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Vecchio 03-01-2007, 15.17.10   #41
Lucio Musto
Rudello
 
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Riferimento: La Morte Non è Niente

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Originalmente inviato da arwen
Grazie per avermi risposto! In effetti mi piacerebbe approfondire un po' il tuo pensiero. Mi sembra che la discussione si sia molto centrata sulla fede in Dio,
io in questo mi sono sempre dichiarata "agnostica" , cioè ammetto solo che la cosa per me è troppo inaccessibile...però il discorso sull'anima lo sento più vicino , mi sembra che una speranza fortissima verrebbe in aiuto ad ogni uomo se fosse sicuro di non "finire" col corpo, di avere un futuro da puro spirito.
Ma forse il mio è un discorso un po' ingenuo, oppure anche il mio è un tentativo di collegarmi a una divinità...se un uomo sapesse con certezza che non morirà e che la sua anima vivrà in eterno si sentirebbe come un piccolo Dio... forse era questo il senso della tua frase , Rudello?
A presto , Arwen


“So, di non sapere”


E’ per tutti così, credo. La consapevolezza dei propri limiti (il tuo “So di non sapere” che ho scelto per titolo), è il momento cruciale, il punto chiave di tutto il nostro discettare.

Ragioniamo e ragioniamo, conseguenzialmente, giustapponendo una dimostrazione ad una intuizione, deducendo delle conclusioni perfettamente coerenti, infilando ordinatamente teoremi coi loro enunciati, ipotesi e tesi ineccepibili sinché… giungiamo al limite, e l’aritmetica con ci basta più!
Sappiamo infatti, e lo sentiamo nettamente che al di là c’è una nuova frontiera, una nuova conoscenza, una realtà ancora… e vediamo che non è alla nostra portata, che quella “realtà” non è accettabile razionalmente, e va presa così, per fede… o niente.

La capoccia di ognuno di noi è fatta diversa dalle altre (e fortunatamente!... sennò sai che noia!), e così di fronte al limite comune, ciascuno reagisce a modo suo.

Non a caso il “problema escatologico”, cioè del perché, della meta e dello scopo delle cose, è quello più antico e coriaceo del pensiero dell’uomo!... mica lo stiamo inventando noi due!...
C’è sempre stato, e checché ne dicano i Soloni di turno, nessuno finora l’ha ancora risolto in modo soddisfacente.

Vedi i credenti (ed io mi considero fra questi) che si fermano al ciglio dove anche la logica si ferma e dicono “oltre c’è il mistero di Dio”, perché rilevano “al di là” ancora ordine e bellezza, ma irraggiungibile dal quotidiano dell’essere.

Vedi gli ostili, che in perfetta buona fede vedono esattamente le stesse cose dei credenti, ma se la sbrigano con un “così è nella natura dell’uomo”, perché non gradiscono vedere qualcun altro, che si chiamasse pure dio!, padrone di un campo oltre il proprio confine. A rigore, hanno anche ragione; infatti questo è parte della natura dell’uomo!.

E vedi ancora gli agnostici, che con una onestà concettuale ancora accettabile, ma più prudente, vedono si, al di là, ma svicolano glissando il problema senza compromettersi: “poiché non posso dimostrare nulla con i miei mezzi, non mi pronuncerò”.

E quindi gli “atei infedeli” (li chiamerò così per differenziarli dagli altri) che pure, come tutti gli altri, vedono, ma affermano con sicumera: “si, c’è, ma non è nessun dio, ché gli dei non esistono. Sono le stelle con le loro influenze, ed i tarocchi, e le maledizioni e le fatture della gente, le forze oscure e le energie positive che agiscono… i pentacoli cose vere, e che si possono vedere!... niente a che vedere con le superstizioni di bambini gesù e madonne!...”

Infine ci sono gli “atei puri”, quelli più matematicamente corretti di tutti. Questi non hanno dubbi, e non potrebbero averne!... il loro discorso è l’unico, che non fa una grinza: “Dio non c’è, nulla c’è oltre la mia razionalità, quindi non è possibile che oltre i miei limiti io veda o intraveda qualcosa. Se ciò dovesse capitarmi, sono solo immaginazione mia e fantasia… o ho bevuto troppo.”

