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Vecchio 27-05-2008, 15.40.09   #1
albert
Moderatore
 
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
Perché tanto accanimento verso il relativismo?

A giudicare da ciò che dicono molti personaggi pubblici, il relativismo sarebbe la sorgente di tutti i mali da cui è afflitto il mondo moderno. Le critiche hanno raggiunto una virulenza notevole: ha condannato il relativismo nel suo discorso di insediamento il nuovo presidente della camera, Fini, vari politici, da Calderoli alla Binetti, fanno a gara a parlarne male. In particolare il papa non perde occasione di scagliarsi contro il relativismo, con una costanza tutto sommato sorprendente.

Perché tanta attenzione, tanto accanimento? Mi piacerebbe conoscere il parere dei frequentatori del forum.

A mio parere, il motivo è che il relativismo, per quanto non spinga a comportamenti non etici, ma anzi sia molto meno nocivo degli assolutismi (il relativismo non incita ad uccidere qualcuno perché non la pensa come te, o a fare la guerra a qualcun altro perché tu sei “buono” e lui “cattivo”), è un pericolo mortale per ogni ideologia.

Due diverse ideologie, ad esempio il cristianesimo e l’islamismo, hanno comunque qualcosa in comune: condividono la convinzione che ci sia una verità e la si possa raggiungere. Quale sia la verità in questione, poi, è un passo successivo, ma si concorda sul primo passo. Il relativista, invece, non condivide neppure la prima affermazione, senza la quale crolla tutto, le ideologie e le lotte tra le ideologie. In questo modo è molto più pericoloso dei nemici classici.
albert is offline  
Vecchio 27-05-2008, 16.39.20   #2
S.B.
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Secondo me, albert, occorre distinguere chi accusa il relativismo.

Credo che Ratzinger sia assolutamente convinto delle sue parole e che il relativismo (parliamo di quello etico-morale più che altro) sia per lui un ostacolo.

Perché? Perché il suo discorso sulla razionalità della fede cristiana (con particolare attenzione a quel ramo governato da oltre tevere) è simmetricamente opposto alle tesi relativiste.

Il relativismo, in sostanza, riprende l'atteggiamento scettico dell'equipollenza: prendiamo due religioni qualsiasi, non c'è alcun criterio razionale e quindi comunicabile, discutibile ed imponibile (in senso non violento, dialettico) ad altri. Una vale l'altra.

Ratzinger, invece, cerca di sostenere che la fede ha una intrinseca razionalità, comunicabile e discutibile. Oltre alla fede in generale deve trovare una soluzione anche per la sua fede specifica.

E' questo in realtà il punto che sta a cuore a Ratzinger: se l'unico campo del vero e del falso è quello della ragione allora anche la fede deve stare su quel campo, dopo che ne è stata posta al lato dall'illuminismo e che ora rischia di essere del tutto oscurata.

I personaggi pubblici che parlano di relativismo a mio avviso tirano il carro della Santa sede e non hanno nemmeno un'idea precisa di cosa sia il relativismo. Definirebbero relativista uno che giustifichi l'infibulazione, al massimo. Hanno, insomma, una prospettiva piuttosto ingannevole, non so se scelta o meno in malafede.
S.B. is offline  
Vecchio 27-05-2008, 16.53.29   #3
griago
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-10-2007
Messaggi: 98
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

In questo, come in tanti altri casi, bisogna capire qual è il reale messaggio che si vuole dare. Ed in questo, come in tanti altri casi, è facile fraintendere.

Io dico qui quel che credo di aver capito. Quanto meno dico quel che credo io.

Il relativismo contro cui si scagliano in molti (ma sono convinto che qualcuno lo fa per tornaconto personale e politico) è quello che dice che "non c'è verità assoluta", soprattutto in campo etico.

Secondo questo punto di vista la verità, sempre che abbia un senso questo termine, è personale e quindi relativa. La morale, l'etica non sono assolute, ma ciascuno ha la sua.

E' chiaro che l'affermarsi di questo punto di vista può portare alla disgregazione della stessa società che non ha punti di riferimento condivisi.

Personalmente non credo che non ci sia una verità assoluta. Il mio relativismo, quindi, non riguarda l'esistenza di una verità assoluta. Il mio relativismo riguarda la conoscibilità di questa verità.

Ed è la consapevolezza che la mia verità in cui credo fermamente, possa non essere LA verità, che mi dovrebbe spingere ad essere umile ed ascoltare gli altri ed accettare la possibilità che la loro verità possa essere la verità e la mia possa essere un abbaglio.

Quindi, sono preoccupato del relativismo visto come nichilismo, come negazione dell'esistenza della verità. Ma sostengo fermamente il relativismo della conoscenza (nel senso indicato sopra).

