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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 12-11-2006, 14.01.33   #101
epicurus
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Citazione:
Originalmente inviato da Hilary Putnam
Richard Rorty potrebbe sostenere che «giustificato relativamente agli standard della cultura A» è una proprietà e «giustificato relativamente agli standard della cultura B» una proprietà differente. Ma se diciamo che è un fatto che l’accettazione di un dato asserto o di una data teoria è «giustificata relativamente agli standard della cultura A», allora stiamo trattando «essere lo standard di una cultura» e «essere conforme allo standard di una cultura» come qualcosa di oggettivo, qualcosa che non è a sua volta relativo agli standard di questa-o-quella cultura. E, se non lo facciamo, faremmo meglio a farlo, poiché, altrimenti, si precipita d’un colpo nel relativismo di Protagora che si confuta da sé. Come Protagora noi rinunciamo ad ogni distinzione tra avere ragione e pensare di avere ragione. Anche la nozione di cultura si sgretola (ogni persona ha la propria «idiocultura» esattamente nello stesso modo in cui ha il proprio idioletto? Quante «culture» esistono oggi in un qualsiasi paese del mondo?).

Il fatto è che «essere lo standard di una cultura» e «essere conforme allo standard di una cultura» sono, fra le nozioni che possediamo, quelle epistemicamente parlando più difficili. Trattare questo genere di fatti come il livello-base a cui ridurre ogni discorso riguardante l’oggettività e la relatività è una strana malattia (una sorta di scientismo proveniente, stavolta, dalle scienze sociali anziché dalla fisica). Come osservai in Ragione, verità e storia, senza i valori cognitivi della coerenza, della semplicità e della efficacia strumentale non c’è alcun mondo e non ci sono fatti, neppure fatti su che cosa è relativo rispetto a qualcos’altro. E questi valori cognitivi sono, a mio avviso, semplicemente una parte della nostra concezione olistica del progresso dell’umanità. Privati della vecchia idea realista che intende la verità come «corrispondenza» e dell’idea positivistica che ritiene che la giustificazione sia fissata da «criteri» pubblici, non ci rimane, altro che considerare la ricerca di concezioni migliori di razionalità come un’attività intenzionale che, al pari di ogni attività che trascende il mero assecondare un’inclinazione o un' ossessione, è guidata dalla nostra idea del bene.

Ma è possibile confinare la coerenza e la semplicità ai contesti in cui si sceglie tra teorie predittive? Il positivismo logico sosteneva che nulla può avere significato cognitivo a meno di contribuire, benché indirettamente a prevedere le stimolazioni sensoriali che (secondo la filosofia empiristica) sono il nostro punto di partenza epistemologico basilare. Io dico che questo stesso asserto non contribuisce, neppure indirettamente, a migliorare la nostra capacità di predire alcunché. La filosofia positivistica, o ogni altro tipo di filosofia, non implica enunciati osservativi neppure se combinata a concetti fondamentali, o a leggi scientifiche, o alla matematica appropriata, o a tutte queste cose insieme. In breve, il positivismo si confuta da sé. Inoltre, considero un pregiudizio l’idea che il solo scopo o funzione della ‘ragione’ sia la previsione (o quest’ultima insieme alla «semplicità»), un pregiudizio la cui assurdità è resa palese dal fatto stesso che argomentare in suo favore presuppone interessi intellettuali non connessi alla previsione in quanto tale. (Che il relativismo e il positivismo — le due filosofie della scienza più autorevoli della nostra generazione — si confutino entrambi da sé, è, per inciso, la tesi che sostengo in un capitolo di Ragione verità e storia dal titolo Due concezioni della razionalità.)