Dici, amica mia, che ti sembra che la discussione sia molto accentrata sulla fede in Dio (il Dio dei cristiani, immagino tu voglia intendere)…
Nel mio caso penso tu possa aver ragione, infatti nessuno può argomentare prescindendo da sé stesso, ed io ho già dichiarato di considerarmi cristiano!... ma tuttavia mi sforzo (e spero me lo riconoscerai!), di considerare senza preconcetti e con riguardo, anche posizioni differenti dalle mie.

Sono convinto che se tutti, per rispetto umano e non per dottrina (ché qui non c’entra niente!), si sforzassero di fare altrettanto, si potrebbe alla fine del dialogo osservare un mosaico di ipotesi differenti, ma tutte egualmente ponderate, dal quale (mosaico) trarre un’immagine d’insieme, certamente più completa della somma delle convinzioni particolari, ed uscirne in qualche modo arricchiti.

Io penso che il dialogo, cioè la capacità di condividere idee, sia fra le migliori virtù dell’uomo e credo (ma questo è un altro argomento) che sia motore e giustificazione evolutiva dell’intelletto. Quindi (credo) che il dialogo serva “di per se”, come palestra dello spirito, prima e più che come strumento di convincimento e d’indottrinamento.

Questo il motivo, e me ne scuso qui per tutte le volte che non l’ho fatto altrove, per cui non condivido i dictat, e non mi curo di rispondere a chi si arrocca nell’atteggiamento, in verità abbastanza diffuso del:
«Tu, non ha capito niente, zitto e ascolta!... ora ti insegno io!... e bla bla bla!... è così, perché… “l’ho detto io!”…», quasi che “l’averlo detto lui” desse all’affermazione un qualche misterioso crisma di assoluta verità.

E non ribatto a questo genere di interventi non per timore o timidezza, ma semplicemente perché non ho nulla da aggiungere.
Se lui, mio interlocutore e mio prossimo, è fermo e felice in quella sua posizione, benissimo!... non vorrò certo essere io a minargli le fondamenta col tarlo del dubbio!

Ho finito. Grazie, amica, per avermi dato l’occasione di esprimere un mio pensiero.

Rudello 3 gennaio 2006 parole 801
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Vecchio 03-01-2007, 15.54.26   #42
bsavino
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Originalmente inviato da Rudello
“So, di non sapere”

Io penso che il dialogo, cioè la capacità di condividere idee, sia fra le migliori virtù dell’uomo e credo (ma questo è un altro argomento) che sia motore e giustificazione evolutiva dell’intelletto. Quindi (credo) che il dialogo serva “di per se”, come palestra dello spirito, prima e più che come strumento di convincimento e d’indottrinamento.

Questo il motivo, e me ne scuso qui per tutte le volte che non l’ho fatto altrove, per cui non condivido i dictat, e non mi curo di rispondere a chi si arrocca nell’atteggiamento, in verità abbastanza diffuso del:
«Tu, non ha capito niente, zitto e ascolta!... ora ti insegno io!... e bla bla bla!... è così, perché… “l’ho detto io!”…», quasi che “l’averlo detto lui” desse all’affermazione un qualche misterioso crisma di assoluta verità.

sono assolutamente d'accordo con te. Si possono e si devono avere forti convinzioni personali e contemporaneamente essere sempre pronti all'ascolto ed all'apprezzamenteo di punti di vista differenti. E' l'unico modo per continuare a crescere, magari anche a 60 anni!
Grazie
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Vecchio 03-01-2007, 17.02.29   #43
senzanome
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Originalmente inviato da bsavino
Mentre nella sostanza condivido il tuo pensiero su tutti i punti che hai toccato nella tua ultima riflessione, su alcuni passaggi formali vorrei fare qualche precisazione.

