche un paziente e certosino lavoro di relazione fra i vari saperi.
In effetti dovrebbe essere così!
Solo che occorre distinguere: interpretazione di quale mondo?
Citazione:
(per questo oggi, nel mondo dell'iperspecializzazione, essa è tanto trascurata se non vituperata); ma,appunto, è "anche" questo, senza che con ciò io pensi di stabilirne una qualche gerarchia per ordine di importanza.
Ma mi pare che quì il "vituperio" sia per la cosiddetta iperspecializzazione: a parte che anche la filosofia si va specializzando.
In altri campi, una particolare specifica specializzazione è dovuta proprio ad un mondo complesso e sempre più...un sapere non più dominabile da un solo intelletto o ristretto team di intelletti: le specilizzazioni proliferano perchè proliferano idee e teorie...certo che occorre non esagerare!...ma chi giudica e...limita?

E' probabile che, in conseguenza, la filosofia sia un pò messa in sottordine, persino vituperata, ma non potrebbe essere che tiene a fatica il passo?

Oggi le scienze, in particolare la fisica, la cosmologia, ecc... si fanno sempre più aggressive e dispongono di mezzi intellettuali, comunicativi, sinergici e strumentali sempre piu' evoluti e sofisticati.
Lo sbocco nella tecnologia, poi, è un traino formidabile.

Di contro, della filosofia, pur con dialettiche sofisticate, i riferimenti sono sempre a vecchi gloriosi filosofi...: almeno è quanto mi giunge dalla filosofia di questo forum!
Citazione:
A mio avviso, il mondo dei Cinici era lo stesso nostro mondo, così come noi lo vediamo e lo interpretiamo oggi.
In un certo senso hai ragione: a quanto ne sò quella filosofia era individualista e mancava di proposte etico-positive al vivere: è proprio come oggi!
Citazione:
Se, come sosteneva Nietzsche, la filosofia è nata come risposta "laica" alle medesime domande che ha posto, prima di essa, la religione (e alle quali ha dato le "sue" risposte), allora non possiamo immaginarci un mondo diverso, se non nella quantità dei "segni" (nel senso semiotico del termine), da quello nel quale si muovevano i Cinici.
Sospetto che il nascere della flosofia abbia anche altre ragioni..si potrebbe riandare a Talete, ad es.: ma ecco...continui a riferirti al "pensiero"...alla filosofia... del passato: il più avanzato sarebbe Nietzche!
Mentre la scienza scrive le pagine del futuro!

Mi pare comunque che dai termpi dei cinici greci e romani...molta acqua sia passata sotto i ponti: se non l'uomo, che da oltre 100.000 anni ha sempre gli stessi impulsi, pur diversamente orientati, la società, in cui l'uomo vive, è enormemente più comlessa ed ha rifermenti diversi: bene o male la scienza, la politica, l'economia, ecc... hanno dato e danno una impronta, al nostro vivere e pensare, inimmaginabile...non dico poche centinaia, ma poche decine di anni fa.
Citazione:
Ovviamente avrei bisogno di ben altro che queste quattro righe per spiegare compiutamente il mio punto di vista.
Diciamo, in estrema sintesi, che chi come me non crede al "progresso" (se non a quello tecnologico) ben difficilmente riesce ad immaginare mondi "diversi".
Non so se sul piano umano etico-filosofico sia progresso e regresso: mi pare però che una sempre più pervasiva tecnologia sia conseguenza e causa insieme di un sempre più complesso, vivace, turbolento, ma a volte anche piacevole, modo di pensare, di relazionare, di vivere...o di essere filosofi, scienziati, politici, economisti...corruttori, ladri o monaci buddisti.

Sarà impressione mia, ma il mondo è diverso...già da quando andavo io a scuola: l'iPad5 non c'era!

In effetti, invece, ai tempi dei cinici io non c'ero, ma so che tante altre cose non c'erano e nemmeno certi concetti: in fondo la forma è sostanza...e con essa il mondo cambia...istante per istante!
Persino io mi permetto di dire: Panta rei!
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Vecchio 19-12-2012, 22.39.44   #48
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