Se la coerenza e la semplicità sono valori e se non possiamo negare che essi (malgrado la loro «debolezza», la mancanza di «criteri» ben definiti, e via dicendo) siano oggettivi senza precipitare in un soggettivismo globale che si confuta da sé, allora l’argomentazione classica addotta contro l’oggettività dei valori etici viene colpita in pieno. Questa argomentazione, infatti, s’incentra proprio sulla «debolezza» [softness] dei valori etici — la mancanza di un «metodo» non controverso, e via dicendo — e sulla presunta «stranezza» della nozione di fatto che guida l’azione. Ma tutti i valori stanno sulla medesima barca; se tali argomentazioni mostrano che i valori etici sono interamente soggettivi allora la stessa cosa vale per i valori cognitivi.

A che punto ci troviamo, dunque? Da una parte, l’idea che la scienza (nel senso di scienza esatta) esaurisca la razionalità è considerata un errore che si invalida da sé. L’attività stessa di discutere della natura della razionalità presuppone una concezione di quest’ultima più ampia della mera verificabilità di laboratorio. Se non c’è alcuna realtà delle cose riguardo a ciò che non può essere verificato mediante la derivazione di previsioni, allora non esiste alcuna realtà delle cose per alcun asserto filosofico, incluso quest’ultimo. D’altra parte, qualsiasi concezione della razionalità abbastanza ampia da comprendere la filosofia — per non parlare della linguistica, della psicologia mentalistica, della storia, della psicologia clinica e così via — deve contenere molte cose vaghe, mal definite, non suscettibili di ricevere un trattamento scientifico più di quanto lo fosse il sapere dei nostri avi. L’orrore per ciò che non può essere «metodizzato» non è che feticismo del metodo; è giunto il momento di superarlo. Questo superamento ridurrebbe quella superbia intellettuale di cui parlavo all’inizio del saggio. Potremmo anche ritrovare il senso del mistero; chissà!
[...]
Quanto detto finora potrebbe riassumersi dicendo che se i «valori» sembrano un tantino sospetti da un punto di vista strettamente scientifico, essi hanno, come minimo, parecchi «compagni di colpa»: la giustificazione, la coerenza, la semplicità, il riferimento, la verità, e via dicendo, presentano tutti, da un punto di vista epistemologico, gli stessi problemi della bontà e della gentilezza. Nessuna di queste nozioni è riducibile a nozioni fisiche; nessuna di esse è governata da regole sintatticamente precise. Anziché abbandonarle tutte (il che equivarrebbe ad abbandonare le idee di pensiero e di discorso), e anziché fare quel che stiamo facendo, vale a dire a rifiutarne alcune — quelle che non si adattano ad una concezione strumentalista ristretta della razionalità, che difetta essa stessa di ogni giustificazione intellettuale dovremmo riconoscere che tutti i valori, compresi quelli cognitivi, ricevono autorità dalla nostra idea del fiorire dell’umanità e dalla nostra idea di ragione. Queste due idee sono collegate: la nostra idea di comprensione teoretica ideale è semplicemente parte del nostro ideale di fioritura umana completa, indipendentemente dal quale quest’idea non ha senso, come Aristotele e Platone avevano capito.

In breve, non metto in dubbio che per certi aspetti l’universo della fisica sia una «macchina» che sia «indifferente» (quantunque sia non poco fuorviante descriverlo come «indifferente»). Ma — come Kant aveva capito — ciò che l’universo della fisica trascura è proprio quel che rende quell’universo possibile per noi, che rende possibile per noi costruire quell’universo a partire dalle nostre «stimolazioni sensoriali» vale a dire il lavoro intenzionale, valutativo e referenziale della «sintesi». In breve, sostengo che senza valori non avremmo un mondo. Lo strumentalismo, benché lo neghi, è esso stesso un sistema, pur se malato, di valori.


epicurus
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Vecchio 12-11-2006, 14.09.44   #102
epicurus
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fatto/valore

perchè non è possibile dividere precisamente e una volta per tutte le descrizioni dei fatti e la valutazione dei valori?

perchè lo strumento grazie al quale esistono fatti -- cioè, la razionalità -- postula valori. la scienza stessa (come espressione paradigmatica di razionalità) postula, oltre al valore di tendere alla verità, anche valori quali semplicità, potenza esplicativa, conservatorismo, etc., etc.

