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Vecchio 30-12-2013, 20.11.25   #141
0xdeadbeef
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

@ Maral
Una volta un giornalista (non ricordo se già te l'ho detto; in ogni caso fu dopo lo scoppio dello scandalo che
travolse la Parmalat) chiese a Calisto Tanzi: "ma lei perchè non è rimasto il lattaio di Parma?". La risposta
di Tanzi fu emblematica: "perchè, vede, a questo mondo è impossibile rimanere fermi a dove si è".
E dunque il mercato si vuole illimitabile per una ragione molto semplice. La legge detta delle "economie di
scala" dice che più si è grandi minore è il costo dell'unità prodotta. Questo vuol dire che una azienda grande
che immette sul mercato lo stesso prodotto di una piccola ve lo immette ad un prezzo inferiore, garantendosi in
tal modo il favore del consumatore finale.
E' interessante rilevare come questo si saldi all'analisi di J.Schumpeter circa la trasformazione dell'azienda
"fordista" in SpA. A un certo punto, dice Schumpeter, l'azienda è costretta (chiaramente allo scopo di ingrandirsi)
ad appoggiarsi al capitale bancario, perdendoci in tal modo la proprietà "fisica" (notevole, trovo, questo
concetto in relazione alla "finanziarizzazione", che in troppi ritengono staccata dall'economia che definiscono
"reale").
Sulla base di ciò, ritengo che ogni "argine" al mercato (comprese certe pretese di regolazione della finanza)
si risolva sostanzialmente nella negazione del mercato stesso. Sarebbe dunque il caso, trovo, di ripensare
IL mercato nelle sue stesse strutture fondamentali (prima fra tutte quella "razionalità" di cui parlo nell'altro
post).
Tutto questo viene sintetizzato alla perfezione nel detto: "in economia il pesce grosso mangia quello piccolo".
Bisogna dunque cominciare a chiedersi se sia giusto che il pesce grosso mangi quello piccolo; soprattutto
bisognerebbe consapevolizzarsi sul fatto che la categoria della "giustizia" non appartiene al mercato, perchè
non appartiene a quella "razionalità" che null'altro è se non la scelta dei mezzi più efficaci per raggiungere
un fine dato.
Diciamo allora che ho grande nostalgia per il parlar chiaro, lucido, degli antichi Sofisti. I quali, a differenza
di oggi, avevano ben chiara la necessità di un "fine" (cui la scelta dei mezzi più efficaci può condurre).
Essi, in parole povere, direbbero che è giusto che il pesce grosso mangi quello piccolo...
un saluto
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Vecchio 30-12-2013, 20.28.18   #142
0xdeadbeef
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

@ Gyta
Bontà, cattiveria ed altruismo saranno anche lontani dal tuo pensiero, ma sei tu ad aver parlato di "benessere
interiore". E io ti ho chiesto, appunto, se questo "benessere interiore" sia il medesimo per gli attaccanti e
per gli attaccati...
Il mio rilievo non era sul benessere interiore "in sè". E' chiaro che, in guerra, sia gli attaccanti che
gli attaccati agiscono perchè credono che quella azione porti loro un vantaggio (un "benessere interiore").
Il mio rilievo era, essenzialmente, sul fatto che il benessere interiore degli uni corrisponde al "malessere
interiore" (ed esteriore) degli altri. Non vedo, in questo, nessuna "armonia".
Certamente non ti "accuso" di nessuna fede (sarebbe poi forse materia per una accusa?). Di nessuna fede "storica"
però, visto che concetti come quello di un univoco "benessere interiore", di una "armonia", pre-suppongono
il medesimo fondamento metafisico di qualsiasi religione.
un saluto ed un augurio di buon anno
0xdeadbeef is offline  
Vecchio 31-12-2013, 11.29.00   #143
maral
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

