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 Riflessioni sulle Scienze - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica


Vecchio 04-02-2013, 13.58.29   #51
green&grey pocket
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

direi che dopo keynes mi sono aggiornato con la visione generale dell'mmt, fatto conoscere in italia in maniera brusca da barnard.

il problema è diventato da una cattiva gestione economica alla mala-fede pura e semplice: è vero le banche (centrali) hanno diritto di produrre moneta, ma lo fanno per aumentare la liquidità e il giro delle merci (con un loro tornaconto personale in quanto nascono come enti privati, e appoggiano enti privati), va da sè che quindi l'onere dell'imperdonabile bufala che lo stato deve chiudere in pareggio è da asserire completamente ai politici.
in realtà il debito è il sinonimo di efficienza di uno stato.
colpa mia che non mi sono mai informato.

il problema sono le macchine che rubano il lavoro? sciocchezze! basta riconvertire tutto nel terziario-
il problema è lo statalismo e non la corruzione?paul, spero tu stia scherzando: il problema è proprio la corruzione. (basta ascoltare qualsiasi ex-magistrato: le leggi ci sono ma vengono sistematicamente aggirate).

cosa c'entra l'efficienza? a mio parere nulla, è solo l'ennesimo specchietto per le allodole. I veri danni sono proprio a livello di teoria monetaria.

vi saluto perchè personalmente dopo la "scoperta" sono amareggiato e deluso.
green&grey pocket is offline  
Vecchio 04-02-2013, 16.38.31   #52
paul11
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Citazione:
Originalmente inviato da green&grey pocket
direi che dopo keynes mi sono aggiornato con la visione generale dell'mmt, fatto conoscere in italia in maniera brusca da barnard.

il problema è diventato da una cattiva gestione economica alla mala-fede pura e semplice: è vero le banche (centrali) hanno diritto di produrre moneta, ma lo fanno per aumentare la liquidità e il giro delle merci (con un loro tornaconto personale in quanto nascono come enti privati, e appoggiano enti privati), va da sè che quindi l'onere dell'imperdonabile bufala che lo stato deve chiudere in pareggio è da asserire completamente ai politici.
in realtà il debito è il sinonimo di efficienza di uno stato.
colpa mia che non mi sono mai informato.

il problema sono le macchine che rubano il lavoro? sciocchezze! basta riconvertire tutto nel terziario-
il problema è lo statalismo e non la corruzione?paul, spero tu stia scherzando: il problema è proprio la corruzione. (basta ascoltare qualsiasi ex-magistrato: le leggi ci sono ma vengono sistematicamente aggirate).

cosa c'entra l'efficienza? a mio parere nulla, è solo l'ennesimo specchietto per le allodole. I veri danni sono proprio a livello di teoria monetaria.

vi saluto perchè personalmente dopo la "scoperta" sono amareggiato e deluso.

Mi fa piacere che hai capito che il potere politico è asservito, Lucacks diceva "Il politico è un piccolo borghese asservito alla grande borghesia".
Adesso dovresti chiederti perchè? Chi è stato? E se sono implicate anche le sinistre storiche ( non indico solo l'Italia, ma tutta la sinistra internazionale)e se riesci pure a capire quando questo è avvenuto storicamente.
Adesso capirai il perchè non ho fiducia nemmeno del potere politico.

Il rubare il lavoro da parte della tecnologia è un vecchissimo leitmotive che iniziò dal luddismo, come ho già detto. L'unica soluzione è la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, Chiediti perchè le sinistre e i sindacati dei lavoratori non la rivendicano nemmeno più.( In nome della "sacra" competizione dei mercati).

Cosa intendi tu per corruzione? Se indichi che i 2/3 delle transazioni commerciali totali sono corrotte saremmo già alla rivoluzione sociale.

SE è vero che nel 2011 il debito pubblico era il 120% del PIL e ammontava a circa 1.900 miliardi di euro significa che il PIL era circa 1.600 miliardi.
SE è vero che la corruzione ammonta a circa 60 miliardi di euro significa che la corruzione è circa il 4% del PIL e non il 75%(2/3).