Primo punto:
credo sia opportuno distinguere la Fede (in Dio) dal termine fede, con la "f" minuscola. Riporto la definizione ricavata da un dizionario on line:

fede= il credere come veri determinati assunti o concetti, basandosi sull'altrui autorità o su una personale convinzione

Messa così, si può tranquillamente accettare che anche un ateo possa avere fede (= personale convinzione) su tantissimi aspetti, anche se non comprovati sperimentalmente (cioè non necessariamente un ateo deve essere anche agnostico).

Secondo (e ultimo) punto:

Nella mia mente sentir parlare dell'esistenza di Dio (che nego) o dell'esistenza di peter pan (che nego altrettanto) non è proprio la stessa cosa. Nel primo caso sento la vibrazione di un dibattito fondamentale che ha coinvolto miliardi di esseri umani per migliaia di anni, nel secondo caso non sento alcunchè ed archivio il messaggio nella sezione riservata alle fiabe.

il mio parallelismo tra peter pan e dio era per far capire che per la mia mente non può esistere dio. provo a spiegarmi in altro modo.
quando ero bambina chiedevo a mia sorella molto più grande di me, visto che intuivo che i miei genitori mi mentissero, se esisteva la befana. mia sorella rispondeva con un'altra domanda: "secondo te può esistere?". mi arrabbiavo molto perché io volevo che fosse lei a darmi la certezza, oggi sono molto contenta di questa risposta perché era l'unica ad avere senso.
ed in questo senso ho interrogato me stessa da adulta, dopo essere stata educata alla religione cattolica, dopo aver praticato per anni del volontariato, perché se dio esisteva per me non poteva prescindere da una dedizione quasi totale agli altri esseri umani. a di là di qualsiasi riflessione razionale e intellettuale, da adulta mi sono chiesta: "secondo me può esistere dio?". la risposta è stata intuitiva ed è stata no, non esiste.
sono convinta che un credente come un non credente deve porsi questa domanda personalissima, intima e darsi una risposta e vivere poi in accordo con se stesso, con quello che sente nel profondo. solo così si può essere una bella persona atea o una bella persona credente, di qualsiasi professione.

sulla fede intesa secondo la definizione che è stata fornita (fede= il credere come veri determinati assunti o concetti, basandosi sull'altrui autorità o su una personale convinzione) vorrei aggiungere un'altra cosa. la vita intera di una persona si fonda sulla fede. mi spiego. non mi riferisco solo a dio. una passione, non so per esempio a me piace il tango, è qualcosa che nasce da dentro di te, anche se non solo, perché c'è tutta una cultura alla quale fare riferimento. una passione secondo me è sempre una fede perché si basa su una personale convinzione (per esempio, il tango è una delle danze più belle che siano state inventate e tutti dovrebbero ballarlo) valida per me stessa e per coloro che condividono la mia stessa passione ma non per altri. altro esempio, io ho un cane (anche tu rudello? condividi con me questa passione?) e sono fermamente convinta che vivere con un cane sia una delle esperienze più belle che si possa fare e infatti la vivo. non sono l'unica ma so che esistono persone alle quali non interessa nulla dei cani (mi chiedo tutti i giorni come ciò sia possibile ma rischio di essere davvero OT) e vivono felicemente la loro vita, ovviamente.

altro esempio. dopo la morte di mio padre ho ripensato all'esistenza di dio, anche perché un mio caro amico, un medico, che mi è stato molto vicino e d'aiuto durante la malattia, è profondamente credente. ebbene, la mia risposta al dolore è stata di nuovo la stessa. dio non esiste, la vita dopo la morte non esiste, e la certezza è dentro di me, come altre mille certezze e insicurezze.
e visto che ci sono racconto anche quest'altra cosa. dopo che papà è morto mio zio, molto cattolico, ha voluto far fare una specie di santino. avete presente quelle immaginette con la foto del defunto e dietro una frase estratta dalla bibbia? mia madre era d'accordo e io non mi sono certo opposta, anche perché mio padre era credente anche se con moltissimi dubbi. comunque, in questa specie di santino (che ahimè hanno voluto fare) io ho voluto che sotto la preghiera ci fosse una bella poesia di totò (mio padre era napoletano), una poesia laica e se vogliamo atea che ha lasciato perplesse non poche persone quando l'hanno letta.
mamma quanto ho scritto...
saluti