Temo invece l'assolutismo tanto quanto il relativismo nichilista. Dove il secondo porta al suicidio di una società, il primo porta al genocidio delle altre società. Entrambi portano alla morte sociale.
griago is offline  
Vecchio 27-05-2008, 17.22.14   #4
electrolimes
musicosoterista
 
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Data registrazione: 13-05-2008
Messaggi: 56
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Citazione:
Originalmente inviato da albert
A mio parere, il motivo è che il relativismo, per quanto non spinga a comportamenti non etici, ma anzi sia molto meno nocivo degli assolutismi (il relativismo non incita ad uccidere qualcuno perché non la pensa come te, o a fare la guerra a qualcun altro perché tu sei “buono” e lui “cattivo”), è un pericolo mortale per ogni ideologia.

....e per ogni trascendenza
electrolimes is offline  
Vecchio 27-05-2008, 18.49.50   #5
VanLag
Ospite abituale
 
L'avatar di VanLag
 
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Citazione:
Originalmente inviato da albert
Perché tanta attenzione, tanto accanimento, (contro il relativismo)? Mi piacerebbe conoscere il parere dei frequentatori del forum.
Perché nega l'assoluto cioè dio, o Dio, che dir si voglia.

VanLag is offline  
Vecchio 27-05-2008, 21.42.25   #6
wildlife
Ospite
 
Data registrazione: 25-05-2008
Messaggi: 5
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Il relativismo ci rende un pizzico di libertà, forse per questo è tanto avversato.
Inoltre le religioni nate nell'area mediorientale, che sono filosoficamente quasi-uguali, esprimono un completo assolutismo.
Purtroppo anche la scienza "ufficiale" si comporta in questo modo e di fatto si oppone a qualunque modifica di paradigma. E pensare che, dopo il teorema di Goedel (1936), è sparita la certezza anche dalla matematica, cioè da un sistema astratto. Si sta benissimo anche senza certezze, e senza verità assolute. Ma chiunque abbia un "potere" si oppone ad ogni forma di relativismo.
Lo lasciano ai filosofi, pensando forse che non possono nuocere...
Comunque, una ventina di anni orsono, era uscito un libro di uno scienziato, addirittura riconosciuto con il Premio Nobel (Ilya Prigogine), intitolato "La fine delle certezze". Ma i poteri stanno tranquilli: quei libri li leggono in pochi.
wildlife is offline  
Vecchio 27-05-2008, 22.03.51   #7
Socrate78
Ospite abituale
 
Data registrazione: 06-05-2007
Messaggi: 107
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Perché nega l'assoluto cioè dio, o Dio, che dir si voglia.

Ciò in effetti può essere vero, ma anche le ideologie totalitarie del secolo scorso hanno negato dio sostituendolo con altri miti:il progresso ,la razza, lo stato, il proletariato e chi più ne ha più ne metta.
Le ideologie che negano la trascendenza per poi assolutizzare l'umano sono ben più pericolose del relativismo, anche perchè il relativista, sperimentando la limitatezza delle opinioni umane, sarà sicuramente vaccinato da ogni tentazione di fanatismo ed intolleranza; a me non risulta che Protagora, Gorgia da Lentini, lo scettico Pirrone abbiano partecipato a crociate o commesso i crimini di Hitler, Stalin e via discorrendo.
Anzi, il relativismo può anche diventare un punto di partenza per raggiungere di volta in volta un punto di vista più obiettivo e vero; sperimentando la limitatezza delle varie opinioni umane si può giungere a superare gli errori contenuti nelle singole idee, come appunto sosteneva Protagora quando diceva che il sapere umano è perfettibile, anche se non si giunge mai ad una verità assoluta.
Eppoi, in fin dei conti, sarebbe veramente auspicabile conoscere questa tanto desiderata verità assoluta? Io dico di no, perchè una volta raggiunta la Verità, il dialogo muore, non ha più senso interrogarsi, nè conoscere, tanto si sa già tutto, non si ha nemmeno più il piacere di scoprire realtà nuove.
La Verità coincide con la ricerca continua di se stessa.
Per quanto riguarda le critiche continue al relativismo, io penso che tale posizione venga osteggiata anche perchè attacca uno dei vizi più radicati nell'uomo:la presunzione!
Socrate78 is offline  
Vecchio 27-05-2008, 22.19.12   #8
odos
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

secondo me innanzitutto queste persone (quelle che hai citato tu) non hanno capito cosa i relativisti vogliono dire, e forse non lo possono neanche capire.

