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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 21-01-2008, 01.36.02   #341
el topo
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Per spirito!libero

Affermi: La scienza non ha fini, l'unico fine e la conoscenza.

Ma una conoscenza che non ha come fine l'uomo, non è fine a se stessa? In un certo senso inutile per il benessere dell'uomo comune. Non diventa un sapere per pochi, sfruttabile da pochi?

Einsten afferma di essere panteista nella propria autobiografia.

Alle altre domande ti risponderò con calma. Ma ci tengo a comprendere la tua opinione sul principio di non contraddizione, come ti ho già chiesto nell'altra discussione.
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Vecchio 21-01-2008, 09.38.23   #342
spirito!libero
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Citazione:
“Ma una conoscenza che non ha come fine l'uomo, non è fine a se stessa? In un certo senso inutile per il benessere dell'uomo comune. Non diventa un sapere per pochi, sfruttabile da pochi?”

Dipende da cosa si intende "come fine l'uomo". La frase è troppo generica per essere contestata o accolta. La ricerca della conoscenza per essere libera deve essere totalmente svincolata da finalismi. Qualsiasi finalismo è un preconcetto che determinerebbe delle scelte a priori, ad esempio alcuni potrebbero dire: questo filone di ricerca non ha come "fine" l'uomo dunque scartiamolo ! L'etica deve entrare a far parte della ricerca nell'ambito delle metodologie di sperimentazione (ad esempio io sono contro la vivisezione e le sperimentazioni che provocano tremenda sofferenza ad esseri viventi) e soprattutto al momento della trasformazione della conoscenza scientifica in applicazione tecnologica (il classico esempio è l'uso del nucleare).

Citazione:
“Einstein afferma di essere panteista nella propria autobiografia.”

Panteista o deista che dir si voglia non mi sembra che si possa affermare che sia stato “molto credente”. Anche perchè essere panteista è un po' come essere ateo sotto certi punti di vista. Einstein rifiutava anzi detestava le religioni rivelate.

Citazione:
“Ma ci tengo a comprendere la tua opinione sul principio di non contraddizione, come ti ho già chiesto nell'altra discussione.”

Non vorrei andare ancora completamente OT. Di questa problematica ne discutemmo io Epicurus e altri in un 3d specifico, non ricordo quale fosse, lo cercherò e magari continuiamo li la discussione specifica tra MQ e pnc.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 09.43.12   #343
Giorgiosan
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

[quote=spirito!libero]
(Giorgiosan)
Ti ho già detto che l'epistemologia ha da tempo abbandonato il criterio dell'evidenza: nella filosofia moderna l'evidenza è la caratteristica dell'intuizione.”


per cortesia. La prova e l'evidenza a sostegno di una tesi sono la base del metodo scientifico. Gli epistemologi devono smettere di voler insegnare ai fisici come fare i fisici.
[quote]



A. Einstein è un fisico ?

"Il fine più alto del fisico è quello di pervenire a leggi elementari universali che permettano la ricostruzione dell'universo per via deduttiva. Nessuna via logica conduce a queste leggi universali: soltanto l'intuizione, fondata sull'esperienza, può condurre a esse.”
A. Einstein

Citato in:http://209.85.135.104/search?q=cache...lnk&cd=8&gl=it
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Vecchio 21-01-2008, 09.46.44   #344
Giorgiosan
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Einstein rifiutava anzi detestava le religioni rivelate.


Da questa affermazione non si direbbe proprio:

Accetta il Gesù storico?

— Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita".

(G. Viereck, What Life means to Einstein , "The Saturday Evening Post", 26.10.1929)
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Vecchio 21-01-2008, 11.34.56   #345
koan
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Citazione:
Originalmente inviato da el topo
La scienza non ha fini, l'unico fine e la conoscenza.

Non credo sia poco...
Ad ogni modo trovo che quanto ha senso ed un fine reale, non può che essere trovato quale che sia la strada percorsa.

Riporto a riferimento una dichiarazione di Mendelev che condivido:

"La chimica non deve limitarsi allo studio dei cambiamenti nella composizione dei corpi, perché attraverso questa sola via è impossibile risolvere al questione fondamentale della chimica: quella delle cause delle reazioni chimiche" ..