Ultima modifica di senzanome : 03-01-2007 alle ore 17.36.11.
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Vecchio 03-01-2007, 17.58.18   #44
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altro esempio, io ho un cane (anche tu rudello? condividi con me questa passione?) e sono fermamente convinta che vivere con un cane sia una delle esperienze più belle che si possa fare e infatti la vivo. non sono l'unica ma so che esistono persone alle quali non interessa nulla dei cani (mi chiedo tutti i giorni come ciò sia possibile ma rischio di essere davvero OT) e vivono felicemente la loro vita, ovviamente.



Rudello non so, ma io sicuramente si, condivido questa passione. In casa ho un magnifico Labrador di 10 anni e non so cosa farò quando ci lascierà (statisticamente il suo tempo finirà prima del mio). Ecco in questo caso mi piacerebbe che la vita di Enea (si chiama così) si prolungasse anche dopo la sua morte.... ma so che non sarà così!

Ciao
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Vecchio 03-01-2007, 18.54.32   #45
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Rudello non so, ma io sicuramente si, condivido questa passione. In casa ho un magnifico Labrador di 10 anni e non so cosa farò quando ci lascierà (statisticamente il suo tempo finirà prima del mio). Ecco in questo caso mi piacerebbe che la vita di Enea (si chiama così) si prolungasse anche dopo la sua morte.... ma so che non sarà così!

Ciao

e io ho una bellissima golden di 3 anni, Aria. non posso immaginare la mia vita senza di lei eppure dovrei perché statisticamente è così. detto da un'atea pura può sembrare strano ma io l'adoro e la venero.
quando le domande nella mia testa sono molte è a lei che chiedo le risposte. ce le ha sempre tutte, poggia la testolina tra le mie gambe, io mi chino, l'accarezzo e mi scordo le domande...
una carezza a enea..
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Vecchio 03-01-2007, 19.07.08   #46
Lucio Musto
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il mio parallelismo tra peter pan e dio era per far capire che per la mia mente non può esistere dio.

.... altro esempio, io ho un cane ... vivere con un cane sia una delle esperienze più belle che si possa fare ...

...io ho voluto che sotto la preghiera ci fosse una bella poesia di totò (mio padre era napoletano), una poesia laica e se vogliamo atea che ha lasciato perplesse non poche persone quando l'hanno letta.

...
saluti


No, io un cane non ce l’ho

O almeno non ce l’ho più, da qualche tempo, da quando è morta l’ultima di una lunghissima serie di compagni fedeli: Winter (così chiamata per il pizzetto candido che aveva da neonata… ma questa è un’altra, bellissima storia).

Non ce l’ho più, un cane, non perché la specie sia estinta, ma per mio personale egoismo. Mi sono convinto che non avrei sopportato la morte di un altro amico così, come solo può essere un cane. Sono vecchio ormai, e col cuore un po’ in disordine. E del cane ne dovrò fare a meno.

Ecco, l’amore per i cani mi ha accompagnato sempre e mi è stato di grande consolazione, ogni volta che ne ho avuto bisogno. Ora ne faccio a meno, e campo lo stesso; un po’ peggio forse, ma campo. E mi viene da chiedermi: ma Winter, o Vega, o Sirio, o Zar, o Buck, il bastardo più bastardo di tutti ché all’epoca sua l’eufemistico “meticcio” non si usava ancora, sarebbe vissuto senza di me?... e se si, solo “un po’ peggio”, o come?... Non voglio pensarci!


Perché queste bestie, questi animali a quattro zampe inseriti a livello altissimo nella storia evolutiva erano miei amici, miei amori e preziosi giocattoli, ma io, per loro… ero Dio!

Ecco, anch’io ce l’ho, un Dio, e ragionandoci su posso immaginare che lui riesca a vivere senza di me, ma io senza di lui non potrei vivere, e comprendo bene la gioia senza dubbi dei miei cani. Penso che nessuno di loro abbia mai elaborato il pensiero di poter vivere senza di me… mai forse hanno pensato che io potessi andarmene senza tornare e lasciarli soli!... Ecco, amica mia, la differenza fra piacere e fede!

