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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 09-09-2015, 03.36.56   #101
memento
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
L'onda acustica però determina in noi un suono che dipende si da quelle caratteristiche, ma come per lo scarabocchio di prima, non hanno ancora in se l'informazione del suono.
Perche diventino suono devono essere ascoltate da un osservatore cosciente.
Cosa succede allora quando un'onda colpisce il nostro orecchio? Nel nostro cervello incominciano ad accendersi i neuroni preposti. Questi incominciano a produrre elementi chimici e piccole scariche elettriche.
Il suono infatti non rappresenta la sensazione sonora in sé,ma l'isolamento di una parte a opera della coscienza.
Mi è però venuto in mente un esempio banalissimo che mette in dubbio la tua teoria: come sappiamo le piante assorbono l'acqua dal terreno attraverso dei recettori presenti nelle radici. Anche loro (esseri incoscienti) riescono quindi a tradurre le informazioni e ad isolare la sensazione dell'acqua. Di esempi cosi ne esistono a migliaia;forse sopravvalutiamo il ruolo della coscienza nel meccanismo della natura ed è invece solamente una nostra congettura priva di fondamento,come il suono d'altronde.
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Vecchio 09-09-2015, 09.24.45   #102
Sariputra
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Facciamo un altro esempio.

Con una penna biro tu scarabocchi su un foglio di carta un segno. Poi mi dici: quel scarabocchio per me simboleggia la libertà.

Quando io vedrò quel segno, dirò: per sariprutra quel segno simboleggia la libertà.

Ora facciamo un'analisi il piu possibile tecnica. Chi non conosce il simbolo che c'è dietro quel scarabocchio potrà comunque ricavare delle informazioni. Tutte quelle che si vogliono e gia conosciute. Ad esempio la composizione chimica dell'inchiostro usato e quello della carta, la forma del disegno ecc.
La stessa cosa possiamo fare con un onda acustica. Possiamo informaci della sua lunghezza o della sua frequanza d'onda, dell'ampiezza o altre caretteristiche proprie delle onde.

L'onda acustica però determina in noi un suono che dipende si da quelle caratteristiche, ma come per lo scarabocchio di prima, non hanno ancora in se l'informazione del suono.
Perche diventino suono devono essere ascoltate da un osservatore cosciente.
Cosa succede allora quando un'onda colpisce il nostro orecchio? Nel nostro cervello incominciano ad accendersi i neuroni preposti. Questi incominciano a produrre elementi chimici e piccole scariche elettriche.

Ancora una volta ci troviamo difronte a oggetti (elementi chimici e scariche elettriche) del tutto comuni che come per lo scarabocchio o per le onde acustiche possono essere sempre lette in un certo modo, ma mai per ricavarne ne suoni ne tanto meno simboli della libertà.

Allora per me i contenuti sono quelle rappresentazioni (suoni e simboli) che ci ricaviamo dalle onde acustiche (trasformate poi in elementi chimici e scariche elettriche) o dei scarabocchi (trasformate sempre in scariche elettriche ed elementi chimici).
Il contenitore invece è il vero trasformatore che muta informazioni oggettive in informazioni soggettive (come abbiamo visto le informazioni oggettive possono essere la lunghezza e frequenza d'onda mentre è soggettivo il suono, oppure oggettive sono le composizione dell'inchiostro o della carta, mentre assolutamente soggettivo è il simbolo di libertà ).

Sempre che non si dica che elettricità ed elementi chimici, senza ulteriori trasformazioni, siano gia la coscienza di suoni e di simboli. Ma la vedo dura affermare o credere ad una cosa del genere... causerebbe un bel pò di problemi alcuni anche molto banali ricavabili anche solo leggendo quel che ho scritto ora.