Se non si comprendono "le cause" non si comprendono neanche la materia e l'energia, ovvero le Leggi che le regolano. La Scienza è viva se persegue tale strada della conoscenza umana, senza fini, altrimenti diviene "fine a se stessa", relativamente alla riduzione dell'esistenza ad un prodotto o ricavato meramente fisico ed esteriore...

Citazione:
Originalmente inviato da el topo
Non diventa un sapere per pochi, sfruttabile da pochi?
Tutti però ne usufruiamo.

Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Einstein rifiutava anzi detestava le religioni rivelate.
"Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente."
(Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, pag. 40)

PNC ( principio di non contraddizione ):
Il principio di non "contraddizione" è l'altra faccia della stessa medaglia rispetto al criterio di "falsificabilità".
Se non esiste "contraddizione" non esiste crescita e sviluppo, ma anche se tutto va necessariamente dimostrato per condurre il significato ottenuto dai propri studi sulla realtà verso un ordine che abbia un senso logico e compiuto ( dunque non "anarchico" e "casuale" o, peggio ancora, "fine a se stesso" ), tutto deve poter essere altresì "falsificato". Pena, l'arresto del progresso scientifico, ovvero della conoscenza della realtà. Dato che la realtà non è dimostrabile, come evidenziato dal "paradosso dei corvi neri", se ne deduce che non è possibile contraddire principi fisici che non si possano conosce appieno. Il diretto risultato logico rispetto ad una tale condizione di realtà filtrata dai nostri sensi e strumenti fisici è che tutto è relativamente vero, dunque gli strumenti costruiti dall'essere umano sulla base delle conoscenze attualmente disponibili non sono i mezzi utili per poter contraddire la realtà da noi percepita ed approssimativamente ( determinismo o indeterminismo ? ) conosciuta ..

La mia domanda è:
se non possiamo costruire strumenti che possano svincolarsi dal nostro senso limitato del reale, quale può essere il mezzo che permetta di oltrepassare i limiti imposti realtà fisica e dai sensi fisici da cui dipende l'essere umano terrestre ?

La risposta che do a questa domanda è:
l'Irrazionalità ( "non misurabilità", "non razionabilità" della realtà ).

Perché ?
perché essa si svincola dai presupposti logici della "razionalità", cercando nuovi presupposti in grado di poter "misurare" ( razionare ) in altri modi rispetto a quelli scientifici attuali la realtà limitata ed apparente di fuori ..
E' razionalizzabile la Realtà, attraverso i nostri strumenti costruiti in rapporto alla nostra comprensione attuale delle cose, delimitatamente alla nostra dimensione ed al contesto esistenziale in cui siamo "cum"-locati ( collocati ) ?

La Fede, o apertura al mondo del soprannaturale ( di cui si può fare esperienza personale ), trovo sia uno di questi mezzi Irrazionali capaci di permettere, a mio modo di vedere, l'apertura mentale a quanto diversamente sarebbe condannato ad una concezione fissa e rigida della realtà, da cui difficilmente svincolarsi, la quale non permette di comprendere la realtà immanente attraverso altre chiavi di lettura ( intus-legere ) rispetto alla stessa ..

Consiglio, a quanti interessasse, la lettura del seguente link per una maggior comprensione sull'argomento trattato in questa sezione del Forum:
Determinismo/Indeterminismo ( sul "Dipartimento Interdisciplinare di Scienza e Fede" )

Una domanda ancora e concludo:
non è vero che la Scienza moderna provenga da concezioni filosofiche ed esoteriche, o è l'empirismo a rappresentare lo strumento ultimo per comprendere la realtà ?

Credo, per l'appunto, che sia importante il "comprendere", più ancora del "dimostrare" relativamente quanto abbiamo sotto gli occhi, ovvero sostengo che la medesima cosa e realtà possa essere guardata da diversi punti di vista atti a comprendere sempre meglio la natura delle cose/dei principi che sono e che appaiono...

Saluti
koan is offline  
Vecchio 21-01-2008, 16.55.29   #346
spirito!libero
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Per Koan e Giorgio su Einstein

Povero Einstein, tirato a destra e a manca....Credete che citare qualche frase possa dare conto dell'immensa profondità del pensiero di uno dei più grandi geni di tutti i tempi ?