@Oxdeadbeef
Ma anche assumendo che sia giusto che il pesce grosso mangi quello piccolo resta il punto fondamentale che il pesce grosso è tale solo in relazione al piccolo e alla luce di un criterio che stabilisce cosa determina la grossezza. Se il criterio è il profitto e solo il profitto (nella sua assoluta concettualizzazione astratta) Tanzi ha ragione nel dire che non poteva rimanere solo un lattaio e le banche hanno ragione nel dire che qualsiasi attività produttiva per quanto grande sia è solo cibo per la rendita finanziaria che con essa gioca come il gatto con il topo.
Il punto dunque consiste nel mostrare l'assoluta vacuità di ogni astrazione astrattamente presa (ove la presa astratta dell'astrazione è la manifestazione della volontà di potenza che consiste appunto nel pretendere vero ciò che è falso e viceversa, di pretendere che sia tutto ciò che nel suo isolamento è niente) e questo è compito filosofico che deve realizzarsi in termini politici.
I vecchi sofisti avevano visto giusto: ogni assunzione astratta dell'astratto è vuota, ma si tratta di ribaltare la prassi sofistica, mentre essi infatti insegnavano come si poteva tecnicamente fare apparire vero e inoppugnabile ciò che di per sé è falso, qui si tratta di mostrarne la intrinseca falsità, perché è solo nel gioco delle contrapposizioni di ogni criterio che si mantiene la possibilità delle alternative.
Il punto fondamentale è mantenere l'apertura e allora produrre un latte migliore può essere un'alternativa valida al fine del fare più profitto.
In altre parole si può essere pesci grossi in tanti modi diversi, pure restando piccoli.
maral is offline  
Vecchio 31-12-2013, 15.25.43   #144
0xdeadbeef
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

@ Maral
Il criterio è senz'altro il profitto, ma io direi anche la sopravvivenza stessa. Se, infatti, il medesimo
prodotto viene venduto a prezzi differenti, è probabile (al netto di altre e diverse variabili) che l'azienda
che propone il prezzo superiore, cioè la piccola, abbia, diciamo, qualche difficoltà.
Insomma: Tanzi stava sì parlando di profitto, ma anche (ed è questo il punto) di sopravvivenza, perchè nel
mercato "pesce grosso mangia pesce piccolo", ovvero l'azienda grande assorbe la piccola.
Non è forse questa, che in economia si chiama "legge di scala", l'antica legge della "physis" che i Sofisti
contrapponevano, preferendola, al "nomos" umano? Ma, io dico, almeno i Sofisti avevano il buon gusto di
essere consapevoli di questa loro preferenza, non trovi?
Oggi invece regna l'inconsapevolezza (anche se avrei da ridire...). L'economia è scienza, e dunque in quanto
tale non può essere oggetto di umana preferenza. Bah...
E non si tratta, mio caro amico, di produrre latte migliore (questo discorso è parte di quelle variabili di
cui dicevo sopra), ma di svelare le intrinseche e profonde incongruenze del mercato, che vuol dire svelare
le profonde e intrinseche incongruenze del nostro stesso modo di pensare.
Ancora tanti auguri.
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Vecchio 31-12-2013, 16.21.48   #145
gyta
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

Citazione:
Certamente non ti "accuso" di nessuna fede (sarebbe poi forse materia per una accusa?). Di nessuna fede "storica"
però, visto che concetti come quello di un univoco "benessere interiore", di una "armonia", pre-suppongono
il medesimo fondamento metafisico di qualsiasi religione.

Non presuppongono nulla. Il presupporre vanifica qualunque possibilità di comunicazione reale. Se le parole spese a spiegare un pensiero non sono sufficienti si domanda -come hai fatto- tenendone però conto nell’evolversi del dialogo sennò sarà un dialogo tra sordi.

Citazione:
Bontà, cattiveria ed altruismo saranno anche lontani dal tuo pensiero, ma sei tu ad aver parlato di "benessere
interiore". E io ti ho chiesto, appunto, se questo "benessere interiore" sia il medesimo per gli attaccanti e
per gli attaccati...