Certo esistono persone senza cani e cani senza padrone… e campano benissimo lo stesso.

Cani randagi, cani selvatici, cani che hanno il branco come unico riferimento. Campano uguale!

Anche a me piace il tango, e Chopin, e Fabrizio de André, e Vivaldi… e tanti altri. E mi piace ascoltarli e riascoltarli fino alla noia… perché mi danno piacere.
Potrei vivere senza di loro però. Ma vivrei un po’ peggio.

Mi ammazzo di fatica e di caldo, d’estate, a fare le marmellate coi frutti del giardino, perché mia moglie possa poi venderle, a prezzi esorbitanti, ad amici compiacenti. Quei soldi mi servono assolutamente, perché un bambino in Brasile vivrà tutto l’anno del frutto quella nostra fatica.
«Ma non sarebbe più facile rinunciare ad un qualche superfluo e staccare un assegno pari a quella piccola somma?...». Si, potrei farlo, ed in realtà lo faccio pure, per un altro bambino, in Asia.
Ma non è la stessa cosa.
Con quel bimbo in Asia cerco di acquietare la mia coscienza di ladrone occidentale, per quello in Brasile offro il mio amore a Dio, prima che pane… (senza marmellata, temo).

Chi fa volontariato, queste differenze le conosce, anche se è ateo.

Per come la penso io, il tango è il lecito svago, l’essere umano cui gratuitamente tendi la mano è il dio incarnato, che non occorre cercare altrove perché è lì, davanti a te.
E non si arrabbia nemmeno, se gli dici in faccia di non credere in lui.



Rudello 3 gennaio 2007 parole 533

PS 1 - Scusa se ho massacrato la citazione, ma qui raccomandano, giustamente, di essere essenziali, nei riferimenti.

PS 2 - Secondo me, è tutto da dimostrare, che Totò fosse ateo veramente!... miscredente forse...
Lucio Musto is offline  
Vecchio 03-01-2007, 19.53.49   #47
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[quote=Rudello]No, io un cane non ce l’ho
se il mio cane potesse elaborare la mia assenza, cioè pensare la sua vita senza di me, mi amerebbe di meno, ne sono convinta o non mi amerebbe affatto, sceglierebbe qualcun altro migliore di me da amare o amerebbe la sua libertà e basta. il suo amore verso di me si gioca sull'ignoranza. lui (anzi lei) non sa che io non sono dio. e io so di essere dio unicamente per lei e cerco di essere all'altezza delle sue aspettattive.

io non credo che ci sia una grande differenza tra passione e fede. non perché voglia io equiparare il tango alla religione, ma semplicemente perché io non potrei vivere senza senza musica, senza libri, senza una qualche forma d'arte a qualsiasi livello. senza tutto ciò io sarei probabilemte una pianta, non sarei più io. sarei un esperimento di deprivazione sensoriale. a quel punto se riuscissi ancora a farlo mi darei la morte da sola perché che senso avrebbe la mia vita?

vedi rudello, per me la differenza tra fare il volontariato da credente o da ateo c'è, nella motivazione non nel risultato. nell'altro essere umano che ho davanti io riconosco un mio simile, un essere umano e basta. io credo in lui, in quell'essere umano e basta, in nessun altro. credo in me e nella persona che ho davanti a me perché è come me.
un saluto
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Vecchio 03-01-2007, 20.22.57   #48
Lucio Musto
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Originalmente inviato da bsavino


Rudello non so, ma io sicuramente si, condivido questa passione. In casa ho un magnifico Labrador di 10 anni e non so cosa farò quando ci lascierà (statisticamente il suo tempo finirà prima del mio). Ecco in questo caso mi piacerebbe che la vita di Enea (si chiama così) si prolungasse anche dopo la sua morte.... ma so che non sarà così!

Ciao

Immortalità



Gli uomini non possono essere immortali.