quindi se si accetta il puro soggettivismo dei valori, allora anche la scienza cade, anche la razionalità cade, ed in ultimo non avremo più fatti. d'altro canto il problema di fondare eticamente l'etica e lo stesso di fondare razionalmente la razionalità.

inoltre, siamo veramente così convinti che quando esprimiamo queste valutazioni di valore "marco è un menefreghista", "luisa è spietata", "claudio è gentile", "elena è tolletante", non ci stiamo anche curando dei fatti? "essere spitato", non ha forse dei criteri oggettivi (seppur sfumati) di applicazione come "essere semplice" o "essere pertinente alla discussione x"?

e se tutto questo è vero, ciò significa che il relativismo/soggettivismo nel campo dei valori, non può che implicare un relativismo/soggettivismo nel campo dei fatti.

epicurus
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Vecchio 13-11-2006, 10.59.37   #103
spirito!libero
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Ciao Thommy,

Citazione:
Per vivente io, e se le mie conoscenze scentifiche non mi hanno abbandonato, intendo tutto ciò che nasce, cresce, si riproduce e muore.

Il moderno dibattito in bioetica si svilupa anche su cosa si possa definire vita e cosa no, ma principalmente ci si chiede se la vita ha un'uguale dignità indipendentemente dal livello di coscienza dell’essere.

Dal mio punto di vista, leggendo i trattati di bioetica, la forma di vita vegetale non è eticamente paragonabile a quella animale.

Citazione:
Una pianta, dal punto di vista biologico, è assimilabile ad un animale...non lo è ad un sasso.

Assimilabile non significa uguale, ne è significativa la differenza maggiore che ha la pianta rispetto al sasso. Perché una marcata differenza con un terzo dovrebbe eliminare differenze minori tra piante e animali ?

Citazione:
Del resto, non ci si affannerebbe tanto a proteggere il verde solo per proteggere la vita umana

Credo purtroppo che invece il motivo per cui si cerca, inutilmente secondo me, di proteggere il polmone della terra è solamente perché ci rendiamo conto che senza di esso ci estingueremmo.

Citazione:
ho sostituito "dolore" con "diritto alla vita".

Giusto, ma noi sappiamo e giustifichiamo la legittima difesa, ossia non possiamo decidere a priori quale vita valga la pena di essere tutelata. Dunque se mettiamo tutte le forme di vita sullo stesso piano, chi deve decidere quale deve avere la meglio in caso di conflitto ?

Citazione:
E su questo, chi percepisce la vita vegetale inferiore a quella animale, mi dovrebbe spiegare perchè il diritto alla vita per lui è inferiore : solo perchè le piante non mostrano sofferenza ?

Be, veramente l’onere della prova sta a chi sostiene che la vita vegetale sia paragonabile a quella animale. Se mi si dimostrasse questo scientificamente allora potremmo affrontare il discorso etico che, ricordiamolo, si deve fondare su evidenze razionali se vogliamo che sia intersoggettivo.

Citazione:
Ma pur ammettendolo, come mai il corpo umano và in debilitazione se non riceve amminoacidi essenziali reperibili solo nelle proteine animali ?

Questo non è vero ed è contestato da tutti i movimenti vegetariani mondiali. Potrei portare diversi esempi di persone che conosco che hanno una vita più che normale (veramente stanno meglio di me !!)

Citazione:
E perchè i ns canini non si sono del tutto ritirati come negli erbivori, mentre in noi ed in altri animali che si nutrono "anche" di carne, l'evoluzione ce li ha lasciati ?

Perché l’evoluzione funziona in maniera diversa. Prima l’uomo deve divenire vegetariano e poi progressivamente la sua dentatura si adatterà, non il contrario.


Citazione:
Da tutto ciò, ho dedotto, che bene o male che sia, in questo mondo, un vivente deve necessariamente cedere il passo ad un altro vivente.