Sembri non accorgerti che stai cercando di direzionare un discorso, il ché è differente da una posizione di comunicazione autentica poiché viene a mancare il reale ascolto all’altro ovvero non si traduce nel presupporre sull’ordine di un paio di parole usate dall’altro il suo pensiero.
Ripeto: il presupporre vanifica ogni tentativo serio di comunicazione.
Se voglio procedere tramite luoghi comuni non mi metto a scrivere su di un forum che ha l’ambizione di essere luogo di riflessione. Mi spiego? Il fatto che si definisca “forum di filosofia” non significa che si discute sulla storia della filosofia ovvero sulla storia del pensiero di pensatori che ci hanno preceduto o contemporanei che siano ma che possibilmente ci si ponga in prima persona come pensatori e su questo nostro pensiero si riflette e discute apportando ciò che ci pare utile alla chiarezza della comunicazione.

Premessi questi indispensabili punti di possibile incontro ti invito a riconsiderare le risposte sull’argomento che ho cercato di fornire sin dall’inizio della seguente discussione, integrati da delucidazioni ulteriori postate nelle discussioni complementari sul “giusto agire” e su “ragione e razionalità”. Penso che allora un quadro di pensiero si delinei senza troppa difficoltà. Sempre se e quando l’interesse alla comprensione del pensiero altrui sia autentico, differentemente le domande sarebbe opportuno tacerle.

Mi auguro che questo chiarimento non venga censurato come inutile fuori tema poiché il fulcro della discussione consta proprio nel chiedersi come mai una comunicazione del pensiero politico non sia di fatto possibile.

Con “benessere interiore” ho definito tutta una direzione di pensiero ben precisa postata nell’arco di più interventi oltre che riportata in differenti contesti di discussioni fondamentalmente similari.
gyta is offline  
Vecchio 31-12-2013, 20.07.56   #146
maral
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Maral
Il criterio è senz'altro il profitto, ma io direi anche la sopravvivenza stessa. Se, infatti, il medesimo
prodotto viene venduto a prezzi differenti, è probabile (al netto di altre e diverse variabili) che l'azienda
che propone il prezzo superiore, cioè la piccola, abbia, diciamo, qualche difficoltà.
Insomma: Tanzi stava sì parlando di profitto, ma anche (ed è questo il punto) di sopravvivenza, perchè nel
mercato "pesce grosso mangia pesce piccolo", ovvero l'azienda grande assorbe la piccola.
Non è forse questa, che in economia si chiama "legge di scala", l'antica legge della "physis" che i Sofisti
contrapponevano, preferendola, al "nomos" umano? Ma, io dico, almeno i Sofisti avevano il buon gusto di
essere consapevoli di questa loro preferenza, non trovi?
Oggi invece regna l'inconsapevolezza (anche se avrei da ridire...). L'economia è scienza, e dunque in quanto
tale non può essere oggetto di umana preferenza. Bah...
E non si tratta, mio caro amico, di produrre latte migliore (questo discorso è parte di quelle variabili di
cui dicevo sopra), ma di svelare le intrinseche e profonde incongruenze del mercato, che vuol dire svelare
le profonde e intrinseche incongruenze del nostro stesso modo di pensare.
Ancora tanti auguri.
Resta pur tuttavia il fatto che la sopravvivenza è stabilita dal criterio. Il grosso in termini di profitto monetario non ha ad esempio il senso di grosso in termini fisici. Certamente la legge di scala (frutto tecnologico) fa sì che un prodotto possa essere venduto a minor costo oltre che con con maggior profitto, ma il punto torna sempre a quel maggior profitto (dell'acquirente come del produttore) che si vuole ridurre ai soli termini di misura economica, perché non si vuole realmente possibile alcuna altra valutazione che non sia finalizzata alla resa economica. Le contraddizioni all'interno del sistema emergono in tutta la loro chiarezza proprio quando si rivela la pretesa esaustiva di un certo modo di pensare e valutare.
maral is offline  
Vecchio 15-01-2014, 01.08.05   #147
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Riferimento: L'oblio della filosofia politica