Quindi sintetizzo. Ho parlato di oggetti comuni da cui si ricavano certe informazioni di tipo oggettivo (tutti possono osservarle dall'esterno). Nel nostro cervello vi è invece una trasformazione di informazione, che rende oggetti comuni in rappresentazioni soggettive.

aggiungo la mia idea in merito.
Tu potrai giustamente dire: si ma che vuol dire trasformare qualcosa di oggettivo in soggetti, se esternamente rimane visibile solo l'oggetto? Cosa si trasforma?
Ed è qui che vien fuori la mia l'idea della esistenza di una specie di "trasformatore" di informazione. La mia è solo un'idea del tipo: il cervello ricava delle infomazioni oggettive, poi queste le trasforma in soggettive diversificando il modello informativo. Come potrebbe diversificarlo? Potrebbe anche essere qualcosa a cui non siamo arrivati a pensare... sarebbe come vivere a due dimensioni, ma la terza dimensione aggiunge la coscienza. Se vivi sempre a due dimensioni non sai come potrà essere la terza. Io appunto immagino una dimensione aggiuntiva alle tipologie informative, che in qualche modo nel cervello viene a sbloccarsi.
Una specie di informazione a tre dimensioni.
Noi vediamo solo due dim. nel mondo oggettivo (parlo sempre di dimensione rispetto all'informazioni e no di dimensioni spaziali..meglio precisarlo) ma noi viviamo una terza dimensione nel mondo soggettivo.


Proprio per questo ho parlato di processo nutritivo. Gli impulsi esterni vengono assimilati dalla mente, come il cibo materiale viene assimilato dal corpo. E' la "funzione" della mente. Io aggiungo che, come il corpo alla fine "diventa" il cibo che ingerisce (pensa alle trasformazioni chimiche che subisce con l'eccesso di zuccheri o di grassi) così pure la "mente" diventa alla fine ciò che assimila e che si rappresenta ( per es. Sariputra discute di buddhismo perché ha letto libri sul buddhismo). Quindi mi sembra che definire come "Io" questo processo di assimilazione e, come giustamente dici, di trasformazione
degli impulsi esterni in qualcosa di coerente per la mente sia impossibile. Come trovare l'Io al di fuori di questo processo continuo di trasformazione ? Io inteso come essenza duratura, che non cambia, dotata di esistenza intrinseca, propria. Al massimo possiamo rappresentarcelo l'Io o identificarlo con la coscienza; ma la coscienza è condizionata dal contatto e quindi non possiamo affermare che è dotata di esistenza propria e autonoma. E il trasformatore, come lo definisci, mi appare pure relativo alla specie. Il trasformatore di un coniglio sarà comune a tutti i conigli, per la sopravvivenza e la relazione della specie coniglio. Il trasformatore nostro ci è comune in quanto necessario alla nostra relazione e sopravvivenza della specie e individuale (per es. Sariputra "trasforma" gli impulsi esterni in modo molto simile, se non uguale, a Il Dubbio, altrimenti questo dialogo sarebbe semplicemente impossibile).
Mi sembra che alla fine diciamo la stessa cosa anche se tu la formuli in modo più scientifico. O sbaglio?
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Vecchio 09-09-2015, 10.50.36   #103
pepe98
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Originalmente inviato da memento
Puoi dimostrare l'esistenza di una coscienza? Il fatto che ci sembri evidente non lo rende verità,affatto. Possiamo cercare soluzioni di comodo come l'Io universale,oppure accettare di vedere fino in fondo la realtà.
Sul discorso attuale,sto con Sariputra: la coscienza è sempre successiva ad una sensazione,in quanto presuppone di riconoscersi in qualcosa. A meno di voler impropriamente estendere il significato di coscienza in sostanza,ma a questo punto ci vogliono argomentazioni a prova di bomba,ma è realmente possibile?
Cogito ergo sum. La coscienza è la consapevolezza che qualcosa esiste. Tu non sei consapevole che qualcosa esiste? Sei un robot?