Fate un post sul MMT e provate a convincermi che le teorie monetarie funzionano , io vi dico che queste teorie sono il "gioco delle tre carte".
Se pensate che aumentando i biglietti che simboleggiano denaro si crei ricchezza siamo nel Paese della Cuccagna e dei Balocchi(atternzione al gatto e alla volpe).

Mi fa altrettanto piacere sapere che hai scoperto che la banca centrale ( la nostra Banca d'Italia) è di fatto una società per azioni i cui azionisti principali sono proprio le banche: e tu ti fideresti di dare in mano a loro il potere di emettere denaro?

da wikipedia
La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla legge bancaria del 1936 e dallo stesso statuto all'articolo 1, 1 comma[ e come ribadito anche da una sentenza della Corte Suprema di Cassazione.
Le quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL).

Quindi la commistione fra istituti giuridici diversi, ente di diritto pubblico ,ma azionariato privato, continua.

alla prossima
paul11 is offline  
Vecchio 05-02-2013, 02.05.33   #53
green&grey pocket
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

sulla corruzione i dati che ho sentito riguardano il problema degli appalti ai servizi pubblici, strade, ponti , ferrovie etc...
In effetti è sempre uno specchio per le allodole come me.(economicamente parlando).
d'altronde i tuoi numeri non fanno altro che confermare.

Sul pil so solo che barnard , sulla scorta ovviamente dei veri economisti del mmt, ha mostrato chiaramente che nei primi anni 80 quando il tasso di inflazione era al 20% (!!) il paese era il leader nella produzione interna, eravamo il traino dell'economia europea.
l'mmt fissa mi sembra un ragionevole 7-9% a seconda dei bisogni, ma qui mi sto avventurando senza prima aver studiato.
comunque mai come il folle 1% (mi sembra, forse anche meno) stabilito dal patto di solidarietà.


fammi ascoltare la conferenza di rimini poi magari ne riparliamo meglio.
io non vedo nessun gioco delle tre carte comunque per ora.
l'immissione di denaro serve solo a far circolare la merce, per quanto riguarda la saturazione l'mmt propone un credito affinchè l'azienda si riqualifichi, d'altronde il desiderio delle persone non è “a comando” e può darsi che un prodotto in un determinato momento possa essere in crisi.
non parla quindi di immissione senza una reale presenza delle merci.
(immagino ti riferisca a questo, quando esprimi dubbi).
l'italia al contrario della grecia ha ancora le risorse produttive per uscirne.

Probabilmente con le prossime elezioni il popolo voterà destra o sinistra e sarà la fine.(sono d'accordo con te).
anche se c'è un simpatico ometto che forse dice cose diverse dagli altri(indovina chi è...)

comunque il bersaglio dichiarato di questi movimenti (a me paiono delirio) è la piccola azienda, il colasso italiano è imminente (forse qui barnard esagera, anche se le grandi depressioni avvenute nella storia lo hanno già mostrato: crisi-inasprimento delle sanzioni-default.) l'italia è sempre stata la piccola-medio azienda! infatti non ricevendo più soldi dalla stato si indebiterà con le banche italiane, poi ed è storia dei nostri giorni le banche rifuteranno i soldi (poichè il loro mestiere è quello di avere attivi, mica passivi come lo stato) e a quel punto le banche transazionali (la bce) sbarcheranno trionfali sull'italia conquistata. (si lo so sto esasperando i concetti....è così per render l'idea)