E’ stato dimostrato da innumerevoli filosofi, e umanisti e teologi d’ogni tempo.

L’uomo non vorrebbe neppure, essere immortale: non resisterebbe al pensiero angosciante di dover vivere per sempre. L’ha detto anche Isaac Asimov.

Questo, mi dicono, non vale per gli animali: gli etologi affermano che gli animali non hanno l’intuizione del futuro.

Ma per l’uomo non andrebbe bene nemmeno l’immortalità delle bestie.

Ve l’immaginate?… la mia cagna non morirà mai!… E che, avrei bisogno di amici, parenti, moglie, figli?… ma andassero tutti a farsi f…!


Monsano 30 giugno 2001 parole 98


come vedi lo scritto è vecchio di qualche anno; te lo passo così com'è
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Vecchio 04-01-2007, 14.47.56   #49
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Immortalità
Gli uomini non possono essere immortali.
E’ stato dimostrato da innumerevoli filosofi, e umanisti e teologi d’ogni tempo.
L’uomo non vorrebbe neppure, essere immortale: non resisterebbe al pensiero angosciante di dover vivere per sempre. L’ha detto anche Isaac Asimov.

Ti riferisci, immagino, soltanto all'immortalità del corpo che, siamo tutti d'accordo, è impossibile da concepire.

Se, invece, nel dire che gli uomini non possono essere immortali intendi che sono mortali anche la coscenza di esistere o lo spirito o l'anima, in qualunque modo vogliamo chiamare la parte "trascendente" dell'essere umano, personalmente mi ritroverei ancora perfettamente d'accordo.

Mentre non capirei più la posizione di chi crede in Dio e, conseguentemente, in una qualche forma di prosecuzione del continuare ad esistere di noi umani anche dopo la morte.

Io, ripeto, non ci credo, ma davo per scontato che coloro che hanno questa Fede considerino quella prosecuzione di coscienza di sè dopo il disfacimento del corpo, come un qualche cosa di eterno (il che sarebbe come dire che "l'anima è immortale").

Non vorrei sbagliare clamorosamente ma credo che questa concezione sia uno dei punti fondamentali di tante religioni, Cristianesimo compreso.
E, dal mio punto di vista ateo, questa aspirazione di immortalità, per sconfiggere la paura della morte, è alla base della nascita e del successo (in termini di adesione numerica) di un po' tutte le Religioni.

Se sbaglio, per favore, ditemelo.

Ciao a tutti.
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Vecchio 04-01-2007, 16.09.31   #50
Catone
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Ho letto molti contributi interessanti ma nessuno ha minimamente accennato alla "cultura della morte".
Premettiamo: un'atea che grida a voce alta che la morte è un problema merita un applauso, un abbraccio. L'ateismo, non riuscendo a spiegare la morte, la rimuove, dice che è nulla. E chi soffre lo deve fare in silenzio, altrimenti è pure un pò maleducato. Perchè la nostra società secolarizzata quelle grida di dolore non vuole sentirle, non saprebbe darle una risposta.
Perchè accade questo? Perchè la nostra civiltà, quella nata dalla rivoluzione industriale, non è stata capace di elaborare una cultura della morte. Un insieme di credenze e di atti, anche materiali, che aiutino a farla accettare. Che permettano di metabolizzarla.
Tu non accetti l'idea di rifugiarti nella religione: è ovvio, perchè quella religione non fà più parte della tua, della mia, della nostra civiltà. Anche chi è cattolico in fondo è scettico, non è sicuro che ci sia davvero un'altra chance dopo e, quindi, ha paura. E soffre quando vede un proprio caro morire: perchè dentro di sè sa benissimo che si tratta di un addio.
A questo dobbiamo aggiungere un altro problema: le famiglie ristrette, pochi amici quasi mai sinceri. Chi vede morire un proprio caro vede anche lo spettro della solitudine. Al dolore si aggiunge altro dolore.
Insomma, abbiamo allegramente seppellito 5.000 anni di saggezza e ora ne paghiamo le dure conseguenze.
Catone is offline  

 



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