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Originalmente inviato da memento
Il suono infatti non rappresenta la sensazione sonora in sé,ma l'isolamento di una parte a opera della coscienza.
Mi è però venuto in mente un esempio banalissimo che mette in dubbio la tua teoria: come sappiamo le piante assorbono l'acqua dal terreno attraverso dei recettori presenti nelle radici. Anche loro (esseri incoscienti) riescono quindi a tradurre le informazioni e ad isolare la sensazione dell'acqua. Di esempi cosi ne esistono a migliaia;forse sopravvalutiamo il ruolo della coscienza nel meccanismo della natura ed è invece solamente una nostra congettura priva di fondamento,come il suono d'altronde.
Ció che succede nelle piante è puramente meccanico: i recettori sono molecole che si legano facilmente all'acqua, avendo una composizione chimica compatibile Non, e in questo modo riescono a portare acqua alla pianta. Sono sempre informazioni materiali che si trasformano in informazioni materiali. Ma il suono è informazione di coscienza, quindi di sensazione. Il problema del trasformatore materia-coscienza rimane.
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Vecchio 09-09-2015, 12.21.05   #104
Il_Dubbio
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Citazione:
Originalmente inviato da memento
Il suono infatti non rappresenta la sensazione sonora in sé,ma l'isolamento di una parte a opera della coscienza.

Che vuol dire? Forse volevi dire che l'onda acustica non rappresenta il suono in se. Ovvero quello che avevo detto nel precedente mess.

Per quanto riguarda questo discorso:
Citazione:
Originalmente inviato da memento
Mi è però venuto in mente un esempio banalissimo che mette in dubbio la tua teoria: come sappiamo le piante assorbono l'acqua dal terreno attraverso dei recettori presenti nelle radici. Anche loro (esseri incoscienti) riescono quindi a tradurre le informazioni e ad isolare la sensazione dell'acqua. Di esempi cosi ne esistono a migliaia;forse sopravvalutiamo il ruolo della coscienza nel meccanismo della natura ed è invece solamente una nostra congettura priva di fondamento,come il suono d'altronde.

Se parli di recettori stai parlando di modelli spiegabili con meccanismi informativi semplici. Non c'è nulla di strano. Non ho comunque voluto dire che la coscienza sia attiva solo negli esseri umani, ma nemmeno ho detto che non è possibile reagire ad un'onda acustica meccanicamente senza il bisogno di esserne coscienti. Tutti i recettori degli animali servono per le necessità di quella specie. L'onda è una vibrazione che tocca le parti sensibili degli animali e li fa reagire, ad esempio ad un pericolo. Ma nel cervello di un animale (benchè non si possa affermare nemmeno il contrario) possono bastare le sole vibrazioni e l'infomazione può così essere solo di tipo "oggettivo" (tipo le reazioni che abbiamo anche noi quando ad esempio ci bruciamo. Il cervello non ha bisogno di essere cosciente della bruciatura per togliere dal fuoco la parte che sta bruciando).


ps.
per sariputra
Non ho compreso quello che dici.
Ad esempio mi spieghi questa frase?:
Quindi mi sembra che definire come "Io" questo processo di assimilazione e, come giustamente dici, di trasformazione
degli impulsi esterni in qualcosa di coerente per la mente sia impossibile.


come ho detto a memento, non voglio ora aumentare i possibili esseri dotati di coscienza visto che non ci mettiamo d'accordo nemmeno su che cosa sia per noi stessi la coscienza.
Quel che voglio dire è che non basta pensare alla coscienza come il risultato di meccanismi gia noti sia in chimica che in fisica o anche in informatica. Il comportamento umano può anche essere simulato da un robot attraverso meri meccanismi di input output. Simulare un comportamento però è diverso che sostenere che sia dotato di coscienza. I comportamenti possono essere programmati. Anche imparare qualcosa di nuovo è programmabile. Questo però è un altro discorso. Perche nel programma ci sono tutti i meccanismi per risolvere questioni abbastanza banali per noi, come muoversi, prendere una bottiglia e versarla in un bicchiere. Non c'è bisogno che il robort abbia coscienza del bicchiere e della bottiglia per fare quei movimenti. Il problema che noi invece si è coscienti..e nel programma non c'è come poterlo essere.
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Vecchio 09-09-2015, 18.40.13   #105
paul11
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