Questo in linea di massima potrei anche condividerlo. Nel senso che di fatto, il mondo, a parte qualche eccezione, funziona così. Quello che contesto è l’assolutizzazione del concetto ovvero che senza uccidere non si può vivere.

Comunque non estremizzando il concetto, vorrei capire, partendo da questo assunto, come si articola il tuo ragionamento per arrivare alla conclusione, se non ho capito male, che il relativismo etico sia fallace.

Ciao
Andrea
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Vecchio 13-11-2006, 14.05.12   #104
Tommy2005
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Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Ciao Thommy...
.....
Questo in linea di massima potrei anche condividerlo. Nel senso che di fatto, il mondo, a parte qualche eccezione, funziona così. Quello che contesto è l’assolutizzazione del concetto ovvero che senza uccidere non si può vivere.

Comunque non estremizzando il concetto, vorrei capire, partendo da questo assunto, come si articola il tuo ragionamento per arrivare alla conclusione, se non ho capito male, che il relativismo etico sia fallace.

Ciao
Andrea

Ciao Andrea,
intuisco, correggimi se sbaglio, che anche tu, come me, non ritieni giusto che una vita debba perpetuarsi a scapito di un'altra vita...condivido anche il rifiuto di un'accettazione di una legge naturale che al cuore umano, pare ingiusta.

Purtroppo le cose stanno così...d'accordo si o d'accordo no.

E' vero che ci sono vegetariani che non si nutrono di carne per rifiuto di questa legge, ma in ogni caso, pur deprezzando il valore della vita vegetale, reperiscono in altro modo le proteine animali che gli servono :

- mangiano latte e latticini di animali tenuti in recinti (prigionia) e costantemente gravidi per poter produrre latte dalle mammelle ;
- e mangiano uova prodotte da animali, anch'essi tenuti in recinti.

Non voglio assolutamente sviare il discorso, ma se inglobiamo nel ns discorso anche le considerazioni scientifiche e sentimentali, attribuiamo al concetto da me espresso una valenza che non ha !

Lo ricordo giusto per rinfrescarci la memoria :

Citazione:
D: Da ciò quale verità in sè possiamo ricavare : La legge naturale buona o cattiva che essa sia, dato che non è modificabile ne oppugnabile, deve essere rispettata pena la fine della propria vita, a meno che non si rinunci alla propria vita a favore di una pianta o di un animale, che comunque, presto o tardì, morirà, poichè, secondo un'altra legge naturale, nessun essere vivente o non vivente ha un'esistenza infinita...persine le pietre, prima o poi diventano polvere cosmica.

Come vedi ciò che ho espresso è slegato dai ns sentimenti o dal ns senso di giustizia !
Semplicemente le cose stanno così, e noi non ci possiamo fare nulla.
Possiamo uccidere le piante al posto degli animali, ma di sola frutta e verdura non si può vivere.
Possiamo aggiungere uova e latte, ma alcuni animali devono rinunciare alla loro vita "naturale" per vivere in cattività con noi e fornirci uova e latte di cui abbiamo bisogno : quindi devono perdere la vita che madre natura gli aveva assegnato per vivere quella da noi imposta.

Ciao.
Tommy2005 is offline  
Vecchio 13-11-2006, 16.36.14   #105
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Ciao Thommy,

Citazione:
intuisco, correggimi se sbaglio, che anche tu, come me, non ritieni giusto che una vita debba perpetuarsi a scapito di un'altra vita...condivido anche il rifiuto di un'accettazione di una legge naturale che al cuore umano, pare ingiusta.

Diciamo che ritengo che non esista una vera e propria legge naturale su cui fondare un' etica condivisa.

Riguardo al latte e alle uova, ti invito ad informarti su cosa sono i "vegani" che sopravvivono senza costringere nessun animale ad una vita non naturale.

Vivere senza uccidere la vita animale è possibile. Bisogna cambiare radicalmente il nostro stile di vita ? Certo, ma è teoricamente possibile.