Riguardo alla citazione sulla deduzione e esperienza non vedo dove dica che non esistono evidenze. Riguardo a cosa pensava Einstein delle religioni rivelate, quale sia la sua idea di “religione” e cosa pensi del Dio antropomorfo tipico dei monoteismi, vi invito a leggere i seguenti brani scritti di suo pugno, augurandovi buona lettura vi faccio presente che il sottoscritto è molto vicino a queste parole di Einstein pur con le dovute divergenze in merito alla causalità, come lo stesso Einstein ammise in vecchiaia dopo il lungo dibattito con Bohr:

Da "Il mondo come io lo vedo" di A. Einstein

Religiosità cosmica

La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare ne stupore ne sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione. Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi. Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi. Non voglio e non possono figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee! [quindi addio cristianesimo ndr] Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura.
Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità. Ma questa religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice: per quest'ultimo Dio è un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto rispettose esse siano: è un sentimento elevato della stessa natura dei rapporti fra figlio e padre.


Le basi umane della morale

Al contrario, il sapiente è compenetrato dal senso della causalità per tutto ciò che avviene. Per lui l'avvenire non comporta una minore decisione e un minore impegno del passato; la morale non ha nulla di divino, è una questione puramente umana. [addio verità rivelata ndr] La sua religiosità consiste nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura; [..]
Tutto ciò che è fatto e immaginato dagli uomini serve a soddisfare i loro bisogni e a placare i loro dolori. Bisogna sempre tener presente allo spirito questa verità se si vogliono comprendere i movimenti intellettuali e il loro sviluppo perché i sentimenti e le aspirazioni sono i motori di ogni sforzo e di ogni creazione umana, per quanto sublime possa apparire questa creazione. Quali sono dunque i bisogni e i sentimenti che hanno portato l'uomo all'idea e alla fede, nel significato più esteso di queste parole? Se riflettiamo a questa domanda vediamo subito che all'origine del pensiero e della vita religiosa si trovano i sentimenti più diversi. Nell'uomo primitivo è in primo luogo la paura che suscita l'idea religiosa; paura della fame, delle bestie feroci, delle malattie, della morte. Siccome, in questo stato inferiore, le idee sulle relazioni causali sono di regola assai limitate, lo spirito umano immagina esseri più o meno analoghi a noi dalla cui volontà e dalla cui azione dipendono gli eventi avversi e temibili e crede di poter disporre favorevolmente di questi esseri con azioni e offerte, le quali, secondo la fede tramandata di tempo in tempo, devono placarli e renderli benigni. E in questo senso io chiamo questa religione la religione del terrore; la quale, se non creata, è stata almeno rafforzata e resa stabile dal formarsi di una casta sacerdotale particolare che si dice intermediaria fra questi esseri temuti e il popolo e fonda su questo privilegio la sua posizione dominante.[secondo voi a quel religione si rifesice ? ndr] Spesso il re o il capo dello stato, che trae la sua autorità da altri fattori, o anche da una classe privilegiata, unisce alla sua sovranità le funzioni sacerdotali per dare maggior fermezza al regime esistente; oppure si determina una comunanza d'interessi fra la casta che detiene il potere politico e la casta sacerdotale. [questo passaggio rimane di un'attualità disarmante ndr]
C'è un'altra origine dell'organizzazione religiosa: i sentimenti sociali. Il padre e la madre capi delle grandi comunità umane, sono mortali e fallibili. L'aspirazione ardente all'amore, al sostegno, alla guida, genera l'idea divina sociale e morale. È il Dio-Provvidenza che protegge, fa agire, ricompensa e punisce. È quel Dio che, secondo l'orizzonte dell'uomo, ama e incoraggia la vita della tribù, l'umanità e la vita stessa; quel Dio consolatore nelle sciagure e nelle speranze deluse, protettore delle anime dei trapassati. Tale è l'idea di Dio considerata sotto l'aspetto morale e sociale.
Nelle Sacre Scritture del popolo ebreo si può seguire bene l'evoluzione della religione del terrore in religione morale che poi continua nel Nuovo Testamento. Le religioni di tutti i popoli civili, e in particolare anche dei popoli orientali, sono essenzialmente religioni morali. Il passaggio dalla religione-terrore alla religione morale costituisce un progresso importante nella vita dei popoli. Bisogna guardarsi dal pregiudizio che consiste nel credere che le religioni delle razze primitive sono unicamente religioni-terrore e quelle del popoli civili unicamente religioni morali. Ogni religione è in fondo un miscuglio dell'una e dell'altra con una percentuale maggiore tuttavia di religione morale nei gradi più elevati della vita sociale.