ripeto non so che dire...mi devo racapezzare assai!! (io che lo stato non dovesse avere un debito l'avevo sempre pensato...che mazzata!)
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Vecchio 05-02-2013, 10.32.47   #54
and1972rea
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Ritengo illuminanti queste poche righe scritte dall'acutissimo antropologo Marvin Harris per esprimere il completo non-senso prodotto dall'attuale economia del consumo fine a se' stesso:
"Ci sarà un motivo se i boscimani e gli irochesi lavoravano per nutrirsi un'ora al giorno e oggi dobbiamo lavorare per 8/10 ore al giorno per 40 anni, fino alla soglia della morte, per sopravvivere. Il lavoro ci divora. Cos'è cambiato in peggio da allora? Qual è il significato della parola "lavoro"? A cosa serve l'aumento del lavoro? A consumare la propria esistenza in una miniera o in un ufficio 2x2 fino alla consunzione, spegnendosi come delle candele? All'acquisto di beni inutili per far crescere il Pil? Ad accumulare ricchezze materiali che non ci seguiranno nell'aldilà? A pagare le tasse a uno Stato ipertrofico? Quando è iniziata questa follia che ormai non riusciamo più a vedere, che ci ha trasportati in un "altrove" cognitivo che scambiamo per l'unico mondo possibile? Il tempo, la felicità, la crescita interiore sembrano scomparsi. Al loro posto ci sono solo il lavoro e il suo opposto: "la mancanza di lavoro", la disoccupazione, temibile come e più della schiavitù quotidiana a cui siamo soggetti."
La sola economia che puo' salvare le ex-societa' del consumo , ora, e' quella regressiva dal punto di vista della crescita effimera, ma progressiva nei prodotti piu' fini e complessi della civilta' umana: cultura, relazioni e impegno sociale, creativita' gratuita etc...
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Vecchio 05-02-2013, 13.30.45   #55
maral
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Tornando alla questione inizialmente posta. parto dalla definizione di economia come tecnica per gestire situazioni di scarsezza di risorse materiali al fine di risolverle trasformando evidentemente questa scarsezza in abbondanza.
Stando a questa definizione la tecnica economica ha un presupposto (la scarsezza effettiva delle risorse), un fine da perseguire e mantenere (l'abbondanza) e un metodo razionale di progettazione e valutazione calcolata per il perseguimento di tale fine. Presupposto, fine e metodo sono tutti elementi problematici, per quanto in termini generali facilmente intuitivi.
La scarsezza di risorse, intesa in termini materiali per poterla affrontare a mezzo esclusivo del pensiero calcolante in nome del suo primato ormai esclusivo, è dunque un presupposto indispensabile al pensiero economico in termini effettivi o di minaccia potenziale indiscutibile, un dato di fatto che va sentito innegabile. Da qui il sospetto che questa tecnica che si pone come scopo il risolvere la scarsità e quindi il bisogno nell'abbondanza e nel soddisfacimento in realtà, per poter sussistere come mezzo indispensabile, miri invece a conservarle mentre pone l'abbondanza e il soddisfacimento a continua immancabile promessa di fatto però mai mantenibile (un po' come la rivoluzione di chi era comunista di Gaber: se non oggi, domani, ma certamente dopodomani).
In tal senso mi sento di affermare che, come in generale qualsiasi tecnica, quella economica risolve senza risolvere ma promettendo sempre di risolvere, avendo in dovere di prospettare l'abbondanza mantenendo la penuria e soprattutto la costante minaccia della penuria. In tal modo questa tecnica economica può sfuggire all'enorme problema della gestione dell'abbondanza sulla quale non è per nulla tarata e per questo la risorsa va prodotta e subito consumata, comunque distrutta, eliminata per sottrazione dalla pubblica diffusione verso un livello sempre più ristretto di soggetti privati, ossia esercitanti il loro diritto di privazione che è condizione di efficienza tecnica.
Lo stesso cosiddetto libero mercato, al di là del mito che su di esso si è costruito (la mano invisibile che lo guida), è un mezzo essenziale per attuare il mantenimento dello stato di bisogno e dunque quella stessa scarsità del cui superamento continuamente si ribadisce l'illusione. Oltre ogni illusione il libero mercato è il mezzo con cui si realizza il mantenimento del bisogno e quindi un mezzo finalizzato alla sussistenza della potenza tecnica economica per come definita sullo stato di bisogno/scarsezza, indipendentemente da qualsiasi considerazione sociale o politica il cui valore dovrà essere commisurato solo alla funzionalità efficiente del mercato stesso. Infatti il meccanismo si inceppa nel modo peggiore quando la produzione di beni non viene sufficientemente consumata, come dimostrano tutte le maggiori crisi economiche prodottesi da un secolo a oggi e la stessa smisurata moltiplicazione astratta del valore finanziaria (con conseguente crescita del debito) ha la chiara volontà di mantenere lo stato di bisogno di beni reali necessari da produrre, dunque la loro effettiva costante insufficienza.