A me interessa che sia teoricamente possibile vivere senza uccidere altri esseri viventi (in cui non includo i vegetali).

Io so che vuoi trovare nella legge naturale il fondamento dell’etica, me se continuiamo il discorso, potrò dimostrarti che non esiste una legge naturale immutabile a cui riferirsi.

Questo lo sostiene anche Lecaldano o Mori di cui ho postato un articolo significativo che ti invito a leggere perché molto interessante e strettamente pertinente al nostro dibattito.

Ciao
Andrea
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Vecchio 14-11-2006, 08.27.45   #106
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Citazione:
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Ciao Thommy,



Diciamo che ritengo che non esista una vera e propria legge naturale su cui fondare un' etica condivisa.

Riguardo al latte e alle uova, ti invito ad informarti su cosa sono i "vegani" che sopravvivono senza costringere nessun animale ad una vita non naturale.

Vivere senza uccidere la vita animale è possibile. Bisogna cambiare radicalmente il nostro stile di vita ? Certo, ma è teoricamente possibile.

A me interessa che sia teoricamente possibile vivere senza uccidere altri esseri viventi (in cui non includo i vegetali).

Io so che vuoi trovare nella legge naturale il fondamento dell’etica, me se continuiamo il discorso, potrò dimostrarti che non esiste una legge naturale immutabile a cui riferirsi.

Questo lo sostiene anche Lecaldano o Mori di cui ho postato un articolo significativo che ti invito a leggere perché molto interessante e strettamente pertinente al nostro dibattito.

Ciao
Andrea

Ciao Andrea,
credo che ci sia un piccolo problema di comprensione : non ho mai espresso la convinzione che etica=legge naturale, e quindi non ho mai espresso l'intenzione di fondare alcuna etica sulla legge naturale.

Se leggi bene la mia conclusione finale, non l'ho "caricata" (scusa la parola, non è proprio quella corretta ma al momento non me ne vengono altre) di alcuna valenza morale, etica o emotiva, quindi non ho mai voluto trovare nella legge naturale alcun fondamento dell’etica e sono d'accordissimo con te che non esiste alcuna legge naturale immutabile a cui riferirsi per fondare l'etica umana.

Ho semplicemente detto :
Citazione:
La legge naturale buona o cattiva che essa sia,
quindi non gli dò alcuna valenza morale o etica,
Citazione:
dato che non è modificabile ne oppugnabile, deve essere rispettata pena la fine della propria vita, a meno che non si rinunci alla propria vita a favore di una pianta o di un animale
qui inceve faccio solo un report asettico di quella che è la situazione, non come la vedo io, un occidentale, o un cinese, di come stanno le cose !

E' vero quello che dici :
Citazione:
Vivere senza uccidere la vita animale è possibile. Bisogna cambiare radicalmente il nostro stile di vita ? Certo, ma è teoricamente possibile.

Sono d'accordo con te...per esempio...ieri me ne è venuta in mente un'altra : si potrebbe andare in giro a raccogliere animali morti naturalmente, così, come gli avvoltoi, potremmo rispettare la vita animale e nello stesso tempo procurarci le proteine animali che ci servono...e se andassi avanti con la fantasia, qualche altra eccezione la troverei...

Ora si tratta di capire, perchè questo è stato sempre il nocciolo duro sul quale non sono riuscito a farmi intendere dai relativisti : questi casi divergenti che sia io che te abbiamo trovato, sono sufficienti per giustificare una realtà che coinvolge (attenzione : da non confondere con "condividere") la stragrande maggioranza del genere umano, oppure uno o pochi casi "critici" sono sufficienti per confutare una realtà riscontrabile nel 99,9% dei casi ?

Visto che fin qui credo che abbiamo trovato un punto d'unione, dove sia io che te ammettiamo sia la "realtà generale", sia anche la "criticità" (gli avvoltoi ed i vegetariani puri), vorrei che ci concentrassimo su quest'ultimo quesito, e credo sarai d'accordo con me quando denomino il nutrirsi di animali morti o vivere da vegetariani puri, casi possibili, ma "critici", poichè di esclusivo dominio di pochi, non certo della maggior parte della gente.