Iddii di forma umana

Tutte queste religioni hanno comunque un punto comune, ed è il carattere antropomorfo dell'idea di Dio: oltre questo livello non si trovano che individualità particolarmente nobili. Ma in ogni caso vi è ancora un terzo grado della vita religiosa. sebbene assai raro nella sua espressione pura ed è quello della religiosità cosmica. Essa non può essere pienamente compresa da chi non la sente poiché non vi corrisponde nessuna idea di un Dio antropomorfo.
L'individuo è cosciente della vanità delle aspirazioni e degli obiettivi umani e, per contro, riconosce l'impronta sublime e l'ordine ammirabile che si manifestano tanto nella natura quanto nel mondo del pensiero. L 'esistenza individuale gli dà l'impressione di una prigione e vuol vivere nella piena conoscenza di tutto ciò che è, nella sua unità universale e nel suo senso profondo. Già nei primi gradi dell'evoluzione della religione (per esempio in parecchi salmi di David e in qualche Profeta), si trovano i primi indizi della religione cosmica; ma gli elementi di questa religione sono più forti nel buddismo, come abbiamo imparato in particolare dagli scritti ammirabili di Schopenhauer.


La religiosità cosmica non conosce dogmi

I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l'immagine dell'uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore e che furono considerati dai loro contemporanei più spesso come atei, ma sovente anche come santi.


Antagonismo tra religione del terrore e scienza

Giungiamo così a una concezione dei rapporti fra scienza e religione assai differente dalla concezione abituale. Secondo considerazioni storiche, si è propensi a ritenere scienza e religione antagonisti inconciliabili, e questo si comprende facilmente. L'uomo che crede nelle leggi causali, arbitro di tutti gli avvenimenti, se prende sul serio l'ipotesi della causalità, non può concepire l'idea di un Essere che interviene nelle vicende umane, e perciò la religione-terrore, come la religione sociale o morale, non ha presso di lui alcun credito; un Dio che ricompensa e che punisce è per lui inconcepibile perché l'uomo agisce secondo leggi esteriori ineluttabili e per conseguenza non potrebbe essere responsabile verso Dio, allo stesso modo che un oggetto inanimato non è responsabile dei suoi movimenti. [Quì Einstein sancisce definitivamente l'incompatibilità delle religioni rivelate con la scienza, mettendo fine alle pretese di chi, come voi, lo chiama a difensore e paladino della propria religione, ndr] A torto si è rimproverato alla scienza d'insidiare la morale. La condotta etica dell'uomo deve basarsi effettivamente sulla compassione, la educazione e i legami sociali, senza ricorrere ad alcun principio religioso. Gli uomini sarebbero da compiangere se dovessero essere frenati dal timore di un castigo o dalla speranza di una ricompensa dopo la morte. Si capisce quindi perché la Chiesa abbia in ogni tempo combattuto la scienza e perseguitato i suoi adepti.


fine prima parte
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Vecchio 21-01-2008, 16.58.59   #347
spirito!libero
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Seconda e ultima parte

Mirabile accordo tra religione cosmica e scienza

D'altra parte io sostengo che la religione cosmica è l'impulso più potente e più nobile alla ricerca scientifica. Solo colui che può valutare gli sforzi e soprattutto i sacrifici immani per arrivare a quelle scoperte scientifiche che schiudono nuove vie, è in grado di rendersi conto della forza del sentimento che solo può suscitare un'opera tale, libera da ogni vincolo con la via pratica immediata. Quale gioia profonda a cospetto dell'edificio del mondo e quale ardente. desiderio di conoscere -sia pure limitato a qualche debole raggio dello splendore rivelato dal- l'ordine mirabile dell'universo -dovevano possedere Kepler e Newton per aver potuto, in un solitario lavoro di lunghi anni svelare il meccanismo celeste! Colui che non conosce la ricerca scientifica che attraverso i suoi effetti pratici, non può assolutamente formarsi un' opinione adeguata sullo stato d'animo di questi uomini i quali, circondati da contemporanei scettici, aprirono la via a quanti compresi delle loro idee, si sparsero poi di secolo in secolo attraverso tutti i paesi del mondo. Soltanto colui che ha consacrato la propria vita a propositi analoghi può formarsi una immagine viva di ciò che ha animato questi uomini e di ciò che ha dato loro la forza di restare fedeli al loro obiettivo nonostante gli insuccessi innumerevoli. È la religiosità cosmica che prodiga simili forze. Non è senza ragione che un autore contemporaneo ha detto che nella nostra epoca, votata in generale al materialismo, gli scienziati sono i soli uomini profondamente religiosi.