In quest'otticala ridistribuzione equa dei beni per far sì che tutti godano di una media abbondanza è un fine improponibile alla potenza autoreferente della tecnica economica definita sul bisogno, in quanto ne mira alla radice il prerequisito di scarsità sempre diffusa che sta alla base della sua sussistenza. Non si può cioè porre un fine che vada contro il presupposto del mezzo, soprattutto se quel mezzo appare come l'unico ragionevolmente possibile, a meno ovviamente di non rimetterne radicalmente in discussione i presupposti di senso.
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Vecchio 06-02-2013, 11.11.46   #56
and1972rea
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Tornando alla questione inizialmente posta. parto dalla definizione di economia come tecnica per gestire situazioni di scarsezza di risorse materiali al fine di risolverle trasformando evidentemente questa scarsezza in abbondanza.
Stando a questa definizione la tecnica economica ha un presupposto (la scarsezza effettiva delle risorse), un fine da perseguire e mantenere (l'abbondanza) e un metodo razionale di progettazione e valutazione calcolata per il perseguimento di tale fine. Presupposto, fine e metodo sono tutti elementi problematici, per quanto in termini generali facilmente intuitivi.
La scarsezza di risorse, intesa in termini materiali per poterla affrontare a mezzo esclusivo del pensiero calcolante in nome del suo primato ormai esclusivo, è dunque un presupposto indispensabile al pensiero economico in termini effettivi o di minaccia potenziale indiscutibile, un dato di fatto che va sentito innegabile. Da qui il sospetto che questa tecnica che si pone come scopo il risolvere la scarsità e quindi il bisogno nell'abbondanza e nel soddisfacimento in realtà, per poter sussistere come mezzo indispensabile, miri invece a conservarle mentre pone l'abbondanza e il soddisfacimento a continua immancabile promessa di fatto però mai mantenibile (un po' come la rivoluzione di chi era comunista di Gaber: se non oggi, domani, ma certamente dopodomani).
In tal senso mi sento di affermare che, come in generale qualsiasi tecnica, quella economica risolve senza risolvere ma promettendo sempre di risolvere, avendo in dovere di prospettare l'abbondanza mantenendo la penuria e soprattutto la costante minaccia della penuria. In tal modo questa tecnica economica può sfuggire all'enorme problema della gestione dell'abbondanza sulla quale non è per nulla tarata e per questo la risorsa va prodotta e subito consumata, comunque distrutta, eliminata per sottrazione dalla pubblica diffusione verso un livello sempre più ristretto di soggetti privati, ossia esercitanti il loro diritto di privazione che è condizione di efficienza tecnica.
Lo stesso cosiddetto libero mercato, al di là del mito che su di esso si è costruito (la mano invisibile che lo guida), è un mezzo essenziale per attuare il mantenimento dello stato di bisogno e dunque quella stessa scarsità del cui superamento continuamente si ribadisce l'illusione. Oltre ogni illusione il libero mercato è il mezzo con cui si realizza il mantenimento del bisogno e quindi un mezzo finalizzato alla sussistenza della potenza tecnica economica per come definita sullo stato di bisogno/scarsezza, indipendentemente da qualsiasi considerazione sociale o politica il cui valore dovrà essere commisurato solo alla funzionalità efficiente del mercato stesso. Infatti il meccanismo si inceppa nel modo peggiore quando la produzione di beni non viene sufficientemente consumata, come dimostrano tutte le maggiori crisi economiche prodottesi da un secolo a oggi e la stessa smisurata moltiplicazione astratta del valore finanziaria (con conseguente crescita del debito) ha la chiara volontà di mantenere lo stato di bisogno di beni reali necessari da produrre, dunque la loro effettiva costante insufficienza.
In quest'otticala ridistribuzione equa dei beni per far sì che tutti godano di una media abbondanza è un fine improponibile alla potenza autoreferente della tecnica economica definita sul bisogno, in quanto ne mira alla radice il prerequisito di scarsità sempre diffusa che sta alla base della sua sussistenza. Non si può cioè porre un fine che vada contro il presupposto del mezzo, soprattutto se quel mezzo appare come l'unico ragionevolmente possibile, a meno ovviamente di non rimetterne radicalmente in discussione i presupposti di senso.

