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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 31-07-2015, 11.20.22   #1
pepe98
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l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Qualche post fa avevo parlato dell'IO universale, cioè un solo IO che corrisponde all'insieme di tutte le esperienze coscienti, e ció risolve il problema dell'identità. Ora, considerando l'IO come l'essere cosciente, proviamo a risolvere, senza bisogno della scienza, il problema della coscienza: come puó il mondo incosciente produrre coscienza?
Se non esistesse il mondo incosciente, il problema sarebbe risolto: La coscienza sarebbe una proprietà di tutto l'essere.
Ma effettivamente siamo cosi sicuri che l'essere comprenda anche un mondo incosciente? Io credo che esso sia un inganno dei sensi. Le uniche cose della cui esistenza possiamo essere certi, sono le sensazioni. Ció che vediamo, pensiamo, sentiamo, percepiamo, sono tutte sensazioni. Non esiste l' essere incosciente, ma solo l'essere cosciente, l'IO. Cosi la coscienza diventa condizione necessaria per essere. Noi non percepiamo cose incoscienti: Se vediamo una montagna, noi siamo quella montagna sotto forma di sensazione visiva.
Si conclude che l'essere è l'insieme di tutte le sensazioni.
Cosa ne pensate?
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Vecchio 31-07-2015, 17.51.56   #2
iano
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

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Originalmente inviato da pepe98
Qualche post fa avevo parlato dell'IO universale, cioè un solo IO che corrisponde all'insieme di tutte le esperienze coscienti, e ció risolve il problema dell'identità. Ora, considerando l'IO come l'essere cosciente, proviamo a risolvere, senza bisogno della scienza, il problema della coscienza: come puó il mondo incosciente produrre coscienza?
Se non esistesse il mondo incosciente, il problema sarebbe risolto: La coscienza sarebbe una proprietà di tutto l'essere.
Ma effettivamente siamo cosi sicuri che l'essere comprenda anche un mondo incosciente? Io credo che esso sia un inganno dei sensi. Le uniche cose della cui esistenza possiamo essere certi, sono le sensazioni. Ció che vediamo, pensiamo, sentiamo, percepiamo, sono tutte sensazioni. Non esiste l' essere incosciente, ma solo l'essere cosciente, l'IO. Cosi la coscienza diventa condizione necessaria per essere. Noi non percepiamo cose incoscienti: Se vediamo una montagna, noi siamo quella montagna sotto forma di sensazione visiva.
Si conclude che l'essere è l'insieme di tutte le sensazioni.
Cosa ne pensate?
Bisognerebbe intanto distinguere due tipi di non conscienza.
Le nostre sensazioni ad esempio sono genererate con l'ausilio di automatismi inconsci,seppur potenzialmente sempre esplicitabili.
Poi c'è una non coscienza non esplicitabile,che potrremmo attribuire alle montagne,se vogliamo.
Oppure la montagna ha una coscienza,ma non esplicitabile.
Oppure la montagna ha una coscienza esplicitabile,che non arriva però alla nostra coscienza.
Se ci chiediamo quanto una montagna possa essere assimilata a noi,dovremmo anche chiederei in che misura noi possiamo essere assimilabili ad una montagna,giusto per non metterci sempre al centro dell'attenzione.
O magari una montagna è anche peggio di noi,tanto concentrata su se stessa,da non prenderci nemmeno in considerazione.
Ciao.
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Vecchio 01-08-2015, 00.49.48   #3
Sariputra
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

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Originalmente inviato da pepe98
Qualche post fa avevo parlato dell'IO universale, cioè un solo IO che corrisponde all'insieme di tutte le esperienze coscienti, e ció risolve il problema dell'identità. Ora, considerando l'IO come l'essere cosciente, proviamo a risolvere, senza bisogno della scienza, il problema della coscienza: come puó il mondo incosciente produrre coscienza?
Se non esistesse il mondo incosciente, il problema sarebbe risolto: La coscienza sarebbe una proprietà di tutto l'essere.
Ma effettivamente siamo cosi sicuri che l'essere comprenda anche un mondo incosciente? Io credo che esso sia un inganno dei sensi. Le uniche cose della cui esistenza possiamo essere certi, sono le sensazioni. Ció che vediamo, pensiamo, sentiamo, percepiamo, sono tutte sensazioni. Non esiste l' essere incosciente, ma solo l'essere cosciente, l'IO. Cosi la coscienza diventa condizione necessaria per essere. Noi non percepiamo cose incoscienti: Se vediamo una montagna, noi siamo quella montagna sotto forma di sensazione visiva.
Si conclude che l'essere è l'insieme di tutte le sensazioni.
Cosa ne pensate?