Libertà spirituale degli individui e unità sociale

E tuttavia solo l'individuo libero può meditare e conseguentemente creare nuovi valori sociali e stabilire nuovi valori etici attraverso i quali la società si perfeziona. Senza personalità creatrici capaci di pensare e giudicare liberamente, lo sviluppo della società in senso progressivo è altrettanto poco immaginabile quanto lo sviluppo della personalità individuale senza l'ausilio vivificatore della società.
Una comunità sana è perciò legata tanto alla libertà degli individui quanto alla loro unione sociale. È stato detto con molta ragione che la civiltà greco-europeo-americana, e in particolare il rifiorire della cultura del Rinascimento italiano subentrato alla stasi del Medio Evo in Europa, trovò soprattutto il suo fondamento nella libertà e nell'isolamento relativo dell'individuo. [..]


Perché viviamo

Ben singolare è la situazione di noialtri mortali.
Ognuno di noi è su questa terra per una breve visita; egli non sa il perché, ma assai spesso crede di averlo capito. Non si riflette profondamente e ci si limita a considerare un aspetto della vita quotidiana; siamo qui per gli altri uomini: anzitutto per coloro dal cui sorriso e dal cui benessere dipende la nostra felicità, ma anche per quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia. Ecco il mio costante pensiero di ogni giorno: la vita esteriore ed interiore dipende dal lavoro dei contemporanei e da quello dei predecessori; io devo sforzarmi di dar loro, in eguale misura, ciò che ho ritenuto e ciò che ancora ricevo. Sento il bisogno di condurre una vita semplice e ho spesso la penosa consapevolezza di chiedere all'attività dei miei simili più di quanto non sia necessario. Mi rendo conto che le differenze di classe sociale non sono giustificate e che, in fin dei conti, trovano il loro fondamento nella violenza; ma credo anche che una vita modesta sia adatta a chiunque, per il corpo e per lo spirito.

Saluti
Andrea
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Vecchio 21-01-2008, 17.36.33   #348
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Per spitiro!libero
Citazione:
“Il tuo atteggiamento nei confronti dello sciamanesimo mi sembra alquanto pregiudicato”
Ma guarda che era un esempio, potrei parlare dei maghi cartomanti, dei ciarlatani astrologi, dei veggenti millenaristi et similia.


Scusami, è questi non sono pregiudizi?? Fai un calderone incredibile, associando ad una cultura e ad una pratica millenaria un giudizio superficiale e offensivo. Come scrivi tu, la conoscenza è un mezzo, dipende dall'uomo come essa viene utilizzata: se la cultura occidentale non è stata in grado di integrare tradizioni diverse, ma al contrario le ha devastate con genocidi incredibili, chiamate 'scoperte' geografiche, non è certo colpa di chi tali descipline le pratica seriamente. Spesso sono gli occidentali che sfruttano il fascino di tali conoscenze per il proprio guadagno personale. Un vero sciamano non chiederebbe mai un euro per offrire i suoi insegnamenti, per il semplice fatto che nella sua cultura e morale l'attività di 'guadagnare tanti soldi' non è accettata come fatto importante, inoltre gli euro non sono molto utili in una foresta.


Citazione:
“ciò non è in linea con il metodo scientifico: non dovresti oggettivare la tua posizione attraverso una serie di esperimenti ripetibili?”
Io non devo provare nulla, l'onere della prova sta in chi afferma. E' lo sciamano che mi deve provare che non spara boiate a caso ma che le sue azioni sono efficaci e ripetibili.