...io non tralascerei di evidenziare il fatto che oltre al concetto di economia considerato nel suo aspetto tecnico e propositivo dalla scienza degli uomini, vi e' l'economia fisica fattuale ed empirica degli insiemi di elementi relazionabili fra loro in natura nei quali vi sono anche gli uomini stessi; in questo senso, semplicemente, l'economia potrebbe essere vista come lo studio dell'evoluzione dei sistemi naturali nell'organizzazione fra loro e al loro interno , e nei mezzi che essi esprimono necessariamente per ottimizzare le risorse a loro disposizione verso certi fini prestabiliti da un certo ordine naturale delle cose.
Si tratterebbe , quindi, in questo caso, di considerare una scienza che studia l'evoluzione materiale, cioe' naturale delle dinamiche umane, nel contesto di un continuo mutare dello “spirito dei tempi”.
Personalmente non sono del tutto concorde nell'attribuire a questa visione completamente materialista delle scienze economiche un valore di tipo assoluto, ma , in taluni casi, potrebbe aiutarci a dare un senso ad una realta' non facilmente comprensibile; chiediamoci , per un momento, per quale motivo le bolle di sapone in aria assumono una forma sferica , mentre a contatto fra loro, sulle superfici dei liquidi, disegnano poliedri matematicamente ben definibili..., applichiamo ad esse uno studio di economia fisica della natura, e potremo prevedere il loro comportamento e le loro forme in molti contesti in cui quelle bolle si relazionano fra loro; applicato agli insiemi degli organismi complessi della natura, tale scienza diventa enormemente piu' complessa e pericolosamente soggetta ad errori di interpretazione, ma sul piano logico potrebbe comunque rappresentare una via praticabile. Non sono per nulla competente nell' applicare alla natura dell'uomo le regole e le analogie che la fisica ha con il resto del creato, ma fondamentalmente credo che una scienza di questo tipo , corretta e pilotata con gli aspetti imprescindibili della liberta' umana, possa rappresentare un valido strumento per determinare la rotta delle nostre civilita'.
Ebbene, forse e' proprio quest'ultimo aspetto indeterminabile della liberta' dell'uomo che le scienze economiche e sociali stanno tralasciando nel nostro presente, lasciando pericolosamente spazio alla famosa bestia cieca che e' in noi , e gia' intravista e fraintesa da qualche teorico classico dell'economia; quella bestia cieca rimane un fattore di indeterminatezza imprescindibile per qualsiasi razionale formulazione esplicativa del nostro stato economico e delle relative opzioni decisionali; dobbiamo capire bene e scegliere liberamente , prima di inserire variabili nei nostri algoritmi, che cosa conta davvero per noi in questa vita, quali sono i nostri desideri , le nostre speranze, le cose di cui vogliamo riempirci la vita per davvero, che cosa vogliamo per i nostri figli e il nostro prossimo, e se questo ci debba interessare o meno, dobbiamo avere chiari questi valori economicamente non determinabili, prima di continuare a lasciar girare all'impazzata un'economia che nei fatti , forse, ci sta riempiendo di nulla e lasciando privi di molto di cio' che dovrebbe contare nelle nostre scelte.
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Vecchio 08-02-2013, 11.06.11   #57
La_viandante
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Non sono una grande esperta di economia, sto cercando di capire alcune cose, perciò rivolgo a voi tutti una domanda, cosa vuol dire Kalecki con la disoccupazione che è tenuta in vita scientemente perché costringe ad accettare salari inferiori e il guadagno non sta nella totalità del capitale ma nel differenziale, il saggio di interesse ho letto da qualche parte tra salario e guadagno? Magari ho anche formulato male la domanda perché proprio non ho capito cosa voglia dire, solo che nessuno aumenterà il lavoro e l'occupazione perché significherebbe andare contro gli interessi economici, mi piacerebbe sapere se è davvero così o solo una tra le tante interpetazioni.
La_viandante is offline  
Vecchio 08-02-2013, 19.24.29   #58
gyta
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Citazione:
perciò rivolgo a voi tutti una domanda, cosa vuol dire Kalecki con la disoccupazione che è tenuta in vita scientemente perché costringe ad accettare salari inferiori e il guadagno non sta nella totalità del capitale ma nel differenziale, il saggio di interesse ho letto da qualche parte tra salario e guadagno?
(La viandante)
Premetto che di economia ne so pressoché nulla.
Eppure la risposta alla tua domanda mi pare alquanto ovvia.
Ovvio, che il guadagno, la ripartizione degli utili fruttati dal lavoro, non giunga proporzionale
nelle buste paga dei salariati; ovvio, che la disoccupazione sia intrinseca alla scelta di quel non proporzionale di cui sopra.
Ovvero che le due realtà strettamente collegate sono le fondamenta attraverso cui un capitale
che ancora non esiste viene speso come se vi fosse. Si dimentica però che i bisogni degli esseri umani
ed il numero degli esseri umani che ne potranno beneficiare sono pressoché il medesimo numero. Ne consegue che seppure la ripartizione dei futuri utili fosse (e non sarà) divisa equamente dovendo a questa sottrarsi la somma di investimento iniziale il profitto sarebbe ancora proporzionale e non in crescita per cui solo salari bassi e lavoro precario possono portare avanti questo tipo di politica finanziaria, traducendosi in profitto esclusivamente per quei pochi che presiedono alle fondamenta burocrate questo gioco di prestigio.
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Vecchio 08-02-2013, 21.26.24   #59
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