@ Ulysse
Beh, sei proprio convinto che non serva cercare nella "Critica della Ragion Pura", ma che tutte le risposte
siano ne: "L'origine della vita sulla terra" di Iris Fry?
Naturalmente con questo non voglio dire che tutte le risposte siano nella "Critica" e che l'altro saggio non
serva: voglio semplicemente dire che anche davanti alla scienza dovremmo assumere un atteggiamento critico.
Lo stesso autore della "Critica", Kant, era convinto che le leggi della fisica e della meccanica fossero esatte
e perciò incontrovertibili. Finchè...arrivò un signore che ci disse che l'osservato dipendeva dall'osservatore;
e che perciò non vi sono "fatti", ma solo interpretazioni (tradotto in termini filosofici): era Albert Einstein.
Non sono forse critici quei filosofi (gli "epistemologi") più attenti alla scienza che ci hanno detto che un
programma scientifico è promosso sulla base di un interesse particolare, e dunque "umano"? Non è forse critico
quel filosofo (Popper) che ha individuato nella "falsificazione" il criterio che distingue la scienza dal dogma
(e in un clima che ancora considerava la "conferma" come un criterio certo di scientificità)?
Lo stesso atteggiamento critico dovremmo assumere nei confronti di un concetto che, molti, danno per assodato:
il "progresso". Cosa vuol dire "progredire"? Io credo che si possa "progredire" solo verso un qualcosa: cos'è
questo qualcosa? La domanda, ritengo, è tutto fuorchè banale.
Perchè se si usasse il termine che io reputo più appropriato: "divenire", saremmo costretti ad ammettere
che non si va necessariamente verso il meglio (come il termine "progresso" suggerisce), ma verso un qualcosa
che "diviene", che dunque cambia, ma non certo necessariamente verso il meglio.
Certo al tempo dei Cinici l'iPad5 non c'era (ti sottolineavo però che nemmeno io nego nego il progresso; o
meglio, il divenire tecnico o scientifico), ma non c'era neanche, e se ben ci pensi, una società così disumana
come quella odierna, o persino abominevole, come certe manifestazioni storiche del 900 hanno mostrato.
ciao
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Vecchio 20-12-2012, 18.13.04   #49
arsenio
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Riferimento: Non riesco ben a capire il ruolo che mi è stato dato.

Il senso della vita sta in una gioiosa partecipazione terrena,ognuno a suo modo e secondo inclinazioni, e non fuori da essa. La salvezza si trova nel sapere, nella realtà, non nei vari sistemi metafisici istituzionali o inventati a propria misura. Spesso facciate di valori che celano opportunismi e non nobili interessi.
Distaccano e disimpegnano verso il nostro mondo terreno e quotidiano con evasioni astratte. È fuga dalla realtà di chi teme confronti con la realtà che sta intorno, in crisi di identità e con scarsa autostima. Rifugge a criteri logico-razionali, per povertà etica, estetica,identitaria, con false domande e problemi.

Lo scopo della vita si sostiene sul comprendere il mondo e non nel trascendere in enti oltremondani: la contingenza in cui siamo immersi è materia bastante per uno scopo pratico e non teoretico.
Oggi molto diffusi sono i neo-spiritualismi per costruirsi un'identità non posseduta

arsenio
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Vecchio 21-12-2012, 02.40.42   #50
Tempo2011
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arsenio

Il senso della vita sta in una gioiosa partecipazione terrena,ognuno a suo modo e secondo inclinazioni, e non fuori da essa. La salvezza si trova nel sapere, nella realtà, non nei vari sistemi metafisici istituzionali o inventati a propria misura. Spesso facciate di valori che celano opportunismi e non nobili interessi.
Distaccano e disimpegnano verso il nostro mondo terreno e quotidiano con evasioni astratte. È fuga dalla realtà di chi teme confronti con la realtà che sta intorno, in crisi di identità e con scarsa autostima. Rifugge a criteri logico-razionali, per povertà etica, estetica,identitaria, con false domande e problemi.
In pratica, con questa opinione asserisci di aver già trovato il senso della vita. A mio modo di vedere, non possiamo partire a tutta velocità e accantonare una delle domande che circolano per il mondo da millenni; di fatto, non conoscendo nulla della nostra presenza, perlomeno gli esseri pensanti, ad un certo punto della vita, una volta stabilita la sua ripetitività, la domanda viene spontanea. In questo frangente ho notato che nessuno fa una divisione tra i vari massimi sistemi esistenti che vorrebbero dare delle risposte, anche se per tenerle in considerazione bisogna applicarci la fede, come, per esempio, quello religioso. In un certo senso condivido la tua tesi, la dove affermi: "Il senso della vita sta in una gioiosa partecipazione terrena,ognuno a suo modo e secondo inclinazioni." Questo atteggiamento, secondo me, si potrebbe applicare una volta scoperto il quesito posto dal topic, attuarlo senza una consapevolezza vorrebbe significare vivere la propria vita in modo virtuale e non reale, come suggerisci tu. Ovvero, secondo il tuo parere l'uomo nasce, cresce, vive e poi muore, senza dover sapere nulla sui perché di tutto questo? Che senso avrebbe una vita senza ricerca?
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Lo scopo della vita si sostiene sul comprendere il mondo e non nel trascendere in enti oltremondani: la contingenza in cui siamo immersi è materia bastante per uno scopo pratico e non teoretico.
Nel tuo caso che cosa significa conoscere il mondo?
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