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Originalmente inviato da pepe98
Qualche post fa avevo parlato dell'IO universale, cioè un solo IO che corrisponde all'insieme di tutte le esperienze coscienti, e ció risolve il problema dell'identità. Ora, considerando l'IO come l'essere cosciente, proviamo a risolvere, senza bisogno della scienza, il problema della coscienza: come puó il mondo incosciente produrre coscienza?
Se non esistesse il mondo incosciente, il problema sarebbe risolto: La coscienza sarebbe una proprietà di tutto l'essere.
Ma effettivamente siamo cosi sicuri che l'essere comprenda anche un mondo incosciente? Io credo che esso sia un inganno dei sensi. Le uniche cose della cui esistenza possiamo essere certi, sono le sensazioni. Ció che vediamo, pensiamo, sentiamo, percepiamo, sono tutte sensazioni. Non esiste l' essere incosciente, ma solo l'essere cosciente, l'IO. Cosi la coscienza diventa condizione necessaria per essere. Noi non percepiamo cose incoscienti: Se vediamo una montagna, noi siamo quella montagna sotto forma di sensazione visiva.
Si conclude che l'essere è l'insieme di tutte le sensazioni.
Cosa ne pensate?

...che ci sono prima da chiarire alcuni aspetti importanti.
Non so cosa si intenda per IO: un termine trascendentale oppure semplicemente psicologico, o ancora lo si identifica con la coscienza?L'essere è sicuramente un concetto metafisico, ma bisogna vedere in quale ambito della metafisica.

Comunque......
Per quanto mi riguarda ritengo che se le sensazioni sono definibili come enti che appaiono, ovvero il mondo che "ci arriva" sensitivamente al cervello, bisogna allora inserire la coscienza.
La coscienza è il "luogo" in cui vengono mediate le onde elettromagnetiche che vengono recepite dagli organi sensoriali umani e portati al cervello .
Il nostro cervello non è in grado di leggere l'intero spettro elettromagnetico, così come ogni animale diciamo più evoluto; se ne deduce che noi percepiamo una realtà "non vera" già fisicamente, e in cui oltretutto avviene una mediazione fra fisicità fenomenologica e "psichicità" della coscienza.
Sempre a mio parere il processo non è diacronico quello costruito dalla coscienza ,ma è sincronico. Come arriva trasportato dal nervo sensoriale al cervello, lo stimolo percettivo sensoriale è già immediatamente mediato dalla coscienza che in questo caso si può identificare come mente.

La coscienza ha una sua sintassi innata dalla nascita, e questo è uno dei "misteri". E' strutturata in modo tale da essere in analogia con il mondo ed è soprattutto basata sulla dinamica temporale: passato, presente, futuro.
La temporalità viene acquisita poco alla volta dalla nascita fino all'adolescenza. In questa sintassi esistono dei processi intenzionali innati e protensionali, cioè motivazioni e aspettative .
Il dire "io sono" è possibile solo dentro una temporalità costruita da esperienze del passato, il ricordo, che rivivono nel presente perdendo alcuni aspetti che la nostra coscienza perde in quanto non le ritene importanti e acquisendone altre. E' quì che si gioca il ruolo della significazione, cioè cosa noi riteniamo di così' significativo per cui si preforma una coscienza che portandosi dietro il vissuto lo rende attuale , ma che continuamente si rimette in discussione con gli eventi e percezioni per quel tessuto analogico di sintassi della coscienza con il mondo. Allora noi confrontiamo continuamente ciò che è nuovo o consolidato, quindi confrontiamo l'esperienza del passato per accettare o meno, per togliere o ammettere nuove conoscenze che rimpiazzano ricordi ,che non sono altro che conoscenza insieme all'emozione. Non esiste il piatto freddo del conoscere separato dal piatto caldo emotivo.
La struttura del linguaggio logico ha scelto la via del piatto freddo deduttivo ed è ovvio che così non può conoscere ciò che paradossalmente lo ha prodotto: é la coscienza che partorisce la conoscenza, cioè la semantica dentro il tessuto sintattico.

Perchè a sua volta la logica scientifica non è altro che una metodicità processuale temporale in analogia con il processo della coscienza,ma che costringe quest'ultima a predicarsi all'interno del mondo non totalmente ,ma solo attraverso uno dei suoi linguaggi che è appunto il logico.
La scienza studia un fenomeno nella sua reiterazione temporale, simile al procedere della coscienza nella sua sintassi temporale che gil permette di darsi un'identità grazie al ricordo, cioè all'esperienza passata che continuamente si attualizza.