@ Tutti voi
Sento, nei vostri post (a parte Paul11, che afferma sempre cose sensate e, direi, con una notevole dose di
competenza in materia), molto parlare di Keynes e della sua politica monetaria "espansiva".
Ma, io dico, vi sembra possibile "qui ed ora" applicare le ricette keynesiane? Voglio dire con questa
situazione di disomogeneità delle economie UE e questi livelli del debito pubblico (per non dire di altro)?
A mio avviso, l'errore da non commettere assolutamente è quello specularmente opposto a quello che commettono
(ma sarà poi un errore o una cosa voluta?) i "rigoristi": proporre sempre e ovunque la stessa ricetta.
Ma poi, insomma, è così difficile capire che se si stampano banconote si crea inflazione? Vi rendete conto che
con una cifra dell'inflazione molto alta vengono "mangiati" stipendi e risparmi? E poi proporre aumenti di
spesa con un debito pubblico ad oltre il 120%? Io credo sarebbe da pazzi...
Devo dire che concordo quasi del tutto con Paul11, quando dice che le politiche monetarie sono come il gioco
delle tre carte. Diciamo però, anche, che le politiche monetarie possono essere d'aiuto in certe particolari
circostanze (ad esempio quando c'è da sostenere l'export).
Però, certo, resta il fatto che si sta parlando "dall'interno" di un sistema economico, quello capitalistico,
che puntualmente, ad intervalli quasi regolari, ripropone queste crisi sistemiche (il problema è però che non
sembra esservi una alternativa, ma di questo mi piacerebbe discutere).
Paul11 domanda il perchè il potere politico sia asservito al capitale, e quando è avvenuto tale asservimento.
Forse una buona risposta l'ha data B.Constant, quando ha affermato che il denaro è un padrone meglio servito
della potenza politica, perchè il denaro blandisce, adula, ammansisce più e meglio. Il denaro si ritira, si
nasconde quando la potenza politica avanza, ma è sempre pronto a riprendere il suo posto non appena, e succede
sempre, la potenza politica si costituisce come "governo"; quando ovvero il conquistatore diventa "mantenitore"
(quanto ci sarebbe da dire su queste affermazioni di Constant in riferimento a Machiavelli...).
Quando è successo? Io credo senz'altro con la "Rivoluzione per eccellenza" (quella francese), cioè con l'unica
rivoluzione veramente riuscita in ogni suo aspetto.
un saluto
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Vecchio 08-02-2013, 22.57.08   #60
and1972rea
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Riferimento: Economia: cos'è e cos'è diventata