Ti saluto, ciao.
Tommy2005 is offline  
Vecchio 14-11-2006, 12.22.54   #107
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Ciao Thommy,

Citazione:
quindi non ho mai espresso l'intenzione di fondare alcuna etica sulla legge naturale.

Bene allora avevo inteso male, dunque siamo d’accordo.

Che esistano leggi “naturali” è fuor di dubbio credo. Tutte le scienze “naturali” esistono per comprendere appunto le leggi di natura. Ciò che volevo sottolineare, e che ci trova concordi, è proprio che queste leggi nulla ci dicono su cosa sia moralmente accettabile e cosa no.

Citazione:
Visto che fin qui credo che abbiamo trovato un punto d'unione, dove sia io che te ammettiamo sia la "realtà generale", sia anche la "criticità" (gli avvoltoi ed i vegetariani puri), vorrei che ci concentrassimo su quest'ultimo quesito, e credo sarai d'accordo con me quando denomino il nutrirsi di animali morti o vivere da vegetariani puri, casi possibili, ma "critici"

Si sono d’accordo. Nel sistema culturale in auge fino al giorno d’oggi la prassi più diffusa è nutrirsi anche di animali. Io volevo solo affermare che non è una legge assoluta dove per assoluta si intende che al di fuori di essa nulla è possibile nemmeno teoricamente.

Visto che abbiamo trovato un buon punto di contatto possiamo proseguire con il discorso etico, attendo tuoi input.

Ciao
Andrea
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Vecchio 14-11-2006, 16.44.48   #108
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Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
...
Si sono d’accordo. Nel sistema culturale in auge fino al giorno d’oggi la prassi più diffusa è nutrirsi anche di animali. Io volevo solo affermare che non è una legge assoluta dove per assoluta si intende che al di fuori di essa nulla è possibile nemmeno teoricamente.
....

Il punto è questo : ammettere una verità in sè, non significa assolutamente schematizzarsi, inquadrarsi o dogmatizzarsi, ma semplicente ammettere che un qualche cosa di slegato dalla ns soggettività esiste e non può essere modificato, perchè non è oggetto di interpretazioni o influenze di qualsiasi tipo.

Queste verità in sè, altro non sono che i prìncipi.

Poi, a parte, c'è una realtà "critica" che si riscontra e si valuta nelle conseguenze, nella quale io discuto, valuto, verifico poichè è legata ad un "contesto" che può anche essere diverso da quei fattori e da quegli elementi che mi hanno portato a determinare la verità in sè, cioè i principi.

In altre parole ci sarà una realtà in sè che si slega dalla influenza umana, ed una realtà consequenziale che tiene conto delle conseguene si producono all'atto delle azioni.

Pertanto, una volta ricavata la verità in sè, posso sempre agire diversamente da come questa prescrive, se le conseguenze che vado a produrre sono migliorative, ma il mio agire diversamente dal principio non muta questa verità!

Se nell'esempio in questione, io rinuncio a nutrirmi di carne per mia scelta personale, posso farlo, ma non posso dire che faccio "bene", perchè la verità in sè che non dipende dalle mie scelte personale, non gli attribuisce alcuna valenza del genere.
Allo stesso modo se rinuncio a nutrirmi di una pecora in particolare del mio allevamento, perchè è il compagno di giochi di mia figlia, o perchè io stesso mi ci sono affezionato, posso farlo, ma la verità in sè è sempre quella : se vogliamo vivere un'altro vivente, non quello in particolare, magari quello che ho acquistato in macelleria, dovrà cedere la sua vita a favore della mia.

E tutto ciò è slegato dal contesto.