Se allora l'IO è coscienza e/o mente, non è l'insieme delle sensazioni "fiisiche", ma la mediazione dei significati che quel mondo là fuori ha costruito come datità e la coscienza ha deciso che sia importanti tanto da costruirne sensi (e anche il senso è un concetto temporale). Il senso di un processo è il vuoto da riempire,ma anche il pieno da svuotare.Ed è anche la protensione , l'aspettativa che il passato attualizzato ha del futuro; io la definirei una narrazione in cui l'IO è dentro la temporalità e attraverso la coscienza decide da ciò che emerge dal mondo quali significati siano importanti rispetto alla totalità del vissuto e così continua il confronto, giorno dopo giorno, nella percezione, nel pensiero e riflessione, nella psiche, nello spirito.

Per quanto mi riguarda questa coscienza(IO), che quì è identificabile con la mente, è parte dell'Essere, in quanto veicolando i segni del mondo lo riempie.
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Vecchio 09-09-2015, 20.31.27   #106
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Originalmente inviato da pepe98
Cogito ergo sum. La coscienza è la consapevolezza che qualcosa esiste. Tu non sei consapevole che qualcosa esiste? Sei un robot?
Certo,ma è una consapevolezza incosciente,indefinita e indefinibile (giacché non può essere oggetto di coscienza o pensiero).Perché per dimostrare l'esistenza di una coscienza,devi comunque possederla,e quindi la dimostrazione perde di senso. È lo stesso discorso che faccio con la logica: può dimostrare tutto,ma chi dimostra la logica stessa? La logica è illogica cosi come la coscienza stessa è incosciente.
L'Io è il principio evidente e non-razionale alla base di ogni pensiero e di ogni essere,puoi forse negarlo? E allora ti è sfuggito da sotto gli occhi,tu che dicevi di asserire che non vi è nulla di incosciente,escludendo l'osservatore da ciò che è osservato.

Il dubbio: intendevo dire che ogni sensazione sonora porta con se tanti suoni,che la coscienza successivamente riconosce come propri,isolandoli.
Sul resto,rispondo sia a te che a Pepe98 (mi sembra abbiate detto una cosa simile: la coscienza è una reazione talmente oggettiva che diamo addirittura scontato che esista. Le reazioni dell'uomo rispetto a quelle della pianta sono solo più complesse,ovvero rispondono ad un range più elevato di sensazioni percepite.
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Vecchio 09-09-2015, 23.49.08   #107
pepe98
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Originalmente inviato da memento
Certo,ma è una consapevolezza incosciente,indefinita e indefinibile (giacché non può essere oggetto di coscienza o pensiero).Perché per dimostrare l'esistenza di una coscienza,devi comunque possederla,e quindi la dimostrazione perde di senso. È lo stesso discorso che faccio con la logica: può dimostrare tutto,ma chi dimostra la logica stessa? La logica è illogica cosi come la coscienza stessa è incosciente.
L'Io è il principio evidente e non-razionale alla base di ogni pensiero e di ogni essere,puoi forse negarlo? E allora ti è sfuggito da sotto gli occhi,tu che dicevi di asserire che non vi è nulla di incosciente,escludendo l'osservatore da ciò che è osservato.

Il dubbio: intendevo dire che ogni sensazione sonora porta con se tanti suoni,che la coscienza successivamente riconosce come propri,isolandoli.
Sul resto,rispondo sia a te che a Pepe98 (mi sembra abbiate detto una cosa simile: la coscienza è una reazione talmente oggettiva che diamo addirittura scontato che esista. Le reazioni dell'uomo rispetto a quelle della pianta sono solo più complesse,ovvero rispondono ad un range più elevato di sensazioni percepite.
L'esistenza della coscienza non va dimostrata, si puó assumere come evidenza. C'è infatti il rischio che diventi un termine soggettivo(i vari post di questa discussione ne sono la prova), ma è necessaria la sua esistenza anche solo per filosofare.
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Vecchio 10-09-2015, 00.10.46   #108
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Riporto qui un dialogo da "le città invisibili" di Italo Calvino,autore che ho personalmente adorato (e che invito a scoprire per chi non l'avesse già fatto),credo possa essere attinente al topic:

“POLO: – … Forse questo giardino affaccia le sue terrazze solo sul lago della nostra mente…
KUBLAI: – … e per lontano che ci portino le nostre travagliate imprese di condottieri e di mercanti, entrambi custodiamo dentro di noi quest’ombra silenziosa, questa conversazione pausata, questa sera sempre eguale.
POLO: – A meno che non si dia l’ipotesi opposta: che quelli che s’arrabattano negli accampamenti e nei porti esistano solo perché li pensiamo noi due, chiusi tra queste siepi di bambù, immobili da sempre.
KUBLAI: – che non esistano la fatica, gli urli, le piaghe, il puzzo, ma solo questa pianta di azalea.
POLO: – Che i portatori, gli schiaccia pietre, gli spazzini, le cuoche che puliscono le interiora dei polli, le lavandaie chine sulla pietra, le madri di famiglia che rimestano il riso allattando i neonati, esistano solo perché noi li pensiamo
KUBLAI: – a dire il vero, io non li penso mai.
POLO: – allora non esistono.
KUBLAI: – Questa non mi pare una congettura che ci convenga. Senza di loro mai potremmo restare a dondolarci imbozzoliti nelle nostre amache.
POLO: – L’ipotesi è da escludere, allora. Dunque sarà vera l’altra: che ci siano loro e non noi.
KUBLAI: – Abbiamo dimostrato che se noi ci fossimo, noi non ci saremmo.
POLO: – Eccoci qui, difatti.”
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Vecchio 10-09-2015, 00.25.37   #109
Sariputra
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

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Non ho compreso quello che dici.
Ad esempio mi spieghi questa frase?:
Quindi mi sembra che definire come "Io" questo processo di assimilazione e, come giustamente dici, di trasformazione
degli impulsi esterni in qualcosa di coerente per la mente sia impossibile.