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Non sono una grande esperta di economia, sto cercando di capire alcune cose, perciò rivolgo a voi tutti una domanda, cosa vuol dire Kalecki con la disoccupazione che è tenuta in vita scientemente perché costringe ad accettare salari inferiori e il guadagno non sta nella totalità del capitale ma nel differenziale, il saggio di interesse ho letto da qualche parte tra salario e guadagno? Magari ho anche formulato male la domanda perché proprio non ho capito cosa voglia dire, solo che nessuno aumenterà il lavoro e l'occupazione perché significherebbe andare contro gli interessi economici, mi piacerebbe sapere se è davvero così o solo una tra le tante interpetazioni.

...da quel poco che so, credo di aver capito che Kalecki non credesse alla capacita' di un sistema economico ,basato unicamente sulle dinamiche fra lavoro salariato ed impresa privata, di raggiungere un equilibrio favorevole per entrambi le parti ( lavoro e impresa) o per una sola di esse; la disoccupazione ,inizialmente, aumenterebbe il saggio di profitto degli imprenditori, i quali , pero', non riuscirebbero a sostenere da soli (senza i disoccupati) la domanda, e si vedrebbero , quindi, diminuire i prezzi dei loro prodotti; il margine di guadagno incrementato inizialmente dal calo dei costi di produzione salariali verrebbe eroso dal calo assoluto dei fatturati dell'impresa privata; idealmente, se i costi di produzione salariali tendessero ad annullarsi ( ed e' cio' che sta avvenendo grazie all'automazione ed al progresso tecnologico), l'equilibrio collasserebbe del tutto, poiche' i prodotti tenderebbero ad azzerare il loro prezzo sopra un mercato ormai privo dell'equilibrio fra la domanda e l'offerta; ma mentre per la domanda fisica ( le persone salariate) questo potrebbe rappresentare solo un vantaggio, per coloro che sono proprietari dell'offerta ( l'impresa) diventerebbe solo svantaggioso, avrebbero zero costi e zero ricavi a fronte del medesimo impegno e responsabilita' personale nell'impresa; sulla sola volonta' dell'impresa , quindi, verrebbe a gravare la scelta di sostenere un sistema del tutto o in parte autonomo dal lavoro salariato, e il punto d'arrivo dell'equilibrio a favore di una felice disoccupazione soddisfatta dall'abbondanza sarebbe irraggiungibile senza l'intervento dello Stato, o di un qualunque patto sociale che costringa pochi imprenditori occupati ad occuparsi di molti lavoratori disoccupati ( semmai attraverso, io credo, una turnazione dell'onere dell'impresa...chissa' ...la butto li' )

Ultima modifica di and1972rea : 09-02-2013 alle ore 16.14.31.
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