Così si arriva a pensare che solo Io esisto...tutto quello che mi circonda sono solo sensazioni che io creo. Ma siccome Io vuole innanzitutto esistere come mai prova la sensazione di morire ? Come mai si autolimita ? Se tutto è in lui perché è continuamente frustrato dal non ottenere ciò che desidera ? Perché non riesce a crearsi la sensazione che le persone amate non muoiano ? Perché si darebbe dolore ? Perché non conosce-ignora la sua vera natura di essere l'IO UNIVERSALE, il vero IO, il solo e unico IO ? E perché, se IN PRINCIPIO di ogni cosa l'unico Io cosciente si è autocreato tutte le sensazioni, poi ha perso coscienza di averlo fatto , visto che è pura coscienza ? La coscienza universale unica soffre forse di problemi di memoria ?
Dici che l'unica cosa certa sono le sensazioni . Ma possono esserci sensazioni senza contatto ? Proviamo ad immaginare la sensazione del contatto col fuoco e poi proviamo a mettere la mano effettivamente sul fuoco . Se le sensazioni fossero solo il prodotto della coscienza saremmo in grado di creare due sensazioni uguali. Ma cosi non è. La sensazione del contatto con il fuoco è di natura completamente diversa dalla sensazione di immaginare di toccare il fuoco. Per me è un'argomentazione valida per ritenere non plausibile la teoria della Mente Unica, della sola coscienza.
Se ci fosse una cosa come un Io universale non ci troveremmo immersi in un universo di Dolore , ma soprattutto non saremmo soggetti all'impermanenza di tutti i fenomeni perché la coscienza , per sua natura, vuole "afferrare" le cose/sensazioni e non desidera, è atterrita, dal perdere ciò che brama e desidera, dal separarsi da ciò che ama.Se tutto è solo Unica coscienza perché questa avrebbe creato un universo che la limita e non piuttosto un universo che la realizza ? E perché se Io sono l'unica coscienza non ho nessuna coscienza di ciò che ero prima che nascesse la mia personale coscienza d'esistere come individuo ? E se tutto fosse unica coscienza perchè la mia è atterrita dall'idea di tagliare la testa a qualcuno, mentre altre ne sono entusiaste. Sarebbe una coscienza divisa in se stessa . E quindi...o si tratta di coscienza schizofrenica oppure si tratta di...diverse coscienze. E quindi non sarebbe possibile sostenere l'idea di un'unica coscienza.
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Vecchio 01-08-2015, 10.11.30   #4
maral
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

Come può sussistere un io universale? L'io deve ammettere un non io per poter apparire a se stesso, deve ammettere un altro da sé in cui riflettere la coscienza di un se stesso, ma qual è l'altro da sé di tutto ciò che è?
La coscienza presuppone comunque un inconscio per poter emergere come tale, se tutto è cosciente nulla è cosciente.
La coscienza dell'Essere sono gli Enti (ogni ente) di cui però l'Essere non è cosciente, esso rappresenta dunque lo sfondo inconscio da cui la coscienza emerge come pluralità di enti, ciascuno cosciente solo di se stesso a mezzo del continuo rapporto di interazione con gli altri.
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Vecchio 01-08-2015, 12.03.31   #5
pepe98
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Riferimento: l'IO e l'essere coincidono, e corrispondono all'insieme delle sensazioni.