A proposito di uno Stato sempre più sottile, di un debito pubblico inestinguibile,
di ideologie di classe apparentemente inesistenti (parafrasando un commento di Maral),
vi inviterei a dare una veloce lettura a questo articolo (a presentazione del libro): qui

dove viene fuori tutto quel retroscena che sembra sempre scomparire dai nostri discorsi,
quello di una classe dirigente infiltrata a livello mondiale o come subodoravo di una
ideologia dirigente governativa infiltrata a livello mondiale. Di certo un’occasione in più
per domandarsi dove è finita la presunta democrazia.

Altro che “ filosofia” politica!
Chiamiamola col suo nome: “filosofia” degli economisti a servizio
dell’ideologia elitaria capitalista.
gyta is offline  
Vecchio 15-01-2014, 19.24.31   #148
maral
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Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Altro che “ filosofia” politica!
Chiamiamola col suo nome: “filosofia” degli economisti a servizio
dell’ideologia elitaria capitalista.
Vorrei evidenziare che il carattere sempre più elitario dell'ideologia capitalista è il tratto tipico dell'esigenza di un controllo assoluto che è la pura espressione di volontà di potenza perfettamente ascrivibile alla visione tecnologica del mondo. Una visione che esige il continuo sentire della propria miseria esistenziale e quindi di un continuo senso di bisogno (di fame materiale) anche e soprattutto da parte di chi rientra in queste ristrettissime elites.
E' la radicale cancellazione di ogni sentimento di magnanimità (nel senso di sentimento di quell'esorbitante pienezza di se stessi che permette di cogliere l'altro oltre il proprio bisogno, oltre la propria fame perché non si ha fame, ma si è pieni). L'altro esiste solo per essere esistenzialmente e materialmente divorato, come cosa da inghiottire per placare i morsi della propria fame incontenibile e sempre insoddisfatta (e se non si riesce a divorare l'altro come cosa siamo noi la cosa che finiamo con l'essere divorati).
Questo crea un mondo di miserabili morti viventi che avvertono solo il vuoto delle proprie viscere, diretti e controllati da zombies ancora più voraci e miserabili di loro, anche se ricchissimi e il mondo diventa la cosa di cui sfamarsi, senza mai poterlo fare.
In questo senso non esistono più classi sociali, gli zombies sentono tutti solo la propria fame e competono esclusivamente in voracità azzannandosi disperatamente gli uni con gli altri.
maral is offline  
Vecchio 18-01-2014, 23.01.01   #149
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Sì. E forse ad un certo livello la distinzione in classi sociali non v’è mai stata
quanto invece differenti livelli di maturità quindi differenti visioni delle cose..
Peraltro riflettendo c’è da dire che gli zombie sono da sempre esistiti purtroppo
a rappresentare il cuore malato dell’uomo o esprimendo più chiaramente la calcificazione
di una mente bloccata in se stessa..

Penso ora di comprendere meglio cosa intendevi con l’espressione ‘volontà di potenza’
quando a dirigere è la parte al buio della mente..

Un’ulteriore riflessione evidenzia poi quanto in presenza di maturità possa trovare posto
la spinta ad un’ideale differente però da un’aderenza ideologica..

L’ideale è intimo, è aspirazione interiore.. l’ideologia non è più sentimento intimo, diretto, “puro”
ma una modalità (parzialmente) occultata (alla coscienza) di accedere all’esperienza e quindi alla visione
delle cose non autenticamente diretta.. per quanto mai ci si possa avvicinare ad una “autentica diretta visione”
dell’esperienza.. perlomeno però potendo contare su di un livello discreto di consapevolezza non apparente..
non consapevolezza dell’ideologia ma consapevolezza di sé, dei propri movimenti mentali,
senza i quali nessuna radice interiore ideologica può venire per davvero colta..

Ultima modifica di gyta : 19-01-2014 alle ore 01.32.57.
gyta is offline  

 



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