Tradizioni diverse, metodi diversi. I suoi insegnamenti sono efficaci e ripetibili, ma non nel senso che intende la scienza. Ecco un caso d'incommensurabilità. D'altra parte allo sciamano non interessa l'approvazione scientifica.. Non tutti i fenomeni sono sperimentabili scientificamente, ma personalmente sì. Sono d'accordo, tali risultati sono difficilmente generalizzabili, ma per questo meno veri? La condivisione è importante, ma molto di più il rispetto. Il metodo di accertazione di un'ipotesi non può essere considerato universale: è il nostro strumento culturale. Più si entra dentro un forma di conoscenza, più i risultati sono per pochi. Se per comprendere l'insegnamento di uno sciamano ci possono volere alcuni anni, ciò accade anche per capire un esperimento di meccanica quantistica: per il profano saranno entrambi dei miti.

Citazione:
“Inoltre, perchè non dovrei farmi curare da un medico? o l'uno o l'altro, o bianco o nero? Ma tra il bianco e il nero ci sono tutti i colori: a mio parere, uno sciamano ed un medico potrebbero lavorare benissimo insieme integrando le loro conoscenze. O li ritieni degli esseri inferiori, dotati di poca intelligenza?”
Dal punto di vista delle scelte personali ognuno è libero di curarsi da chi vuole, o anche di non curarsi se lo ritiene giusto. Il problema è cosa deve fare la società in quanto tale, cioè che indirizzi generali deve fornire. In parole povere se deve permettere di insegnare lo “sciamanesimo” o la “cristallo terapia “ nelle università e creare strutture pubbliche ove il SSN finanzi e permetta ad un paziente di curarsi con la “cromoterapia” o “pranoterapia”.

E' questo il punto: noi non scegliamo. Non ci vengono nemmeno forniti gli strumenti per scegliere. L'università è decaduta senza insegnare niente di quello che citi. L'ignoranza dilaga, a causa della mancanza di senso, o di fine, presente nella nostra cultura scientista. Se la conoscenza non ha un fine pratico, non ha alcuna utilità. E generalizzando, il fine pratico dello scienziato medio è il riconoscimento della comunità o addirittura il Nobel, e non il miglioramento della convivenza civile(sto generalizzando ovviammente). Per fare un esempio: è etico spendere miliardi di dollari nella costruzione di un acceleratore nucleare, quando con gli stessi soldi si potrebbero far mangiare miliardi di persone? Magari scopriremo pure la particella di Dio o formalizzeremo la teoria del campo unificato, ma tali conoscenze aiuteranno l'uomo comune a crescere e a comprendere se stesso e la propria comunità? Come sempre, sono pochi a decidere per molti. Ma sei moltissimi sono analfabeti o muoiono di fame, come si può avere una società democratica? Se culture diverse vengono liquidate solo perchè utilizzano metodi diversi, dov'è la neutralità dello scienziato? Ripeto: Galileo, senza il confronto con una teoria aternativa considerata stravagante, la cosmologia copernicana, non avrebbe mai inferito le sue teorie dalla sola osservazone dei fatti, semplicemente perchè non si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio la propria percezione della realtà.
Seguendo la teoria del relativismo linguistico di Wholff: le idee non vengono date a tutti gli uomini di tutte le culture allo stesso modo(idealismo), ma il linguaggio di una cultura contiene già, in esso, una cosmologia implicita, una visione del mondo, una scala di valori. La parola non decrive semplicemente un'idea, bensì la plasma, in quanto forma e contenuto sono strettamente connesse. In tal modo la grammatica di un linguaggio contribuisce a formare la percezione del mondo, fenomeno e definizione del fenomeno sono fuse insieme.
Ad esempio:'la luna mi segue'- il giudizio è strettamente legato alla percezione, in modo da diventare un'interpretazione naturale della realtà, chi non ha mai avuto questa percezione reale dell'evento: però sappiamo che non è vero. Le interpretazioni naturali plasmano costantemente la nostra percezione, come ad esempio 'la terra è ferma', è sono spesso difficili da individuare se si rimane all'interno della propria cultura, in quanto vengono considerate osservazioni di fenomeni indiscutibilmente veri, esistenti in sè e non legati alla cultura. Ma, con il confronto con sistemi di credenze alternativi, come ha fatto Galileo, si può procedere a valutare entrambi i punti di vista: si può cambiare linguaggio e vedere cosa succede, l'errore può essere in esso e non nel FATTO che la terra non si muove.
La scienza è stata fondamentale per il benessere materiale, ma se la società non vuole autodistruggersi inconsapevolmente, deve procedere a crescere anche da un punto di vista soggettivo e più squisitamente umano. Manca un linguaggio e un ontologia che permetta di conciliare i diversi metodi di conoscenza che l'uomo ha elaborato. La scienza, e l'uomo, ha esplorato fino ai limiti più iimpensabili il mondo esteriore, ma adesso deve indagare al proprio interno per non rendere le proprie potenzialità delle armi mortali. Ma per fare ciò deve rendere i propri metodi più flessibili, perchè gli esseri viventi sono variabili molto più complesse(ovvero sistemi aperti complessi non lineari) che non possono essere indagati con la sola analisi(etimologia:scomporre, dividere, putrefare). C'è bisogno di un approccio integrato alle conoscenze, per abbandonare lo sterile dualismo corpo\mente e le inutili distinzioni cartesiane.
Ma per fare ciò, abbiamo bisogno di alternative diverse con cui confrontarci.
Basta con la specializzazione disciplinare, un mondo di tecnici che osservano il loro orticello senza pensare al resto. La tecnica è importante, ma non può essere il solo arbitro nel produrre conoscenza.
P.s.: il contesto di scoperta e quello di giustificazione, a mio parere, non sono fasi nettamente distinte da un punto di vista temporale ed intellettuale, ma compresenti come poli poli opposti di un unico processo dialogico, quale è la ricerca scientifica. La scoperta è spesso data dalla creatività o dall'irrazionalità di alcuni fenomeni. La giustificazione è il processo di razionalizzazione: se, dal punto di vista tecnico, è necessario il metodo scientifico, dal punto di vista interpretativo e ontologico, è necessaria l'indagine filosofica per comprendere come tale nuova conoscenza possa integrarsi con la concezione che l'uomo ha di se stesso, per farlo crescere mentalmente. Da un punto di vista politico,infatti, siamo nella preistoria.
Ad esempio, la fisica quantistica ben si adatta alla filosofia di Eraclito, o a quelle orientale, e questo può far pensare l'uomo occidentale sulla bontà di tali tradizioni. Tenendo sempre presente la relatività di ogni sapere.
P.s.s.: Einstein afferma che gli uomini veramente religiosi del suo tempo, sono gli scienziati che ricercano le cause e non si fermano alle apparenze. Trovero la citazione precisa. Comunque il libro si intitola 'Come io vedo il mondo'.
Ciao!
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Vecchio 21-01-2008, 19.31.34   #349
Giorgiosan
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Citazione:
Originalmente inviato da spirito!libero
Per Giorgio su Einstein