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Così si arriva a pensare che solo Io esisto...tutto quello che mi circonda sono solo sensazioni che io creo. Ma siccome Io vuole innanzitutto esistere come mai prova la sensazione di morire ? Come mai si autolimita ? Se tutto è in lui perché è continuamente frustrato dal non ottenere ciò che desidera ? Perché non riesce a crearsi la sensazione che le persone amate non muoiano ? Perché si darebbe dolore ? Perché non conosce-ignora la sua vera natura di essere l'IO UNIVERSALE, il vero IO, il solo e unico IO ? E perché, se IN PRINCIPIO di ogni cosa l'unico Io cosciente si è autocreato tutte le sensazioni, poi ha perso coscienza di averlo fatto , visto che è pura coscienza ? La coscienza universale unica soffre forse di problemi di memoria ?
Dici che l'unica cosa certa sono le sensazioni . Ma possono esserci sensazioni senza contatto ? Proviamo ad immaginare la sensazione del contatto col fuoco e poi proviamo a mettere la mano effettivamente sul fuoco . Se le sensazioni fossero solo il prodotto della coscienza saremmo in grado di creare due sensazioni uguali. Ma cosi non è. La sensazione del contatto con il fuoco è di natura completamente diversa dalla sensazione di immaginare di toccare il fuoco. Per me è un'argomentazione valida per ritenere non plausibile la teoria della Mente Unica, della sola coscienza.
Se ci fosse una cosa come un Io universale non ci troveremmo immersi in un universo di Dolore , ma soprattutto non saremmo soggetti all'impermanenza di tutti i fenomeni perché la coscienza , per sua natura, vuole "afferrare" le cose/sensazioni e non desidera, è atterrita, dal perdere ciò che brama e desidera, dal separarsi da ciò che ama.Se tutto è solo Unica coscienza perché questa avrebbe creato un universo che la limita e non piuttosto un universo che la realizza ? E perché se Io sono l'unica coscienza non ho nessuna coscienza di ciò che ero prima che nascesse la mia personale coscienza d'esistere come individuo ? E se tutto fosse unica coscienza perchè la mia è atterrita dall'idea di tagliare la testa a qualcuno, mentre altre ne sono entusiaste. Sarebbe una coscienza divisa in se stessa . E quindi...o si tratta di coscienza schizofrenica oppure si tratta di...diverse coscienze. E quindi non sarebbe possibile sostenere l'idea di un'unica coscienza.
Ció che mi circonda non sono sensazioni che io creo. Niente mi circonda, io sono tutto l'essere, sia l'essere inconsapevole della verità, sia quello consapevole. Sono sia il passato sia il futuro, non muoio mai.
Ció che chiamiamo nascita e morte sono limiti temporali di una sola parte di essere che ha la proprietà, in ogni istante, di poter ricordarsi il passato di un solo punto di vista(che spesso approssimiamo ad un organismo vivente). L'io individuale è un'illusione che deriva dal fatto di potersi ricordare solo una parte di essere.
Io non posso scegliere chi essere, sono secondo un determinato criterio, necessario per la mia esistenza. Essere tutto non vuol dire avere potere su tutto, come essere se stesso non vuol dire avere il potere su se stesso.
Oltre a non essermi autocreato, la memoria di un individuo si trova nel cervello di quell'individuo, quindi non posso avere memoria contemporaneamente di tutto me. Secondo il tuo ragionamento, uno che soffre di amnesia è un'altro Io rispetto a quello che era prima.
Le sensazioni sono tutte senza contatto, in quanto il contatto con la realtá è solo un'illusione.
Carattere e memoria varia in tutte le mie parti.
Io sono sia sensazioni negative che positive, sono uno, immutabile, e non sono mai stato creato, in quanto il tempo è interno a ME.
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Vecchio 01-08-2015, 14.28.33   #6
mariodic
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Come può sussistere un io universale? L'io deve ammettere un non io per poter apparire a se stesso, deve ammettere un altro da sé in cui riflettere la coscienza di un se stesso, ma qual è l'altro da sé di tutto ciò che è?
La coscienza presuppone comunque un inconscio per poter emergere come tale, se tutto è cosciente nulla è cosciente.
La coscienza dell'Essere sono gli Enti (ogni ente) di cui però l'Essere non è cosciente, esso rappresenta dunque lo sfondo inconscio da cui la coscienza emerge come pluralità di enti, ciascuno cosciente solo di se stesso a mezzo del continuo rapporto di interazione con gli altri.
l'IO universale ha come suo unico interlocutore l'Universo, di cui egli è centro e riferimento assoluto, lo, diciamo così, spazio dell'interlocuzione (cioè: cosa dirsi) è la flaccidità o debolezza della Conoscenza che è il grande problema universale e, se vogliamo, nientemeno, la misura della distanza tra DIO e IO.
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Vecchio 01-08-2015, 21.10.41   #7
Sariputra
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Ció che mi circonda non sono sensazioni che io creo. Niente mi circonda, io sono tutto l'essere, sia l'essere inconsapevole della verità, sia quello consapevole. Sono sia il passato sia il futuro, non muoio mai.
Ció che chiamiamo nascita e morte sono limiti temporali di una sola parte di essere che ha la proprietà, in ogni istante, di poter ricordarsi il passato di un solo punto di vista(che spesso approssimiamo ad un organismo vivente). L'io individuale è un'illusione che deriva dal fatto di potersi ricordare solo una parte di essere.
Io non posso scegliere chi essere, sono secondo un determinato criterio, necessario per la mia esistenza. Essere tutto non vuol dire avere potere su tutto, come essere se stesso non vuol dire avere il potere su se stesso.
Oltre a non essermi autocreato, la memoria di un individuo si trova nel cervello di quell'individuo, quindi non posso avere memoria contemporaneamente di tutto me. Secondo il tuo ragionamento, uno che soffre di amnesia è un'altro Io rispetto a quello che era prima.
Le sensazioni sono tutte senza contatto, in quanto il contatto con la realtá è solo un'illusione.
Carattere e memoria varia in tutte le mie parti.
Io sono sia sensazioni negative che positive, sono uno, immutabile, e non sono mai stato creato, in quanto il tempo è interno a ME.