Cioè l'eccezione non viene dogmaticamente esclusa come nel totalitarismo, ma anche la regola, cioè la verità in sè non viene dogmatimaticamente esclusa come nel relativismo, semplicemente i due mondi vengono separati : i principi stanno coi principi e le conseguenze con le conseguenze.

Ciao.
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Vecchio 14-11-2006, 20.21.06   #109
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Ciao Thommy

Citazione:
Il punto è questo : ammettere una verità in sè, non significa assolutamente schematizzarsi, inquadrarsi o dogmatizzarsi, ma semplicente ammettere che un qualche cosa di slegato dalla ns soggettività esiste e non può essere modificato

Certamente.

Citazione:
perchè non è oggetto di interpretazioni o influenze di qualsiasi tipo


Questo già è più difficile giacchè tu percepisci il mondo tramite i tuoi sensi e non hai idea di cosa sia il mondo “oggettivamente” parlando perché non è possibile un’osservazione del mondo senza i “filtri” dei sensi. Il solipsismo, dal punto di vista razionale, non può essere confutato. Quindi dibbiamo necessariamente postulare che l’oggettività del mondo esterno sia tale “relativamente” a come noi lo percepiamo.

Citazione:
In altre parole ci sarà una realtà in sè che si slega dalla influenza umana, ed una realtà consequenziale che tiene conto delle conseguene si producono all'atto delle azioni.

Posso condividere.

Citazione:
Pertanto, una volta ricavata la verità in sè, posso sempre agire diversamente da come questa prescrive

Alt, qua mi perdo. Difatti tu stai parlando di “realtà oggettive in generale” ma con questa frase passi dalle realtà oggettive di qualsiasi tipo a realtà oggettive che prescriverebbero qualcosa, qualche comportamento. Ossia parli di realtà oggettive che ci debbano indicare un determinato comportamento oggettivo, ma questo non è logicamente corretto perchè non lo hai dimostrato, hai solo indicato cosa sia una verità oggettiva dal punto di vista teorico.

Citazione:
Se nell'esempio in questione, io rinuncio a nutrirmi di carne per mia scelta personale, posso farlo, ma non posso dire che faccio "bene", perchè la verità in sè che non dipende dalle mie scelte personale, non gli attribuisce alcuna valenza del genere.

Io non ho ancora visto la dimostrazione che esistono verità oggettive che prescrivano comportamenti.

[quote]
cioè la verità in sè non viene dogmatimaticamente esclusa come nel relativismo
[quote]

Ma prima mi dovresti mostrare anche una sola “verità in se” che abbia a che fare con l’etica.

Ciao
Andrea
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Vecchio 14-11-2006, 23.14.13   #110
odos
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Riferimento: Relativismo...ancora una volta

Interrompo per un attimo la discussione.
Volevo solo ricordare quale fosse la mia intenzione originaria: io volevo proporre uno sforzo filosofico finalizzato alla ricognizione dei diversi significati che si attribuiscono al termine relativismo. Quindi innanzitutto una ricognizione.

La cosa è ben diversa dall’esporre un’idea, o la propria idea sull’argomento, cosa che non richiede molto sforzo; la ricognizione viene prima di ogni discussione. Avrei voluto che ognuno si impegnasse nell’esplicitare il significato di relativismo che ha imparato a conoscere e ad usare.

Questo permette a tutti di avere più cognizione di causa in future discussioni su questo concetto, e offre la possibilità di riconoscere precisamente il significato di cui, di volta in volta, si fa uso, e questo prima di cominciare una eventuale confutazione. Per intenderci il relativismo che ha in mente il Papa è qualcosa di radicalmente diverso da quello dell’antropologia culturale; di questo si tratta, e nulla più. .

Sapeste quante discussioni infinite si possono evitare in questo modo..e d’altra parte non è un caso che in quelle più riuscite si conclude spesso con la constatazione, che con le dovute specificazioni, alla fine si era d'accordo

Ciò non toglie che dal momento che la discussione è viva e interessante, forse è meglio continuare in questo modo…

Un saluto a tutti
odos is offline  

 



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