Povero Einstein, tirato a destra e a manca...

Solo tu lo tiri dove non vuole andare.

Potresti incollare anche 100 pagine, ma non possono smentire le parole che lui ha pronunciato.

Einstein non era ateo e non detestava le religioni rivelate...e non era neppure agnostico.

E conferma quanto ho detto riguardo l'intuizione.
Giorgiosan is offline  
Vecchio 21-01-2008, 20.47.47   #350
spirito!libero
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Riferimento: Anche le scienze vivono di fede.

Citazione:
“Potresti incollare anche 100 pagine, ma non possono smentire le parole che lui ha pronunciato.”

Quelle che avete riportato sono citazioni di terze parti, quello che ho incollato io è scritto di suo pungo. Comunque una frasetta pubblicata da un giornalista o il riassunto che un altro autore fa del pensiero di Einstein non possono paragonarsi ad un lavoro autografo, tra l’altro ben ambio e coerente che delinea perfettamente ciò che sosteneva il grandi fisico.

Citazione:
“Einstein non era ateo e non detestava le religioni rivelate...e non era neppure agnostico.”

Non si professava ateo nel senso di non religioso ma era a-teo di fatto, cioè non credeva al Dio antropomorfo delle religioni rivelate, come hai potuto leggere tu stesso. Detestava le religioni rivelate e hai letto come le chiamava, inoltre detestava il Dio che giudica e punisce, come hai potuto leggere tu stesso.

Citazione:
“ conferma quanto ho detto riguardo l'intuizione”

Tu hai parlato di evidenza prima, non di induzione, per la quale non occorre scomodare Einstein ma basta Hume.

Saluti
Andrea
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