E' solo una teoria. Indimostrabile tra l'altro. Potresti essere un gigantesco organismo dentro altri giganteschi organismi che ne contengono altri. Potresti essere una farfalla che sogna di essere un uomo. Potresti essere Dio che si è dimenticato di essere Dio. Potresti essere me che leggo e penso di essere te. E così avanti all'infinito. In pali vengono definite "ditthi", opinioni che non portano da nessuna parte, sono solo ostacoli a "vedere le cose così come sono"
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Vecchio 01-08-2015, 23.32.51   #8
maral
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l'IO universale ha come suo unico interlocutore l'Universo, di cui egli è centro e riferimento assoluto, lo, diciamo così, spazio dell'interlocuzione (cioè: cosa dirsi) è la flaccidità o debolezza della Conoscenza che è il grande problema universale e, se vogliamo, nientemeno, la misura della distanza tra DIO e IO.
Dunque l'universo non è l'io universale e quindi l'io universale non è per nulla universale, dato che c'è tutto un universo che non è lui.
Questo spiega anche la "debolezza flaccida" della conoscenza: come può l'io conoscere se non come vago riflesso in se stesso di ciò che egli non è?
Personalmente comunque penso che sia un bene che la conoscenza possa essere solo debole e flaccida, una conoscenza assoluta ci annienterebbe all'istante facendoci precipitare in una follia senza rimedio. La sola certezza che merita di essere conservata come tale è che ogni certezza, ogni rivelazione dal Cielo o dalla Natura, è solo una approssimativa rappresentazione di cui abbiamo necessità per trovare un senso illusoriamente stabile al nostro esistere. Non siamo dèi onniscienti, anche se a volte cadiamo nella tentazione di farne la tragicomica pantomima.
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Vecchio 02-08-2015, 12.35.22   #9
pepe98
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Originalmente inviato da Sariputra
E' solo una teoria. Indimostrabile tra l'altro. Potresti essere un gigantesco organismo dentro altri giganteschi organismi che ne contengono altri. Potresti essere una farfalla che sogna di essere un uomo. Potresti essere Dio che si è dimenticato di essere Dio. Potresti essere me che leggo e penso di essere te. E così avanti all'infinito. In pali vengono definite "ditthi", opinioni che non portano da nessuna parte, sono solo ostacoli a "vedere le cose così come sono"
Sí, è un'ipotesi, ma anche le altre sono solo ipotesi. Bisogna vedere quale è quella piú logica. La mia ipotesi risolve il problema dell'identitá (Io universale), e il problema della coscienza, che diventa un attributo di TUTTO l'essere.
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Vecchio 02-08-2015, 16.50.59   #10
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Sí, è un'ipotesi, ma anche le altre sono solo ipotesi. Bisogna vedere quale è quella piú logica. La mia ipotesi risolve il problema dell'identitá (Io universale), e il problema della coscienza, che diventa un attributo di TUTTO l'essere.


Mi sembra che affermare che Tutto è Uno implica pure che è il suo contrario. Se, per esempio, affermo che tutto è mare implicitamente non affermo che nulla è mare? Infatti solo nella distinzione si dà identità.Posso definire il mare solo facendo una distinzione da ciò che Non è mare. Posso quindi affermare una coscienza universale solo facendo distinzione da ciò che non lo è ( i fenomeni). Affermare che la coscienza universale e i fenomeni sono la stessa cosa implica, secondo il mio modesto parere, affermare implicitamente che niente è coscienza universale. E' un evidente conflitto della ragione, messa alle strette dalla logica.
Mi sembra che possiamo dire: abbiamo esperienza oggettiva e soggettiva di coscienza e fenomeni. Senza coscienza non è dato conoscere e fare esperienza dei fenomeni. Senza i fenomeni non è possibile dare coscienza. Come non c'è fuoco senza legno, non c'è coscienza senza fenomeni. Né possiamo affermare che legno e fuoco sono la stessa cosa. Infatti come si potrebbe definire la coscienza ? Posso solo aver coscienza di..."qualcosa". Non posso essere cosciente in sé. Posso al massimo essere cosciente di... essere cosciente. Ma allora il mio essere cosciente diventerebbe solo un altro oggetto della mia coscienza. Non se ne esce...
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