Relativista per loro è chiunque neghi le cose in cui loro credono veramente. Di conseguenza il relativista per loro è colui che pensa "tutto va bene".
E' ovvio che questo non è il senso filosofico del relativismo, nel senso post-moderno del termine.

Ad ogni modo, io concordo con chi ha detto che odiano il relativismo proprio perchè sono assolutisti.

La differenza sostanziale infatti tra un realtivista (come me) e uno che non lo è, è che io posso vivere tranquillamente sapendo che c'è gente che crede in qualcos'altro, e loro non possono: hanno bisogno per credere in ciò in cui credono, che lo credano anche tutti gli altri, e per questo si accaniscono.

Semplice ma vero (senza contraddizione)
odos is offline  
Vecchio 28-05-2008, 08.12.43   #9
emmeci
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Messaggi: 1,272
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Sì, il dilemma assolutismo-relativismo che qui ancora una volta vogliamo dibattere, può richiamare gli interessi sospetti da una parte delle religioni, o meglio delle chiese, dall’altra dei politici – in quanto l’affermazione che una verità assoluta esiste è per gli uni e per gli altri equivalente a un'auto-celebrazione urbi et orbi del loro potere.
Però non è detto che il problema non sia un vero problema, che ha accompagnato la storia della filosofia e che mi sembra sintetizzabile in questa formula: tutti siamo convinti che una verità assoluta c’è e non può non esserci, ma è tale perché non la conosciamo e possiamo soltanto cercarla attraverso un continuo e ineliminabile relativismo. Che alla fine è quello che salva la verità perché, se fosse possibile esprimerla, diventerebbe ipso facto relativa e fallirebbe la sua funzione trascinante, cioè il suo stesso significato. L’errore, o meglio il sopruso, viene nel momento che uno dice: l’assoluto è quello in cui credo io, è l’assoluto che ho in pugno e non quello che voi cercate e non sapete trovare: ed è un errore che rappresenta una tentazione in verità non solo dei religiosi ma anche dei filosofi e forse degli scienziati - perché qual è quello scienziato che nel momento in cui concepisce la sua teoria non pensa o sente d’aver raggiunto la verità, disposto eventualmente ad affermare, nei simposi ai quali partecipa con i colleghi, che la discussione è aperta, e tutti potranno presentare un’altra teoria?
Certo, l’assolutismo dei politici è più dannoso (sempre sul limite di trasformarsi in totalitarismo) – e quello dei religiosi non lo è meno (con l’aggravante che spesso si associa a quello politico) - però si può, anzi si deve riconoscere che l’assoluto è una luce che rimane scintillante laggiù, al termine del nostro umano cammino, anzi (e qui direte che pretendo troppo) al termine del cammino dell’universo, perché solo alla fine del viaggio un Ulisse (o magari un Nessuno) potrà dire: l’assoluto è questo!
Dunque, per riassumere tutto in una parabola: beato colui che crede nell’assoluto e nella speranza che qualcuno lo possa alla fine raggiungere – infelice colui che crede che l’assoluto è ciò in cui egli stesso crede. E il giudizio può fermarsi qui, senza bisogno di indirizzare il primo in un paradiso e l'altro all’inferno.
emmeci is offline  
Vecchio 28-05-2008, 08.13.10   #10
La_viandante
stella danzante
 
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Messaggi: 1,751
Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?

Citazione:
Relativista per loro è chiunque neghi le cose in cui loro credono veramente. Di conseguenza il relativista per loro è colui che pensa "tutto va bene".
E' ovvio che questo non è il senso filosofico del relativismo, nel senso post-moderno del termine.

Dunque qual è il senso? Io credo che agli antirelativisti sia semplicemente capitata a questo giro una mano da giocare e se la stiano giocando al meglio.
La filosofia è entrata in un vicolo cieco, s’interroga sulla verità e non ne sa definire i contorni, e allora tutto diventa sfumato, fino a confondersi una cosa con l’altra, everything goes dice Feyerabend e se tutto, ma proprio tutto va bene e nulla è più vero di qualsiasi altra cosa allora non sono relativista nemmeno io.
Il pensiero debole non è in grado di poter contrastare quello forte, la filosofia non può ad esempio negare validità al creazionismo, perché se la verità non si può raggiungere allora creazionismo ed evoluzionismo sono pari.
Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché e in che modo il relativismo può segnare un confine tra questi e un perché uno solo dei due possa essere insegnato nelle scuole.
Ma anche l’etica, la morale è diversa per ognuno di noi, ma non è possibile reputarle tutte giuste, ci deve essere ad un certo punto un limite invalicabile, oltre il quale non si può andare, assoluto dunque.
La_viandante is offline  

 



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