Significa solo che l'Io non esiste, se non come semplice termine convenzionale. Non credo ci sia alcuna sostanza eterna nell'universo, né Essere soggiacente la materia, né alcunché di duraturo e dotato di esistenza autonoma, in sè fondata e di per sé esistente.
Tutto è Vuoto ( di esistenza intrinseca) perché tutto dipendente da altro. Anche il supposto Essere è dipendente dal suo Non-essere. Se ci fosse Essere senza Non-essere non sarebbe possibile alcun mutamento. Se non ci fosse Non-essere non sarebbe possibile sostenere che c'è qualcosa come un Essere.
Il pensiero centrale della filosofia della Vacuità è che tutte le cose vengono prodotte nell'ambito del principio dell'insorgere dipendente, per cui esse sono prive di un io-autonomo.
Per es. il matrimonio comporta come minimo che due persone diano inizio a tale relazione; esso è pertanto un prodotto dell'insorgere-dipendente.Ogni cosa nel mondo è una struttura relativa . Non ci sono entità indipendenti e irriducibili. Il cosiddetto oggetto singolo, come per es. una casa, un uomo, una molecola o persino un atomo, è soltanto un espediente per esprimere qualcosa per qualche scopo pratico.. In realtà ciascuna di queste cose è un insieme che deriva da azioni e una struttura relativa messe in essere mediante la coordinazione e la reciproca dipendenza di vari fattori.
Le cose non esistono, esistono solo degli eventi momentanei sotto condizioni relative.
Un'entità inscindibile e auto-sussistente, ossia l'Io-Autonomo, semplicemente non esiste.
Durante la vita abbiamo esperienza del fatto che una cosa o un evento possono esistere soltanto quando [b]tutte[b] le condizioni o tutti i fattori richiesti sono completi. La mancanza di un solo singolo fattore arresterà necessariamente tale produzione. L'assenza di una vite arresterà il funzionamento di un orologio. La mancanza di attitudine fisica impedirà di essere un grande atleta.
Questo spiega un altro aspetto del Principio dell'insorgere-dipendente che dice che A è A non perché A possieda un proprio essere o io-autonomo, ma perché B,C,D,E ecc. fanno in modo che sia così.
Non fu perché Hitler avesse un talento straordinario che la Germania cadde ai suoi piedi. Avvenne a causa di molti fattori: crisi economica, ingiustizia del trattato di Versailles, il disorientamento del popolo tedesco e molti altri fattori. Tutti insieme contribuirono alla sua ascesa.
Questo principio: A è A, non perché A possieda un io-autonomo, ma perché una combinazione di fattori fa in modo che sia così, è applicabile a qualsiasi cosa del mondo fenomenico.
Per definizione Io-Autonomo denota un'entità auto-sussistente, ma in realtà non ci sono entità, soltanto strutture ed eventi.
Un punto importante da tener presente è che parlo dal punto di vista di una più alta realtà. Non ho nessun argomento da opporre al fatto che Henry Ford era decisamente ricco, che l'acqua è proprio H2O e che il sole sorge effettivamente ogni mattina ad est. Queste sono tutte verità pratiche di tipo convenzionale. Ma, se si cambia parametro referenziale, avremo come risultato conclusioni differenti; Henry Ford può non essere considerato un uomo ricco e il sole può non sorgere a est ogni mattina. Dal momento che le cose, osservate da regni diversi, diventano differenti e possono persino apparire in contraddizione le une con le altre; possiamo concludere che dal punto di vista della verità più alta tutte le cose sono indeterminate, indefinite e prive di un Io, prive di un Io-Autonomo.
un altro aspetto della Vacuità di Io-Autonomo lo si scopre allorché si tenta di comprenderlo attraverso un approccio inverso con il porre la domanda:" Se tutte le cose possedessero un Io-Autonomo che cosa accadrebbe?". La risposta è che in quel caso sarebbe impossibile qualsiasi tipo di cambiamento.
Io-Autonomo è per definizione diametralmente in opposizione a transitorietà e cambiamento. per cui non ci sarebbe produzione di alcuna sorta; il progresso sarebbe reso impossibile e ogni sforzo risulterebbe vano. L'accettazione di Io-Autonomo è sinonimo della negazione della realtà fenomenica che si manifesta in ogni sorta di cambiamento: Progresso e regresso, insorgere e cessazione, innalzamento e abbassamento.
E' a causa della Vacuità che tutte le cose e gli eventi si possono verificare. Senza la Vacuità nulla si può verificare.
Suona curioso:" Poiché tutte le cose sono vuote nel loro proprio essere, possono tutte esistere. Se possedessero un proprio essere, nessuna di esse esisterebbe" (Nagarjuna). A tutta prima suona assurdo tuttavia...
Poichè lo zero non contiene nulla, può denotare qualsiasi cosa. Per es. quando diciamo che un uomo vale sei cifre - $ 000.000 non ci impegniamo a definire esattamente il conto in banca di quell'uomo.
La somma di sei cifre, rappresentata da sei zeri, è assai flessibile, estremamente Non-IO, così che qualsiasi numero esatto può essere ad esse sostituito come - $ 568.369. Poichè lo zero è non-essere, ha enormi possibilità; può diventare oppure funzionare come un qualsiasi essere. Allo stesso modo, poichè tutte le cose sono prive di Io-Autonomo, sono dinamiche e piene di possibilità. La Vacuità pertanto non distrugge o demolisce le cose; al contrario, rende stabili tutte le cose. Tutto ciò che distrugge sono gli attaccamenti degli uomini.

Quanto ho scritto!
Scusa ancora per la prolissità

Ultima modifica di albert : 10-09-2015 alle ore 08.36.46.
Sariputra is offline  
Vecchio 10-09-2015, 09.14.40   #110
pepe98
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Sariptura: Allora esiste comunque qualcosa di sussistente: L'insieme di passato e futuro. Come ho finora cercato di proporre, l'essere inteso come "ció che esiste ora" appare mutabile,- Inoltre il concetto di "ora" è diventato molto vago nell'ultimo secolo- Però l'essere preso come insieme di presenti, non è mutabile, in quanto il mutamento indica solo la diversità fra suoi presenti. Questa sarebbe una buona interpretazione dell'essere parmenideo.
La stessa cosa si può fare con l'Io: L'insieme di esperienze contenute nel tempo intero. E quale Io esprime questa identificazione meglio dell'Io universale?
pepe98 is offline  

 



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